la musica popolare e amatoriale

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LA MUSICA POPOLARE E AMATORIALE

DAL 1861 AD OGGI

INTRODUZIONE

La S. Marco Wind Band dell’ Ass. Ars Vita Est di S. Marco d’Alunzio (ME) è
un organico che mette assieme musicisti professionisti e dilettanti accomunati
dalla passione per la musica, ma soprattutto da un grande rapporto di amicizia e
stima reciproca.

La wind band è un organico che, pur derivando dalla banda vesselliana, si


distingue da essa in parte per l’organico ma soprattutto per il carattere ed il
repertorio. Con questo nome non ci vogliamo distanziare dalla lodevole tradizione
bandistica italiana, infatti, nel nostro repertorio sono presenti anche trascrizioni
classiche e marce sinfoniche, ma vogliamo sottolineare la nostra intenzione di
seguire l’evoluzione e lo sviluppo della banda moderna indirizzata sempre più
verso la sinfonic band.

Abbiamo voluto da sempre ribadire nelle nostre presentazioni il nostro pensiero


sul valore della banda italiana e sulla sua evoluzione a livello internazionale; con
questa relazione, preparata in occasione del riconoscimento di “Gruppo di
interesse comunale” concessoci dall’Amministrazione Comunale di S. Marco
d’Alunzio in occasione del 150° Anniversario dell’unità d’Italia, cercheremo di
spiegare in dettaglio la storia della banda tradizionale italiana inquadrandola
sempre nel panorama musicale europeo.

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1. LA BANDA MUSICALE ITALIANA

“Le Bande Musicali sono da secoli espressione culturale tipica del territorio
italiano, centri di aggregazione sociale e culturale per diverse generazioni – ha
dichiarato Antonio Corsi Presidente del Tavolo Nazionale per la Promozione della
Musica popolare e amatoriale- in grado di avvicinare un ampio pubblico alla
conoscenza e alla fruizione della musica popolare, la cui importanza è sancita
dall’articolo 117 della Costituzione. Rappresentano inoltre un importante vivaio
per i Conservatori di Musica italiani”.
La Banda come realtà che ha sempre fatto da sfondo all'immaginario collettivo
italiano, rappresenta un fenomeno sociale e un luogo di descrizione sociologico-
musicale del tutto legittimo. Indiscutibilmente poi, la banda è un fenomeno vivo e,
sia pure in maniera frammentaria, rimane uno dei modi fondamentali di fare
musica nel nostro paese, parte integrante della nostra storia popolare, erede della
grande tradizione musicale italiana.

2. IL CONCETTO DI BANDA MUSICALE

Prima di intraprendere qualsiasi discorso sulla storia delle bande musicali è


opportuno soffermarsi sul concetto stesso di banda.
Non è facile definire con esattezza cosa sia una banda; o meglio, le definizioni
attualmente diffuse sono estremamente generiche e non chiariscono in che modo
essa si differenzi realmente da altri tipi di complessi strumentali.
Ci si limiterà dunque, per il momento, a definire la banda come un complesso
costituito da strumenti a fiato e percussioni.
Spesso il termine è stato usato come modello negativo di una manifestazione
musicale: l'utilizzo come termine di paragone rispetto ad altri tipi di complessi
musicali, infatti, non contribuisce a dare maggiore chiarezza al concetto di banda,
ma anzi confonde le idee e crea malintesi.
La banda deve essere considerata e studiata come entità autonoma, con una
propria storia e delle caratteristiche che la rendono diversa e indipendente da
qualsiasi altra manifestazione musicale. Si potrebbe ribattere che nel repertorio
delle bande è spesso presente musica concepita originariamente per altri

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complessi, in particolar modo per orchestra: il problema risiede in realtà nel fatto
che le composizioni scritte espressamente per banda non sono molte e dunque si è
costretti a prendere in prestito da altri contesti musicali una parte del repertorio. In
passato, infatti, erano pochissimi i compositori che si rivolgevano alla banda,
anche perché le possibilità tecniche di quest'ultima erano ancora assai limitate (gli
ottoni potevano eseguire poche note, i clarinetti erano molto rudimentali ecc.). Si
è dovuti arrivare all'inizio del Novecento perché i compositori si interessassero
alla banda; a partire dalla fine dell’Ottocento si è sviluppato inoltre un repertorio
creato da illustri maestri di banda (come Antonio D'Elia e Alessandro Vessella,
solo per citare i più importanti).
Il concetto generico di "banda" include infatti in sé due generi di complessi molto
differenti fra loro: la banda militare e quella civile. Essi sono nettamente
distinguibili, in primis, dalla loro struttura istituzionale. I complessi bandistici di
tipo militare (nella cui tipologia rientravano, all'origine, tutte le bande) sono
caratterizzati dall'appartenenza di tutti i suoi membri ad una precisa istituzione
che ne dirige e condiziona le caratteristiche e l'attività. Le bande civili sono nate
in un secondo tempo e si suddividono in amatoriali (costituite da dilettanti che
svolgono un'altra professione e sono quindi bandisti "part-time") e
professionistiche (composte da professionisti che ricevono un regolare compenso
per il lavoro svolto).

