E - Disegno Tecnico - Aggiornamento 2015 PDF
E - Disegno Tecnico - Aggiornamento 2015 PDF
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1 INTRODUZIONE
1.1 La normativa e gli enti preposti al disegno tecnico
La descrizione di un oggetto può essere fatta mediante una esposizione verbale con parole
che saranno necessariamente imprecise nell’enunciazione e soprattutto nell’interpretazione, a
causa delle diversità dei linguaggi utilizzati. Con lo strumento fotografico si possono espri-
mere meglio i dettagli esterni di un oggetto, ma non quelli interni e, in ogni caso, nulla si può
dire sulle dimensioni dell’oggetto.
Il disegno tecnico è un linguaggio grafico universale (valido ormai per tutte le nazioni del
mondo) che consente di descrivere le forme e le dimensioni degli oggetti. Ma come ogni lin-
guaggio ha le sue regole e i suoi codici, definiti norme e convenzioni, che possono essere sud-
divisi in tre categorie:
a) norme e convenzioni di rappresentazione: regole a cui tutti devono attenersi nella rappre-
sentazione grafica degli oggetti (formato dei fogli da utilizzare, tipi di linea da impiegare,
sistemi di rappresentazione, metodi di proiezioni, modalità di sezionatura e quotatura ecc.);
b) norme di quotatura: regole che consentono il dimensionamento degli oggetti (sistemi di
quotatura degli oggetti, disposizione delle quote sul disegno, applicazione delle tolleranze
dimensionali e geometriche ecc.);
c) norme per la designazione: regole che consentono di definire la forma e le dimensioni degli
oggetti commerciali (viti, dadi, rosette, spine, chiavette, linguette, cuscinetti, cinghie,
tenute, materiali ecc.).
Tabella E.2 Formati comuni e allungati dei fogli unificati [mm] - UNI EN ISO 5457
Formati comuni Formati allungati
Designazione Dimensioni Designazione Dimensioni
A0 841 × 1189
A1 594 × 841 A1.0 594 × 1189
A2 420 × 594 A2.1 420 × 841
A2.0 420 × 1189
A3 297 × 420 A3.2 297 × 594
A3.1 297 × 841
A3.0 297 × 1189
A4 210 × 297
E-4 DISEGNO TECNICO
sione del disegno. La norma UNI ISO 128-24:2007, definisce i tipi e le grossezze delle linee
da utilizzare nei disegni tecnici. Le denominazioni e le applicazioni (fig. E.3) dei vari tipi di
linea sono riportati nella tabella E.3. Come si osserva, le linee si differenziano sostanzialmente
per forma e spessore.
Tabella E.3 Denominazione e applicazioni dei tipi di linea: UNI ISO 128-24:2007
N° Tipo di linea Applicazioni (fig. E.3)
01.1 Linea continua fine .1 Intersezioni fittizie
.2 Linee di misura
.3 Linee di riferimento
.4 Linee di richiamo
.5 Tratteggi
.6 contorni di sezioni ribaltate
.7 Assi brevi
.8 Fondi di filettature
.9 Origine di estremità di linee di misura
.10 Diagonali indicanti superfici piane
.11 Individuazione di spigoli fittizzi
.12 Identificazione di dettagli
.13 Identificazione di dettagli ripetitivi
.14 Linee di definizione di elementi conici
.15 Collocazione di lamierini sottili
.16 Linee di proiezione
.17 Linee di griglia
Linea continua fine irregolare .18 Limiti tracciati a mano di viste o sezioni interrotte che non siano
assi di simmetria
Linea continua fine a zig-zag .19 Limiti tracciati con sistemi assistiti dall’elaboratore di viste o
sezioni interrotte che non siano assi di simmetria
Nel caso in cui, in uno stesso disegno, si dovessero sovrapporre differenti tipi di linea,
l’ordine di priorità è il seguente:
- contorni e spigoli in vista (tipo 01.2.1 o 01.2.2);
- contorni e spigoli nascosti (tipo 02.1.1 o 01.1.2);
- tracce dei piani di sezione (tipo 04.2.2);
- assi di simmetria o tracce dei piani di simmetria (tipo 04.1.1 e 04.1.2);
- linee per applicazioni particolari (tipo 05.1);
- linee di riferimento (tipo 01.1.3).
Nella figura E.3 viene esemplificato l’utilizzo dei diversi tipi di linea.
- usare mina tenera (HB) e mai ripassare due volte lo stesso carattere;
- utilizzare le altezze H raccomandate: 2,5; 3,5; 5; 7; 10; 20;
- per la forma e la disposizione dei caratteri attenersi alla proposta delle tabelle UNI (fig. E.5)
e preferire la scrittura inclinata con caratteri larghi che minimizza le irregolarità della forma.
Figura E.6 Tratteggi generali per l’identificazione di materiali solidi, aeriformi e fluidi.
Norme particolari
Di seguito sono elencate alcune norme particolari che regolano le modalità di tratteggio
dei materiali nel disegno tecnico.
a) Nella sezionatura di superfici ampie il tratteggio può essere limitato alla sola zona vicina ai
bordi per una fascia di larghezza proporzionale all’estensione della superficie stessa (fig.
E.8a).
b) Nella sezionatura superfici strette (esempio: lamiere o profilati) si procede al riempimento
totale della parte sezionata, lasciando una fessura bianca di separazione tra i diversi partico-
lari quando più pezzi sono rappresentati affiancati e l’annerimento non evidenzierebbe com-
piutamente i profili (fig. E.8b).
INTRODUZIONE E-9
.
Tabella E.5 Dimensioni lineari nominali per organi meccanici
Valori Valori
Valori fondamentali Valori fondamentali
complem. complem.
