Books by Federico Del Tredici
Quanto era importante lo spazio delle comunità rurali nel quadro politico-istituzionale della Lom... more Quanto era importante lo spazio delle comunità rurali nel quadro politico-istituzionale della Lombardia visconteo-sforzesca? A questa domanda vuol contribuire a rispondere la presente ricerca dedicata al contado di Milano nel XV secolo, una realtà poco conosciuta e tanto più interessante per il forte condizionamento qui esercitato dal centro urbano. Istituzioni e prerogative delle comunità milanesi, grandi e piccole, vengono indagate nelle prime sezioni del volume, ove sono messi in luce tanto i modi in cui l’appartenenza ad un comune si faceva impegnativa per i singoli individui, quanto il peso che nel contesto locale potevano assumere solidarietà altre: parentali, ad esempio, o di contrada. A uomini “fuori dal comune” guardano invece le ultime due parti dell’opera. Al centro dell’attenzione si ritrovano così potenti magnati dotati di castelli e giurisdizioni, ma anche minori nobili, capaci di esercitare un ruolo centrale nella vita politica ed economica del Milanese, cui l’autore si rivolge cercando di ricostruirne ruolo e posizione, nonché la capacità di promuovere legami alternativi a quelli territoriali e comunitari.
La seconda metà del Duecento segnò in Italia e in Europa l’avvio di un processo di profonda revis... more La seconda metà del Duecento segnò in Italia e in Europa l’avvio di un processo di profonda revisione dell’identità nobiliare. Ad affermarsi, non senza resistenze, fu un’idea di nobiltà fondata anzitutto su di un riconoscimento politico, quella che Bartolo di Sassoferrato in un suo celebre trattato avrebbe definito «nobilitas illata per principatum tenen-tem».
In molte città italiane a questo cruciale passaggio avrebbe corrisposto nel lungo periodo una definizione del privilegio di stampo patrizio, de-rivata dalla partecipazione al governo del comune. Non però a Milano, città che pure nel 1377 ebbe una sua “matricola dei nobili”, tradizio-nalmente salutata dalla storiografia come pietra di fondazione del pa-triziato locale.Piuttosto che delimitare i confini di un ceto di governo relativamente omogeneo, la matricola milanese tracciava infatti il profi-lo di una nobiltà larghissima e tutta naturale, definita dall’appartenenza a determinate parentele, senza alcun riguardo per ruoli politici, ricchez-ze, e perfino per la stessa inclusione nei ranghi della cittadinanza. Una “strana” nobiltà, dunque, che questo libro intende illustrare, mostrando per prima cosa come essa potesse costituire un linguaggio di comuni-cazione intercetuale, un ponte tra uomini situati agli antipodi o quasi del mondo sociale.
Papers by Federico Del Tredici
Reti Medievali Rivista, 2020
La sezione monografica intende esplorare quella che appare come una rilevante novità nei discorsi... more La sezione monografica intende esplorare quella che appare come una rilevante novità nei discorsi politici praticati nell'Italia bassomedievale, vale a dire la propensione – diffusa a vari livelli della società – a naturalizzare specifici rapporti politici e identità sociali. I diversi interventi focalizzano i vari contesti in cui questi motivi si precisano: la discussione dello statuto artificiale della natura nella dottrina giuridica (S. Menzinger); l'identità nobiliare (F. Del Tredici); l'appartenenza di partito (M. Gentile); le rappresentazioni del potere principesco (F. Cengarle); la condizione di suddito (M. Della Misericordia, L. Arcangeli).
ITALIANO: Il testo intende discutere le prospettive di ricerca da cui si puo considerare una rile... more ITALIANO: Il testo intende discutere le prospettive di ricerca da cui si puo considerare una rilevante novita nei discorsi politici praticati nell’Italia bassomedievale, vale a dire la propensione – diffusa a vari livelli della societa – a naturalizzare specifici rapporti politici e identita sociali. Se infatti nei regimi popolari duecenteschi sembra prevalente una nozione convenzionalistica del poli- tico (potremmo dire altrimenti discorsiva o procedurale), e una forte ostilita nei confronti di posizioni innate di dominio e privilegio, nell’Italia del Tre e Quattrocento paiono avanzare in modo significativo delle retoriche che invocano in maniera inedita la “natura” come fondamen- to dell’appartenenza a determinate comunita politiche o corpi sociali. L’affermazione di queste nuove retoriche sancisce processi di esclusione, e si accompagna a nuove stabilizzazioni del po- tere, a dimostrazione dell’interesse che potevano avere per esse i detentori del potere politico; ma non pare lin...
