Politica Comparata 1
Politica Comparata 1
Politica Comparata 1
La politica comparata è una sub-disciplina della scienza politica che identifica un metodo e
un campo di ricerca; il metodo comparato è un metodo di controllo che permette di verificare
la validità di affermazioni di carattere generale e di allargare il campo di ricerca. La nuova
politica Comparata, 1954, ha come obiettivo il superamento di formalismo, provincialismo e
descrittivismo della disciplina.
Le funzioni del sistema rendono possibile il mantenimento del sistema; ogni sistema politico
è basato su strutture che svolgono determinate funzioni. Ci sono 3 tipi:
1. Socializzazione politica: il momento in cui i membri del sistema acquisiscono
norme, valori, che permettono la loro integrazione all’interno del sistema; varia a
seconda dei sistemi e nel tempo (scuola, famiglia, mass media)
2. reclutamento: formazione e selezione di chi ricopre incarichi politici (partiti politici)
3. comunicazione: gestione del flusso di informazioni politiche
Ci sono anche altre 2 funzioni del sistema politico: funzioni di processo (attraverso cui
interessi provenienti da gruppi o individui in competizione tra loro e si articolano e si
convertono in scelte decisionali); funzioni di output (formazione, applicazione e
amministrazione giudiziale delle norme= potere legislativo/esecutivo/giudiziario).
Si possono comparare: funzioni (quali strutture svolgono tale funzione in uno o più sistemi
politici), strutture (come agiscono, quali risultati, da chi sono composte), processi
(svolgimento di una attività politica in un determinato periodo di tempo), regole (norme che
regolano le istituzioni e gli effetti del loro impegno), valori (principi e credenze che
influenzano processi e guidano i comportamenti di individui).
I sistemi politici non sono gli Stati.
Come si compara? Uno dei modi per iniziare una ricerca è comparare un numero ampio di
casi (20-30): questo metodo si basa su analisi statistiche; i vantaggi e gli svantaggi sono di
questo tipo di comparazione sono:
- Vantaggi: con una comparazione ampia, si ha una probabilità di poter testare alcune
generalizzazioni tenendo conto delle diverse variabili e di trovare eccezioni a regole
generali
- svantaggi: i dati devono essere quantificabili e standardizzati (raccolti in modo
uniforme) per essere comparati
Questa analisi si attua attraverso un'analisi quantitativa per riuscire a studiare le relazioni tra
le variabili, infatti, quando si ha un ampio numero di casi, viene definito approccio orientati
alle variabili; i suoi limiti sono: non sempre i dati sono standardizzati, e si basano su
correlazioni statistiche (quindi spiega come due variabili variano ma non se una variabile
causa la variazione dell’altra).
Un altro tipo di comparazione è quella a pochi casi (2-6); i suoi vantaggi e svantaggi sono:
- vantaggi: permette di considerare la complessità delle relazioni tra fattori diversi, i
dati sono qualitativi e non devono essere standardizzati, si possono analizzare casi
più complessi
- svantaggi: richiede una conoscenza dettagliata e approfondita dei casi che è
dispendiosa in termini di risorse e tempo
Questo tipo di analisi si basa su un approccio qualitativo, che cerca di analizzare processi in
atto, definito anche approccio orientato ai casi. Tra i suoi limiti troviamo: non permette di
giungere a conclusioni generali e di testare in modo rigoroso delle generalizzazioni, richiede
una conoscenza profonda e familiarità con i casi considerati.
