El texto, presentado en la Ciudad de México en junio de 2017, en ocasión del Observatorio internacional organizado por la Academia Interamericana de Derechos Humanos (Universidad Autónoma de Coahuila, México) y la Suprema Corte de...
moreEl texto, presentado en la Ciudad de México en junio de 2017, en ocasión del Observatorio internacional organizado por la Academia Interamericana de Derechos Humanos (Universidad Autónoma de Coahuila, México) y la Suprema Corte de Justicia de la Nación, examina el derecho a la identidad de género de las personas transexuales.
Después de clarificar quienes son las personas transexuales y en cuales documentos normativos (a nivel europeo e internacional) se reconoce su derecho a la identidad de género, se analiza la evolución jurisprudencial que ha llevado a una más atenta protección de sus derechos.
En particular, poniendo especial atención a la jurisprudencia del Tribunal EDH, se propone la individualización de tres fases. En la primera el Tribunal EDH reconoce la existencia del derecho a la identidad de género, pero opina que los Estados no tienen ninguna obligación positiva hacia su protección; en la segunda, el juez de Estrasburgo afirma que los Estados tienen una genérica obligación positiva hacia su reconocimiento (y, al mismo tiempo, tienen discrecionalidad en relación a los requisitos impuestos para obtenerlo). Finalmente, en la tercera fase, el Tribunal EDH no se limita a afirmar la existencia de la obligación positiva de los Países hacia el reconocimiento de la identidad de género, sino también pone unos límites sobre los criterios pedidos por los ordenamientos nacionales (para lograr dicho reconocimiento), de forma que los mismos no acaben siendo demasiado prohibitivos y estrictos para las personas transgénero.
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Il testo, presentato a Città del Messico nel giugno del 2017, in occasione dell’Osservatorio internazionale organizzato dall’Academia Interamericana de Derechos Humanos (Università di Coahuila, Messico) e dalla Suprema Corte di Giustizia della Nazione, esamina il diritto all’identità di genere delle persone transessuali. Dopo aver chiarito chi sono le persone transessuali e in quali documenti normativi (a livello europeo e internazionale) si riconosce il loro diritto all’identità di genere, si analizza l’evoluzione della giurisprudenza che ha condotto a una più attenta protezione dei corrispondenti diritti.
In particolare, ponendo una particolare attenzione alla giurisprudenza della Corte EDH, si propone l’individuazione di tre fasi all’interno della stessa. Nella prima la Corte EDH riconosce l’esistenza di un diritto all’identità di genere, ma ritiene altresì che gli Stati non abbiano nessuna obbligazione positiva rispetto alla sua protezione; nella seconda, il giudice di Strasburgo afferma che gli Stati sono gravati da una generica obbligazione positiva per il loro riconoscimento (e, al tempo stesso, hanno discrezionalità rispetto ai requisiti richiesti per ottenerlo). Infine, nella terza fase, la Corte EDU non si limita ad affermare l’esistenza dell’obbligazione positiva dei Paesi verso il riconoscimento dell’identità di genere, ma pone anche alcuni limiti circa i criteri richiesti dagli ordinamenti nazionali (per raggiungere tale riconoscimento), così che gli stessi non finiscano per essere eccessivamente proibitivi e ristretti per le persone transgender.