Gravitazione

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Appunti di gravitazione

Franco Bagnoli

11 dicembre 2019
2

Figura 1: Versori

Leggi di Keplero:

1. Le orbite dei pianeti sono ellissi con il Sole in uno dei fuochi/

2. La velocità areaolare dei pianeti è costante.

3. Chimando T il periodo di rivoluzione e a il semiasse maggiore dell’orbita, T 2 /a3 = cost, con la costante
che dipende dalla massa del Sole.

L’idea è di ottenere tali leggi dalle leggi di Newton e dall’espressione dell’interazione gravitazionale secondo
la forza
GM m
F =− ,
r2
o, equivalentemente, dall’espressione del potenziale gravitazionale

GM m
V (r) = − .
r

0.1 Seconda legge


La seconda legge di Keplero in realtà non dipende dalla forma della forza, ma solo dal fatto che è centrale.
Possiamo introdurre le coordinate polari, in cui r̂ è il versore diretto come r, e θ̂ quello perpendicolare (tangente
alla circonferenza di raggio r).
La velocità v ha una componente radiale ṙr̂ e una trasversale Fig. !1).
Il momento angolare della Terra con polo nel Sole è L = r × mv. Inserendo le componenti della velocità si
ha

L = r × (ṙr̂ + θ̇rθ̂ = θ̇r2 (r̂ × θ̂).

Dato che la variazione temporale del momento angolare è data dal momento delle forze, e questo è zero,
abbiamo che la velocità angolare θ̇r2 = ωr2 è costante.
Inoltre, sempre per il fatto che la forza è centrale, abbiamo che le orbite stanno su un piano.

0.2 Ellissi in coordinate polari


Prima di andare avanti conviene ottenere l’espressione di una ellissi in coordinate polari. Definiamo con a il
semiasse maggiore, con b quello minore, e con c la distanza tra fuochi e centri dell’ellisse (Fig. 2).
L’ellisse è il luogo dei punti tali che la somma delle loro distanze dai fuochi è costante. Si vede subito che
questa costante vale 2a, e che quindi

c2 = a2 − b2 .
0.2. ELLISSI IN COORDINATE POLARI 3

Figura 2: Ellisse

Scrivendo la formula delle distanze, con un po’ di conti, si ottiene l’equazione standard
p p
(X − c)2 + Y 2 + (X + c)2 + Y 2 = 2a
p p
X 2 + Y 2 + c2 − 2Xc + X 2 + Y 2 + c2 + 2Xc = 2a
p
X 2 + Y 2 + c2 − 2Xc + X 2 + Y 2 + c2 +   + 2 (X 2 + Y 2 + c2 )2 − 4X 2 c2 = 4a2
2Xc
p
(X 2 + Y 2 + c2 )2 − 4X 2 c2 = 2a2 − X 2 − Y 2 − c2
p
(X 2 + Y 2 + c2 )2 − 4X 2 c2 = a2 + b2 − X 2 − Y 2
(X 2 + Y 2 + c2 )2 − 4X 2 c2 + (X 2 + Y 2 − a2 − b2 )2 = 0
(X 2 + Y 2 − b2 + a2 )2 + (X 2 + Y 2 − b2 + a2 )2 = 4X 2 (a2 − b2 )
2 2 2 2 2 2 2
(X + Y − b )a = 4
4 X (a − b )
2
X
 a2 + Y 2 a2 − a2 b2 = 
X2
a2 − X 2 b2 v
X 2 b2 + Y 2 a2 = a2 b2
X2 Y2
+ =1
a2 b2
Adesso trasliamo l’asse delle ascisse: x = X + c, y = Y , e poi sostituiamo r2 = x2 + y 2 , x = r cos(θ),
y = r sin(θ). L’equazione dell’ellissi diventa

X 2 b2 + Y 2 a2 = a2 b2
(x − c)2 b2 + y 2 a2 = a2 b2
b2 r2 cos2 (θ) + b2 c2 − 2b2 cr cos(θ) + a2 r2 sin2 (θ) = a2 b2
b2 r2 cos2 (θ) + b2 (a2 − b2 ) − 2b2 cr cos(θ) + a2 r2 (1 − cos2 (θ)) = a2 b2
(b2 − a2 )r2 cos2 (θ) − 2b2 cr cos(θ) + a2 r2 = b4
c2 r2 cos2 (θ) + 2b2 cr cos(θ) + b4 = a2 r2
(cr cos(θ) + b2 )2 = a2 r2
cr cos(θ) + b2 = ar
r(a − c cos(θ) = b2
k2
r=
1 − e cos(θ)
con k semilato retto,
b2
k=
a
ed e eccentricità
√ r
c a2 − b2 k
e= = = 1− .
a a a
4