La signoria rurale nell’Italia del tardo medioevo. 3 L’azione politica locale
At the end of the Middle Ages in Lombardy it was common for a rural lord and his subjects to be d... more At the end of the Middle Ages in Lombardy it was common for a rural lord and his subjects to be defined as friends. By comparing Lombardy to other areas of central and northern Italy, the essay underlines the exceptional nature of this situation, and questions its causes. Such a phenomenon had two main underlying reasons: on the one hand, the peculiar political relationship between city and countryside that distinguished Lombardy since the late thirteenth century; on the other hand, the strong consensual character of the Lombard lordship in the fourteenth and fifteenth centuries.
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In the Historia de situ Ambrosianae urbis, written in the early fourteenth century, the notary Gi... more In the Historia de situ Ambrosianae urbis, written in the early fourteenth century, the notary Giovanni of Cermenate offered an unprecedented tripartite image of the Milanese contado: Seprio, north-west; Martesana, north-east; and a third indefinite “part” which can be identified with the plain south of the city, not exactly defined by Giovanni of Cermenate. The paper investigates such an absence, by linking it to the general weakness of collective identities provoked by the extraordinary economic development of the low Milanese plain.
La libertà dei ghibellini. Fazione e dialettica costituzionale a Milano (secoli XIV e XV) in Gasp... more La libertà dei ghibellini. Fazione e dialettica costituzionale a Milano (secoli XIV e XV) in Gaspare Ambrogio Visconti e la Milano di fine Quattrocento. Politica, arti e lettere a cura di S. Albonico, S. Moro Roma 2020 versione pre-stampa .
Versione pre-print del saggio
1. L'elezione comunitaria dei parroci nell'Europa tardomedievale e... more Versione pre-print del saggio
1. L'elezione comunitaria dei parroci nell'Europa tardomedievale e l'anomalia italiana
2. Elezioni di parroci a Milano e nel suo contado
3. Conclusioni
Il decennio successivo alla morte di Gian Galeazzo Visconti coincise in area lombarda con un mome... more Il decennio successivo alla morte di Gian Galeazzo Visconti coincise in area lombarda con un momento di profonda incertezza circa il futuro assetto politico della regione, che per molti avrebbe dovuto allontanarsi dal modello costituito dallo stato regionale e centralista di Gian Galeazzo. La volontà di raccogliere, o rifiutare, l’eredità politica ed ideologica del primo duca di Milano fece da sfondo agli scontri che a partire dal 1402 si consumarono anche nella capitale e nelle sue campagne. Nel 1412 il recupero di Milano e del suo contado da parte di Filippo Maria, primo tassello della ricomposizione dello stato che sarebbe avvenuta negli anni seguenti, segnò la vittoria di colui che incarnava, in termini non solo genealogici ma di prospettiva politica, la
continuità con Gian Galeazzo. A sostenere Filippo nella capitale furono i membri di un composito “partito dello stato” (uno stato di matrice giangaleazziana), trasversale rispetto agli schieramenti
guelfo e ghibellino. Il favore ad essi riservato dal nuovo duca – così come, all’opposto, la punizione inflitta agli oppositori – non mancò di trovare concreta traduzione anche nelle campagne più prossime alla capitale.