Serie Serie Serie Serie Serie Serie Serie Serie
R5 R 10 R 20 R 40 R5 R 10 R 20 R 40
0,1 0,1 0,1 10 10 10
0,11 11
0,12 0,12 12 12
0,13 13
0,14 14
0,15 15
0,16 0,16 0,16 16 16 16
0,17 17
0,18 18
0,19 19
0,2 0,2 20 20
0,21 21
0,22 22
0,24 24
0,25 0,25 0,25 25 25 25
0,26 26
0,28 28
30
0,3 0,3 32 32
0,32 34
0,35 36
0,38 38
0,4 0,4 0,4 40 40 40
0,42 42
0,45 45
0,48 48
0,5 0,5 50 50
0,52 52
0,55 56
0,58 60
0,6 0,6 0,6 63 63 63
0,65 68
0,7 70
0,75 75
0,8 0,8 80 80
0,85 85
0,9 90
0,95 95
1 1 1 100 100 100
105
1,1 110
120
1,2 1,2 125 125
1,3 130
1,4 140
1,5 150
1,6 1,6 1,6 160 160 160
1,7 170
1,8 180
1,9 190
2 2 200 200
2,1 210
2,2 220
2,4 240
2,5 2,5 2,5 250 250 250
2,6 260
2,8 280
300
3 3 315 315
3,2 340
3,5 355
3,8 380
4 4 4 400 400 400
4,2 420
4,5 450
4,8 480
5 5 500 500
5,2 530
5,5 560
5,8 600
6 6 6 630 630 630
6,5 670
7 710
7,5 750
8 8 800 800
8,5 870
9 900
9,5 950
10 10 10 1000 1000 1000
RAPPRESENTAZIONE DELLA FORMA E-11
L’oggetto viene rappresentato sul piano di proiezione ricavando ogni suo punto come pro-
secuzione di un raggio proiettante che, partendo dal punto di proiezione, passa per il corri-
spondente punto fisico dell’oggetto reale (fig. E.10).
La forma dell’immagine dell’oggetto così ottenuta si chiama vista, viene riportata sul
piano di proiezione ed è quella che apparirebbe a uno spettatore se osservasse l’oggetto dal
punto di proiezione.
Questo tipo di rappresentazione viene utilizzato nelle proiezioni prospettiche.
Figura E.10 Raggi proiettanti nel metodo della proiezione centrale o conica.
Proiezione parallela
Nella proiezione parallela gli elementi considerati sono gli stessi della proiezione centrale,
ma in questo caso il punto di proiezione è posto a distanza molto elevata dall’oggetto in osser-
vazione, in modo che i raggi proiettanti possano ragionevolmente essere considerati paralleli
(punto di proiezione posto a distanza infinita).
In tal caso, l’immagine che si viene a generare sul piano di proiezione è quella che appari-
rebbe a un osservatore intento a osservare l’oggetto da molto lontano.
I sistemi di rappresentazione che utilizzano questo metodo sono le proiezioni ortogonali e
assonometriche (fig. E.11).
Le tecniche di proiezione più utilizzate, previste dalla normativa corrente, sono le seguenti:
- le proiezioni prospettiche;
- le proiezioni assonometriche;
- le proiezioni ortogonali.
E-12 DISEGNO TECNICO
Figura E.13 Prospettiva accidentale di un prisma ottenuta con il metodo dei punti di fuga.
2.3 Metodo delle proiezioni assonometriche: UNI EN ISO 5456-3
Con il metodo delle proiezioni assonometriche il disegno dell’oggetto viene realizzato in
un’unica vista, quella più significativa, rappresentandolo nel modo più completo possibile.
Questa rappresentazione tridimensionale risulta simile a quella osservata dall’occhio
umano, ma visualizza l’oggetto in modo approssimato, alterandone le proporzioni della forma.
Le assonometrie più frequentemente utilizzate nel disegno, previste dalle tabelle UNI,
sono quelle:
- ortogonale isometrica;
- ortogonale dimetrica;
- obliqua cavaliera.
Assonometria ortogonale isometrica
Nell’assonometria ortogonale isometrica (fig. E.14) gli assi x, y e z del sistema di riferi-
mento sono disposti in modo che formino tra loro, sul quadro assonometrico, angoli uguali di
120°.
Posto l’asse z verticale, gli assi x e y formeranno con l’orizzontale angoli uguali di 30°.
Le dimensioni proiettate dell’oggetto, riportate sui tre assi, rispettano quelle reali, per cui i
rapporti fra le unità di misura delle diverse grandezze sono uguali.
E-14 DISEGNO TECNICO
Questa assonometria rappresenta l’oggetto ingrandito di 1,22 volte, per cui l’immagine
risulta notevolmente deformata. Per avere una rappresentazione corretta, occorrerebbe ridurre
le dimensioni contemporaneamente sui tre assi di 0,82 (1:1,22).
delle grandezze riportate sui tre assi, nel caso di = 45°, sono quelle precisate nella figura
E.16.
L’assonometria obliqua cavaliera rappresenta l’oggetto con una sua faccia, quella più
significativa, parallela al piano del disegno, per cui le grandezze lungo gli assi di questo piano,
O, x e z (fig. E.16) rimangono inalterate, semplificando di molto l’esecuzione del disegno,
mentre, come già detto, le grandezze lungo l’asse inclinato vengono dimezzate.
Figura E.18 Disposizione e nome delle viste con il metodo del primo diedro (E - Europeo).
b) Metodo del terzo diedro (metodo A - Americano)
Con il metodo del terzo diedro (fig. E.19), detto metodo A perché utilizzato soprattutto in
America, le viste sono ottenute ipotizzando il piano di disegno disposto fra l’osservatore e
l’oggetto.
Su ciascuna faccia del diedro delle proiezioni risulterà rappresentata la vista adiacente
dell’oggetto per cui, dopo il ribaltamento dei piani, la vista da destra sarà disposta a destra, la
vista da sinistra a sinistra, la vista dall’alto sopra e la vista dal basso sotto. Le viste anteriore
e posteriore rimangono disposte come nel metodo E.
c) Metodo delle frecce
Il metodo delle frecce (fig. E.20), complementare e/o alternativo agli altri due, partendo
dalla vista anteriore o principale A, indica con frecce e lettere le direzioni di proiezione e di
osservazione e rappresenta le relative viste, liberamente disposte sul disegno, accompagnate
dalla corrispondente lettera di identificazione.
Rappresentazioni particolari
Di seguito sono contemplati alcuni casi di rappresentazioni utilizzate nei disegni tecnici
per favorire la comprensione delle forme in alcuni dettagli particolari.
Viste particolari, parziali e locali
In caso di necessità si può segnalare la direzione di osservazione con la freccia e la lettera
e disporre la vista come indicato nella figura E.21a.
Detta vista può essere parziale, cioè limitata alla sola parte sufficiente alla comprensione
da una linea continua fine irregolare (tipo 01.1.18, UNI ISO 128-24), come indicato nella fig-
ura E.21a, oppure da una linea continua fine regolare a zigzag (tipo 01.1.19, UNI ISO 128-24),
come indicato nella figura E.21b
E-18 DISEGNO TECNICO
Figura E.19 Disposizione e nome delle viste nel metodo del terzo diedro (A - Americano)
.
Figura E.20 Disposizione libera delle viste nel metodo delle frecce.
