Aby Warburg e La Danza Come Atto Puro de
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INTRODUZIONE
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Così la giovane donna non colpiva tanto per una sua bellezza
plastica; piuttosto possedeva qualcosa che è raro trovare in
qualche scultura marmorea; una grazia naturale, semplice, vir-
ginea, che sembrava infondere vita all’immagine di pietra. Vi
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rano i modi più lirici del tardo Renoir (fig. 25) e vanno
oltre le leggiadre e calligrafiche figure dello Jugendstil per
interpretare, in una chiave quasi popolaresca, la vitalità
coloristica della pittura dei fauves e degli espressionisti,
doveva aver entusiasmato Aby Warburg che comunica ai
genitori di aver collocato il suo dipinto nella nuova casa
in attesa di mostrarlo loro51. Ciò non toglie che emerga
nella corrispondenza di questi anni sul dipinto anche un
oculato spirito affaristico da parte di Aby Warburg che
gestisce con molta abilità l’acquisto come i prestiti per
esposizioni del dipinto ora concessi e ora negati per lo più
su richiesta dell’artista52 fino al 1918, quando Warburg
scrive a Gronau per chiedergli di vendere l’opera alla Koe-
nigliche Gemaelde Galerie di Kassel53. Come si spiega
questo improvviso disamore per il dipinto? In realtà War-
burg in seguito allo scoppio della prima guerra mondiale
e dopo i tentativi fatti per mantenere una salda coesione
fra la cultura italiana e la cultura tedesca nei mesi a caval-
lo fra il 1914 e il 1915, decisivi per lo schieramento dell’I-
talia nella prima guerra mondiale — come è documenta-
to dai due numeri della «Rivista Illustrata» curata da lui
insieme al suo amico Giulio Panconcelli Calzia54 — inco-
mincerà fra il 1517 e il 1518 a maturare la sua problemati-
ca psicotica e il suo disagio nei confronti di quell’espres-
sionismo energetico ma esteticamente appagante che dal-
l’antichità era sopravvissuto attraverso il rinascimento ita-
liano e si esprimeva in quel vitalismo pieno di luci e colo-
ri propri della cultura dell’area mediterranea, portandolo
ad una revisione dei rapporti con l’Italia. L’esplosione
della vitalità coloristica della Bauerntanz di Bantzer era
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ORFEO E LA MORESCA
[…] questi due fogli non sono ancora stati interpretati esau-
rientemente come documenti per la storia del ritorno degli
antichi nella civiltà moderna, in quanto in essi si manifesta
quell’esigenza bifronte, sin qui inosservata, che gli antichi
hanno esercitato sullo sviluppo stilistico del primo Rinasci-
mento […] Fin dalla seconda metà del Quattrocento gli arti-
sti italiani cercarono, nel tesoro riscoperto della plastica anti-
ca, tanto i modelli di una mimica intensificata quanto quel-
li di una serenità classicamente idealizzante56.
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Alla fine del terz’atto uscì Orfeo con la sua lira che
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LA DANZA RITUALE
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moreska ci sono dei salti con un giro e una torsione delle parti
inferiori della gamba destra. Nelle forme basche si ha una pir-
rica come nelle descrizioni degli scrittori antichi e una danza
simile alla danza sacra dei sacerdoti Saliens a Roma. L’arte
antica ce ne ha conservato qualche figura. La danza delle
spade o anche con i bastoni sono danze che si ritrovano anche
in riti molto primitivi e sono simili alle danze della freccia a
Ceylon, che è una danza intorno ad una freccia piantata per
terra. Bisogna rimandare ad un’altra occasione l’analisi di que-
sti materiali esotici come i loro raggruppamenti, le loro rela-
zioni con le culture e le religioni. Si cerca l’origine di queste
danze nei costumi rituali dal carattere magico. I materiali qui
presentati non contraddicono queste teorie come abbiamo già
detto a Praga (nel 1924). Bisognerà dare una nuova teoria sui
materiali presentati oggi. Il problema della musica di grande
importanza è di competenza di un esperto di musicologia
comparata. Quanto alla coreografia le danze guerriere dei
nostri tempi con la spada, l’ascia, il bastone, lo scudo, rap-
presentano già la fine di una lunga evoluzione93.