Quale metodo scegliere? Dipende da cosa noi vogliamo verificare, e soprattutto la scelta dei
numero dei casi è una conseguenza di quello che si vuole andare a studiare
Le componenti essenziali del regime politico sono: l’autorità, la comunità e il regime politico;
un regime può crollare o implodere, non è sempre stabile. Il regime viene definito anche a
seconda della base sociale, ed è l’insieme di norme e valori che regolano le interazioni in
una comunità politica. La base sociale può studiata secondo 3 approcci:
1. livelli di sviluppo economico, urbanizzazione alfabetizzazione che sono condizioni
per la democrazia; teoria modernizzazione. Critiche: non considera effetti esterni che
possono agire sui regimi (guerre, crisi), lo sviluppo economico non è un perquisito
ma una condizione che favorisce la democrazia, le democrazia possono
sopravvivere in contesti poveri, gli stati colonizzati sono resi noti economicamente
dipendenti da quelli industrializzati
2. Evidenziare le classi sociali: si parte dall’idea che le strutture sociali contribuiscono
alla definizione del regime politico; l’ispettrice e Rokkan elaborano 4 fratture
“cleavages” che hanno caratterizzato la struttura sociale EU: con la nascita dello
stato nazione nascono queste fratture che costituiscono una tensione continua tra
centro/periferia, stato/chiesa, città/campagna, capitale/lavoro (poi se ne aggiunge un
altro da Inglehart, materialista/post materialista); queste fratture sono all’origine dei
partiti politici
3. Attitudini soggettive: cerca di capire le classi sociali e come si relazionano con il
regime; vengono analizzate le singole classi per capire le loro mentalità nei confronti
del regime
Cultura politica, studiata da Almond, che ha introdotto la cultura politica “come un modello
particolare di orientamenti verso azioni politiche in cui ogni sistema politico è incorporato”;
Pye dice “comprende gli ideali politici e le norme operative di una comunità politica. È il
prodotto della storia collettiva di un sistema e delle storie di vita dei suoi membri”. Al suo
interno, la cultura politica ha anche sotto definizioni: subcultura (valori/norme di
comportamento relative ad un determinato gruppo della collettività) e cultura politica d’élite.
La cultura politica ha 4 sottoinsiemi sociali che servono ad identificare i contenuti di una
cultura politica:
1. Sistema comunitario: identità sub nazionali
2. Sistema socio-culturale: valori/rituali ecc trasmessi da agenti socializzanti
3. Sistema economico: implicazioni politiche sui singoli delle scelte economiche
4. Sistema politico: legittimità del sistema politico e il supporto di cui gode da parte della
comunità politica
Negli anni 90 si ha un ritorno della dimensione culturale nello studio della politica: crollo
URSS+democratizzazione, sviluppo Areas Studies, “Scontro delle civiltà” di Huntington;
critica: quanto la cultura politica ha un impatto sulle istituzioni politiche?
Definizione empirica di stato: si basa sulle principali funzioni svolte dall’apparato statale; si
ha una forte connessione tra istituzioni statali e istituzioni di regime, e se c’è un cambio di
regime, può esserci una continuità negli apparati statali.
Il regime politico ha al suo interno delle istituzioni stabili, indica come il potere è distribuito
tra i vari ruoli, definisce l’ordine costituzionale ed è in stretto interscambio con lo stato e il
sistema politico.
Il termine democrazia indica: rapporto tra potere e persone, diverse realtà definite da
cittadini e élite al potere, opinioni normative ed ideali, concetto nato in Occidente ed è
riconosciuto come sistema universalmente, definito valore universale, adottata da politici che
possono intendere in modo controverso il termine, è imposta dall’Occidente, ed è adatta solo
ad esso?
DEMOCRAZIA: DEFINIZIONI E TIPOLOGIE
Robert A.Dahl definisce 4 caratteristiche necessarie che si devono avere per essere delle
democrazie:
1. Suffragio universale
2. Elezioni libere, ricorrenti, competitive ed eque
3. Più partiti politici
4. Fonti di informazioni diverse e alternative
(È implicito il rispetto dei diritti civili e politici)
Una definizione più precisa di democrazia è basata su 5 procedure chiave di una
democrazia:
1. Partecipazione effettiva, ognuno può dire la sua
2. Uguaglianza al voto
3. Comprensione illuminata, tutti sono a conoscenza delle alternative
4. Controllo dell’agenda, tutti possono portare argomenti all’ordine del giorno
5. Inclusione degli adulti, tutti o almeno chi è resistente ha i pieni diritti di cittadinanza
Ma oltre alle procedure, le istituzioni e le norme devono garantire i diritti e le libertà, ma la
legittimità della democrazia si fonda anche su aspettative della comunità politica (meno
corruzione, uguaglianza ecc) che se mancano può esserci una delegittimazione delle
istituzioni democratiche.