3. IL DIBATTITO SULLE ORIGINI

Le origini della banda sono state, e sono tuttora, oggetto di discussioni e


polemiche fra studiosi. La genericità della definizione di "banda", infatti, non
permette di datare precisamente la sua origine e anzi ha generato considerazioni
diversissime fra loro. Se per banda si intende semplicemente un complesso di fiati
e percussioni che suona prevalentemente all'aperto, la sua nascita può essere fatta
risalire a molti secoli prima di Cristo. Se però consideriamo quali elementi
determinanti al fine dell'identificazione della banda la sonorità, l'uso di
determinati strumenti, un certo tipo di repertorio e una particolare organizzazione,
le sue origini possono essere poste intorno al XVIII secolo. Se infine si considera
fondamentale la presenza di alcuni strumenti (come il sassofono ed il clarinetto) e

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di un repertorio proprio, la nascita della banda non può essere collocata prima
della metà dell'Ottocento.
Noi riteniamo, in accordo con molti musicologi, che la storia effettiva della banda
abbia inizio dopo l'invenzione dei pistoni e dei cilindri (ovvero nella prima metà
del sec. XIX) e ancor più con l'introduzione del sassofono.
Fattori determinanti nella definizione di un gruppo come banda sono
l’organico e il tipo di musica eseguita, insieme alle occasioni di esecuzione.
L'organico della banda differisce notevolmente da quello dell'orchestra:
questo fattore dovrebbe essere sufficiente di per sé ad evitare fastidiosi confronti
tra i due tipi di complessi strumentali. Tuttavia, un altro elemento contribuisce a
sottolineare ulteriormente la differenza: il fatto che le parti strumentali siano
eseguite da un solo strumento o da più strumenti ciascuna. Come infatti afferma
Creux (1992) [...] le partiture per fiati si differenziano da quelle per banda proprio
perché richiedono di essere ricoperte da un solo esecutore ciascuna, mentre quelle
per banda richiedono più di un esecutore per una stessa parte.
Un altro punto contribuisce ad un'ulteriore differenziazione tra i due tipi di
complessi musicali: la competenza musicale. Con ciò non si vuole cadere nel
luogo comune che la banda suoni male e l'orchestra suoni bene, si intende invece
porre l'accento sul fatto che la banda funge molto spesso da centro di formazione
musicale dei propri membri mentre, per accedere ad un'orchestra, è richiesta una
solida preparazione musicale (documentata dal diploma in uno strumento,
conseguito presso il Conservatorio). Questo discorso è tuttavia applicabile
unicamente alle bande di paese e perde la sua validità nel caso delle bande
militari. Questa importante funzione formativa della banda non implica la
possibilità di crescita musicale di tale organico cittadino, che sviluppato in una
struttura didattica organizzata e di qualità da la possibilità di crescere a livello
qualitativo senza mai tralasciare il progresso degli allievi.

La struttura della banda, infatti, le dà la possibilità di divenire un vero e


proprio centro di cultura musicale, collegato ad altre istituzioni presenti nel
territorio, in cui si svolgano diverse attività legate al mondo bandistico:
lezioni di strumento e prove di sezione, certamente; ma anche dibattiti,
convegni, seminari di ascolto, ricerche e insegnamento di diverse materie
musicali.

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La Rivoluzione Francese costituì un momento di grande importanza nella
formazione della banda nel senso moderno del termine. Infatti, con essa cambiò
radicalmente il modo di usufruire della musica: tutte le feste iniziarono ad essere
celebrate all'aperto, perché il teatro era considerato élitario e in tutti i casi troppo
piccolo per accogliere il numeroso pubblico. Dunque, l'influenza della
Rivoluzione Francese sulla musica è in primo luogo un'influenza che ne muta la
funzione, o per lo meno la allarga a dismisura, inserendola come elemento
essenziale in ogni occasione della vita pubblica e, di conseguenza, ampliandone
l'utenza in modo straordinario.
Grazie a questa improvvisa espansione delle occasioni di esecuzione, nonché al
grande sviluppo di numerosi strumenti a fiato nel corso degli anni precedenti (in
primis il clarinetto), la banda si sviluppò in modo notevole ottenendo una fama
internazionale.
Si può dunque sostenere che la nascita della banda, intesa come struttura avente
caratteristiche simili a quella odierna, coincida con lo sviluppo di un pubblico di
tipo popolare, sia perché vasto come numero, sia perché nella maggior parte dei
casi composto da membri delle classi subalterne. Con la nascita della banda
moderna si ha la diffusione di una nuova forma di spettacolo, caratterizzato
dall'avere la piazza e la strada come scenario e dalla gratuità della sua fruizione.
Infatti da questo momento la banda ha avuto un grosso valore divulgativo della
musica colta, parliamo di musica operistica e sinfonica di difficile fruizione
soprattutto nei piccoli paesi, dove la banda era l’unico modo con cui il popolo
poteva ascoltare Verdi, Rossini o Puccini con le trascrizioni fatte spesso dai
maestri stessi per questi organici.
Numerosi fattori hanno concorso, nei secoli, nel darle l'aspetto che possiede nella
sua forma moderna: le trasformazioni delle società, gli sviluppi tecnici degli
strumenti a fiato, le nuove occasioni di esecuzione hanno fatto sì che la banda si
sviluppasse sempre più, fino a raggiungere lo splendore del nostro secolo.
La banda può, in conclusione, essere considerata un mezzo di diffusione di un
repertorio colto (ma non solo di un repertorio, è il caso di aggiungere) che genera
trasformazioni nella tradizione popolare (tramite l'introduzione di nuovi generi
musicali), e permette così anche l'acquisizione di nuove forme da interpretare e

