Federica Boragina - Luoghi Dove La Gente Abita
Federica Boragina - Luoghi Dove La Gente Abita
Federica Boragina - Luoghi Dove La Gente Abita
Abstract
Lattivit artistica di uno dei curatori pi apprezzati, Hans Ulrich Obrist, inizia nella sua cucina con The
kitchen show. il 1991 e poco dopo Obrist cura una mostra di Gerard Richter, allestendola nella casa
di Nietzsche. Gi cinque anni prima Jan Hoet aveva coinvolto cinquantotto abitazioni della citt di
Gand in una mostra domestica diffusa, Chambre dAmis, divenuta celebre. Dagli anni Settanta le
mostre non restano nei confini istituzionali ma, dopo essere scese in strada, entrano nelle case
private, talvolta solo per una sera. In cucina, in camera da letto o in bagno: cade la distinzione fra
luogo deputato allarte e no, fra pubblico e privato. Ci comporta un cambiamento nella percezione
dellopera e dei legami sociali che la fruizione artistica induce. Questo articolo si propone di
documentare e leggere criticamente il fenomeno delle mostre negli spazi domestici dagli anni Novanta
a oggi, con particolare attenzione alle iniziative private senza fini di lucro esistenti in Italia.
The Hans Ulrich Obrists artwork experience started in his kitchen with The kitchen show. It was 1991
and, immediaely after, he curated Gerard Richters exhibition in Nietzsches house. Five years before,
Jan Hoet had involved fiftyeight private houses in Gand in a widespread art exhibition, Chambre
dAmis, which became famous. Since the Seventies, the art exhibition has left the boundaries of the
art system, galleries, museums and, after having occupied the streets, entered the houses, even only
for a evening. In the kitchen, in the badroom or in the bathroom: the distinction between what is art
space and what isnt, between the public and private disappears. It means a change in the percepition
of artwork and about the social relations arising from art use. This article aims to report and analyze
the art exhibition in domestic spaces during the Nineties, with a particular focus on the non profit
realities in Italy.
Che larte moderna sia troppo spesso percepita dalla massa come ermeticaelitaria, estremamente difficile, ha forse a che fare con latmosfera greve e
pesante, la sensazione di cultura di alto livello che suole aleggiare nei musei. [] Il
progetto Chambre dAmis pu soltanto essere sovversivo. [] Lungi da mirare a
unattrazione turistica a scelta libera, lungi da allestire lennesima mostra estiva,
Chambre dAmis cerca di realizzare lidea dintegrazione in maniera infinitamente
pi sottile e circospetta. [] Deve trattarsi di una penetrazione pi sensibile e
misteriosa. Larte procede discretamente in luoghi ai quali finora non trovava pi
accesso da molto tempo: le case, spazi dove la gente abita (ed. Hoet 1986, p.
351).
1
2
persiane delle finestre, installato sulle pareti delle stanze; Jannis Kounellis3, al
contrario, oscura le finestre della casa di Kris Lenaerts e Mean Florin. La finestra
diventa uno schermo nell'intervento di Christian Boltanski4, il quale veste i panni del
vouyer e invita losservatore a esserlo, collocando una ballerina dietro una finestra
retroilluminata, rendendola cos visibile dalla strada. La geometria oppositiva fra
dentro e fuori sovvertita e, a volte, lopera una presenza non dichiarata, quasi
evanescente: limpressione che si ha entrando nella camera degli ospiti di Giulio
Paolini5 dove le tracce del suo intervento sono un cavalletto, un canap e uno
scaffale con dei libri.
Lospite, a Gent, si trattine un istante: giusto il tempo di siglare una durata (la sua
permanenza) gi in corso da prima del suo arrivo. Una certa sua presenza
quindi, paradossalmente e a sua insaputa, aveva preceduto il suo stesso
sopralluogo (ed. Hoet 1986, p. 185).
Casa di Kris Lenaerts en Maen Florin, Sophie Van Akenstraat 13, Gand.
Casa di Flor Deneve, Grote Huidevettershoek 10, Gand.