Democrazia parlamentare: il premier eletto dal parlamento riceve un voto di fiducia; il primo
ministro è “primus inter pares” e deve considerare la coalizione di partiti che supporta il
governo nel guidare l’attività parlamentare (Italia, Danimarca)
Democrazia semi-presidenziale: il capo dello stato è eletto dai cittadini e il primo ministro è
sostenuto dalla maggioranza (possono essere della stessa maggioranza parlamentare o no)
(Francia)
Democrazia presidenziale: elezioni diretta del presidente che è a capo dello stato e
dell’esecutivo; in USA il potere legislativo non è controllato da presidente e la maggioranza
può essere diversa e bloccare le politiche di governo, in AL il presidente può influenzare il
processo legislativo
Problemi: modelli come i poli opposti “puri” non corrispondono alla realtà, poiché la
maggioranza dei regimi democratici sono modelli misti;dall’ osservazione empirica
emergono più casi tendenti al modello consensuale; le dimensioni considerate sono tante e
diverse, ma sono perfettamente formali-legali, rischiando così di trascurare la realtà politica
effettiva.
Le visioni dominanti della democrazia emerse da sondaggi di opinione includono:
- democrazia liberale, dove ci sono elezioni libere e competitive, tutela delle
minoranze, libertà di opposizione, tribunali imparziali e indipendenti
- democrazia socialdemocratica, con un’attenzione maggiore ai diritti sociali
- democrazia diretta, con referendum e partecipazione diretta nei processi decisionali
che completano le istituzioni rappresentative
CAMBIO DI REGIME
Può avvenire per dei cambiamenti politici, economici, territoriali e di popolazione; sono una
rivoluzione? Che tipo di partecipazione popolare c’è stata? Il cambio di regime è da
intendersi come bidirezionale: da temine autoritario a democrazia, o viceversa; c’è un
cambio di regime quando, oltre al crollo dei principali aspetti dell'autoritarismo, si possono
osservare tutti gli elementi della definizione minima di democrazia.
Il cambiamento di regime può anche essere tra 2 democrazie: da democrazia consensuale a
maggioritaria, o viceversa; questo avviene quando ci sono dei cambiamenti significativi di
tutte, o quasi tutte, le caratteristiche di una democrazia, ma se ci sono dei cambiamenti
parziali, il regime resta invariato. Prima del cambio di regime vero e proprio, si ha una fase di
transizione, dove si devono analizzare tutti i cambiamenti nel corso del tempo: questo
periodo viene chiamato di “fluidità istituzionale” perché vengono create nuove istituzioni con
poca forza, oppure le istituzioni si riducono al formalismo; in questo periodo vengono
abbandonate alcune caratteristiche chiave del regime precedente, ma mancano ancora le
caratteristiche del nuovo regime.
La legittimazione del regime è il processo attraverso cui si sviluppa una sua legittimità e si
consolida attraverso atteggiamenti positivi dei cittadini verso le istituzioni demo che vengono
considerate migliori dell’alternativa procedente; è un processo dal basso verso l’alto ed è
tipico delle democrazie occidentali consolidate con una forte società civile che promuove le
istituzioni e la loro legittimità tra i cittadini.
L’ancoraggio è l’emergere e l’adattarsi di “ancore” che coinvolgono e tengono insieme la
società civile e possono anche controllarla; è necessario quanto la legittimazione per
raggiungere il consolidamento demo. Si dice ancoraggio
perché le “ancore” sono corpi intermedi che sono in grado
di coinvolgere la popolazione e tenere insieme delle
istanze che possono apparire troppo volte a legittimare il
potere.
LE NON-DEMOCRAZIE
Solo l’8% della popolazione mondiale vive in una democrazia “piena”; ci sono vari tipi di
regime di cui può far parte il restante 92%:
Regime tradizionale: fanno parte i sultani e le monarchie assolute (Arabia Saudita, Oman);
secondo Linz e Chehabi il “sultanismo o sultanati” è una forma di potere assoluto del
sovrano, basato su un rapporto di paure e ricompense, dove il sovrano è “legibus solutus”
cioè non deve sottostare alle leggi e le sue decisioni non sono sottoposte a nessun organo e
gestisce il suo potere per scopi propri e per accresce il potere del regno. La successione è
ereditaria, non ci sono elezioni e nessuna responsabilità nei confronti dei sudditi; la
legittimità di questo regime è su base patrimoniale: il sovrano è proprietario delle risorse sul
territorio. Polizia ed esercito sono usati per reprimere opposizioni, per questo mancano
mobilitazioni di massa e opposizioni organizzate.