Per rappresentare dettagli di particolari è possibile mettere in evidenza elementi simmetrici
con la loro semplice rappresentazione locale riportata nelle vicinanze. Questi elementi devono
essere rappresentati come indicato nella figura E.21b, disegnati con la linea di contorno grossa
e collegati alla vista dell’oggetto cui si riferiscono mediante la linea mista fine.
RAPPRESENTAZIONE DELLA FORMA E-19
Nelle sezioni semplici il piano di sezione viene indicato sul disegno con linea mista fine e
grossa (tipo 04.1.1, UNI ISO 128-24 e 04.2.2, UNI ISO 128-24), recante ai due estremi le
frecce per indicare il verso di ribaltamento e la lettera di identificazione. Nella rappresenta-
zione della superficie sezionata si riportano le lettere di richiamo del piano di sezione
seguendo il già citato metodo di rappresentazione delle proiezioni ortogonali, detto delle
frecce (fig. E.25). Quando il piano unico di sezione è chiaramente individuabile, si possono
omettere le suddette indicazioni.
Figura E.26 Tipi di sezione: a) deviata; b) sfalsata; c) sviluppata secondo piani diversi.
2.6 I tratteggi di campitura nelle sezioni
Alle norme generali, riportate nel paragrafo introduttivo (par. 1.1), si aggiungono le
seguenti precisazioni:
- la distanza fra le linee del tratteggio deve essere proporzionata alle dimensioni dell’area da
ricoprire;
- il tratteggio va interrotto in presenza di quote e scritte interne alla zona di campitura;
- non si rappresentano, in sezione, oggetti pieni attraversati da un piano di sezione longitudi-
nale; questa regola vale per alberi, elementi di collegamento (viti, perni, copiglie, linguette,
chiavette ecc.), razze e denti di ruote, nervature, sfere e rulli (fig. E.27a e b);
Figura E.30 Delimitazione delle sezioni parziali: a) con linea sottile continua; b) a zig-zag.
E-24 DISEGNO TECNICO
Le frecce possono essere disegnate all’interno o all’esterno delle linee di riferimento. Nel
secondo caso la linea di misura deve essere prolungata oltre le frecce. Le dimensioni dei con-
trassegni di estremità devono rispettare le proporzioni del disegno e garantire la chiarezza.
3.2 Linee di misura e di riferimento
Si elencano, di seguito, i criteri da rispettare nel disporre le linee di misura e di riferimento
(figg. E.32, E.33 ed E.34).
- Le linee di misura devono essere posizionate, quando è possibile, all’esterno del pezzo ed
essere distanti dal contorno del pezzo stesso (e tra di loro) almeno 8 mm, per quanto è possi-
bile non devono intersecare altre linee del disegno o linee di riferimento (fig. E.32a).
- Nella quotatura di pezzi simmetrici, le linee di misura possono essere interrotte e disposte
sfalsate; in tal modo risulta facilitata l’identificazione dell’ente geometrico a cui ciascuna
quota si riferisce (fig. E.32b).
Figura E.33 Quotatura degli spigoli fittizi e quotatura con linee di riferimento inclinate.
E-26 DISEGNO TECNICO
Figura E.34 Disposizione delle linee di misura distinte per gruppi omogenei.
3.3 Norme per la scrittura delle quote
Per la scrittura delle quote si utilizzano i caratteri numerici unificati (tabella UNI EN ISO
3098). Essi sono inseriti in corrispondenza delle linee di misura e devono garantirne la leggibi-
lità; per questo le loro dimensioni non devono essere inferiori a 2 mm.
Per quanto riguarda la disposizione delle quote sono previsti due criteri di seguito descritti.
Criterio A
Le quote sono disposte sulle linee di misura, leggermente staccate e a esse parallele, in
modo che possano essere lette dalla base e dal lato destro del disegno (fig. E.35). Le quote
degli angoli possono essere disposte orizzontalmente o all’interno delle linee di misura.
Criterio B
La disposizione del testo di quota deve essere tale da consentirne la lettura solo dalla base
del disegno. Il numero che rappresenta la quota deve essere inserito nelle interruzioni delle
linee di misura a eccezione delle quote orizzontali (fig. E.36).
Nello stesso disegno è preferibile usare, a scelta, un solo criterio (A o B).
Quotatura in parallelo
La quotatura in parallelo (fig. E.38) prevede di riferire a un’origine comune, fissata su un
punto dell’oggetto, tutte le quote lungo una stessa direzione. Si applica quando è importante la
distanza dei vari elementi dall’unico riferimento preso in considerazione.
Figura E.39 Quotatura: a) a quote sovrapposte; b) modalità con quote sulla linea di misura;
c) modalità con quote sulla linea di riferimento.
Quotatura combinata
La quotatura combinata consiste nel disporre le quote parte in serie e parte in parallelo da
più punti di origine. Questo sistema è molto usato poiché soddisfa tutte le esigenze costruttive.
Quotatura in coordinate cartesiane
La quotatura in coordinate cartesiane (fig. E.40) consiste nell’indicare sul disegno un
punto di origine e le direzioni degli assi, numerando gli elementi da quotare. Le coordinate di
ogni elemento e le rispettive caratteristiche (per esempio, diametro e profondità) vengono
riportate in una tabella. Questa quotatura viene utilizzata per pezzi lavorati alle macchine uten-
sili a controllo numerico.
QUOTATURA NEL DISEGNO TECNICO E-29
La quota dei diametri, nelle rappresentazioni longitudinali di fori e cilindri, deve essere
preceduta dal simbolo ø (fig. E.43b). Nella quotatura dei diametri, rappresentati su un piano
perpendicolare al loro asse, non si utilizza il simbolo ø e non si possono avere più di due linee
di misura che si intersecano (fig. E.43a).
Figura E.48 Quotatura di: a) complessivi con singoli pezzi semplici; b) parti fuori scala.
La quotatura dei profili regolari, individuati mediante archi di circonferenza, si effettua
assegnando la posizione dei centri e il valore dei rispettivi raggi. Nel caso in cui il centro sia
troppo lontano, la quotatura si effettua con linee di misura spezzate. La quota da scrivere sui
raggi è sempre quella reale (fig. E.49a). I profili irregolari si quotano indicando le posizioni di
un numero di punti sufficienti al loro tracciamento. Il metodo usato è quello della quotatura a
quote sovrapposte (fig. E.49b).
3.6 Quotatura di parti coniche e rastremate: UNI EN ISO 3040 e UNI EN ISO 1119
Definizioni e indicazioni nei disegni
- Inclinazione: rapporto fra la differenza di due lunghezze perpendicolari a un piano preso
come riferimento e la loro distanza (fig. E.51a).