Figura 3: Potenziale efficace

0.3 Gravitazione
Vogliamo derivare la forma dell’ellissi dalla legge di Newton, o meglio dall’energia E e dal momento angolare L

1 GM m 1 GM m
E= mv 2 − = m(ṙ2 + r2 θ̇2 ) −
2 r 2 r
L = mvr = mr2 θ̇

Possiamo intanto sostituire θ̇ nella formula di E

1 2 1 L2 GM m 1
E= mṙ + − = mṙ2 + V (r)
2 2 mr2 r 2

dove abbiamo introdotto il potenziale efficace (gravitazionale + centrifugo) V (r) (Fig. 3). Per come abbiamo
definito lo zero dell’energia, gli stati legati (orbite ellittiche) corrispondono a E < 0.
Abbiamo quindi

L
θ̇ =
mr2
(1)
L2 2GM 2E
ṙ2 = − 2 2 + +
m r r m

Prima di andare avanti conviene derivare una equazione differenziale per l’ellisse, cosı̀ poi da identificare i
termini. Da

k
r(θ) =
1 − e cos(θ)

si vede che conviene lavorare con u = 1/r

1
u(θ) = (1 − e cos(θ))
k

du e
= sin(θ)
dθ k
0.4. TERZA LEGGE DI KEPLERO 5

e quindi
 2
du e2
= sin2 (θ)
dθ k2
e2
= 2 (1 − cos2 (θ))
k (2)
 2
e2 1
= 2− −u
k k
2u 1
= −u2 + + 2 (e2 − 1)
k k
Otteniamo quindi dalla legge di moto l’equazione per u in funzione di θ. Intanto rimpiazziamo la derivata
rispetto al tempo con quella rispetto all’angolo:

dr dr dθ dr L
= =
dt dθ dt dθ mr2
e quindi inseriamo u, dato che

dr 1 du
=− 2
dθ u dθ
si ha
dr du L
=− .
dt dθ m
Sostituendo nella Eq. (1) si ha
 2 2
du L L2 2 2E
= − u + 2GM u +
dθ m2 m2 m
 2
du 2GM m2 2Em
= −u2 + u+
dθ L2 L2

e confrontandola con l’Eq. (2) otteniamo

L2
k=
GM m2
 2
2E L
e2 = 1 + Mm
m G

e dato che e2 = 1 − k/a si ottiene

GM m
a=−
2E
(E < 0): Il semiasse maggiore dell’ellisse dipende solo dall’energia, il minore anche dal momento angolare:

L2
b2 = − .
2Em

0.4 Terza legge di Keplero


Deriviamo la terza legge nel caso di un’orbita circolare per semplicità. Uguagliando forza di gravità e forza
centrifuga si ha

GM m
= mω 2 r
r2
con ω = 2π/T , e quindi

T2 4π 2
3
= .
R GM
6

0.5 Pesare la Terra


Nel 1797-98 Henry Cavendish, usando una bilancia di torsione, ricavò il valore della costante G:

G = 6.67 · 10−11 m2 /kg · s2

e quindi, dato che


GM m
mg =
R2
con R = 6, 37 · 106 ]m raggio della Terra, si ottiene

gR2
M= = 6 · 1024 kg.
G

0.6 Velocità cosmiche


La prima velocità cosmica v1 è la velocità orbitale in orbita bassa (raggio terreste), che possiamo ottenere
uguagliando forza centrifuga e forza gravitazionale

GM v2
2
=m 1
R R
da cui sostituendo anche g = GM/R2 si ha
p
v1 = gR ' 8 · 103 m/s.

Il periodo di rotazione si può ottenere dalla terza legge di Keplero usando la massa della Terra

4π 2 R3 4π 2 R
T2 = =
GM g
e

T ' 5 · 103 s = 1h 24m.