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1. Calco della Gradiva sul muro dello studio di Sigmund Freud a Vienna,
1938.
2. Aby Warburg, Ninfa 1900, disegno a matita della Ninfa fiorentina.
London, Warburg Institute Archive.
3. Leonardo, Figura femminile che indica e avanza. Windsor Castle, Royal
Library.
4. Bernardo Buontalenti, Disegno per gli Intermezzi del 1589. London,
Victoria and Albert Museum.
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23. Aby Warburg, Schema di tavola dedicata alla moresca. WIA, III; 72, 1. 7,
Festwesen taf. B (Riproduzione in fotocopia del Warburg Institute
Archive).
24. Carl Bantzer, Bauerntanz. Amburgo, collezione privata.
25. Pierre-Auguste Renoir, Danse à Bougival. Boston, Museum of Fine
Arts.
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28. Aby Warburg, Bilderatlas Mnemosyne, tav. 41. London, Warburg Institute.
29. Aby Warburg, Bilderatlas Mnemosyne, tav. 57. London, Warburg Institute.
30. Leonardo, La morte di Orfeo, disegno.
31. Menade antica, rilievo romano, I secolo a. C. Paris, Museo del Louvre.
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32. Aby Warburg, Tavola. London, Warburg Institute Archive, III, 108.1
Mnemosyne (Foto Warburg Institute Archive).
33. Aby Warburg, Bilderatlas Mnemosyne, tav. 32. London, Warburg Institute.
34. Israhel van Meckenem, Danza moresca, incisione su rame 1490.
35. Anibale Carracci, Combattimento delfico, Terzo Intermezzo del 1589.
Firenze Biblioteca Nazionale.
36. Aby Warburg, progetto per la tavola dedicata alla Opfertanz, London,
Warburg Institute Archive, Ovid Austellung, III, 97. 1. II, 1927 (Foto
Warburg Institute Archive).
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49. The Flamborough Sword Dance, English Folk Dance Society (Foto da
V. Alford, The First Spring Processions, 1923, p. 13).
50. “The Rose”. A Morris Dance, English Folk Dance Society (Foto da V.
Alford, The First Spring Processions, 1923, p. 21).
51. Aby Warburg, tav. 40, Mnemosyne, III. 1. London, Warburg Institute
Archive (Foto Warburg Institute Archive).
52. Steppentanzes, frammento di una sequenza filmica di Steppentanzes
(G. Panconcelli Calzia, 1936).
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nascosto. Per una storia del pensiero iconologico, La Nuova Italia Scien-
tifica, Roma 1994, pp. 34-35; P. A. Michaud, Aby Warburg, cit., pp. 68,
80-83; S. Contarini-M. Ghelardi, Die Verkoerperte Bewegung: la ninfa,
in «Aut-Aut». La dialettica dell’immagine, a cura di D. Stimilli, nn.
321-322, maggio-agosto 2004, pp. 32-52. Sulla ninfa si vedano anche
G. Huber, Warburgs Ninfa Freuds Gradiva und Ihre Metamorphose bei
Masson, in Denkraumezwischen Kunst und Wissenchaft, 5, Kunsthisto-
rikerinnentagung im Hamburg, a cura di S. Baumgart u. a., Dietrich
Reimer Verlag, Berlin 1993, pp. 443-460; S. Weigel, Das ‘Nimphen-
fragment’ zwischen Brief und Taxonomie, gelesen mit Heinrich Heine, in
AA. VV., Vorträge aus dem Warburg-Haus, Akademie Verlag, Berlin
2000, vol. 4, pp. 66-103; U. Raulff, Die Nimphe und das Dynamo, in
Wilde Energien, Wallstein, Goettingen 2003, pp. 17-47.