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modificare. Tutto ciò non avviene con accettazione passiva, ma tramite una
selezione ed una successiva assimilazione a strutture precedenti.
E così non basta fare una storia delle bande per capire cos'è una banda ma è
necessario mettere in relazione contenuti e funzioni, in un'indagine che metta
in relazione i molteplici rapporti e legami che i diversi fatti folklorici hanno fra
loro nell'ambito dei gruppi che ne sono portatori.
Oltre a conoscere la situazione politica, economica, sociale, culturale e storica
della comunità che "produce" la banda, bisognerà quindi indagare lo stato sociale
del musicista, sia nel senso di un suo professionalismo, semi-profesionalismo o
amatorismo, sia nel senso dei rapporti gerarchici, economici, psicologici che lo
legano alla comunità. Non ultimo, le modalità di apprendimento della musica,
consapevoli del fatto che anche la trasmissione della musica concorre a
determinare particolari aspetti dello stile musicale. Certamente uno dei fattori
fondamentali che connotano la banda è costituito dalla comunità in cui essa è
inserita. La dimensione del comune di appartenenza, le principali attività
economiche, la distanza (o meglio, il grado di dipendenza) dal centro urbano si
ripercuotono sull'organico e sull'organizzazione della struttura del complesso. Un
altro aspetto interessante è rappresentato dal livello organizzativo delle scuole
musicali, ovvero il modo in cui la banda interviene nella preparazione musicale
dei propri membri e, eventualmente, degli altri studenti di musica.

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4. L’ORGANICO ED IL REPERTORIO

A partire dalla metà dell'Ottocento fino alla metà del Novecento si sono susseguite
numerose proposte di riforma dell'organico bandistico. La crescente popolarità
delle bande, infatti, unita al perfezionamento di alcuni strumenti musicali e alla
creazione di nuovi, portò la banda al centro dell'attenzione di numerosi musicisti
(quasi sempre maestri di bande), i quali misero in evidenza l'importanza di un
organico unico, uguale per tutte le formazioni bandistiche.

4.1. Proposte di organici tra Ottocento e Novecento

Prima di addentrarsi nella situazione bandistica italiana sarà opportuno parlare


molto brevemente di alcune importanti novità nell'orizzonte bandistico europeo,
così da permettere di avere un quadro più generale e poter comparare la situazione
europea con quella italiana dello stesso periodo.
La Germania e la Francia vantavano un'importante tradizione bandistica e, nel
corso del sec. XIX portarono importanti contributi alla strutturazione
dell'organico. E' con Sax – l’inventore del sassofono – che la banda acquistò una
fisionomia molto simile a quella che si conosce oggi.

4.2. La situazione italiana prima dell'Unificazione

Negli Stati italiani la situazione bandistica rimase estremamente frammentaria


ed eterogenea fino al 1861, anno dell'unificazione della Penisola. E'
indubbiamente difficile offrire un quadro organico e completo delle realtà
musicali di stampo bandistico presenti nei diversi stati italiani fino al 1860.
La vita bandistica italiana rimase in uno stato di passività fino a quando, qualche
anno dopo l'unificazione, si rivolse lo sguardo alle bande con intenti unificatori e
iniziarono le grandi riforme di organico e repertorio che dovevano cambiare
radicalmente l'aspetto ed il contenuto delle nostre bande. Con ciò non si vuole dire
che le bande in Italia fossero trascurate o poco utilizzate: la loro esistenza e
organizzazione avveniva però unicamente a livello locale e questo impediva un
vero e proprio sviluppo ed una loro modernizzazione. Tutto ciò era motivato dalla
mancanza di uno sguardo unitario che, dalle esperienze locali e dall'esempio

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degli altri Stati europei, traesse insegnamenti per una nuova concezione dei
complessi bandistici.
Le bande di molte città italiane si trasformarono, a partire dal 1860, in bande della
Guardia Nazionale e rimasero, in seguito, come bande municipali.

4.3. Le bande in Italia dopo il 1860

L'impronta austriaca e, in misura minore, quella francese, rimasero evidenti in


molte bande italiane durante gli anni successivi all'indipendenza politica.
Bisognerà attendere la fine del secolo, con l'inizio delle riforme dell'organico e del
repertorio, e ancora di più la riforma del 1901, per vedere reali e profondi
cambiamenti trasformare le bande in modo radicale. Fino a quel momento, infatti,
si susseguirono unicamente piccole modifiche negli organici, sempre carenti di un
criterio organizzativo generale e che inoltre non eliminavano i problemi strutturali
delle bande: la mancanza di equilibrio fra gli strumenti (dovuta alla
considerazione di questi ultimi come indipendenti gli uni dagli altri e non come
famiglie), l'utilizzo di partiture poco appropriate all'organico e la mancanza di
comunicazione e collaborazione tra le bande.
In Italia dunque erano presenti numerose bande militari e varie bande civili
suddivisibili a loro volta in sottogruppi a seconda della dimensione, dell'organico,
del repertorio ecc.
Da quando, nel 1896, venne creata la prima Cattedra di strumentazione per
banda, si ritiene che i maestri abbiano la possibilità di ottenere una formazione
musicale che permetta loro di svolgere professionalmente il lavoro di
preparazione dei musicanti e di arrangiamento dei brani. Inoltre la Cattedra è utile
per tutti coloro che intendano scrivere brani specificatamente rivolti all'organico
bandistico o che semplicemente vogliano rendere completa la loro preparazione
musicale.
La situazione delle Cattedre di strumentazione per banda non è però oggi così
rosea come potrebbe sembrare, soprattutto a causa del persistere di una profonda
dicotomia nella cultura musicale: da un lato la musica strumentale "colta",
dall'altra quella bandistica, che viene considerata realtà popolare e per questo
di "secondo ordine".