- Conicità: rapporto fra la differenza di due diametri e la loro distanza (fig. E.51b).
- Rastremazione: variazione che subisce la distanza fra due superfici convergenti (fig. E.53a).
Inclinazione = H – h- = tan
------------
L
Conicità = ------------- = 1:K = p = 2tan ---
D–d
L 2
Norme di quotatura
Gli elementi che definiscono una superficie conica o rastremata sono la dimensione mag-
giore, la dimensione minore, la relativa distanza fra le due dimensioni e la conicità. Per effet-
tuare la quotatura delle superfici inclinate e coniche, si assegnano tre dei quattro elementi
sopra citati e precisamente:
- dimensione maggiore, distanza e conicità: procedura indicata per la quotatura delle conicità
e delle pendenze esterne (fig. E.52a);
- dimensione minore, distanza e conicità: procedura indicata per la quotatura delle conicità e
delle pendenze interne (fig. E.52b);
- dimensioni maggiore, minore e distanza: procedura utilizzata per oggetti realizzati con mac-
chine a controllo numerico dove l’angolazione risulta automatica (fig. E.52c);
- dimensioni maggiore, minore e conicità: caso di smussi e rastremazioni (fig. E.52d).
E-34 DISEGNO TECNICO
Figura E.52 Quotatura di parti coniche: a) esterne; b) interne; c) senza indicazione della coni-
cità; d) senza indicazione della lunghezza.
Figura E.53 Esempi di quotatura di: a) rastremazione; b) conicità percentuale; c) conicità 1:k.
Nella tabella E.6 sono riportati gli angoli e le conicità per applicazioni generali, da impie-
gare secondo l’ordine successivo di preferenza Serie 1 e Serie 2, allo scopo di ridurre gli uten-
sili, i calibri, gli strumenti di misura e di controllo dedotti dalla tabella UNI EN ISO 1119.
Tabella E.6 Angoli di cono per applicazioni generali: UNI EN ISO 1119
Serie 1 Serie 2 Conicità/angoli Esempi di applicazione
120° 1: 0,288 675 Svasature, smussi di filettature
90° 1: 0,500 000 Teste di viti, estremità di viti
75° 1: 0,651 613 Teste di chiodi
60° 1: 0,866 025 Fori da centro
45° 1: 1,207 107 Svasature
1:3 18° 55' 28,7" Coni di ritegno di molle di valvole
1:4 14° 15' 0,1" Parti di macchine utensili
1:5 11° 25' 16,3" Coni di calettamento, innesti di frizione
1:6 9° 31' 38,2" Rubinetti per tubazioni
1 : 10 5° 43' 29,3" Estremità d’albero, calettamenti
1 : 12 4° 46' 18,8" Bussole di trazione, cuscinetti
1 : 20 2° 51' 51,1" Coni metrici
1 : 30 1° 54' 34,9" Coni di fissaggio utensili
1 : 50 1° 8' 45,2" Spine coniche, attacchi calibri
Quotatura geometrica
La quotatura geometrica definisce completamente la forma dell’oggetto senza dare alcuna
indicazione sul processo di fabbricazione (fig. E.54). Ci si attiene ai seguenti criteri: si asse-
gnano tutte e solo le quote necessarie evitando inutili ripetizioni; le quote devono essere lette
direttamente sul disegno e non ricavate per somma o sottrazione di altre; le quote si dispon-
gono sulla vista più significativa per la parte a cui si riferiscono.
4 RUGOSITÀ
4.1 Indicazione dello stato delle superfici (UNI EN ISO 1302)
La rugosità è l'insieme delle irregolarità superficiali, relativamente piccole, dovute al
metodo di produzione e/o alle lavorazioni subite da un oggetto.
L'importanza della rugosità delle superfici è legata all'aspetto estetico dell'oggetto e alla
sua funzionalità. La rugosità delle superfici deve essere prevista in fase di progetto e deve
essere indicata sul disegno tecnico assieme alla quotatura.
La prescrizione della rugosità è effettuata in funzione dei seguenti fattori:
- aspetto estetico della superficie del pezzo;
- tolleranze dimensionali assegnate;
- tipo di contatto fra le superfici (fisso o mobile);
- usura prevista fra le superfici striscianti;
- estensione delle superfici di contatto;
- pressione esercitata sulle superfici di appoggio;
- sollecitazione presente sui pezzi.
Si riportano, di seguito, alcune definizioni che servono a identificare gli elementi di una
generica superficie utili alla determinazione della rugosità (fig. E.56).
- Linea di picco: linea parallela alla linea media e passante per il picco più alto riscontrato
nella lunghezza di base.
- Linea di valle: linea parallela alla linea media e passante per il fondo valle più basso riscon-
trato nella lunghezza di base.
- Ra: media aritmetica dei valori assoluti degli scostamenti del profilo all'interno della lun-
ghezza di base L (fig. E.59).
n
yi
L
1
Ra = ---------------- = --- y dx
i=1
n L
0
- Rp: altezza massima di picco.
- Rv: profondità massima di valle.
- Rz: altezza massima del profilo, (Rv + Rp), valutata nella lunghezza di base.
- Rc: media fra i valori assoluti dei picchi e delle valli.
- Rq: valore quadratico medio degli scostamenti del profilo. È valida la relazione Rq=1,11Ra,
(fig. E.59).
L
1 2
Rq = --- y x dx
L
0
- Rt: altezza massima del profilo, (Rv + Rp), calcolata nella lunghezza di valutazione.
(a) (b)
Figura E.63 Composizione del segno grafico completo con le rispettive zone e caratteristiche
indicate.
E-40 DISEGNO TECNICO
Tabella E.7 Segni grafici indicanti la direzione dei solchi di lavorazione (zona d, fig. E.63).
Solchi perpendicolsari al
piano di proiezione della
vista sulla quale è applicato
il segno grafico.
X
direzioni oblique rispetto
al piano di proiezione della
sulla quale è applicato
il segno grafico.
M Solchi multidirezionali
R
rispetto al centro della superficie
sulla quale è applicato il segno
grafico.
N.B. Direzioni dei solchi non conformi a questi simboli, devono essere indicate sul disegno
con apposite note
RUGOSITÀ E-41
Posizione a: indica, quando manca l'indicazione di b, il valore dei parametri della superficie
(es. Ra, Rz ecc).
Posizione a e b: sono individuati due parametri della stessa superficie (es. Ramax e Ramin). Se si
deve indicare un terzo parametro il segno deve essere ingrandito nella direzione verticale per
fare spazio alla terza linea di informazione.