In Oman il cugino del sultano, Haitham ben Tarek, è diventato il nuovo sovrano dopo una
“riunione famigliare”.
Tipi di autoritarismo
I regimi autoritari si distinguono in base a: una coalizione dominante, mentalità legittimante,
mobilitazione dall’alto e una strutturazione del regime. Esistono:
Autoritarismo militare: si ha un solo attore al potere grazie ad un golpe, la mentalità
caratteristica è quella dell’ordine e della sicurezza e la partecipazione è limitata o assente.
Ciò che può facilitare un golpe è: assenza di istituzioni consolidate, capacità organizzativa
dell’esercito e pervasività nel gestire il monopolio dell’uso della forza, “riportare l’ordine” in
casi di crisi, appoggio all’esercito da parte di uno stato estero, tutela degli interessi delle
forze armate, protezione del “interesse nazionale”.
Ciò che può limitare un golpe è: società civile forte e organizzata, partito politico forte e
dominante, professionalizzazione dell’esercito e accettazione del potere civile, timore di
minare L’Unità dell’esercito in caso di intervento militare.
Ci sono diversi tipi di autoritarismo militare in base al ruolo dei militare; se sono:
- moderatori, allora restano esterni al governo come gruppo influente con diritto di vere
il cui obiettivo è mantenere lo status quo;
- guardiani, allora controllano direttamente il governo occupando posizioni di rilievo per
“garantire l’ordine”;
- governanti, allora sono presenti in tutte le strutture politiche e burocratiche per
“trasformare la società e creare un partito unico”
Autoritarismo civile-militare: pretende una compresenza di attori appartenenti alle forze
armate e l'élite che supporta il colpo di stato; sono molto forti, a volte più del regime militare
stesso, basati sul terrore e sulla paura (richiede sforzo mantenerli). Si ha una componente
civile che è a favore del regime e quindi si ha anche una base sociale che crede nel regime:
possono far parte di classi sociali diverse e può essere anche composta dal clero. Si hanno
valori e una mentalità che richiama l’ordine, la madrepatria e lo sviluppo economico; la
popolazione è limitata e controllata da sindacati cooptati dal regime e si ha un partito unico
egemonico; oggi questi regimi sono molto diffusi, rientrano alcuni regimi populisti, di esercito
partito, burocratici militare o corporativi
Autoritarismo civile: gli attori che guidano la nascita di questo regime sono civili, e la
mentalità caratteristica è molto forte e può anche assomigliare ad una ideologia
(nazionalismo, Islam, comunismo). La mobilitazione popolare non è legata all’esercito ma si
organizza con forme che si avvicinano a quelle dei militari (Iran) e può essere anche a base
religiosa.
Nel 2022 il numero di democrazie liberali nel mondo è tornato ai livelli del 1986 (es);
l’aumento dei regimi autoritari vede oggi, come tipologia più diffusa l’autoritarismo elettorale:
per la prima volta dal 1995, nel 2022, i regimi pienamente autoritari superano le democrazie
liberali (43% della popolazione mondiale vive in regimi autoritari)
I REGIMI IBRIDI
Il nome fu coniato durante l’ultima ondata di democratizzazione per indicare i casi di regimi
con componenti di autoritarismo ed elezioni (Africa, Asia e America Latina); si parlava di
democratura, semi-democrazia, democrazia illiberale, semi autoritarismo. In alcuni casi si
trattava di regimi che avevano avviato la transizione a democrazie, ma poi alcune forze
interne hanno impedito la continuazione, facendo fermare questo processo ad un livello di
mezzo (Tunisia).
I regimi ibridi sono quelli che non rispecchiano le caratteristiche minime della definizione di
democrazia, ma neanche quelle proprie dei regimi autoritari; si caratterizzano per istituzioni
che sono stabili per un periodo di tempo (non una transizione). Sono “democrazie” in cui il
rispetto dei diritti è minimo e emergono componenti proprie dell'autoritarismo.