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5. ALESSANDRO VESSELLA E LE RIFORME

5.1. Le proposte precedenti alla riforma di Vessella in Italia

La situazione bandistica italiana nel periodo immediatamente precedente


l'unificazione era estremamente varia ed eterogenea. Solo all'indomani dell'unità
d'Italia apparve con chiarezza la necessità di un quadro uniforme, e iniziò dunque
il susseguirsi delle proposte dei diversi studiosi per il rinnovamento
dell'organico e del repertorio della banda.
Generalmente si ricorda la riforma, importantissima, di Alessandro Vessella, ma
non bisogna tralasciare le numerose altre che si rincorsero e si sovrapposero a
partire dalla metà del sec. XIX fino alla metà del secolo successivo.
Nei primi anni successivi alla nascita dello Stato italiano, ci si trovò di fronte ad
una situazione problematica: le bande, già notevolmente diverse fra loro e prive di
una piattaforma comune, furono trascurate dal nuovo Governo che aveva ben altri
problemi cui fare fronte e furono abbandonate a se stesse nella loro condizione di
degrado e disorganizzazione.
Si giunge al 1884 con molte proposte per il rinnovamento delle bande italiane, ma
senza un programma unico e strutturato. Il 1884 fu l'anno della prima riforma
unitaria in Italia: a Milano si riunì da febbraio ad agosto una commissione per
discutere i problemi sia di repertorio che di organico che riguardavano le bande.
Essa concluse il suo lavoro con la pubblicazione di un atto ministeriale.
Nel documento troviamo i seguenti punti:
-gli strumenti vengono divisi in "cantabili", "accompagnamenti" e "bassi";
-l'organico della banda di Fanteria viene fissato in 36 elementi;
-l'organico delle fanfare di Cavalleria viene fissato in 29 elementi;
-vengono costituite 16 nuove bande reggimentali;
-viene definita la corrispondenza tra strumenti e voci (per permettere le
trascrizioni di musica lirica).

Molte riflessioni e numerose proposte, dunque, si susseguono nel corso del XIX e
all'inizio del XX secolo, ma l'unica riforma di tipo unitario si ha con i risultati
ottenuti dalla commissione riunitasi nel 1884. Per una definizione della banda

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nell'organico che tuttora la contraddistingue bisognerà tuttavia attendere gli scritti
di Alessandro Vessella.

5.2. La riforma di Alessandro Vessella

Nato ad Alife, nel Sannio, il 31 marzo 1860, Alessandro Vessella iniziò in


giovanissima età gli studi musicali e divenne presto concertista. Pianista e
compositore, giunse a Roma, dove vinse il concorso per Direttore della Banda
Comunale (1885). Subito iniziò una frenetica attività, allo scopo di portare il suo
contributo per una migliore organizzazione della banda: studiò le partiture,
divise gli strumenti per famiglie e aggiunse qualche strumento. Il primo
concerto fu una rivoluzione: il pubblico e la critica si scagliarono contro le
proposte di cambiamento da lui presentate, che nonostante ciò furono approvate
dalla Commissione. Il fine della sua riforma era quello di elevare la banda a
forma d'arte e, a tale scopo, intraprese un'elaborazione graduale del
repertorio nelle sue trascrizioni.
Il 1901 è l'anno della famosa riforma di Vessella, il quale si occupò poi della
riorganizzazione delle fanfare di fanteria e cavalleria, diresse la sua banda in Italia
ed all'estero, diventando inoltre direttore della Banda della Regia Marina. Dopo la
Prima Guerra Mondiale incrementò i concorsi ed i convegni bandistici ed istituì
scuole e complessi bandistici in molte città; trascrisse infine per banda
composizioni di Bach, Beethoven, Wagner, Strauss, Stravinskij ecc.
Nel 1911, in occasione del Congresso Internazionale di Scienze Storiche,
Vessella presentò uno schema per l'unificazione della partitura bandistica e
una proposta di organico per banda piccola, media e grande. In questo modo
completava la sua riforma.

Vessella analizza dunque gli strumenti generalmente utilizzati dalla banda,


proponendo inoltre l'introduzione nell'organico di altri strumenti e attraverso
paragoni, comparazioni, analisi di differenze e somiglianze, arriva lentamente alla
formazione di un organico in cui la presenza di ogni strumento non è motivata
solo dal timbro, dall'agilità e dalla potenza del suono, ma dalla sua relazione con
gli altri strumenti presenti nell'organico.

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L'organico della banda, dunque, viene formato a partire da alcune combinazioni di
strumenti: alla base troviamo la combinazione clarinetto/sassofono e poi quelle di
tutti gli altri strumenti che, interagendo fra loro, formano la banda vera e propria.
Finalmente, quindi, la banda diventa un complesso strutturato ed organico di
strumenti in relazione fra loro, in cui non figurano presenze singole e slegate,
ma gruppi ed insiemi che interagiscono e si completano a vicenda.