The “State party”. Crisis e reconstruction of the Visconti’s duchy: the milanese region (1402-1417)
The decade following the death of Gian Galeazzo Visconti was, in Lombardy and in the duchy, a period of troubles and deep uncertainty. Many political actors started to reconsider the model of centralist regional state that Gian Galeazzo had imposed, as well as his political and ideological legacy. From 1402 onward, this dispute was the background of a harsh confrontation which involved both Milan and the countryside. From 1412, Filippo Maria recovered Milan and its rural areas: in genealogical and political terms, he embodied the continuity with the politics of Gian Galeazzo. In Milan, the capital of the state, Filippo was supported by a composite “State party” that transcended Guelph and Ghibelline affiliations. The favour that the new duke showed towards his supporters had concrete consequences not only in the city, but also in the surrounding territories.
Tratto comune a molte ricerche dedicate al rapporto tra sacerdoti e società locale in età tardo m... more Tratto comune a molte ricerche dedicate al rapporto tra sacerdoti e società locale in età tardo medievale è il rilievo posto sull’incertezze del confine che separa i parrocchiani dai loro curati. Rettori eletti dalla comunità, formati in maniera malcerta, spesso agenti “tamquam seculares”, appaiono volentieri descrivibili come “quasi laici”. È questa un’immagine per molti aspetti valida anche per il territorio milanese, e certamente utile per apprezzare la portata dell’azione borromaica, tanto concentrata proprio sulla definizione di un più netto confine tra mondo ecclesiastico e mondo secolare. Attraverso un’analisi puntuale della documentazione disponibile per le campagne milanesi del Quattrocento (atti privati, sindacati comunitari, elezioni parrocchiali, testamenti di laici ed ecclesiastici, visite pastorali…) è tuttavia forse possibile proporre un quadro un poco differente rispetto a quello più corrente, verificare una propensione a marcare la “separatezza” del sacerdote rispetto alla società locale –e della comunità laica rispetto alla parrocchia- più forte rispetto a quanto comunemente ritenuto.
Many studies about the relationship between clergymen and local communities in late medieval period stress that the border separating the two spheres was unclear. Priests were chosen by the parishioners, had an approximate background and frequently acted tamquam seculares, as they were “almost lay people”. This image is also largely applicable to the Milanese territory, a region in which it is commonly assumed that a clearer separation between ecclesiastical and lay worlds was an achievement of Carlo Borromeo’s initiatives. However, the accurate analisys of the existing primary sources about the fifteenth-century Milanese countryside suggests a slightly different picture. Particularly, a stronger propensity to “mark the difference” between priests and local societies, such as between lay communities and parishes.
Maestri per il contado. Istruzione primaria e società locale nelle campagne milanesi (secolo XV)
Il presente volume riunisce i contributi presentati al convegno La popolazione italiana del Quatt... more Il presente volume riunisce i contributi presentati al convegno La popolazione italiana del Quattrocento e Cinquecento, organizzato dal Centro 'Carlo F. Dondena' per la ricerca sulle dinamiche sociali e le politiche pubbliche dell'Università L. Bocconi di Milano, in collaborazione con la SIDeS, Società Italiana di Demografia Storica, tenutosi fra il 7 e l'8 ottobre 2013 a Milano. Guido Alfani Introduzione pag. 7 Parte I. La popolazione dell'Italia settentrionale Guido Alfani La popolazione dell'Italia settentrionale nel XV e XVI secolo: scenari regionali e macro-regionali » 19 Alessio Fornasin, Claudio Lorenzini La popolazione del Friuli veneto tra XV e XVI secolo » 41 Riccardo Rao Demografia e insediamento nel Vercellese tra Quattro e Cinquecento » 57 Marco Cattini Fra due crisi nell'Emilia del XVI secolo. Crescita di popolazione e di ricchezza tra le Guerre d'Italia e la trappola malthusiana di fine Cinquecento » 69 Federico Del Tredici Dopo la caduta. Osservazioni attorno all'andamento demografico del Milanese nel XV secolo » 83 Matteo Di Tullio Popolazione, mestieri e mobilità del lavoro nella Lombardia del Cinquecento » 99 Parte II. La popolazione dell'Italia centrale e meridionale Odoardo Bussini, Donatella Lanari L'evoluzione della popolazione in alcune aree dell'Italia centrale nei secoli XV e XVI, attraverso i libri dei fuochi » 117 Indice I n d I c e Marco Breschi, Marco Francini Popolazione e dinamiche demografiche nella valle dell'Ombrone pistoiese » 139 Anna Esposito Il contributo dell'emigrazione slava e albanese al popolamento dei territori umbro-laziali tra Quattrocento e Cinquecento » 161 Parte III. La popolazione urbana Beatrice Del Bo Il valore demografico delle concessioni di cittadinanza: Milano nel primo Quattrocento » 175 Giuliana Albini Le registrazioni di battesimo nell'Italia centro-settentrionale (secoli XIV-XV) » 185 Marina Romani Popolazione ed epidemie a Mantova tra XV e XVI secolo » 201 Sergio Sardone Popolazione e famiglie a Bari secondo l'Apprezzo del 1598-1599 » 215 1. Più di ottant'anni fa, introducendo un suo contributo dedicato ai Censimenti milanesi di Francesco II Sforza e Carlo V, Enrico Besta lamentava la scarsa disponibilità di fonti per lo studio della popolazione milanese del tardo medioevo. Ciò che spiccava ai suoi occhi era, in particolare, la quasi totale assenza di dati per le campagne: se arduo era offrire qualche numero per la città, i calcoli per il territorio tornavano difficili «a mille doppi» (E. Besta 1933, 577).