I parlamenti sono assemblee di rappresentanti eletti, che formano un corpo politico chiamato
a discutere e legittimare questioni che riguardano la comunità in generale; sono istituzioni
collegiali, permanenti, e che al loro interno ha un pluralismo dovuto alle varie linee dei
partiti politici. I parlamenti vengono riconosciuti per essere: rappresentativi (delle forze
politiche elette democraticamente), trasparenti (nello svolgimento della loro attività),
accessibili (coinvolgere la società civile), responsabili (nei confronti dell’elettorato per azioni
e condotta). Hanno 3 funzioni principali:
1. Rappresentativa, svolta dai singoli rappresentanti o Gruppi attraverso i partiti in
Parlamento. NON è da intendersi come rappresentativa della società (gruppi etnici,
religiosi) anche se possono essere incluse quote (es. quote rosa per donne); Come
viene svolta? Attraverso interpellanze e interrogazioni (scritte o orali) a ministri/
funzionari per ricevere informazioni sul funzionamento di alcune politiche o per
migliorare la trasparenza di procedure.
2. Monitoraggio e controllo (del governo); nelle democrazie parlamentari (parlamento
elegge con voto di fiducia il governo e può farlo cadere) è una funzione chiave
(eg.Casi di Germania e Spagna: «sfiducia costruttiva»: Parlamento vota la sfiducia
solo se vi è una maggioranza alternativa per nuovo governo. Maggiore stabilità dei
governi); nelle democrazie presidenziali (capo del governo è eletto dai cittadini) il
Parlamento può mettere sotto accusa il Presidente con procedura di impeachment e
obbligarlo alle dimissioni (Il Presidente cerca di nominare ministri dei partiti di
maggioranza per accordare linea politica “parlamentarismo dei sistemi
presidenziali”).
Il controllo dell’opposizione sulle attività legislative è fondamentale, e avviene tramite
interrogazioni, dibattiti in aula, e attraverso i media.
3. Funzione legislativa, nelle democrazie parlamentari funzione spesso svolta dal
governo (75% delle proposte di legge è di iniziativa governativa), e il parlamento
propone emendamenti; può comunque esserci una fusione dei poteri se vi è stretta
relazione tra Parlamento e governo nelle attività legislative: in questo caso aumenta
ruolo di controllo di magistratura e media. Nelle democrazie presidenziali con
separazione di poteri, se il Presidente non può contare su maggioranza, in
Parlamento può esserci uno stallo decisionale.
Le camere
Quali relazioni tra le Camere? Come si strutturano i lavori ? Numero di camere, chi
rappresentano, tipo di elezione ....
Monocamerali: una Camera
Bicamerali: due Camere («bassa» Deputati, «alta» Senato); può essere di vari tipi a
seconda della Base rappresentativa (congruente o incongruente) o dei Poteri attribuiti
(simmetrico o asimmetrico).
Tipi di governo
Un primo criterio per la distinzione, è quello di definire il governo in base a com’è stato
eletto (cittadini/parlamento): governi presidenziali (monocratici eletti) dove gli elettori
eleggono il presidente che sceglie i componenti del governo ed è a capo dello stato, ma si
ha un incompatibilità tra incarichi di governo e ruolo parlamentare; nei governi parlamentare
(monocratici parlamentare) dove il parlamento accorda/revoca la fiducia al governo, elegge il
capo di stato, ed è possibile che ci si sa una sovrapposizione tra incarichi.
Un altro criterio è quello di analizzare le relazioni all’interno del governo: governi collettivi,
dove manca il ruolo preminente del Premier (non viene imposto la volontà del premier
perché non dettano la linea del governo); governi ministeriali, dove i singoli ministri operano
in relativa autonomia dietro le indicazioni del premier che è primus inter pares; governi del
primo ministro, dove il premier e la figura dominante che gestisce i singoli ministri; in
situazioni di crisi, esistono anche i governi tecnocratici, che hanno ministri scelti per la loro
esperienza e competenza (non per appartenenza politica), in Ita quello di Draghi/Monti.
Un terzo criterio e di vedere quanti partiti sostengono il governo e se questi hanno o meno
la maggioranza: governo di maggioranza (a partito unico); governo di minoranza (di
coalizione, 2/+ partiti), che può essere formato da
- coalizioni sovradimensionate (numero superiore a quello necessario per la
maggioranza parlamentare) si trovano in casi di crisi/post crisi/post transizioni
democratiche
- coalizioni minime vincenti (del numero minimo necessario per raggiungere la
maggioranza parlamentare),
- coalizioni minoritarie (i partiti che sostengono il governo che non hanno la
maggioranza parlamentare).