La commissione riunita nel 1901 a Roma presso l'Accademia di Santa Cecilia,


approvando le proposte di rinnovamento di Vessella, definì i seguenti punti per la
riforma delle bande militari:
-un numero indicativo comprendente 46 musicisti di cui 15 effettivi, 15 allievi e 16
aspiranti allievi;
-precise norme per il reclutamento;
-organizzazione dello strumentale e del repertorio per ottenere unità ed
equilibrio, con l'aggiunta di alcuni strumenti.

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RIFORMA DI VESSELLA (1911)

BANDA PICCOLA (35 elementi)


1 fl (con obbligo di ottavino)
2 cl picc in MIb (o LAb)
5 cl in SIb (primi)
4 cl in SIb (secondi)
2 cl a in MIb
1 sax ten (con obbl. del cl basso) BANDA GRANDE (80 elementi)
1 sax bar 4 fl (il 3 e 4 con obbl. di ottavino)
2 co in FA o MIb 3 ob (il 3 con obbli. di co inglese)
2 tr in FA o MIb 1 cl picc in LAb
2 trb ten 2 cl picc in MIb
1 trb basso 9 cl in SIb (primi)
2 flic sopr in SIb 8 cl in SIb (secondi)
11 4 cl a in MIb
2 flic a in FA o Mib 2 cl b in SIb
2 flic ten in SIb 1 sax sopr
1 flic b in SIb 2 sax a
1 flic b grave in FA o MIb 1 sax ten
1 flic ctb in SIb 1 sax bar
1 tamburo (con obbl. dei timpani) 1 sax b
1 piatti 1 ctb ad ancia
1 cassa 4 ctb a corda
4 co in FA o MIb
BANDA MEDIANA (54 elementi) 2 corn in SIb (oppure cornettino in
2 fl (con obbligo di ottavino) MIb e corn in SIb)
2 ob 2 tr in FA o MIb
1 cl picc in LAb 2 tr in SIb
2 cl picc in MIb 2 trb ten
7 cl in SIb (primi) 1 trb b in FA
8 cl in SIb (secondi) 1 trb ctb in SIb
2 cl a in MIb 1 flic sopranino in SIb
1 sax sopr 3 flic sopr in SIb
1 sax a 2 flic a in FA o MIb
1 sax ten 2 flic ten in SIb
1 sax bar 4 flic b in SIb
1 ctb ad ancia 2 flic b gravi in FA e MIb
2 co in FA o MIb 2 flic ctb in SIb
1 corn in SIb 1 timpani (1 esecutore con 3
2 tr in FA o MIb strumenti)
1 tr in SIb 2 tamburi (con obbl. di tamburo
2 trb ten basco o tamburello o cassa rullante)
1 trb b in FA 2 piatti (con obbl. del triangolo o
1 flic sopranino in MIb tam-tam o campane)
2 flic sopr in SIb 1 cassa
2 flic a in FA o MIb
2 flic ten in SIb
2 flic b in SIb
2 flic b gravi in FA e MIb
2 flic ctb in SIb
1 tamburo (con obbl. dei timpani)
1 piatti
1 cassa

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5.3. Proposte successive

La riforma di Vessella fu accolta con entusiasmo ed ebbe come risultato la


formazione dell'organico bandistico italiano come oggi lo conosciamo. Non
mancarono tuttavia le critiche e le proposte di correzione.
La riforma di Vessella ebbe comunque l'indubbio valore di proporre un'effettiva
unificazione del panorama bandistico italiano, ma i suoi risultati sono
apprezzabili nella loro interezza solo nelle bande militari. Infatti purtroppo, il
mercato editoriale internazionale ha contribuito all'adozione di un organico
uniforme diverso da quelli proposti dal Maestro.
La rivoluzione operata da Vessella ebbe anche un'altra conseguenza importante, in
genere poco considerata dagli studiosi: l'adozione dell'organico da lui proposto
provocò, o almeno contribuì largamente a provocare, la progressiva scomparsa
di alcuni strumenti, all'epoca abbastanza diffusi ed ora sconosciuti. Si trattava
in genere di strumenti con poca potenza di voce, rimpiazzati da altri più potenti e
adatti alla sonorità della banda. Tra essi ricordiamo il serpentone, l'oficleide ed il
pelittone.
In realtà nelle bande di provincia, dove la riforma di Vessella fece meno presa o
fu applicata più tardi, questi strumenti (ed altri insieme a loro) continuarono ad
essere presenti negli organici bandistici e nelle partiture composte o arrangiate in
loco, soprattutto nel sud della Penisola.