5 Casa di Ignace Vandenaceele en Isabelle De Bruyn, Coupure 94, Gand.
6 Casa di Eric Messens en Tine Maes, Willem Tellstraat 20, Gand.
7 Casa di Robert Hoozee en Hedwing Aerts, Visserij 12, Gand.
4
Siamo Marco e Annalisa, la coppia che abita al primo piano del vostro condominio.
Ci avrete intravisto diverse volte, di fretta, fra un motorino e una bici caricata in
spalla sulle scale. Vorremmo raccontarvi due storie. La prima storia riguarda noi:
siamo seri lavoratori ed entusiasti cercatori di novit. Il nostro lavoro e il nostro
stipendio, nonostante la passione che mettiamo in quello che facciamo, non ci
permette di comprare o affittare uno spazio che possa contenere ed ospitare la
nostra voglia di fare. Tutto ci che abbiamo la nostra casa, il nostro entusiasmo
e i nostri amici. La seconda storia riguarda la nostra citt e il nostro quartiere: da
tempo, il quartiere che abitiamo segnato dallincuria e dallisolamento. [] Ora,
messi insieme questi due elementi [] abbiamo costituito unassociazione, Be
Quiet Please, per promuovere delle vie darte alternative e per dare spazio ad
artisti che non hanno visibilit. Vorremmo, mensilmente, fare un piccolo vernissage
a casa nostra, per promuovere larte dei nostri amici, artisti, pittori, videomaker...
[] A partire dal nome che abbiamo scelto Be Quiet Please, vorremmo ricordarvi
che non vorremo in alcun modo disturbarvi n danneggiare la vostra quiete. Per
rendere il meno molesto possibile levento, abbiamo deciso di svolgere queste
attivit una sola volta al mese, dalle 18.00 alle 20.30, in modo che nessuno ne
risulti danneggiato, n per il rumore, n per il via vai. Casa nostra piccina, ma
siamo sicuri che sar felice di ospitarvi nel caso vogliate passare a dare un occhio
alle opere dei nostri amici. Speriamo che anche voi vogliate darci una mano nel
sostenere la possibilit di accrescere un modo diverso di fare cultura a Milano.
Siete tutti i benvenuti!
A presto,
Annalisa e Marco
Con queste parole, nel 2009, Marco Mucig e Annalisa Turroni LaPisa hanno
comunicato ai loro vicini di casa linizio di Be Quiet Please8, il progetto con il quale,
una volta al mese, per sole tre ore, la loro casa si travestiva da luogo espositivo di
opere di giovani artisti. La lettera non una semplice comunicazione di cortesia per
evitare screzi fra condomini, ma, piuttosto, una sorta di manifesto programmatico del
loro personale modo di rapportarsi al cosiddetto paradigma contemporaneo
(Heinich 2014). Come annunciato ai condomini, la casa aperta al pubblico e ospita
giovani artisti, fra cui, per incominciare, Bea De Giacomo con My Quiet Family9, un
8
Be Quiet Please, un progetto a cura di Marco Mucig e Annalisa Turroni La Pisa, svolto nel loro
appartamento di via Resnati 10 A, Milano.
9 My Quiet Family. Bea de Giacomo is playing at my house, in Be Quiet Please, via Resnati 10,
Milano, 28 maggio 2009.
intervento site-specific in cui una serie di fotografie della famiglia dellartista sono
riproposte sui muri dellappartamento di Marco e Annalisa, a loro volta coperti da una
gigantografia di un angolo della casa di De Giacomo. Una sorta di trasloco degli
affetti da una casa allaltra.
Un primissimo confronto fra Chambre dAmis e Be Quiet Please lascia
emergere subito evidenti differenze: la riflessione sul binomio interno-esterno
condotta dagli artisti ospitati a Gand agendo sulle finestre qui sostituita dal focus
sul solo spazio interno; il potenziale sociale e lottica sistemica dellesperienza di
Hoet sono declinati in una dimensione eventistica occasionale, connotata quale
azione da outsider rispetto al sistema dellarte.
Ci lascia intuire un cambiamento nellorganizzazione delle mostre in casa:
quante strade e significati pu assumere (e ha assunto) la scelta di un interno
domestico nellorganizzazione delle mostre darte?