La frammentazione del sistema partitico influisce sul tipo di governo: maggiore e il numero di
partiti, minore e la probabilità di avere un partito monopartitico o con una coalizione minima
vincente.
Nelle transizioni dall’ autoritarismo alla demo, in caso di forte corruzione anche della
magistratura, si procede ad una revisione del sistema giudiziario; la fiducia dei cittadini
nel sistema giudiziario e la fiducia dello stato di diritto proprio delle democrazie.
I Pubblici Ministeri svolgono un ruolo chiave nel rapporto tra esecutivo e giudiziario, sono il
legale rappresentante dell’interesse generale dello stato. Hanno la responsabilità di avviare
un'inchiesta e presentare un caso in giudizio in un però esso contro un individuo che ha
violato la legge; più è indipendente, più è severi nel controllare le azioni dei poteri politici.
Spesso sono proprio i PM a scoprire casi di corruzione politica (eg. Ita 1992-1993
operazione “mani pulite”)
LE POLITICHE PUBBLICHE
Il sistema politico include 3 facce della politica:
1. Polity: identità e confini di un singolo sistema politico (cosa tiene insieme la
comunità politica, territorio/istituzioni/aspetti socio-culturali)
2. Politics: processi all’interno del sistema (chi e come governa)
3. Policy: decisioni su aree specifiche (output del sistema, politiche pubbliche
Policy
Una politica pubblica, di fatto, non è una singola decisione, ma di un insieme di decisioni
collegate dalle interazioni degli attori politici, che costituiscono la “linea di azione”, e che
sono finalizzate a risolvere un problema che è entrato nell’agenda politica. La politica è
“pubblica” perché colpisce direttamente/indirettamente una collettività, e viene attuata da
autorità pubbliche e funzionari politici; attraverso esse che i riferimenti normativi sono attuati.
Come e perché soltanto alcuni problemi entrano nell’agenda politica? Chi controlla
l’agenda? Come vengono “filtrati” gli inputs in arrivo?
6 fasi del ciclo delle politiche:
1. come entra una questione nell’agenda politica? Una questione si costruisce come
“problema” per cause esterne (crisi economica/flussi migratori) o perché viene introdotto
come “problema” da un leader politico (sicurezza/lotta evasione fiscale)… Questa fase è
molto importante perché informa su chi ha definito il problema è perché in quel determinato
momento.
2. formulazione e preparazione della politica: vengono formulate alternative e soluzioni
dando avvio ad uno scontro tra interessi divergenti; quali alternative sono proposte e quali
escluse? Quali interessi vengono tutelati e quali no? Quali conflitti tra interessi possono
portare a fasi di stallo? Il successo di una proposta dipende dall’apertura di una “finestra di
opportunità politica”, un momento cruciale in cui l’azione si velocizza e in cui gli imprenditori
di policy agiscono per convincere vertici politici che il problema è rilevante e serve un
intervento rapido.
3. fase decisionale: gli attori formali (governo/parlamento/burocrazia) e attori informali
(interessi colpiti dalla misura/associazioni) vengono coinvolti a diversi a livelli
(nazionale/locale/internazionale); questo è il processo di governance, dove il governo può
cercare una contrattazione, un compromesso per arrivare alle decisioni per cercare di
mettere d’accordo tutti.
4 fase implementazione: politica adottata e gli uffici/burocrazia affina il modo in cui sarà
eseguita
5. valutazione politica: vengono valutati gli output (cosa è stato prodotto) e gli esiti (cosa si
è ottenuto)
6. continuazione, ridefinizione o conclusione: viene deciso se continuare, modificare o
porre a termine una politica; spesso si segue il “path dependance” e una volta avviata la
politica tendenziale si continua, al massimo si fanno piccole modifiche, fino a quando non ci
saranno nuove congiunture critiche e si apriranno nuove “finestre di opportunità”.
Un secondo criterio è quello di Wilson, in base ai costi e ai benefici di ogni politica: questi
possono essere dispersi o concentrati su piccoli gruppi sociali.