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I benefici della parentela. Famiglie, istituzioni ecclesiastiche e spazi sacri nel contado di Milano (XIV-XV secolo), in Famiglie e spazi sacri nella Lombardia del Rinascimento, a cura di L. Arcangeli, G. Chittolini, F. Del Tredici, E. Rossetti, Milano, Scalpendi, 2015, pp. 309-343
A partire dall'età di Azzone Visconti, e dunque dagli anni '30 del Trecento, nella gran parte del... more A partire dall'età di Azzone Visconti, e dunque dagli anni '30 del Trecento, nella gran parte delle città lombarde il Popolo cessò di costituire la base dell'ordinamento politico locale. Il saggio intende mostrare come questo processo sia strettamente correlato alla diffusione delle fazioni come ordinario strumento di governo delle periferie: fatto comprensibile però solo a partire dalla considerazione del carattere "largo", "popolare", delle fazioni stesse.
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In molte città italiane a questo cruciale passaggio avrebbe corrisposto nel lungo periodo una definizione del privilegio di stampo patrizio, de-rivata dalla partecipazione al governo del comune. Non però a Milano, città che pure nel 1377 ebbe una sua “matricola dei nobili”, tradizio-nalmente salutata dalla storiografia come pietra di fondazione del pa-triziato locale.Piuttosto che delimitare i confini di un ceto di governo relativamente omogeneo, la matricola milanese tracciava infatti il profi-lo di una nobiltà larghissima e tutta naturale, definita dall’appartenenza a determinate parentele, senza alcun riguardo per ruoli politici, ricchez-ze, e perfino per la stessa inclusione nei ranghi della cittadinanza. Una “strana” nobiltà, dunque, che questo libro intende illustrare, mostrando per prima cosa come essa potesse costituire un linguaggio di comuni-cazione intercetuale, un ponte tra uomini situati agli antipodi o quasi del mondo sociale.
Papers by Federico Del Tredici
1. L'elezione comunitaria dei parroci nell'Europa tardomedievale e l'anomalia italiana
2. Elezioni di parroci a Milano e nel suo contado
3. Conclusioni
continuità con Gian Galeazzo. A sostenere Filippo nella capitale furono i membri di un composito “partito dello stato” (uno stato di matrice giangaleazziana), trasversale rispetto agli schieramenti
guelfo e ghibellino. Il favore ad essi riservato dal nuovo duca – così come, all’opposto, la punizione inflitta agli oppositori – non mancò di trovare concreta traduzione anche nelle campagne più prossime alla capitale.