Gli anni Novanta
Nel 1991 Hans Ulrich Obrist organizza una delle sue prime mostre, The Kitchen
Show, nella propria cucina a San Gallo, in Svizzera. A distanza di due anni, con
Chambre 709, la volta della propria camera nell'Hotel Carlton Palace di Parigi,
dove si trova a soggiornare per un certo periodo. Cos Obrist ricorda quelle
esperienze: Agli inizi degli anni Novanta, molti artisti si sentivano limitati dalle
possibilit offerte dai musei e gallerie e volevano riesaminare la possibilit di
presentate i loro lavori in modi diversi, in altri contesti, come era frequente negli anni
Sessanta e Settanta (Obrist 2009, p. 21). Tanto allestero, quanto in Italia, questo
approccio si ripete a cavallo fra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, con
lapertura al pubblico di case abitate dagli artisti. il caso di via Lazzaro Palazzi, in
zona Porta Venezia a Milano10; della celebre Casa degli artisti, di Luciano Fabro e
Hidetoshi Nagasawa, in Corso Garibaldi 35; di Via Fiuggi, appartamento nella
periferia nord di Milano, condiviso da gruppo di studenti allAccademia di Bologna,
trasferitesi a Milano per continuare a seguire i corsi di Alberto Garutti, al quale
assegnata la cattedra allAccademia di Brera; e, ancora, di STAProject, serie di
mostre organizzate da Angelo Bianco e Roberto Martino, in un appartamento nei
pressi della Fortezza da Basso a Firenze. In questi casi linterno s domestico, ma
laspirazione sembra essere diretta verso il luogo darte in cui sono coinvolti
10
Dal 1989 al 1992, un gruppo di artisti, fra cui Mario Air, Bernhard Rdiger, Liliana Moro, Dimitris
Kozaris, Francesco Valtolina, organizza mostre nella casa che condividono. Per quanto autogestito, il
gruppo ha sempre avuto il sostegno informale del gallerista Massimo De Carlo, come dimostra la
mostra Avanblob del 1991 e il sodalizio che lega, negli anni seguenti, alcuni di questi artisti al
gallerista milanese.
Gli artisti partecipanti sono: Marco Cianciotta, Gianluca Codeghini, Mat Collishaw, Lydia Johnstone,
Amedeo Martegani e Marco Mazzucconi.
12 except between the lines, a cura di Barbara Fssler, Milano 1997; Sold out, mostra personale di
Paola Di Bello, Milano 1998; Doppiamente, mostra di Alex Pinna e Sabrina Sabato, Casa Saibene,
piazza Guardi 11, Milano, 5 ottobre 1998; Mutuo Soccorso, mostra collettiva, Milano 1998;
Spostamenti, mostra di Carlo DellAcqua, Cecilia Guastaroba e Bruno Muzzolini, cura di Anna Daneri
e Einar Eirksson, Milano 1998; Distancia, Studio Massardi e Maniezzo, piazza Margana 29, Roma
1999.
Ferdinando Mazzitelli, in via Pinamonte da Vimercate a Milano. Inviti scritti sulla carta
usata dai macellai per incartare gli alimenti e le pubblicazioni rilegate a mano con
una corda sottile, accompagnano un ciclo13 di sei appuntamenti fissi svolti dal 1996.
Lo spazio a disposizione una stanza di ventiquattro metri quadrati in cui accadono
azioni, performance e sono allestiti progetti site-specific, dedicati al concetto di
spazio privato e nei quali il coinvolgimento del pubblico primario. Emblematico
esempio di tale interazione la performance di Gianluca Codeghini Spasso e chiudo.
L'azione si svolge nell'arco di un pomeriggio e la partecipazione possibile previa
prenotazione telefonica nella quale indicato l'orario di convocazione e la durata
della visita, come specificato sull'invito. Il visitatore, giunto puntuale, sosta in una
stanza d'attesa e da qui, uno per volta, entra nella stanza della performance, dove
allestito un tavolo, qualche sedia, illuminati dai raggi di luce che infrangono la
tapparella abbassata. La porta chiusa dietro le spalle e una targa in metallo con un
testo inciso:
Le penitenze, che formano quasi un'appendice ai giuochi di conversazione, e anzi
si pu dire ne siano lo scopo, devono essere scelte con giudizio a seconda del
grado sociale, dell'ingegno, del senso e delle circostanza personali di coloro che si
devono ordinare. Si mostrerebbe poca delicatezza ove s'imponesse una penitenza
difficile, o che richiedesse una certa attitudine intellettuale, a persone le quali non
ne fossero capaci.