In realtà bisognerebbe considerare anche il moto di rotazione della Terra (per questo si lanciano i satelliti
preferibilmente dall’equatore). La velocità tangenziale della Terra è
2πR
v = ωR = ' 460 m/s
T
ovvero un 6% della velocità richiesta.
La seconda velocità cosmica v2 è quella richiesta per lasciare l’attrazione terrestre. Supponendo di uscire
dalla sfera di attrazione con velocità nulla, abbiamo dalla conservazione dell’energia
1 GM m
mv 2 − =0
2 2 R
e quindi
2GM
v22 = = 2vi2
R
v2 ' 11.2 · 103 m/s.
La terza velocità cosmica è quella richiesta per allontanarsi dal sistema solare. Il conto qui è delicato, prima
di tutto perché dobbiamo considerare la velocità di rivoluzione della Terra (che è molti più grande di quella di
rivoluzione) e poi perché non si può semplicemente uguagliare la somma delle energia cinetiche, perché il lancio
modifica anche la velocità della Terra (di poco in termini relativi, ma di una quantità rilevante per il satellite.
Quindi calcoliamo prima la velocità al momento di abbandonare la sfera di influenza della Terra, e a questa
sommiamo poi la velocità della Terra (se lanciamo nella direzione giusta).
La velocità di rivoluzione della Terra vO è legata al periodo e al raggio RO = 1AU = 1.5 · 1011 m dell’orbita
supposta circolare
vO 2π
ω= =
RO TR
0.6. VELOCITÀ COSMICHE 7

dove il periodo TR è un anno (365 · 24 · 3600 s). Inserendo i dati si ottiene

vO ' 30 km/s.

Si può anche sfruttare la terza legge di Keplero, che ci farà comodo dopo

2 4π 2 RO
2
GMS
vO = = .
TR2 RO

Scrivendo la conservazione dell’energia rispetto alla Terra fino ad uscire (con velocità vH ) dalla sfera di
influenza della Terra si ha
1 GM m 1
mv 2 + 2
= mvH
2 3 R 2
ovvero

2 GM
vH = v32 − = v32 − v22
R
A questo punto, supponendo di essere ancora sull’orbita della Terra, si può fare il conto sommando la velocità
di rotazione terrestre
1 GMS m
m(vH + vO )2 − =0
2 RO

e quindi

GMS
(vH + vO )2 = 2 2
= 2vO
RO

da cui

vH = ( 2 − 1)vO

2

vH = v32 − v22 = ( 2 − 1)2 vO
2

e finalmente
q √
v3 = v22 + ( 2 − 1)2 vO
2 ' 16.7 km/s.

0.6.1 Metodo alternativo


La seconda velocità cosmica per il Sole, partendo da un’orbita come quella terrestre è
r
2GMS
vS = ' 4.2 · 104 m/s.
R

Se però lanciamo in maniera furba, possiamo in parte usare la velocità di rivoluzione della Terra vO ' 3·104 m/s,
e quindi rimane una velocità

v∞ = vS − v0 = ( 2 − 1)v0 ' 1.2 · 104 m/s.

Quindi bisogna ripetere il calcolo della seconda velocità cosmica in modo che il razzo lanciato dalla Terra
abbia, lontano dalla Terra, la velocità v∞

1 GM m 1
mv32 − 2
= mv∞
2 R 2
ottenendo
q √
v3 = v22 + ( 2 − 1)2 v02 ' 16.7 · 104 m/s.

Si noti che per andare sul Sole (o vicino, tipo Mercurio) bisogna annullare la velocità tangenziale della Terra,
che è più alta della velocità di fuga dal Sistema Solare!!
8

Figura 4: Gravity assist

20.1 The hyperbolic orbit

r0
I Orbit equation : r (θ) = 1+e cos θ

x 2 y 2
I Ellipse : e < 1 a + b =1
I Hyperbola :

x 2 y 2
e>1 a − b =1
y x
When x&y → ∞, b = a →y = ( ba )x
3

Figura 5: Hyperbolic trajectory

0.7 Raggio di un buco nero


La seconda velocità cosmica è
r
2GM
v2 =
R

se adesso per v2 sostituiamo c ' 3 · 108 m/s, otteniamo il raggio di un buco nero

2GM
RB =
c2
che è detto raggio di Schwarzschild. Per la massa del Sole Ms ' 2 · 1030 kg, otteniamo RB ' 3000 m (da
confrontare con il raggio attuale del Sole RS ' 7 · 108 m.