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5.4. Schema riassuntivo delle proposte di organici per banda

Wieprecht (1838): organico di banda militare, fanfara di artiglieria e fanfara di


cavalleria.
Krakamp (1863): unità di metodo, esecuzione, proporzione e meccanica.
Congresso di Napoli (1865): introduzione dei sassofoni e creazione di istituti
musicali militari.
Lucarini (1872): impulso del suono tramite gli ottoni e organico affidato al
maestro.
Carini (1872): unificazione del diapason e delle caratteristiche tecniche degli
strumenti.
Gatti (1878): divisione degli strumenti in base all'altezza dei suoni emessi.
Riforma del 1884: divisione degli strumenti, fissazione degli organici di cavalleria
e fanteria, creazione di nuove bande, definizione della corripondenza
strumenti/voci.
Brunetto (1900): strumentale unico, banda equiparata all’orchestra.
Vessella (1901): organico formato a partire dalla combinazione di strumenti,
unificazione della partitura.
Pucci e Amendola (1909): introduzione di nuovi strumenti, banda per la
popolarizzazione della musica colta.
Longo (1913): introduzione di cornette in SIb, sassofono contralto e strumenti
bassi.
Preite (1936): introduzione di sarrusofono e arpa, tutti gli strumenti portati in DO
e FA.
Sax (1945): organico di banda di fanteria e fanfara di cavalleria con introduzione
del sassofono
Brandaleone (1949): introduzione di fagotto e controfagotto.

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6. IL REPERTORIO

Al problema dell'unificazione dell'organico al livello europeo è strettamente


connesso quello dell'unificazione della partitura, indispensabile per permettere
ai compositori di scrivere opere per banda così come è possibile fare nel caso
dell'orchestra.
L'eterogeneità degli organici strumentali, infatti, impedisce la composizione di
opere eseguibili da tutte le bande e genera la necessità continua di trascrizioni e
modifiche da parte dei maestri, i quali si trovano costretti ad adattare ogni
composizione strumentale per il proprio organico.

Fino alla fine del Settecento si trovano infatti solo sporadiche composizioni per
organici strumentali che si avvicinano a quello della banda. L'elenco dei
compositori che incrementarono il repertorio per banda aumenta con il passare del
tempo, parallelamente allo sviluppo ed al perfezionamento dell'organico
bandistico. Allo stesso tempo si sviluppa una fiorente attività di trascrizione,
soprattutto ad opera dei capi banda, le cui testimonianze sono rintracciabili negli
archivi locali.

Questo problema esisteva già nei primi dell’800, vogliamo citare una lettera critta
del grande W.A. Mozart al padre Leopold in cui diceva, parlando di una sua opera
“entro domenica devo fare un arrangiamento per fiati della mia opera prima che
ci pensi qualcun altro….non hanno nemmeno l’idea di quanto sia difficile rendere
un’opera per orchestra con soli fiati…”

Naturalmente, la varietà degli organici che, come si è visto in precedenza, si


differenziavano considerevolmente da uno Stato all'altro, ha come diretta
conseguenza una notevole differenza di partiture.

Un’ altra causa della necessità di trasformazione della banda fu lo sviluppo


tecnologico e dei media, infatti tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento
iniziarono a circolare i primi dischi e, ancora di più, con la diffusione della radio,
iniziò il lento declino delle bande tradizionali. La possibilità di usufruire della
musica in altri modi e notevoli cambiamenti sociali che trasformarono i centri

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italiani nel corso del Primo Dopoguerra causarono la decadenza e, in molti casi,
un vero e proprio disfacimento delle bande.
Il processo di modernizzazione dell’organico bandistico, soprattutto nell’ultimo
trentennio ha creato la necessità di modificare le strutture legislative e statutarie
di tali organici, infatti per favorire la libertà di espressione musicale e la maggiore
praticità di gestione quasi tutte le bande definite municipali si sono trasformate in
Associazioni Culturali molto più organizzate e fruibili rispetto alle vecchie
strutture musicali cittadine.

7. CONCLUSIONI

Fondamentale, per il futuro della banda rimane comunque, al di là di qualsiasi


considerazione sulla mancanza di uniformità e sulla frammentazione tuttora
esistente nell'organico e nel repertorio, la convinzione che la banda necessiti di un
repertorio proprio con caratteristiche specifiche. Ciò non vuol dire che il
repertorio bandistico non possa includere trascrizioni di sinfonie, musica da ballo
o brani jazzistici, o che debba essere composto esclusivamente di marce.
Piuttosto, è necessario che il repertorio, vario e adatto alle diverse occasioni, non
venga forzato ma risponda alle caratteristiche del complesso che lo esegue. Solo
in questo modo la banda può dimostrare la sua autonomia e la sua specifica
funzione. L'esecuzione di sinfonie concepite per essere interpretate da
un'orchestra, con tutte le sfumature di esecuzione che questo comporta, non può
che generare paragoni con quest'ultima (paragoni che, ovviamente, andrebbero
a discapito della banda) e dunque solo con la creazione di un repertorio concepito
esplicitamente per la banda, essa potrà essere un'entità autonoma apprezzata per le
proprie caratteristiche.