Fra cui Spasso e chiudo, performance di Gianluca Codeghini, 9 ottobre 1996; Corretto, performance
di Umberto Umbaca, 16 ottobre 1996, John era ignorante, performance di Ferdinando Mazzitelli, 30
ottobre 1996. Altri appuntamenti furono trasmessi alla radio, come Fuck International Tv + Radio
Belin, di Fabrizio Basso, dal 24 al 26 ottobre 1996.
14
Invito un progetto svolto in abitazioni di soci di ACACIA a Milano, per iniziativa di ACACIA e con la
collaborazione di MiArt, dal 2003 al 2010. Fra i molti artisti coinvolti compaiono Francesco Vezzoli,
Patrick Tuttofuoco, Chiara Camoni, Gianni Caravaggio, Claudia Losi, Ottonella Mocellin e Nicola
Pellegrini, Paola Pivi, Nico Vascellari.
15 In Full Bloom una mostra realizzata nellappartamento della gallerista Raffaella Cortese in via
Farneti 10 a Milano, fra maggio e luglio 2010, a cura di Antonio Grulli con opere di Roni Horn, Klara
Kristalova, Sophie Calle e Mathilde Rosier.
16 GAFF uno spazio espositivo nellappartamento di Fabio Farn in via Gaffurio 8 a Milano. Dal 2008
a oggi ospita mostre, coinvolgendo numerosi artisti, fa cui Sergia Avveduti, Cuoghi Corsello, Paolo
Gonzato, Alessandro Agudio, Andra Romano e Sergio Breviario.
17 Casa Sponge un progetto dellartista Giovanni Gaggia, avviato dal 2008 a Pergola, in provincia di
Perugia.
18 My Little House un progetto itinerante a cura di Fulvio Ravagnani. Prima tappa, nel marzo 2014,
stata la casa del curatore a Milano con lartista Cristina Gardumi; a seguire nel luglio 2014, Catania
con lartista Natalia Saurin e nel febbraio 2015 Taranto con Cristina Pancini.
19 Lospite e lintruso un progetto curatoriale svolto a casa di Ermanno Cristini in via S. Pedrino 4 a
Varese, a cura di Alessandro Castiglioni, dal 2009 al 2011.
20 Lospite e lintruso. Giovanni Morbin, Studio di Ermanno Cristini, via San Pedrino 4, Varese, 6-30
marzo 2010.
e il rapporto con laltro in uno spazio circoscritto: Strumenti a perdifiato, attrezzi che
garantiscono la comunicazione simultanea, annullando la distanza fra bocca e
orecchio, permettendo al corpo di ascoltare se stesso; e Senza titolo, il sigillo della
porta del bagno di casa Cristini per tutta la durata della mostra. Questa seconda
azione limita, evidentemente, la vita della casa e diventa un grimaldello fisico e
psicologico per affrontare i limiti corporei. In questa situazione Cristini si trova
costretto a inviare una richiesta di doccia alla propria mailing-list per ovviare
limpossibilit di utilizzo del proprio bagno. Parallelamente Scarabelli lintruso
invitato da Morbin, ma della sua presenza non resta nessuna traccia, essendo stata
formalizzata come apparizione fugace e dissonate, nota solo a chi, coscientemente o
per caso, si trovato a passare da l nel periodo della mostra.
In questo caso, ritroviamo la dimensione di accadimento esclusivo: nella casastudio successo qualcosa che ha scatenato altre azioni e ci che resta la
narrazione, il ricordo. L'interno domestico non solo prerogativa vincolante per
l'esposizione delle opere, ma intimo condizionamento del procedimento creativo.
Laspetto sociologico inteso come possibilit di fruizione qui circoscritto e si declina
in un nuovo aspetto: la potenziale moltiplicazione dellazione artistica,
completamente indipendente dalle istituzioni darte e oltre i limiti fisici della casa.