9
A. Warburg, Grundelegende Bruckstücke, cit., 3) Monaco, 22. vi.
88. In termini analoghi si esprimerà Georg Simmel nel suo libro su
Rembrandt, dal sottotitolo «ein Kunstphilosophischer Versuch»,
pubblicato a Lipsia nel 1916 e presente nella Biblioteca di Aby War-
burg. Nel primo capitolo sull’espressione (la continuità della vita e
il movimento espressivo) Simmel affronta la medesima problemati-
ca sulla quale Warburg rifletteva nei suoi frammenti giovanili a pro-
posito della rappresentazione della vita in movimento: «Mentre nel-
l'arte classica e in quella stilizzata in senso stretto la rappresentazio-
ne di un movimento avviene mediante una sorta di astrazione, strap-
pando la visione di un istante specifico alla vita che continua a scor-
rere verso, al di sotto e al di là di esso, e cristallizzandolo in forma
autosufficiente, in Rembrandt il momento rappresentato sembra
contenere interamente l'impulso vitale che si volge nella sua direzio-
ne, sembra raccontare la storia di questa corrente di vita […] Come
l'essenza della vita consiste nell'essere tutta in ogni attimo, perché la
sua totalità non è la somma meccanica di singoli attimi, ma uno
scorrere incessante in continua metamorfosi, così l'essenza del movi-
mento espressivo di Rembrandt consiste nel far sentire l'intera suc-
cessione dei suoi momenti nell'unicità di un solo momento, super-
andone la frammentazione in questo succedersi di momenti separa-
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34) 4.iv.1889:
«Scultura fiorentina tra il 1400 e il 1500
1) Il panneggio in movimento è considerato e impiegato come uno
strumento d’intensificazione della caratterizzazione psicologica:
a) In misura ampliata, come in precedenza nelle persone immo-
bili panneggio del Trecento, influenza dell’antichità);
b) contrariamente a ciò che è possibile in natura (arte ornamentale).
2) Nella pittura fiorentina tra il 1450 e il 1500 (e prima) si compie
il tentativo di giustificare il movimento del drappeggio rappre-
sentando le stesse figure in movimento.
a) La donna che corre [‘La figura della ninfa’].
3) Dopo il 1500 il drappeggio è usato di nuovo come mezzo di
caratterizzazione psicologica».
Cfr. in proposito E. H. Gombrich, Aby Warburg. Una biografia
intellettuale, (London 1985), Feltrinelli, Milano 1987, p. 52, trad. it.
di M. Lessona e G. Canestrini, Il meglio in Antropologia, Longanesi,
Milano 1971.
15
C. Darwin, The Expressions of the Emotions in Man and
Animals, London 1872; T. Piderit, Mimik und Phisiognomik, 2ª ed.
1886; A. Schmarsow, Kunstwissenschaft und Volkerpsychologie, in
«Zeitschrift fuer Aesthetik», vol. II, 1907, p. 321.
16
A. Warburg, Grundelegende Bruckstücke zu einer pragmati-
schen..., cit., wia, iii, 43. 26.ii.1900.
17
A. Warburg, I costumi teatrali per gli Intermezzi fiorentini del
1589, in Opere. I. La Rinascita, cit., pp. 165-226.
18
Sulla discussione fra i sostenitore dei primitivi italiani e i rina-
scimentalisti alla fine dell’Ottocento cfr. E. Castelnuovo, Primitifs e
fin de siècle, in Storia dell’arte e politica culturale intorno al 1900. La
fondazione dell’Istituto germanico di Storia dell’arte di Firenze, a cura
di M. Seidel, Marsilio, Venezia 1999, pp. 47-54; D. Sternberger,
Jugendstil, Il Mulino, Bologna 1994.
19
L. B. Alberti, Della pittura, a cura di L. Mallé, Sansoni, Firenze
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1950, p. 43; Guglielmo Ebreo e la danza nelle corti italiane del XV secolo,
Pacini, Pisa 1990; cfr. in particolare C. Cieri Via, Note sull’iconografia
della danza nel Quattrocento fra movimento ed espressione, ivi pubblica-
to, pp. 251-263; ‘Mesura et arte del danzare’. Guglielmo Ebreo da Pesaro
e la danza nelle corti italiane del XV secolo, Gualtieri ,Modena 1987.
20
E. Wind, Misteri pagani del Rinascimento, Adelphi, Milano
1985, pp. 47-65. Una versione drammatica delle tre Grazie verrà pro-
posta da Picasso in un dipinto del 1925 (Londra, New Tate Gallery)
dove le tre danzatrici sono rappresentate in una danza estatica che rie-
voca i modelli antichi delle menadi nel thiasos dionisiaco, e nell’espri-
mere l’amore, il sesso e la morte si legano alla drammatica fine dell’a-
mico dell’artista, Carlos Casagemas, morto suicida poco tempo prima.