- politiche maggioritaria: i costi e i benefici sono divisi tra ampi settori della società
- politiche dei gruppi di interesse: misure che premiano un piccolo gruppo a spese di
un altro (la società non è coinvolta)
- politiche imprenditoriali: i benefici sono generalizzati e di piccola entità, i costi
ricadono su un piccolo gruppo; serve una capacità imprenditoriale per far accettare i
costi a solo un gruppo
- politiche clientelari: costi sono dispersi nella società (non c’è molta opposizione) ma i
benefici solo a piccoli gruppi ben organizzati (conflitto se si premia sempre lo stesso)
MICROPOLITICA
Partecipazione politica non convenzionale: i movimenti sociali
La partecipazione politica sono azioni intraprese da cittadini per cercare di influenzare le
decisioni politiche; questa include l’attività dei singoli membri, l’azione compiuta e il
comportamento individuale, l’ambiente in cui avviene la partecipazione. La partecipazione
può essere convenzionale/formale (voto, campagne elettorali) o non convenzionale
(scioperi, manifestazioni, petizioni), è presente in ogni democrazia, e il suo studio la
caratterizza.
La partecipazione convenzionale è necessaria, ma non è sufficiente per la definizione di
democrazia; ci sono 3 paradossi della partecipazione (soprattutto) all’interno di ambienti
democratici:
1. Democrazie stabili con bassi livelli di partecipazione politica; cause: se aumenta lo
sviluppo eco-sociale, diminuisce la partecipazione; se la demo è stabile, la
partecipazione diminuisce; se la demo è in crisi, i cittadini si sentono esclusi e si ha
una depoliticizzazione.
2. Ambiguità dell’azione collettiva; cause: scelta razionale, partecipazione per ottenere
una ricompensa (Olson, questa può essere una azioni e non razionale perché anche
senza prendervi parte, l’individuo si accorge di poter beneficiare dei risultati
dell’azione = free rider); sociologia politica dice che si partecipa collettiva per
imitazione sociale, psicologia della folla, per integrarsi in una organizzazione politica.
3. Forte partecipazione nei regimi autoritari; causa: la partecipazione è un fattore di
cambiamento politico-sociale in contesti autoritari —> politica della mobilitazione =il
leader chiede supporto che deve essere sempre confermato, e si vuole arrivare a dei
plebisciti per rafforzare la sua figura (+ 70%)
Dagli anni 60, i movimenti sociali diventano un nuovo attore della partecipazione politica
non convenzionale; sono di vario tipo a seconda della tematica per cui nascono. Ci sono 2
definizioni:
- Tilly e Tarrow: “una prolungata campagna di rivendicazione che fa ricorso a
performances ripetute per pubblicizzare la protesta è che poggia su organizzazioni,
network, tradizioni e solidarietà in grado di sostenerla"; ci sono 2 caratteristiche
fondamentali: la base del movimento sociale (organizzazione, network,
partecipazione, patrimonio culturale) e la campagna del movimento (manifestazioni
pubbliche, raduni, comunicati stampa ecc)
- Della Porta e Diani: “reti di interazioni informali, basate su credenze/solidarietà
condivise, mobilitate su tematiche conflittuali, attraverso un uso frequente di varie
forme di protesta”
Partiti politici
2 definizioni principali:
- Weber: “associazioni a cui si decide liberamente se partecipazione, e hanno due fini:
uno è quello di assicurare al leader una posizione di potenza all’interno della
comunità; il secondo, è quello di dare vantaggi materiali ai membri”
- Sartori: “gruppo politico che si identifica con un’etichetta ufficiale, e che si presenta
alle elezioni ed è capace di allocare candidati alle cariche pubbliche”
Tipi di partiti
Partito dei notabili: poco strutturati, aristocratici è alta borghesia in parla,e to, partecipazione
solo convenzionale
Partito di massa: risultato di movimenti sociali, organizzazione centralizzata, base solida,
coordina la parte politica e forte funzione di integrazione sociale fino 1970
Robert Michels 62 “legge ferrea dell’oligarchia”: “chi dice organizzazione dice oligarchia”, vi
è una tendenza per cui tutti i partiti (anche quelli di massa) finiscono per essere dominati da
élites e diventare partiti quadri.