Ulteriore tipologia di sviluppo di mostre in case private la creazione di una
rete domestica dellarte contemporanea, che, proprio come Chambre dAmis,
intende essere una reale alternativa rispetto la fruizione tradizionale dellarte. Ne
sono esempi il festival fiorentino Private Flat21; Sinfonie dappartamento22 a Bologna
e Alma Dromestica23 a Roma. Nello specifico Private Flat nato dalliniziativa di
studenti fuori sede che, nel maggio 2006, hanno deciso di trasformare il proprio
appartamento in un luogo espositivo per qualche giorno. Linteresse e la curiosit
suscitata ha motivato la crescita delle case coinvolte e la durata dellesposizione,
giungendo nel 2011 alla settima edizione, a coinvolgere dodici case per unintera
settimana. Firenze, citt assediata dal turismo assetato di arte antica, prova a essere
unincubatrice per larte contemporanea, non affidandosi alle istituzioni, ma alla
curiosit dei non-addetti ai lavori. Come in Chambre dAmis i visitatori sono dotati di
una mappa sulla quale sono riportati le case e gli appuntamenti. Punto di forza di
questa esperienza lo sforzo sistemico volto a moltiplicare i canali della fruizione
21
Private Flat una rassegna di mostre in case private organizzata a Firenze dal 2006 al 2011, ad
opera di Alessio Bertini, Mario Cenci, Filippo Corretti, Matteo Ernandes, Florentin Hortopan, Martino
Margheri. Lultima edizione, Private Flat #7 ha avuto la durata di una settimana, coinvolgendo dodici
case.
22 Sinfonie dappartamento un progetto svolto a Bologna, il 7 luglio 2011, coinvolgendo alcuni
appartamenti della citt dove stato possibile fruire un concerto, una performance e una proiezione,
ripetuti ogni trenta minuti.
23 Alma Dromestica un evento svolto in sette appartamenti nel quartiere Pigneto a Roma il 1 luglio
2006, a cura di Drome Magazine e OSI_occupare spazi interni.
artistica, talvolta a scapito della qualit delle opere e delle scelte curatoriali.
Lelenco delle sperimentazioni domestiche negli ultimi anni in continuo
divenire: solo a Milano si registrano moltissimi casi, fra cui, Work in progess,
Settembrini 45, Apartament Art, Home Project, Gioberti 1, Theres no place like
home, Carrozzeria Margot, Spazio Morris, Lucie Fontaine. Meno numerosa, ma
molto significativa, la realt bolognese con due esperienze che hanno portato a
risultati artistici di qualit: Interno 4, nata dal lavoro collettivo di cinque artisti, e
Nosadella.due a cura di Elisa Del Prete. In Toscana, a Siena, RVSP, a cura di Esther
Biancotti, favorisce lincontro fra artisti contemporanei e la tradizione senese
ospitando interventi site-specific in case del centro storico senese; mentre a Roma
Private ha raccolto in una casa privata la fase finale di un laboratorio sviluppato dagli
studenti della Facolt di Architettura di Ascoli Piceno. Sempre a Roma, invece, via
Sannio 21 ospita performance domestiche con cadenza casuale, visibili solo dal
cortile interno del condominio. Nello stesso palazzo, lartista Mattia Pellegrini ha
trasformato la propria stanza di studente fuori sede in luogo espositivo in continuo
divenire, Stanza_opera unica.
Lampiezza dellofferta rivela unestrema frammentazione non pi riconducibile
alla poche varianti espositive, ma possibile tentare di mettere a fuoco le motivazioni
che conducono a queste scelte. Primaria la necessit di condivisione delle proprie
ricerche artistiche e critiche in un contesto che sia ospitale, accogliente e lontano
dagli imbarazzi dei luoghi istituzionali, come gi anticipato nella lettera ai condomini
di Be Quiet Please:
[] Ci troviamo in un piccolo ristorante a Parigi. Pochissimi coperti, il marito in
cucina, la moglie ai tavoli. Sembrava di stare a casa loro! Mentre cenavamo
abbiamo cominciato a fantasticare su come basti davvero poco per creare una
propria piccola realt. [] E cos abbiamo deciso di aprire le porte di casa nostra
per far conoscere e condividere le cose che ci piacciono, per persone che
stimiamo, che fanno parte della nostra vita (ed. Boragina & Brivio 2013, p. 109).