Posizione c: sono indicati i metodi li lavorazione, i trattamenti termici ecc.
Posizione d: è riportato un simbolo grafico indicante la forma dei solchi di lavorazione (tab.
E.7).
Posizione e: eventuale sovrametallo di lavorazione in mm.
- Segno grafico valido per tutte le superfici del pezzo: quando tutte le superfici di un pezzo
hanno lo stesso stato superficiale, a uno dei segni grafici della figura E.62 deve essere
aggiunto un cerchietto come indicato nella figura E.64. Il segno può essere posizionato sul
profili del pezzo, presso una vista o nel riquadro delle iscrizioni (fig. E.63).
La norma UNI EN ISO 1302 permette, ove non ci sia il rischio di errata interpretazione, di
posizionare il segno grafico come indicato nella figura E.66a. Nel caso in cui siano presenti
indicazioni di tolleranze geometriche il segno grafico può essere anche posizionato come nella
figura E.66b.
(a) (b)
Figura E.66 Posizione dei segni di lavorazione in casi particolari.
Nel caso in cui su alcune superfici del pezzo occorra prevedere rugosità diverse, la desi-
gnazione avviene riportando i rispettivi simboli sulle superfici interessate e, in prossimità della
tabella, il simbolo grafico generale con accanto, tra parentesi, quelli relativi alle altre superfici
(fig. E.67).
Figura E.67 Indicazione della rugosità con un segno generale e più segni particolari.
Nella figura E.68 è riportato un esempio d'indicazione della rugosità con un segno gene-
rale, indicante che tutte le superfici del pezzo sono caratterizzate dalla stessa rugosità superfi-
ciale.
Per evitare di ripetere un'indicazione complicata, o in uno spazio limitato, per un numero
elevato di superfici del pezzo in lavorazione, si può utilizzare il metodo semplificato adottato
nella figura E.69. Si adotta un'indicazione semplificata sulla superficie a condizione che il
significato sia illustrato accanto al disegno o nello spazio previsto per le note generali.
Nella tabella E.8 sono riportati i valori della rugosità in funzione delle varie applicazioni;
si consiglia di adottare valori compresi nella serie R10 dei numeri normali. Si ricorda che il
costo di produzione di un particolare meccanico cresce con l'aumentare del grado di finitura
superficiale richiesto; è conveniente, quindi, assegnare valori della rugosità più alti possibile.
RUGOSITÀ E-43
Figura E.68 Indicazione della rugosità di tutte le superfici con un segno generale.
Nella tabella E.10 sono riportate le rugosità consigliate in funzione del grado di tolleranza
richiesto.
Tabella E.10 Relazione fra tolleranza di lavorazione e rugosità.
Superfici cilindriche con diametri in mm Superfici
Grado di
0÷3 3 ÷ 18 18 ÷ 80 80 ÷ 250 250 ÷ 3150 piane
tolleranza
Rugosità Ra [m]
IT6 0,2 0,32 0,5 0,8 1,25 0,5
IT7 0,32 0,5 0,8 1,25 2 0,8
IT8 0,5 0,8 1,25 2 3,2 1,25
IT9 0,8 1,25 2 3,2 5 2
IT10 1,25 2 3,2 5 8 3,2
IT11 2 3,2 5 8 12,5 5
IT12 3,2 5 8 12,5 20 8
IT13 5 8 12,5 20 32 12,5
IT14 8 12,5 20 32 50 20
a) P
b) W
c) R
λf–λc λc–λs
d) e)
R
Per ottenere dal profilo complessivo i profili di ondulazione e di rugosità, occorre far uso
di appositi filtri in grado di escludere le lunghezze d’onda indesiderate. Per il profilo R si uti-
lizzano un filtro a onde lunghe (c = 0,8 mm, fig E.15e) e un filtro a onde corte (s = 0,0025
mm, fig E.70e). La designazione del valore di esclusione della banda di trasmissione del pro-
filo W, (f - c), non prevede alcun valore predefinito. Valori accettabili sono riportati nella
figura E.70. Nella tabella E.12 sono riportati esempi di designazione della rugosità.
Tabella E.12 Esempi di segni grafici con indicazione dello stato della superficie.
Segno grafico Significato
Non è permesso rimuovere materiale. Banda di trasmissione predefinita.
Rz 0,5
Profilo R, altezza massima della rugosità 0,5 m. Lunghezza di valutazione
uguale a 5 volte la lunghezza di base.
Il processo deve rimuovere materiale. Banda di trasmissione predefinita.
Rzmax 0,3
Profilo R, altezza massima della rugosità 0,3 m. Lunghezza di valutazione
uguale a 5 volte la lunghezza di base.
Il processo deve rimuovere materiale. Banda di trasmissione 0,008-0,8 mm.
0,008-08 / Ra 3,1
Profilo R, rugosità Ra = 3,1 m. Lunghezza di valutazione uguale a 5 volte
la lunghezza di base.
Il processo deve rimuovere materiale. Lunghezza di campionamento 0,8
-08 / Ra3 3,1
mm (s = 0,0025 mm). Profilo R, rugosità Ra = 3,1 m. Lunghezza di valu-
tazione uguale a 3 volte la lunghezza di base.
Il processo deve rimuovere materiale. Banda di trasmissione predefinita.
U Ra 3,1
L Ra 0,8 Profilo R, rugosità Ramax = 3,1 m e rugosità Ramin = 0,8 m. Lunghezza di
valutazione uguale a 5 volte la lunghezza di base.
5 ZIGRINATURE
5.1 Dimensioni e forme
Si definisce zigrinatura una particolare finitura superficiale, ottenuta mediante deforma-
zione plastica con rulli zigrinatori, avente lo scopo di rendere più ruvide le superfici di mano-
vra per migliorarne l’aderenza. I parametri principali sono:
- passo p: è la distanza fra due rigature successive, espresso in millimetri e
scelto tra quelli previsti dalla UNI 149 (in neretto quelli consi-
gliati):
0,5 - 0,6 - 0,8 - 1 - 1,2 - 1,5 - 1,6 - 2
- angolo del profilo : è l’angolo del profilo zigrinato in una sezione perpendicolare alle
rigature; viene indicato nella designazione solo se diverso da 90°;
- diametro nominale d1: è il diametro esterno del pezzo che si ottiene dopo aver effettuato
la zigrinatura;
- diametro di rullatura d2: è il diametro del pezzo prima dell’esecuzione della zigrinatura,
calcolato con le relazioni riportate nella tabella E.13;
- forma: è definita dall’orientamento delle rigature e identificata con una
lettera maiuscola.
