A R Circonferenza Iperbole
A R Circonferenza Iperbole
A R Circonferenza Iperbole
Abbiamo studiato la curva più semplice che si può avere nel piano, la retta, che viene indica-
ta anche come curva del I ordine o funzione lineare in quanto essa, algebricamente, è rappre-
sentata da un’equazione di I grado.
Adesso passeremo a delle curve del piano che, analiticamente, sono rappresentabili per mez-
zo di equazioni algebriche di II grado.
Tali curve, al fine di poter essere definite, richiedono l’analisi di una superficie spaziale par-
ticolare. Poniamoci pertanto in un riferimento spaziale, quindi in R3, siano a ed r due rette di
R3, che si intersecano in un punto V, formando un angolo acuto α.
Si definisce superficie conica, la superficie individuata dalla rotazione completa della retta r
intorno alla retta a.
La retta a si definisce asse della superficie conica, la retta r generatrice mentre l’angolo α
apertura della superficie conica.
La superficie conica individuata sarà costituita da due parti, una superiore al vertice V, ed una
inferiore, denominate falde.
Tornando adesso nel piano (quindi in R2), si definiscono coniche le tracce che la superficie
conica lascia intersecandosi con un piano generico.
In particolare avremo 4 tipi fondamentali di coniche in funzione del tipo di intersezione pia-
no/conica:
1. Circonferenza – Il piano secante è ortogonale all’asse a della superficie conica.
2. Ellisse – Il piano secante forma con l’asse a della superficie conica un angolo β>α e β ≠ 90°.
3. Parabola – Il piano secante è parallelo alla generatrice r della superficie conica. In tal
caso il piano taglia la superficie conica in una sola falda (quella superiore o quella infe-
riore).
4. Iperbole – Il piano secante è parallelo all’asse a della superficie conica. L’iperbole è co-
stituita da due parti uguali ed opposte, ciascuna relativa ad ogni falda.
a
Iperbole
r
Circonferenza
α
Ellisse
Parabola
Prima di passare all’esame delle singole coniche, chiudiamo il seguente paragrafo facendo
presente che esistono anche le coniche degeneri, ossia delle particolari coniche che si forma-
no quando l’intersezione piano/superficie conica avviene nel vertice V della superficie coni-
ca. Abbiamo allora che:
• La circonferenza degenera in un punto quando il piano passa per il vertice V della super-
ficie conica;
2 PARTE SECONDA – PROVA PRELIMINARE
Luoghi geometrici
Le coniche che vedremo adesso sono dei luoghi geometrici, cioè insiemi di tutti e soli punti
che godono di una stessa proprietà che li definisce.
Definizione
Si definisce circonferenza il luogo geometrico dei punti del piano equidistanti da un punto
fisso detto centro.
y
Posto allora C(α, β) il centro della circonferenza Γ, sia P(x,y)
un punto generico della circonferenza stessa.
P (x,y) La distanza r del centro C dalla circonferenza si chiama rag-
r gio.
C (α,β) In base a quanto affermato risulta che:
2
P(x,y) ∈Γ ⇒ PC = r ⇒ PC = r2
x
O e, ricordando la formula per calcolare la distanza tra due pun-
ti, si ottiene:
2 2
PC = ( x − α )2 + ( y − β ) = r 2 Equazione cartesiana della circonferenza (*)
x2 + α2 − 2xα + y2 + β2 − 2yβ = r2
– 2α = a
– 2β = b
α2 + β2 – r2 = c
otteniamo infine:
Attenzione – Non è detto che questa equazione rappresenti sempre una circonferenza!
La (**) rappresenta una circonferenza solo se risulta:
a2 b2
+ −c > 0
4 4
Dimostrazione.
Consideriamo la (**): x2 + y2 + ax + by = – c.
a2 b2
Aggiungiamo ad ambo i membri , :
4 4
a2 b2 a2 b2
x2 + ax + + y2 + by + = + −c
4 4 4 4
tenendo conto che al primo membro abbiamo due quadrati di binomi possiamo scrivere:
2 22 2
⎛ x + a⎞ + ⎛ y + b⎞ = a + b − c
⎝ 2⎠ ⎝ 2⎠ 4 4
a b a2 b2
Ponendo α = − e β = − e r2 = + − c > 0 , si ottiene
2 2 4 4
2
( x − α )2 + ( y − β ) = r 2
che è l’equazione cartesiana (*) di una circonferenza.