Accanto a tale aspetto, la scelta del luogo domestico un modo per esprimere
la propria identit, rispondendo a unurgenza creativa e identitaria che, molto spesso,
non trova luoghi e veicoli per emergere: aprire casa propria equivale, inevitabilmente,
a mostrare se stessi. Questa motivazione condivisa soprattutto da giovani curatori,
come dimostrano le parole di Viviana Checchia, ideatrice di All and now24.
24
All and now un progetto svolto a casa di Luca De Gasperi (bancario) e Viviana Checchia, presso
Mug 10/6 in Piazza della Mostra 25, Trento, nel marzo 2009. La mostra curata da Checchia e Eva
Khachatryan e gli artisti coinvolti sono Sona Abgaryan, Francesco Borghini, Delphine Delas, Stafania
Galegati Shines, Diana Hakobian, Lenka Klimesova, Valentina Miorandi, Cateriana Nolfo e Maja
In una casa rivive la personalit di chi la abita e le persone che sono invitate a
entrare lo avvertono immediatamente, pi che in altri spazi, quindi c la possibilit
per chi organizza un evento a casa di far emergere il proprio modo di intendere la
quotidianit. [] Conoscete forse un luogo in cui si pi spontanei che in una
casa? (ed. Boragina, Brivio 2013, p. 109).
dalla presenza di molti giovani artisti che frequentano le universit veneziane, prima
fra tutti lo IUAV, la citt lagunare ha ospitato moltissime esperienze espositive di
questo tipo e, fra le varie ragioni, sembra avere un peso rilevante la conformazione
della citt stessa:
difficile raccontare questa esperienza, ma vi basti sapere che da Venezia non si
riesce facilmente a uscire, spesso lunico momento di evasione costituito dalla
presenza di ospiti che portano notizie da fuori laguna. A un certo punto ci siamo
resi conto che le cene si trasformavano in discussioni senza fine, i pranzi
diventavano un momento di riflessione, le passeggiate e le bevute modificavano il
nostro senso dellarte, lo ampliavano. Quindi, quello che abbiamo cercato di fare
stato
semplicemente
sistematizzare
leggermente
ci
che
gi
avveniva
white cube ha avuto, negli ultimi decenni, enorme successo, giustificato anche dal
valore economico che esso ha assunto: gli spazi distillati, purificati creano una sorta
di santuario laico per le opere darte, innescando procedimenti di persuasione
occulta che si concretizzano nella dimensione commerciale travestita da
ammirazione. ODoherty evidenzia come questa scelta espositiva non sia solo un
contenitore, ma un oggetto esposto esso stesso e, collegando la sfera delle opere a
quella dellesposizione, si qualifica come dimora dellOcchio: l non si parla con un
tono di voce normale, non si ride, mangia, beve, dorme n ci si sdraia; non ci si
ammala, non si impazzisce, non si canta, balla n si fa lamore (ODoherty 2012,
p.17). In altri termini, il white cube sublima la dimensione fisica dello spettatore, a
favore di quel che Merleau-Ponty (Mereau-Ponty 2003) ha chiamato locchio
disincarnato, congelando la percezione al livello visivo e inibendo altre sensazioni
emotive. Nonostante la precisa teorizzazione di questa modalit espositiva, il saggio
di ODoherty passa in rassegna linfinit di esperienze artistiche che si sono
qualificate quali eccezioni di tale modello. In questa deviazione, che va dagli
happening alle opere site-specific, dallimpiego di spazi industriali dismessi come
luogo darte fino alle architetture museali postmoderne, lecito ricondurre anche la
casa, nellottica fin qui testimoniata.
A differenza del white cube, linterno domestico non ha univoche qualificazioni
architettoniche e formali, ma intimamente contaminato e in continua evoluzione
perch luogo di uninterazione sociale vitale.
Dunque, white cube vs casa?
Nel frammentato e multiforme mondo delle sperimentazioni contemporanee il
museo, lopposizione suona anacronistica: il white cube e la casa cos come le
altre molteplici realt in cui le esperienze artistiche si concretizzano sono realt coesistenti ed ugualmente legittime, nonch necessarie affinch tale variet possa
manifestarsi.