Nella tabella E.13 sono riportati: nella prima colonna i simboli letterali; nella seconda
colonna il diametro di rullatura d2 con le relative formule per la sua determinazione in fun-
zione del diametro nominale d1 e il passo p; nella terza colonna le denominazioni delle diverse
forme di zigrinatura; nella quarta colonna le rappresentazioni grafiche e nella quinta le appli-
cazioni più comuni delle zigrinature.
ZIGRINATURE E-47
6 TOLLERANZE DIMENSIONALI
Le dimensioni reali di un oggetto differiscono sempre da quelle nominali (teoriche, previ-
ste dal disegno) di una certa quantità dipendente dalla lavorazione. La dimensione nominale
rappresenta perciò il valore di riferimento, espresso dalla quota, per la grandezza da essa indi-
cata.
Si definisce tolleranza (fig. E.72) lo scarto dimensionale (errore) ammesso nella lavora-
zione. Il suo valore risulta essere la differenza fra le dimensioni massima e minima ammesse.
Le lavorazioni con tolleranza sono indispensabili per garantire l’intercambiabilità dei pezzi nel
sistema di lavorazione in serie. Le dimensioni degli alberi vengono rappresentate con lettere
minuscole, mentre quelle dei fori con lettere maiuscole.
Figura E.72 Parametri che caratterizzano le tolleranze e gli accoppiamenti con giuoco.
6.1 Termini e definizioni: UNI EN 20286-1
- Albero: termine usato convenzionalmente per indicare elementi esterni anche non cilindrici.
- Foro: termine usato convenzionalmente per indicare elementi interni anche non cilindrici.
- Dimensione nominale: valore di quota attribuito dal disegno a una dimensione; essa deter-
mina la posizione della linea dello zero e viene indicata con Dn per i fori, o gli elementi
interni, e dn per gli alberi o gli elementi esterni. Alla dimensione nominale vengono riferiti
gli scostamenti.
- Dimensione effettiva: dimensione reale di un oggetto realizzata dalla lavorazione e rilevata
mediante misurazione.
- Scostamento: differenza algebrica fra la dimensione effettiva (reale) e la dimensione nomi-
nale (teorica); esso può essere positivo o negativo e si calcola con le formule seguenti:
E = Deff Dn e = deff dn
- Scostamento superiore: differenza algebrica fra le dimensioni massima e nominale:
ES = Dmax Dn es = dmax dn
- Scostamento inferiore: differenza algebrica fra le dimensioni minima e nominale:
EI = Dmin Dn ei = dmin dn
- Scostamento fondamentale: definisce la posizione della tolleranza rispetto alla linea dello
zero. Coincide, per convenzione, con lo scostamento più vicino alla linea dello zero, quindi
con lo scostamento inferiore per tolleranze sopra la linea dello zero e con lo scostamento
superiore per tolleranze sotto la linea dello zero.
- Dimensione massima: massima dimensione ammessa, somma algebrica della dimensione
nominale e dello scostamento superiore:
Dmax = Dn + ES dmax = dn + es
TOLLERANZE DIMENSIONALI E-49
- Dimensione minima: minima dimensione ammessa, somma algebrica della dimensione no-
minale e dello scostamento inferiore:
Dmin = Dn + EI dmin = dn + ei
- Giuoco: differenza fra la dimensione del foro e quella dell’albero, quando il foro è più
grande dell’albero:
G=Dd
- Interferenza: differenza fra la dimensione dell’albero e quella del foro, quando l’albero è più
grande del foro:
I=dD
- Accoppiamento: relazione fra due elementi, albero e foro, destinati a essere accoppiati;
- Accoppiamento con giuoco (libero): assicura sempre giuoco fra albero e foro (fig. E.72):
dmax < Dmin Gmax = Dmax dmin Gmin = Dmin dmax
- Accoppiamento con interferenza (bloccato o stabile): assicura sempre interferenza fra albero
e foro (fig. E.73a):
dmin > Dmax Imax = dmax Dmin Imin = dmin Dmax
- Accoppiamento incerto: si può verificare giuoco o interferenza a seconda delle dimensioni
effettive (fig. E.73b):
Dmax > dmin e dmax > Dmin Imax = dmax Dmin Gmax = Dmax dmin
Tabella E.15 Valori numerici degli scostamenti fondamentali degli alberi [µm]: UNI EN 20286
Dimens. Scostamenti superiori es Scostamenti ei
nominale IT5 IT7 da IT4
Gradi di tolleranza da IT1 a IT18
[mm] e IT6 a IT7
oltre fino a b c cd d e ef f fg g h js* j k
- 3 -270 -140 -60 -34 -20 -14 -10 -6 -4 -2 0 -2 -4 0
3 6 -270 -140 -70 -46 -30 -20 -14 -10 -6 -4 0 -2 -4 +1
6 10 -280 -150 -80 -56 -40 -25 -18 -13 -8 -5 0 -2 -5 +1
10 14
-290 -150 -95 -50 -32 -16 -6 0 -3 -6 +1
14 18
18 24
-300 -160 -110 -65 -40 -20 -7 0 -4 -8 +2
24 30
30 40 -310 -170 -120
-80 -50 -25 -9 0 -5 -10 +2
40 50 -320 -180 -130
50 65 -340 -190 -140
-100 -60 -30 -10 0 -7 -12 +2
Tabella E.12a Valori numerici degli scostamenti fondamentali degli alberi [µm]: UNI EN 20286
Dimens. Scostamenti inferiori ei
nominale <IT4
Gradi di tolleranza da IT1 a IT18
[mm] >IT7
oltre fino k m n p r s t u v x y z za zb zc
- 3 0 +2 +4 +6 +10 +14 +18 +20 +26 +32 +40 +60
3 6 0 +4 +8 +12 +15 +19 +23 +28 +35 +42 +50 +80