In conclusione, se l’equazione di 2° grado (**) rappresenta l’equazione canonica di una cir-
conferenza dovrà aversi:
a b
1. Centro C ⎛ − ,− ⎞
⎝ 2 2⎠
a2 b2
2. Raggio r = + −c
4 4
y y
Caso 1 Caso 2
c=0 a=0
C
C
x x
O O
y y
Caso 3 Caso 4
b=0 a=b=0
O=C x
C x
O
y y
Caso 5 Caso 6
a=b=0 b=c=0
C
C x
O
x
O
Parabola
Definizione
Si definisce parabola il luogo geometrico dei punti del piano equidistanti da un punto F det-
to “fuoco” e da una retta d “direttrice”.
Ogni parabola è caratterizzata dalla distanza Fd del fuoco dalla direttrice, misurata da p, che
costituisce il parametro della data parabola.
MATEMATICA 5
F
fuoco
F F
p parametro V
d d d
direttrice D D D
I punti di ogni parabola sono simmetrici rispetto ad una retta (detta asse della parabola) tale
retta è perpendicolare alla direttrice d e passante per il Fuoco F della parabola considerata. Il
punto V, in cui l’asse incontra la curva e che è simmetrico di se stesso, è detto vertice della
parabola.
Se un punto M della parabola percorre la curva, le due distanze uguali da F e da d diventano
minime (e uguali a p/2) quando M coincide con V.
direttrice O H d
( x M − xF )2 + ( yM − yF )2 = yM − yH
cioè
6 PARTE SECONDA – PROVA PRELIMINARE
2 2
p p
( x − 0 )2 + ⎛⎝ y − ⎞⎠ = y − ⎛⎝ − ⎞⎠
2 2
da cui ricavando la variabile y dopo avere elevato i due membri al quadrato e avere ridotto i
termini simili, si ha
p2 p2 x2
x 2 + y 2 − py + = y 2 + py + ⇒ 2 py = x 2 ⇒ y =
4 4 2p
1
Se si pone = a (con a ∈ R+), risulta alla fine l’equazione y = ax2 equazione della parabo-
2p
la con vertice nell’origine e il fuoco F sul semiasse positivo delle y.
Se, lasciando V in O, il fuoco F è sul semiasse negativo delle y, l’equazione della direttrice
diventa y = + p/2 e in tal caso si ha:
p p
M(x, y) F(0; + ) H(x; + )
2 2
e operando su FM=HM come è stato fatto nel caso precedente si ottiene
x2 1
y=− e ponendo − =a
2p 2p
si ottiene nuovamente y = ax2, equazione che ha la stessa forma della precedente, ma a < 0.
Quindi ogni parabola col vertice nell’origine O e l’asse su Oy è dunque il grafico di una fun-
zione della forma y = ax2 in cui |a| = 1/2p.
Se il fuoco è sul semiasse Oy positivo è a > 0 e si dice che la parabola volge la concavità ver-
so l’alto; se invece F è sul semiasse Oy negativo, è a < 0, si dice che la parabola volge la con-
cavità verso il basso.
Conclusione: ogni parabola con il vertice nell’origine e con l’asse coincidente con quello
delle ordinate è il grafico di una funzione della forma
y = ax2
y2= 2px
In queste condizioni l’asse della parabola coincide con Ox e la concavità è rivolta verso il se-
miasse Ox positivo.
Generalizzazioni
Le conclusioni precedenti sulla funzione y = ax2 e il suo grafico si possono generalizzare e ri-
tenere valide per ogni funzione di II grado, espresse dalle equazioni
Inversamente, sapendo che il grafico della funzione y = ax2 è una parabola con la direttrice pa-
rallela ad Ox e con parametro p = 1/|2a|, si dimostra, ricorrendo ad una conveniente trasfor-
mazione di coordinate, che la funzione di II grado più generale y = ax2 + bx + c si trasforma,
rispetto al nuovo sistema XO1Y, sulla funzione Y = aX2, e si conclude pertanto che il suo gra-
fico è una parabola con direttrice parallela a O1X (quindi a Ox) e con parametro p = 1/|2a|.