Elemento discriminatorio e dunque motivazione critica delle mostre in spazi
domestici il potenziale poetico della casa. Essa si qualifica come spazio felice,
facendo riferimento a Gaston Bachelard e ai suoi studi sulla poetica dello spazio
(Bachelard 2006), in cui la casa luogo privilegiato in cui limmagine poetica si
avvera; scrigno di Poesia che aumenta i valori della realt: lessere che ha trovato
un rifugio sensibilizza i limiti del suo stesso rifugio; nella pi interminabile delle
dialettiche vive la casa nella sua realt e nella sua virtualit, attraverso il pensiero e i
sogni (Bachelard 2006, p. 33). Qui, la rverie, intesa come espressione simbolica
dellimmaginazione, non esaurita nel ricordo o nel sogno, ma radicata nella vita
cosciente, trova il proprio riparo: allinterno delle mura domestiche la memoria che
sedimenta giorno dopo giorno, grondando dalla vita quotidiana, si unisce
possono
essere
sanciti:
alla
rverie
pertengono
valori
che
Limmagine poetica che sceglie la casa come propria forma consacra il luogo
come espressione della propria rverie. Non si tratta banalmente della presenza di
arredi o dei colori alle pareti, elementi che certamente inducono una percezione
diversa dellopera, ma della densit emotiva che la casa evoca. Se nel tempio laico
dellarte lo spazio e il tempo sono sospesi, in casa la vita fluisce senza interruzione e
la fruizione non pu essere visiva, ma necessariamente corporea. Il luogo
espositivo non isola dal mondo ma connette locchio al corpo e il corpo al mondo.
Lopera dialoga con il contesto e da ci ne risulta arricchita. la trama intessuta fra
ricordo e presenza che sollecita la rverie, cara a Bachelard:
[] memoria e immaginazione non si lasciano dissociare, luna e laltra lavorano al
loro reciproco approfondimento, luna e laltra compongono, nellordine dei valori,
una comunanza del ricordo e dellimmagine. La casa non si vive dunque
solamente giorno per giorno, sul filo di una storia, nel racconto della nostra storia:
attraverso i sogni, le diverse dimore della nostra vita si compenetrano e
conservano i tesori dei giorni antichi (Bachelard, 2006, p. 33).
Fig. 1: Carlo DellAcqua, Nuda propriet, 1998, intervento discrizione muraria, cotone,
monitor, No Admittance, Milano, courtesy lartista.
Fig. 2: Gianluca
Codeghini, Spasso e
chiudo, performance 9
ottobre 1996, Spazio
Tondolo, Milano,
courtesy lartista.
Fig. 4: Giovanni Morbin, Senza titolo, dettaglio, 2010, filo dacciaio e cerca lacca,
Lospite e lintruso, Varese, ph. Luca Scarabelli, courtesy lartista.
Fig. 5: Natalia Saurin, Le Due Madri, 2014, stampa fotografica, My Little House #2, Catania
2014, courtesy lartista.
Fig. 6: Alice Browne, Quattro, 2013, veduta dellinstallazione, Interno Quattro, Bologna,
courtesy lartista.
Lautrice
Federica Boragina (1986) cultore della materia di Storia dell'arte contemporanea all'Universit
Cattolica di Milano. Nel 2009 ha fondato, con Giulia Brivio, bote, progetto editoriale "in scatola",
dedicato alla cultura contemporanea. Assistente curatore per il Padiglione Italia alla 55a Biennale
d'arte di Venezia, dal 2010 consulente scientifico per la collezione d'arte del Novecento di Intesa
Sanpaolo. Scrive per la rivista Titolo ed autrice di Fabio Mauri, che cosa , se , l'ideologia nell'arte
(Rubettino editore, 2012) e, con Giulia Brivio, di Interno domestico. Mostre in appartamento 19722013, (Fortino Editions, 2013).
e-mail: federica.boragina@gmail.com
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Boragina, F & Brivio, G (ed.) 2013 Interno Domestico. Mostra in appartamento 1972-2013, Fortino
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s.p.