(Apocalypse Now: Final Cut)
La versione definitiva di Coppola trova finalmente il giusto compromesso tra la versione uscita nelle sale nel 1979 e la Redux del 2001, tagliando da quest'ultima alcune sequenze che ne appesantiscono troppo il ritmo.
(Apocalypse Now: Final Cut)
La versione definitiva di Coppola trova finalmente il giusto compromesso tra la versione uscita nelle sale nel 1979 e la Redux del 2001, tagliando da quest'ultima alcune sequenze che ne appesantiscono troppo il ritmo.
L'impossibilità (autodeterminata) di sfuggire alla routine e vivere nel continuo ripetersi degli stessi gesti e delle stesse azioni del protagonista sembra a cascata infettare il film stesso, il quale sembra incapace di evolversi mantenendo un passo troppo pachidermico e piatto, dove invece serviva far emergere maggiormente le conflittualità e i traumi
che galleggiano solo in superficie.
Bellocchio firma un'opera audace di denuncia del potere e delle meschinità e opportunismi che ne derivano pur di poterne avere un pezzetto, al punto da mentire a se stessi prima che agli altri, perdere la propria onestà intellettuale, il proprio "credo"(termine non usato a caso).
Il ritorno di Lanthimos al suo cinema più grottesco e provocatorio sembra più un tentativo di inserire l'eccesso a tutti i costi, quasi sembra che la ricerca della provocazione qui risulti un manierismo fine a se stesso piuttosto che una reale esigenza narrativa.
Autoreferenziale. Poco originale. Non un brutto film, ma un brutto film di Lanthimos.