6 10 0 +6 +10 +15 +19 +23 +28 +34 +42 +52 +67 +97
10 14 +40 +50 +64 +90 +130
0 +7 +10 +18 +23 +28 +33
14 18 +39 +45 +60 +77 +108 +150
18 24 +41 +47 +54 +63 +73 +98 +136 +188
0 +8 +15 +22 +28 +35
24 30 +41 +48 +55 +64 +75 +88 +118 +160 +218
30 40 +48 +60 +68 +80 +94 +112 +148 +200 +274
0 +9 +17 +26 +34 +43
40 50 +54 +70 +81 +97 +114 +136 +180 +242 +325
50 65 +41 +53 +66 +87 +102 +122 +144 +172 +226 +300 +405
0 +11 +20 +32
65 80 +43 +59 +75 +102 +120 +146 +174 +210 +274 +360 480
80 100 +51 +71 +91 +124 +146 +178 +214 +258 +335 +445 +585
0 +13 +23 +37
100 120 +54 +79 +104 +144 +172 +210 +254 +310 +400 +525 +690
120 140 +63 +92 +122 +170 +202 +248 +300 +365 +470 +620 +800
140 160 0 +15 +27 +43 +65 +100 +134 +190 +228 +280 +340 +415 +535 +700 +900
160 180 +68 +108 +146 +210 +252 +310 +380 +465 +600 +780 +1000
180 200 +77 +122 +166 +236 +284 +350 +425 +520 +670 +880 +1150
200 225 0 +17 +31 +50 +80 +130 +180 +258 +310 +385 +470 +575 +740 +960 +1250
225 250 +84 +140 +196 +284 +340 +425 +520 +640 +820 +1050+1350
250 280 +94 +158 +218 +315 +385 +475 +580 +710 +920 +1200+1550
0 +20 +34 +56
280 315 +98 +170 +240 +350 +425 +525 +650 +790 +1000 +1300+1700
315 355 +108 +190 +268 +390 +475 +590 +730 +900 +1150 +1500+1900
0 +21 +37 +62
355 400 +114 +208 +294 +435 +530 +660 +820 +1000 +1300 +1650+2100
400 450 +126 +232 +330 +490 +595 +740 +920 +1100 +1450 +1850+2400
0 +23 +40 +68
450 500 +132 +252 +360 +540 +660 +820 +1000 +1250 +1600 +2100+2600
500 560 +150 +280 +400 +600
0 +26 +44 +78
560 630 +155 +310 +450 +660
630 710 +175 +340 +500 +740
0 +30 +50 +88
710 800 +185 +380 +560 +840
800 900 +210 +430 +620 +940
0 +34 +56 +100
900 1000 +220 +470 +680 +1050
1000 1120 +250 +520 +780 +1150
0 +40 +66 +120
1120 1250 +260 +580 +840 +1300
1250 1400 +300 +640 +960 +1450
0 +48 +78 +140
1400 1600 +330 +720 +1050+1600
1600 1800 +370 +820 +1200+1850
0 +58 +92 +170
1800 2000 +400 +920 +1350+2000
2000 2240 +440 +1000 +1500+2300
0 +68 +110 +195
2240 2500 +460 +1100 +1650+2500
2500 2800 +13 +24 +550 +1250 +1900+2900
0 +76
2800 3150 5 0 +580 +1400 +2100+3200
E-54 DISEGNO TECNICO
Tabella E.16 Valori numerici degli scostamenti fondamentali dei fori [µm]: UNI EN 20286
Dimens. Scostamenti inferiori EI Scostamenti superiori ES
nominale fino oltre fino oltre
Gradi di tolleranza da IT1 a IT18 IT6 IT7 IT8
[mm] IT8 IT8 IT8 IT8
oltre fino A B C CD D E EF F FG G H JS* J K** M**
- 3 +270 +140 +60 +34 +20 +14 +10 +6 +4 +2 0 +2 +4 +6 0 0 -2 -2
3 6 +270 +140 +70 +46 +30 +20 +14 +10 +6 +4 0 +5 +6 +10 -1+D 0 -4+D -4
6 10 +280 +150 +80 +56 +40 +25 +18 +13 +8 +5 0 +5 +8 +12 -1+D 0 -6+D -6
10 14
+290 +150 +95 +50 +32 +16 +6 0 +6 +10 +15 -1+D 0 -7+D -7
14 18
18 24
+300 +160+110 +65 +40 +20 +7 0 +8 +12 +20 -2+D 0 -8+D -8
24 30
30 40 +310 +170+120
+80 +50 +25 +9 0 +10 +14 +24 -2+D 0 -9+D -9
40 50 +320 +180+130
50 65 +340 +190+150
+100 +60 +30 +10 0 +13 +18 +28 -2+D 0 -11+D -11
Tabella E.13a Valori numerici degli scostamenti fondamentali dei fori [µm]: UNI EN 20286
Dimens. Scostamenti superiori ES Valori di D
nominale fino oltre fino Gradi di tolle-
Gradi di tolleranza superiori a IT7
[mm] IT8 IT8 IT7 ranza
oltre fino N* P-ZC P R S T U V X Y Z ZA ZB ZC 3 4 5 6 7 8
- 3 -4 -4 -6 -10 -14 -18 -20 -26 -32 -40 -60 0 0 0 0 0 0
3 6 -4+D 0 -12 -15 -19 -23 -28 -35 -42 -50 -80 1 1,5 2 3 4 6
6 10 -10+D 0 -15 -19 -23 -28 -34 -42 -52 -67 -97 1 1,5 2 2 6 7
10 14 -40 -50 -64 -90 -130 1 2 3 3 7 9
-12+D 0 -18 -23 -28 -33
14 18 -39 -45 -60 -77 -108 -150
18 24 -41 -47 -54 -63 -73 -98 -136 -188 1,5 2 3 4 8 12
-15+D 0 -22 -28 -35
24 30 -41 -48 -55 -64 -75 -88 -118 -160 -218
30 40 -48 -60 -68 -80 -94 -112 -148 -200 -325 1,5 3 4 5 9 14
-17+D 0 -26 -34 -43
* Valori come per i gradi di tolleranza normalizzati sopra IT7 incrementati da D
Allo scopo di limitare ulteriormente la gamma degli accoppiamenti che si possono realiz-
zare con le diverse posizioni delle tolleranze, le norme UNI EN raccomandano l’uso preferen-
ziale di alcuni accoppiamenti che garantiscono la funzionalità e assicurano economia di fab-
bricazione.
Nelle tabelle E.17 ed E.18 si riporta una rassegna di accoppiamenti raccomandati da uti-
lizzare nella progettazione, di impiego più comune, rispettivamente foro-base e albero-base,
con le rispettive applicazioni in funzione della precisione e del tipo di accoppiamento.
Tabella E.20 Scostamenti limite ammessi per dimensioni lineari di smussi e raccordi per eli-
minazione di spigoli (per raccordi esterni e altezze di smusso) [mm]
Classe di tolleranza Scostamenti limite per campi di dimensioni nominali
Designazione Denominazione da 0,5* fino a 3 oltre 3 fino a 6 oltre 6 fino a 30
f fine
± 0,2 ± 0,5 ±1
m media
c grossolana
± 0,4 ±1 ±2
v molto grossolana
* Per dimensioni nominali < di 0,5 mm lo scostamento deve essere indicato dopo la dimensione nominale.