Partiti pigliatutto, orientato a politiche intermedie e al centro
Partito elettorale professionale, non è di massa, enfasi su leadership personale, questioni
specifiche, flessibilità strategica, competenze marketing politico
Partito di cartello, al potere da lungo tempo, connesso con lo stato, collusione e metodi
clientelistici
Sistemi di partito, Sartori
Indica il numero di partiti in parlamento secondo i criteri di potenziale di ricatto e livello di
polarizzazione.
Monopartitici: partito unico/egemone/predominante
Bipartitici: 2 partiti competono per maggioranza assoluta dove uno dei due la ottiene e
governa da solo
Multipartitici: pluralismo moderato (Max 5 partiti, poca polarizzazione ideologica e governi di
coalizione, sistema bipolare con forte centripete), pluralismo polarizzato (+ 5 partiti, forte
polarizzazione ideologica, forze antisistema, opposizioni bilaterali che si escludono a
vicenda, tendenze centrifughe, pensiero ideologico).
Sistemi elettorali
Sono l’insieme delle regole che governano il processo elettorale; si distingue tra formula
elettorale (solo il meccanismo di conversione dei voti in seggi) e sistema elettorale (formula
+ come sono definite le circoscrizioni, soglie di sbarramento, preferenze, propaganda,
informazione politica e finanziamento dei partiti). I sistemi elettorali sono leggi fondamentali,
regole di ingegneria istituzionale che influiscono sul risultato elettorale.
La formula può essere:
- proporzionale, si assegnano i seggi in parlamento in base alla percentuale di voti
ricevuta da ciascun partito; principio guida è quello di offrire rappresentanza ai partiti;
il partito che ottiene più voti, ottiene un premio di maggioranza per garantire una
maggio stabile; ci sono delle soglie di sbarramento per essere rappresentati in
parlamento, e l’ampiezza del collegio elettorale è determinante: più i seggi sono
espressi sono numerosi più il sistema è proporzionale è aperto alla rappresentanza
di piccoli partiti: piace perché produce assemblee legislative più rappresentative,
facilità l’accesso delle minoranze a cariche pubbliche, evita i voti persi/sprecati,
stimola la partecipazione elettorale; non piace perché produce governi di coalizione,
frammentazione politica, partiti estremisti, costringe politica di alleanze con partiti
minori con forte potere di veto
- Maggioritaria, vince il candidato che riceve più voti in un collegio (uninominale); first
past the post —> in ciascun collegio vi è un unico seggio in gioco che è assegnato al
candidato che supera tutti gli altri (UK). Si divide upon due varianti: plurality, si vota
una volta sola e vince chi ha la maggioranza relativa, UK, si caratterizza per seggi
extra che vengono dati al partito che ottiene il maggior numero di voti in modo che si
arrivi alla maggio assoluta, l’obiettivo è avere un esecutivo stabile e affidato ad un
governo monocratico, per questo sono importanti le circoscrizioni (se ci sono partiti
molto forti in alcune aree, saranno rappresentati più di altri) i cui confini sono definiti
attraverso il gerrymandering in modo da massimizzare l’efficienza elettorale di un
partito, questo sistema piace perché è semplice e riduce la frammentazione
politica,non piace perché si dice che alcuni voti vadano sprecati/persi e non è
rappresentativo per molti degli elettori; e majority, doppio turno e per vincere serve la
maggioranza assoluta 50+1 voti, FR, aspetti positivi: produce un effetto aggregante è
uno riduttivo sul numero dei partiti in parlamento e favorisce la stabilità politica
Ci possono essere anche formule miste: in Italia nel 1993-2005 Mattarellum, 2017-oggi
Rosatellum; legge di Duverger: sistema elettorale maggioritario determina sistemi bipartitici
stabile e più efficaci, sistemi elettorali proporzionali determinano multipartitici e instabili ma
maggiore rappresentanza
Comportamento elettorale
Come votano gli elettori? Votano cercando di far sì che i propri interessi siano tutelati dal
partito, oppure votano in maniera retrospettiva, guardando cosa ha fatto il governo
precedente; negli ultimi decenni si è avuto un aumento della volatilità elettorale: elettori la cui
preferenza in termini di partito cambia da un’elezione all’altra; questo è segno di
indebolimento dei legami tra partiti ed elettori e il rafforzamento del ruolo del leader del
partito.