Infatti, come abbiamo già accennato, nello stesso periodo in cui in Italia nasceva
e si sviluppava la nostra banda tradizionale, con grande valore sociale e
divulgativo, nel resto d’Europa la musica per fiati si sviluppava verso un’altra
direzione, quella di creare un vero e proprio repertorio per questo organico.
Questo era favorito intanto dall’uniformità di organico e dal concetto di base in
cui i grandi autori vedevano l’orchestra di fiati al pari di un’orchestra
sinfonica e quindi iniziarono a scrivere indipendentemente per l’uno o l’altro

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organico. Quindi non trascrizioni ed imitazioni ma musica pensata per sfruttare al
massimo le caratteristiche dei fiati. Su tale argomento grandi studiosi hanno
sviluppato tanti testi utilissimi per conoscere affondo questo vasto argomento;
pensiamo ai nostri Angelo de Paola o a Lorenzo della Fonte. Nei loro testi si
parla di autori importantissimi nel panorama musicale “colto” come Wagner,
Weber, Rimskij Korsakov, Brahms, Stravinsky e Holst. Proprio su quest’ultimo
vogliamo soffermarci un attimo. Il noto autore inglese, che è ricordato nella storia
della musica soprattutto per la suite “I Pianeti” ha dato molto spazio alla musica
per banda soprattutto con la “First Suite in Eb per Military Band” definita
“pietra miliare del repertorio bandistico e capolavoro sia nel contenuto che nella
costruzione formale”. Citiamo il maestro Della Fonte con il suo libro “La banda
l’orchestra del nuovo millennio” sempre sulla suite di Holst afferma “Nessuna
parola potrà restituire pienamente l’immagine che la partitura e l’ascolto di
questo brano rendono… ogni direttore di banda dovrebbe conoscerla a fondo e
dirigerla alla prima occasione…..nonostante la difficoltà dell’opera la consiglio
anche alle bande non proprio esperte, perché è solo dalla conoscenza di simili
opere che potrà maturare una vera e propria consapevolezza artistica del mondo
bandistico italiano”.

La musica originale storica per fiati in Italia si limita alla lodevole composizioni
di marce sinfoniche, tradizione sviluppata soprattutto nel mezzogiorno, vogliamo
citarne solo alcuni vissuti nei primi del ‘900: Ernesto Abbate (A tubo, A voi!
Brontoloni) Giovanni Orsomando (Banda sucre, Gaia, Scene di Caccia).

Quello che ha frenato la diffusione di brani anche validissimi è stata la


strumentazione utilizzata che si rifà a quella Vesselliana, che non ha trovato
alcuna rispondenza in campo internazionale. Il forzato ed ostinato utilizzo della
famiglia dei flicorni e talora la mancanza di strumenti comunemente utilizzati in
campo europeo come oboi e fagotti ed un limitato e poco creativo utilizzo delle
percussioni ha limitato tali opere degnissimi di rilevanza ad esecuzioni nostrane
minori.

Negli ultimi decenni la presenza di tanti corsi di direzione e strumentazione, la


nascita di importanti concorsi nazionali ed internazionali che danno la possibilità

17
alle bande italiane di confrontarsi con il panorama europeo, la crescita di autori
italiani che tendono a formare un vero e proprio nuovo repertorio per la banda
italiana stanno dando nuova linfa ai nostri organici.

Le nostre storiche marce sinfoniche, ad esempio, sono state ri-strumentate per


l’organico internazionale, questo è importantissimo affinché la nostra tradizione
non resti chiusa in se stessa ma si possa far conoscere in tutto il mondo. Infatti è
importante che le bande italiane conoscano Holst o Persichetti, ma è altrettanto
importante, per la nostra storia, che le “nostre” opere siano fruibili da tutti, solo
così la banda, che ha avuto una funzione importantissima in questi 150 anni
promuovendo una meritoria attività culturale in favore della gioventù,
partecipando con le proprie esecuzioni musicali, in occasione delle manifestazioni
e degli avvenimenti sociali che si svolgono durante l’anno, promuovendo così
anche una sorta di attività di tutela e custodia del patrimonio socio-culturale
locale, potrà avere un futuro ed anche un alto valore artistico, sviluppando anche
un suo vero repertorio, potrà avere una nuova funzione ovvero essere l’orchestra
del nuovo millennio.

18
B I B L I OG R A F I A

Albrici, A. (1990) Documento conclusivo del gruppo su "la situazione bandistica in Italia e i rapporti con i
conservatori", «Risveglio Musicale»,

Anesa, M. 1995 Non solo Vessella: altre voci nel dibattito sull'organico bandistico italiano fra Ottocento e Novecento,
«IFiati», 6: 38-43; 7: 38-40; 8: 42-44.

Bignardelli, M. 1994 La discografia bandistica italiana a 78 giri, «I Fiati», 0: 20-25.

Creux, F.1990 Che brava questa banda, sembra un'orchestra..., «Risveglio Musicale», 2: 11-12.1992
Per un'ulteriore definizione tra banda, orchestra di fiati e gruppi di fiati,

Della Fonte L. (2003) La Banda l’Orchestra del Nuovo Millennio, Animando Editore

Vessella, F.1939 A. Vessella: vita e opere, Scuola Salesiana del Libro, Roma.

Web Free Information (Wikipedia, Google,Mondo Bande)

19
CURRICULUM S. MARCO WIND BAND

La S. Marco Wind Band dell’ Ass. Ars Vita Est è un organico che mette assieme musicisti
professionisti e dilettanti accomunati dalla passione per la musica.

La wind band è un organico che, pur derivando dalla banda vesselliana, si distingue da essa in parte
per l’organico ma soprattutto per il carattere ed il repertorio che segue l’ evoluzione e lo sviluppo
della banda moderna indirizzata sempre più verso la sinfonic band europea.

Costituita da circa 55 elementi diretti dal maestro Salvatore Crimaldi, può vantare al suo interno
ottimi musicisti e validissime collaborazioni.