La trasformazione di coordinate richiesta è la traslazione di assi, con cui si passa dal sistema
cartesiano iniziale xOy al nuovo sistema XO1Y, la cui origine O1, rispetto al precedente ha le
coordinate
⎛ b 4ac − b 2 ⎞
O1 ⎜ − ;
⎝ 2a 4a ⎟⎠
b b
X = x −⎛− ⎞ da cui x = X −
⎝ 2a ⎠ 2a
4ac + b 2 4ac − b 2
Y = y− da cui y = Y +
4a 4a
Sostituendo nella data equazione x e y espresse mediante X e Y, essa viene trasformata nella
equazione con lo stesso grafico, ma riferito ai nuovi assi.
p 1 1 1
FV = = F ⎛ 0; c + ⎞ y=c−
2 4a ⎝ 4a ⎠ 4a
1 2
➤ I grafici delle funzioni y = x2 – 4 e y = x + 1 sono le parabole p1 e p2 le cui distanze
1 1 2
focali sono rispettivamente e .
4 2
2
p1
1
x
-3 -2 -1 0 1 2 3
-1
-2
-3
-4
y = ax2 + bx
ha per grafico una parabola di parametro p = 1/|2a| con la direttrice d parallela a Ox e quindi
con l’asse parallelo a Oy, che volge la concavità verso l’alto o il basso a seconda che a > 0 o
a < 0.
La parabola y = ax2 + bx interseca Ox (di equazione y = 0) in due punti le cui ascisse si trova-
no risolvendo l’equazione ax2 + bx = 0 e sono pertanto
b
x1 = 0 x2 = −
a
Perciò una intersezione coincide con l’origine O e l’altra è il punto A di ascissa – b/a. L’asse
Ox è dunque una secante della parabola nei punti O(0, 0) e A(– b/a, 0).
I punti O e A, trovandosi su Ox parallelo a d, sono simmetrici rispetto all’asse della parabola.
Tale asse passa per il punto medio M di OA, di ascissa – b/2a che è anche l’ascissa di F, V e
tutti i punti dell’asse della parabola.
Pertanto l’equazione dell’asse è
b
x= −
2a
Il vertice V, il fuoco F della parabola y = ax2 + bx e l’equazione della direttrice sono rispetti-
vamente:
MATEMATICA 9
b ∆ b 1 −∆ 1+∆
y V− ;− F− ; y=
2a 4 a 2a 4 a 4a
asse
dove Δ = b2 – 4ac.
A x
O
F
V d
y = ax2 + bx + c
ha per grafico una parabola di parametro p = 1/|2a| con l’asse parallelo a Oy e con la conca-
vità rivolta verso l’alto o il basso a seconda che a > 0 o a < 0.
La parabola interseca l’asse Oy (di equazione x = 0) in un punto C la cui ordinata è f(y) = c si
ha dunque: C(0; c).
Le intersezioni A e B con l’asse Ox (di equazione Y = 0) hanno le ascisse uguali alle radici
dell’equazione di II grado completa
ax2 + bx + c = 0
Δ = b2 – 4ac ≥ 0
In tali ipotesi si ha
−b + −b −
A ; 0 B ; 0
2a 2a
Si definisce ellisse il luogo geometrico dei punti del piano per i quali è costante la somma del-
le distanze da due punti fissi F1 e F2 detti fuochi.
Poniamo dunque
y
• P(x,y) generico punto dell’el-
lisse;
• F1(c,0) fuoco dell’ellisse;
P
• F2(–c,0) fuoco dell’ellisse.
In riferimento alla figura sia:
• 2a = la somma (costante) del-
x la distanza di P dai due fuo-
F2 O F1 chi F1 ed F2;
• 2c = la distanza tra i fuochi F1
ed F2.
PF1 = ( x − c )2 + y 2 e PF2 = ( x + c )2 + y 2
Pertanto:
( x − c )2 + y 2 + ( x + c )2 + y 2 = 2 a
( x − c )2 + y 2 = 2 a − ( x + c )2 + y 2
a x 2 + c 2 + 2cx + y 2 = a2 + cx
a2 – c2 > 0
Si definisce iperbole il luogo geometrico dei punti del piano per i quali è costante la differen-
za delle distanze da due punti fissi F1 ed F2 detti fuochi.
y Poniamo dunque
• P(x,y) generico punto dell’iper-
bole;
• F1(c,0) fuoco dell’ellisse;
• F2(–c,0) fuoco dell’ellisse.