Per tale motivo si raccomandano i valori massimi della rugosità Ra in funzione dei valori
delle tolleranze IT e delle dimensioni riportati nella tabella E.22.
In particolare si può dire che il valore da attribuire alla rugosità superficiale:
- diminuisce con il diminuire della tolleranza;
- aumenta con l’aumentare delle dimensioni.
Nella tabella E.23 sono riportati i campi di tolleranza raccomandati per le filettature.
Tabella E.23 Campi di tolleranze raccomandati per le filettature: UNI ISO 5541
Campi di tolleranze per filettature
Lunghezza di Qualità di Fosfatate Con rivestimento
Filettatura Senza
avvitamento lavorazione o con rivestimento galvanico di grande
rivestimento
galvanico spessore
vite 3h4h - -
precisa
madrevite 4H - -
vite 5h6h; 5g6g 5g6g 5g6g
S media
madrevite 5H 5H 5G
vite - - -
grossolana
madrevite - - -
vite 4h; 4g 4g 4e
precisa
madrevite 4H5H 4H5H 4G5G
vite 6h; 6g 6g 6e
N media
madrevite 6H 6H 6G
vite 8g 8g 8e
grossolana
madrevite 7H 7H 7G
vite 5h4h 5h4h -
precisa
madrevite 6H 6H -
vite 7h6h; 7g6g 7g6g 7e6e
L media
madrevite 7H 7H 7G
vite 8g8g 9g8g 9e8e
grossolana
madrevite 8H 8H 8G
Nel caso indicato nella figura E.78, in presenza di quotatura in serie, la quota complessiva
avrà le seguenti caratteristiche:
Dmin = (15 + 0,1) + (10 0,1) + (15 0,2) + (15 + 0) = 54,8
Dmax = (15 + 0,2) + (10 + 0,1) + (15 + 0,1) + 15 + 0,2) = 55,6
Quota con tolleranza: 55(+0,6 / -0,2)
Nel caso di figura E.79, in presenza di quotatura per coordinate, la distanza fra il foro 1 e il
foro 4 avrà le seguenti caratteristiche:
Dmin = (38 0,2) (10 + 0,1) = 27,7
Dmax = (38 + 0,2) (10 0,1) = 28,3
Quota con tolleranza: 28 (± 0,3)
E-62 DISEGNO TECNICO
Figura E.79 Legame fra le distanze nella quotatura a quote sovrapposte e per coordinate.
7 TOLLERANZE GEOMETRICHE
7.1 Segni grafici e indicazioni sui disegni
Le tolleranze geometriche applicate agli elementi punto, linea, superficie o piano di sim-
metria, definiscono la zona all’interno della quale deve essere compreso ciascun elemento con-
siderato, che può essere un’area o uno spazio. La norma UNI EN ISO 1101-1 elenca i simboli
e le modalità per l’assegnazione delle tolleranze geometriche di forma, orientamento, posi-
zione e oscillazione.
I segni grafici fondamentali per l’assegnazione sui disegni delle tolleranze geometriche
alle diverse entità sono riportati nelle tabelle E.24a, b, c, d, e ed f dove vengono visualizzate
anche le zone di tolleranza concesse e le indicazioni dettagliate per la loro interpretazione.
TOLLERANZE GEOMETRICHE E-63
Tabella E.24 a Tolleranze geometriche di forma e di posizione: UNI 7226, UNI EN ISO 1101
E-64 DISEGNO TECNICO
Tabella E.21 b Tolleranze geometriche di forma e di posizione: UNI 7226, UNI EN ISO 1101
TOLLERANZE GEOMETRICHE E-65
Tabella E.21 c Tolleranze geometriche di forma e di posizione: UNI 7226, UNI EN ISO 1101
E-66 DISEGNO TECNICO
Tabella E.21 d Tolleranze geometriche di forma e di posizione: UNI 7226, UNI EN ISO 1101
TOLLERANZE GEOMETRICHE E-67
Tabella E.21 e Tolleranze geometriche di forma e di posizione: UNI 7226, UNI EN ISO 1101
E-68 DISEGNO TECNICO
Tabella E.21 f Tolleranze geometriche di forma e di posizione: UNI 7226, UNI EN ISO 1101
TOLLERANZE GEOMETRICHE E-69
Le indicazioni sui disegni delle tolleranze dimensionali e geometriche generali vengono ri-
portate nei pressi del riquadro delle iscrizioni precisando: il riferimento alla norma, la classe di
tolleranza dimensionale f, m, c, v e la classe di tolleranza geometrica H, K, L.
Esempi:
- tolleranze generali UNI EN 22768-mK;
- tolleranze generali UNI EN 22768-K.
Nelle tabelle E.25, E.26, E.27 ed E.28 sono riportati i valori delle tolleranze geometriche
generali di rettilineità, di planarità, di perpendicolarità, di simmetria e di oscillazione circolare,
per ciascuna delle tre classi previste dalla norma UNI EN 22768-2 in funzione dei diversi
campi di lunghezze nominali.
Nella figura E.82 si riportano due disegni: in quello superiore sono state assegnate le tolle-
ranze generali, classe m (media) per quelle dimensionali e classe H per quelle geometriche, in
quello inferiore alle quote senza indicazione di tolleranze sono state applicate le tolleranze
generali dimensionali e geometriche esplicitate dalla norma UNI EN 22768.
E-72 DISEGNO TECNICO
7.3 Assegnazione delle tolleranze agli elementi conici: UNI ISO 3040
Per l’assegnazione delle tolleranze agli elementi conici si definisce una zona entro cui deve
trovarsi l’elemento. Ciò si ottiene facendo riferimento a una quota esatta, che viene perciò rac-
chiusa in un rettangolo (che definisce la posizione teorica di un punto, di una linea, di un piano
o di una superficie conica) e attribuendo all’elemento la tolleranza dimensionale. Nell’asse-
gnazione delle tolleranze agli elementi conici si possono adottare il metodo A o il metodo B.
Metodo A: indicazioni delle tolleranze su quote lineari
La zona di tolleranza viene definita attribuendola a una sola quota lineare mentre le altre
grandezze rimangono quote esatte. Se si ritiene di attribuire anche una tolleranza geometrica
alla conicità, questa deve comunque rimanere all’interno della zona di tolleranza (fig. E.83).
TOLLERANZE GEOMETRICHE E-73
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