0.8 Gravity assist


Per risparmiare carburante si usa spesso il gravity assist, che consiste nel passare “dietro” ad un pianeta per
essere “trascinato” e quindi accelerato (Fig. 4)).
0.8. GRAVITY ASSIST 9

20.2 Hyperbolic orbit : the distance of closest approach Distance of closest approach continued
For example a comet deviated by the gravitational attraction of a J2
I E = 12 mṙ 2 + 2mr 2
− α
r , where α = GmM
planet. Velocity v = v0 when r → ∞.
I At distance of closest approach r = rmin → ṙ = 0
J2
I E= 2
2mrmin
− α
rmin
2 + αr J2
→ rmin E min − 2mE =0
I Same form of solution as for the ellipse :
 2EJ 2 1 1
I rmin = − α
2E [1 − (1 + )2 ] (J 2 = (mv0 h)2 ; E = 2 mv02 )
| mα2 }
{z
α e
→ rmin =− (1 − e)
| 2E {z }
I h is known as the impact parameter = a(e - 1)
I Angular momentum J = m r × v I Velocity v 0 at distance of closest approach: line to trajectory is a
→ |J| = mvr sin γ = mv0 h (as r → ∞) right angle.
v0 h
→ Total energy E = 12 mv02 (again as r → ∞) → J = mv 0 rmin = mv0 h → v 0 = rmin
4 5

Figura 6: Clostest approach

20.3 Hyperbolic orbit: the angle of deflection, φ

Figura 7: Angle of deflection

Si capisce cosa succede ponendosi nel sistema di riferimento del pianeta (Fig. 4). La traiettoria questa volta
è una iperbole (E > 0) con il pianeta in uno dei fuochi. In coordinate polari l’iperbole ha la stessa equazione
dell’ellisse, ma con eccentricità maggiore di uno (Fig. 5).
La distanza minima dipende dal parametro di collisione h e dalla massa e velocità (ovvero quantità di moto
ed energia) del corpo (Fig. 6). Da qui si può calcolare anche l’angolo di deviazione φ (Fig. 7).
A questo punto si può tornare nel sistema di riferimento “fisso”, sottraendo la velocità del pianeta. Quello che
succede per esempio per un corpo che si avvicina al pianeta perpendicolarmente alla sua traiettoria, passandogli
“dietro”, è che dopo la collisione il corpo ha una velocità perpendicolare uguale a prima, ma in più ha una
velocità diretta come quella del pianeta che ora è maggiore di zero, quindi è stato accelerato.
Inoltre, se si accendono i motori nel punto di minima distanza (ovvero di massima velocità v), si ha che
l’energia cinetica diventa
1
K= m(v + ∆v)2
2
quindi per un dato ∆v (che dipende da quando carburante brucio e dalla massa della sonda) ho un incremento
di energia cinetica
1
∆K = m(2v∆v + ∆v 2 )
2
quindi “guadagno” il doppio prodotto.
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20.3.1 Method 1 : using impulse 20.3.2 Method 2 : using hyperbola orbit parameters
I Directly from the diagram : ∆vx = 2v0 cos θ∞ (1) r0
I Orbit equation : r (θ) = 1+e cos θ
I By symmetry, integrated change in vy = 0 : ∆vy = 0
R +∞ R +∞ mr 2 θ̇
I r → ∞ , cos θ∞ = − e1
I Change in ∆px : m∆vx = −∞ Fx dt = −∞ Fx ( ) dt φ 1
R | J }
{z
I θ∞ + β = π ; φ + 2β = π → 2 = θ∞ − π
2 → sin φ2 = e
→ m∆vx = ( m
+θ∞ 2 dθ
J ) −θ∞ xF r =1 I From before :
I But F = −( rα2 )r̂ → Fx = − rα2 cos θ  2EJ 2 1
R θ∞ rmin = − 2E
α
[1 − (1 + )2 ]
→ m∆vx = −2( mα J ) 0 cos θdθ | mα2 }
{z
→ ∆vx = −( 2α e
J ) sin θ∞ (2)
1 2 1
I From (1) & (2) → −( 2α
J ) sin θ∞ = 2v0 cos θ∞ I cot φ
2 = [e2 − 1] =
2 [ 2EJ
mα2
]2
I tan θ∞ = − Jvα0 → θ∞ + β = π ; φ + 2β = π I E = 12 mv02 ; J = mv0 h
φ
I θ∞ = + π
; tan θ∞ = tan( φ2 + π2 ) = − cot φ2 mv02 h v02 h
2 2 I
cot φ2 = α = GM
J v0 mhv02 hv02
cot φ2 = α = α = GM
as before
7 8

Figura 8: Angle of deflection

Da qui risulta che “conviene” (per quanto riguarda l’energia) passare più vicino possibile al pianeta, ma
ovviamente non posso avvicinarmi più del suo raggio (compresa l’eventuale atmosfera). Ovviamente i migliori
corpi per fare un gravity assist sono i buchi neri (leggere “La fisica di Interstellar” di Kip Thorpe).

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