In riferimento alla figura sia:
• 2a = la differenza (costante) del-
x
la distanza di P dai due fuochi
F1 F2
O F1 ed F2;
• 2c = la distanza tra i fuochi F1
ed F2.
In base alla definizione di iperbo-
le avremo che:
⎧ PF1 − PF2 = 2a
⎪
P ( x ,y ) ∈ iperbole ⇔ ⎨e o
⎪
⎩ PF2 − PF1 = 2a
( x − c )2 + y 2 − ( x + c )2 + y 2 = 2 a
( x − c )2 + y 2 = 2 a + ( x + c )2 + y 2
( x − c )2 + y 2 = 4 a 2 + ( x + c )2 + y 2 + 4 a ( x + c )2 + y 2
−4 a x 2 + c 2 + 2cx + y 2 = 4cx + 4 a 2
− a x 2 + c 2 + 2cx + y 2 = cx + a 2
a 2 ( x 2 + c 2 + 2cx + y 2 ) = c 2 x 2 + a 4 + 2a 2cx
MATEMATICA 13
a 2 x 2 + a 2c 2 + 2a 2cx + a 2 y 2 = c 2 x 2 + a 4 + 2a 2cx
a 2 x 2 + a 2c 2 + a 2 y 2 = c 2 x 2 + a 4
x 2 (c2 − a2 ) − a2 y2 = a2 (c2 − a2 )
È evidente che 2c > 2a (per il discorso del triangolo come fatto per l’ellisse), quindi:
c2 > a2 ⇒ c2 − a2 > 0
e posto
c2 − a2 = b2
si ottiene
b b
y= x e y=− x
a a
x 2 y2
− =1
a2 a2
diventa
Caratteristica: gli asintoti sono inclinati di 45° sia rispetto all’asse delle ascisse che a quello
delle ordinate.
14 PARTE SECONDA – PROVA PRELIMINARE
a >0 a <0
y= -x
y=x y= x
V1 V1
asintoto
V2
V2
y= -x
V1 ( ) (
a ; a ; V2 − a ; − a )
MATEMATICA 15
Ad ogni valore di a (diverso da zero) corrisponde un’iperbole equilatera determinata, i cui ver-
tici V1 e V2 si allontanano da O al crescere di |a|. Pertanto per ciascun punto del piano xOy
passa una sola iperbole equilatera.
➤ Trovare l’equazione dell’iperbole equilatera riferita agli asintoti e passante per il punto
M(2; 6). Calcolare inoltre le coordinate dei suoi vertici.
L’equazione da trovare è della forma xy = a; poiché M(2; 6) appartiene alla curva si ha
2 · 6 = a; a = 12 l’equazione è xy = 12.
Il suo grafico è formato da un ramo d’iperbole nel I quadrante e l’altro nel III e pertan-
to il suo asse che l’interseca è la retta y = x. Allora le coordinate dei due vertici sono le
soluzioni del sistema:
y = x
⇒ x 2 = 12 ⇒ x = ± 12 ⇒ x = ±2 3
xy = 12
(
V1 2 3 ; 2 3 ) V ( −2 2 3 ; −2 3 )
A B C D
1
Nel piano cartesiano la 9 3 0 6
parabola di equazione
y = (x – 3)2
interseca l’asse y nel
punto di ordinata:
2
In un riferimento car- ellisse parabola iperbole retta
tesiano, l’equazione
4x2 + 3y2 = 8
rappresenta una:
3
In un riferimento car- iperbole ellisse retta circonferenza
tesiano, l’equazione
x2 – y2 = 7
rappresenta una:
4
Quanto misurano gli 3; 3 18; 6 6; 2 3 9; 3
assi dell’ellisse 3x2 + 9y2
= 27?
5
Quale delle seguenti y = x2 y = x2– 1 y=2 y = 3x – 3
equazioni rappresenta
una curva passante per
l’origine?
6
Quale, fra le seguenti x2+y2–2x–2y= 10 3x2+ 4y2 – 3x –4y 3x2+ 4y2 + 3x + x 2 +y 2 +2x+2y=
equazioni, indica una = 12 4y = 12 10
circonferenza con cen-
tro in (1,1)?