21
R. Vischer, Über das optische Formgefühl. Ein Beitrag zur Ästhe-
tik, Leipzig 1873. H. Bergson, Essai sur les données immediatès de la
coscience, Paris 1889; id., L’Evolution Créatrice, Paris 1907; id., Durée
et simultanéité. À propos de la théorie d’Einstein, Paris 1922.
22
L. Klages, Ausdruckskunde, Bonn 1920; id., Wesen des Rhyth-
mus, Bonn 1920.
23
R. Steiner, Eurythmie, Dornach 1980. Nel Marzo del 1927 verrà
inaugurata a Londra alla National Gallery Millbank una mostra
dedicata alla danza dal titolo Rhytmic Grace con opere dello svedese
Carl Milles (Cfr. recensione in «The Spere», 27 Marzo 1927)
24
E. Kris, Ricerche psicoanalitiche sull’arte (1952), Einaudi, Torino
1967; E. Meumann, Untersuchungen zum Psychologie und Ästetik des Rhyt-
mus, Leipzig 1894; K. Bücher, Arbeit und Rhytmus (1896), Leipzig 1919.
25
G. Simmel, Rembrandt, ein Kunstphilosophischer Versuch, cit.
26
wia, gc, 20.i.1916. E. Panofsky, Albrecht Dürer rhytmische
kunst, in «Jarbuch für Kunstwissenshaft», 1926, pp. 136-192.
27
W. Buchheit, Der Moriskentanz ders Erasmus Grasser, in «Der
Gral», 1930, pp. 540 e ss.; Erasmus Grasser, Moriskentanzen, Mün-
chen 1942.
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gie», 163, 2003, pp. 41-77), mentre per alcune riflessioni sul mito di
Orfeo mi permetto di rimandare al mio saggio, Orphée, Ovide et les
‘pathosformeln’ à l’antique in La naissance de l’Opéra, Euridyce 1600-
2000, L’Harmattan, 2003, pp. 312-335.
72
Nino Pirrotta, Li due Orfei. Da Poliziano a Monteverdi, Einau-
di, Torino 1975.
73
Descrizione dell’ingresso delle feste fatte in occasione delle nozze di
Lucrezia d’Este col principe Francesco Maria d’Urbino (9 gennaio
1571); ms. Magliabecchiano (2191. M) Firenze, Biblioteca Nazionale;
tale frammentaria descrizione trascritta da Aby Warburg è conserva-
ta nell’Archivio Warburg a Londra fra gli appunti dedicati alla
danza. Londra, wia, Zettelkaste 67; cfr. in proposito G. Baccini,
Notizie di alcune commedie sacre rappresentate in Firenze nel secolo
XVII, Libreria Dante, Firenze 1889.
74
L’identificazione da parte di Aby Warburg della danza delle
menadi che si apprestano a compiere un sacrificio rituale intorno a
Orfeo trova dei riferimenti nell’origine della coreica e dunque per
sopravvivenza e trasmigrazione dei topoi arriva alla moresca. In più
luoghi e immagini Warburg identifica nella morte di Orfeo l’ele-
mento sacrificato all’interno della danza in circolo della moresca.
Sulla moresca cfr. J. Forrest, History of Morris Dancing 1458-1750,
University of Toronto Press, 1999.
75
Come è documentato da una lettera del 13 novembre 1929,
pochi giorni dopo la morte di Warburg, Fritz Saxl ricevette da
Adolph Goldschmidt un’immagine che rappresentava la lotta dei
pantaloni, ma nel ringraziare lo studioso Saxl, dichiarando che l’im-
magine era già stata acquisita per l’Atlante, dichiarava che non gli
era chiaro quali potessero essere le connessioni con le altre immagi-
ni e con la costruzione dell’Atlante nel suo insieme (wia, gc,
13.xi.1929).
76
A. Warburg, I costumi teatrali, in Opere. I. La Rinascita del
paganesimo antico, cit., p. 171.
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