The “State party”. Crisis e reconstruction of the Visconti’s duchy: the milanese region (1402-1417)
The decade following the death of Gian Galeazzo Visconti was, in Lombardy and in the duchy, a period of troubles and deep uncertainty. Many political actors started to reconsider the model of centralist regional state that Gian Galeazzo had imposed, as well as his political and ideological legacy. From 1402 onward, this dispute was the background of a harsh confrontation which involved both Milan and the countryside. From 1412, Filippo Maria recovered Milan and its rural areas: in genealogical and political terms, he embodied the continuity with the politics of Gian Galeazzo. In Milan, the capital of the state, Filippo was supported by a composite “State party” that transcended Guelph and Ghibelline affiliations. The favour that the new duke showed towards his supporters had concrete consequences not only in the city, but also in the surrounding territories.
Many studies about the relationship between clergymen and local communities in late medieval period stress that the border separating the two spheres was unclear. Priests were chosen by the parishioners, had an approximate background and frequently acted tamquam seculares, as they were “almost lay people”. This image is also largely applicable to the Milanese territory, a region in which it is commonly assumed that a clearer separation between ecclesiastical and lay worlds was an achievement of Carlo Borromeo’s initiatives. However, the accurate analisys of the existing primary sources about the fifteenth-century Milanese countryside suggests a slightly different picture. Particularly, a stronger propensity to “mark the difference” between priests and local societies, such as between lay communities and parishes.
In molte città italiane a questo cruciale passaggio avrebbe corrisposto nel lungo periodo una definizione del privilegio di stampo patrizio, de-rivata dalla partecipazione al governo del comune. Non però a Milano, città che pure nel 1377 ebbe una sua “matricola dei nobili”, tradizio-nalmente salutata dalla storiografia come pietra di fondazione del pa-triziato locale.Piuttosto che delimitare i confini di un ceto di governo relativamente omogeneo, la matricola milanese tracciava infatti il profi-lo di una nobiltà larghissima e tutta naturale, definita dall’appartenenza a determinate parentele, senza alcun riguardo per ruoli politici, ricchez-ze, e perfino per la stessa inclusione nei ranghi della cittadinanza. Una “strana” nobiltà, dunque, che questo libro intende illustrare, mostrando per prima cosa come essa potesse costituire un linguaggio di comuni-cazione intercetuale, un ponte tra uomini situati agli antipodi o quasi del mondo sociale.
1. L'elezione comunitaria dei parroci nell'Europa tardomedievale e l'anomalia italiana
2. Elezioni di parroci a Milano e nel suo contado
3. Conclusioni
continuità con Gian Galeazzo. A sostenere Filippo nella capitale furono i membri di un composito “partito dello stato” (uno stato di matrice giangaleazziana), trasversale rispetto agli schieramenti
guelfo e ghibellino. Il favore ad essi riservato dal nuovo duca – così come, all’opposto, la punizione inflitta agli oppositori – non mancò di trovare concreta traduzione anche nelle campagne più prossime alla capitale.
The “State party”. Crisis e reconstruction of the Visconti’s duchy: the milanese region (1402-1417)
The decade following the death of Gian Galeazzo Visconti was, in Lombardy and in the duchy, a period of troubles and deep uncertainty. Many political actors started to reconsider the model of centralist regional state that Gian Galeazzo had imposed, as well as his political and ideological legacy. From 1402 onward, this dispute was the background of a harsh confrontation which involved both Milan and the countryside. From 1412, Filippo Maria recovered Milan and its rural areas: in genealogical and political terms, he embodied the continuity with the politics of Gian Galeazzo. In Milan, the capital of the state, Filippo was supported by a composite “State party” that transcended Guelph and Ghibelline affiliations. The favour that the new duke showed towards his supporters had concrete consequences not only in the city, but also in the surrounding territories.
Many studies about the relationship between clergymen and local communities in late medieval period stress that the border separating the two spheres was unclear. Priests were chosen by the parishioners, had an approximate background and frequently acted tamquam seculares, as they were “almost lay people”. This image is also largely applicable to the Milanese territory, a region in which it is commonly assumed that a clearer separation between ecclesiastical and lay worlds was an achievement of Carlo Borromeo’s initiatives. However, the accurate analisys of the existing primary sources about the fifteenth-century Milanese countryside suggests a slightly different picture. Particularly, a stronger propensity to “mark the difference” between priests and local societies, such as between lay communities and parishes.
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