Approfondimenti
Numerazione romana
Nella numerazione romana, basata sul principio additivo, due simboli giustapposti (vicini)
rappresentano la somma dei numeri rappresentati da essi.
➤ II = 2 ossia 1 + 1
VI = 6 cioè 5 (V) + 1 (I)
CL = 150 cioè 100 (C) + 50 (L)
Il principio additivo vale anche nel caso di più di due numeri allineati.
In tal caso, tuttavia, vige la regola che non si può usare più di tre volte consecutivamente lo
stesso simbolo.
Per non disperdersi in scritture troppo lunghe si può usare anche il metodo per differenza che
sottrae il simbolo scritto per primo (inferiore) da quello scritto per secondo (superiore).
➤ IV = 4; 5 (V) – 1 (I)
IX = 9; 10 (X) – 1 (I)
XL = 40; 50 (L) – 10 (X)
XLIX = 49; 50 (L) – 10 (X) + 9 (IX)
XCIX = 99; 100 (C) – 10 (X) + 9 (IX)
Per trovare la scrittura esatta in base 5, occorre prendere tutti i resti in ordine inverso, nel no-
stro caso 104.
Invece di contare per dieci si conta per cinque. Invece di raggruppare per unità, decine, deci-
ne di decine e così via, si conta raggruppando per unità, per cinquine, per cinquine di cinqui-
ne e così via.
Il numero che otteniamo si scrive (104)5 e si legge “uno-zero-quattro in base cinque” per di-
stinguerlo da centoquattro scritto in base 10.
Per ottenere il numero decimale che corrisponde al numero scritto in base 5 occorre svilup-
pare il numero in base 5 nella sua scrittura polinomiale:
I simboli che occorrono per scrivere un numero in base 10 sono dieci: {0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9}
mentre i simboli necessari per scrivere un numero in base 5 sono cinque: {0, 1, 2, 3, 4}; i simboli
necessari per scrivere un numero in base 3 sono tre: {0, 1, 2}. Analogamente, i simboli che servi-
ranno per scrivere un numero in base 2 sono due {0, 1}. Possiamo generalizzare e dire che i simbo-
li necessari per scrivere un numero in una base B qualsiasi sono B e precisamente {0, 1, ... , B – 1}.
Convertire un numero da una base diversa da 10 a base 10
Per scrivere un numero da una base diversa da 10 a base 10 bisogna sviluppare il numero nel-
la sua forma polinomiale. Se (x)B è un numero qualsiasi scritto nella base B e se an, an−1, ... ,
a2, a1, a0 sono le cifre del numero da 0 a B−1 avremo:
Il numero si scrive da destra verso sinistra prendendo i resti dal basso verso l’alto, si ha (29)10=
(1002)3.
Controlliamo con la notazione polinomiale: (1002)3 = 1 × 33 + 0 × 32 + 0 × 31 + 2 × 30 = 27 +
2 = (29)10.
18 PARTE SECONDA – PROVA PRELIMINARE
Tipologia A
Per risolvere velocemente questo tipo di esercizi è necessario sommare le due velocità e di-
videre i km di distanza dei due corpi per il risultato ottenuto.
Sviluppo esercizio 1:
45 + 50 = 95; 190 : 95 = 2 ore (soluzione)
Sviluppo esercizio 2:
30 + 35 = 65; 260 : 65 = 4 ore (soluzione)
Tipologia B
1) Due treni, che distano 1.200 km, viaggiano l’uno verso l’altro a velocità costante, ri-
spettivamente, di 180 e 160 km/h. Quanto disteranno l’uno dall’altro dopo tre ore?
2) Due convogli di metropolitana, che distano 70 km, viaggiano l’uno verso l’altro a ve-
locità costante, rispettivamente, di 70 e 60 km/h. Quanto disteranno l’uno dall’altro dopo
trenta minuti?
In questa tipologia, invece, bisogna moltiplicare le singole velocità per il tempo indicato, som-
mare i risultati ottenuti e infine sottrarre questo valore finale dalla distanza iniziale.
Sviluppo esercizio 1:
180 × 3 = 540; 160 × 3 = 480; 540 + 480 = 1.020; 1.200 – 1.020 = 180 km (soluzione)
Sviluppo esercizio 2:
70 × 1/2 h = 35; 60 × 1/2 h = 30; 30 + 35 = 65; 70 – 65 = 5 km (soluzione)