Nel settembre 2005, a meno di sei mesi dalla sua fondazione, la S.Marco Wind Band ha conseguito
il I° premio, nella III categoria, al III Concorso Nazionale per orchestre di fiati e bande musicali
“Suoni d’ Aspromonte” di Cittanova (RC), nel maggio 2006 il III° premio, in I° categoria, al
XIII Concorso Nazionale per orchestre di “A.M.A. Calabria” di Lamezia Terme (CS ),
nell’aprile 2007 si è classificata al IV posto nella II Categoria del X Concorso Nazionale “La
Bacchetta d’oro” di Fiuggi e nel settembre 2007 il III premio e il Premio della Giuria Popolare ,
nella III categoria, al IV Concorso Nazionale per orchestre di fiati e bande musicali “Suoni d’
Aspromonte” di Polistena (RC).

Nel settembre 2005 l’ organico ha effettuato una tournèe in Germania nelle città di Monaco e
Treuchtlingen.

L’organico ha preso parte al “1° Corso per direttori di banda ed orchestra fiati”, tenuto dal M° G.
Ratti nel marzo 2006 , ricevendo grandi consensi da tutti i corsisti e soprattutto dal docente.

Nell’Aprile 2010 la S. Marco Wind Band ha ottenuto la qualificazione di orchestra fiati di 2°


categoria al XII Concorso Bandistico Internazionale di Riva del Garda, il più importante
concorso italiano e uno dei più prestigiosi a livello europeo, ottenendo grandi consensi da parte
della autorevole commissione (A. Wagner, M. Somadossi, O. Schwarz, A. De Paola, H. Mertens).

Nello stesso periodo ha preso parte alle "Giornate di qualificazione Fe.Ba.Si" confermando il
risultato ottenuto a Riva a giudizio di una prestigiosa commissione composta fra l'altro dal direttore
della banda dell'Esercito M° Fulvio Creux.

Il Concerto di Natale e La festa della musica sono ormai centro della programmazione dell’
Associazione Ars Vita Est e vedono grande protagonista la la S. Marco Wind Band. Questi
appuntamenti vedono ogni anno rilevanti partecipazioni: il soprano Anna Rita Stracquadaini
(accademia del teatro alla Scala) , il promettente tenore Valerio Tripoli e i migliori strumentisti del
nostro territorio.

L’organico è apprezzato nel territorio anche per la ricerca musicale e le innovazioni presentate nei
propri concerti: nel 2006 l’organico ha preso parte come orchestra di scena ad un musical sulla
natività curato dall’Associazione Ars Vita Est, nello stesso anno grande successo ha avuto
l’esecuzione de “La piccola fiammiferaia” per narratore e wind band con l’utilizzo di supporti
audio visivi, memorabile sono state le esecuzioni nel 2007 di “Brevis Historia” brano elaborato per
tenore, organo, narratore ed orchestra di fiati, nel 2008 del “Gatto con gli stivali” per narratore ed
orchestra fiati e nel 2010 di “Pierino e il lupo”di Sergei Prokofiev. Dal 2010 è attiva una
collaborazione artistica con la scuola di canto “The soul of music” con la quale si sono realizzati

20
importanti e innovativi progetti musicali, uno fra tutti “The wind under the stars”, uno spettacolo
musicale in cui la banda diventa orchestra live che accompagna i cantanti in una esperienza nuova
ed espressiva.

Altro appuntamento annuale notevole sono gli “Incontri Musicali Nebroidei” che hanno visto il
nostro organico protagonista assieme a: Ass. “C. Spanò” di Raccuja, Ass. “Bellini” di S. Angelo di
Brolo e Ass. “Setticlavio” di Castell’Umberto e ”Bellini” di Cammarata (Ag). Da queste
collaborazioni hanno preso vita vari progetti, su tutti la Nebrodi’s Junior Band, organico che
raccoglie i migliori giovani di queste associazioni in un orchestra di fiati giovanile di 55 elementi.

In questi anni la S. Marco Wind Band ha partecipato ad altri importanti manifestazioni organizzati
da comuni ed enti siciliani, fra i più importanti citiamo “Raduno Regionale di S. Cecilia”,
“Nebros, il Parco di Pan 2007” e “Parchi in musica 2008”.

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SOMMARIO

INTRODUZIONE:……………………………………………….......................................................1

1. LA BANDA MUSICALE ITALIANA…... ........................................................................2

2. IL CONCETTO DI BANDA MUSICALE…... .................................................................2

3. IL DIBATTITO SULLE ORIGINI….…... ........................................................................3

4. L’ORGANICO ED IL REPERTORIO…... ......................................................................4


4.1 Proposte Di Organici Tra Ottocento E Novecento.......................................................................7
4.2 La Situazione Italiana Prima Dell’unificazione……....................................................................7
4.3 La Bande In Italia Dopo Il 1860.....................................................................................................8

5 ALESSANDRO VESSELLA E LE RIFORME…………………………………………..9


5.1 Le proposte precedenti alla riforma di Vessella in Italia ............................................................9
5.2 La Riforma di Alessandro Vessella...............................................................................................10
5,3 Proposte successive.........................................................................................................................13
5.4 Schema riassuntivo delle proposte di organici per banda..........................................................14

6. IL REPERTORIO...............................................................................................................15

7. CONCLUSIONI………………………………………………...........................................16

BIBLIOGRAFIA…………………….. ...................................................................................19

CURRICULUM S.MARCO WIND BAND………………………………………………...20

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