Sacra Teologia

Práce představuje přehled církevních nařízení o posvátné hudbě v časovém období od papeže Pia X. (1903) až po II. vatikánský koncil (1962-1965). Především budou představeny tři důležité dokumenty týkající se posvátné hudby: motu proprio Tra le sollecitudini Pia X. z 22. listopadu 1903; apoštolská konstituce Divini cultus Pia XI. z 20. prosince 1928; a encyklika Musicae sacrae disciplina Pia XII. z 25. prosince 1955. Tato nařízení budou reflektována v kontextu českých zemí a chrámové hudební praxe té doby.

The church sacred music legislation and its reception in the Czech lands from Tra le sollecitudini up to the Second Vatican Council

The thesis presents an overview of church legislation of sacred music in the period from the pope Pius X (1903) up to the Second Vatican Council (1962-1965). Firstly three important documents on the subject of sacred music will be shown: the Motu proprio Tra le sollecitudini of Saint Pius X, Nov. 22, 1903; the Apostolic constitution Divini cultus of Pius XI, Dec. 20, 1928; and the encyclical Musicae sacrae disciplina of Pius XII, Dec. 25, 1955. These regulations will be reflected in the context of the Czech lands and church musical practice of that time.

After the publication of the Constitution Sacrosanctum Concilium of the
Second Vatican Council, liturgical renewal in the Czech lands received
new impulses. With the development of the use of the national language, there was a need to adapt Latin melodies to the Czech text. This task was
assumed by Fr. František Holík. However, another priest, Fr. Josef Olejník,
was invited to the liturgical commission and proposed another solution.
The contribution aims to show one of the approaches adopted by the Czech Catholic Church during the post-conciliar renewal, presenting this unusual
experiment whose success has been confirmed by the pastoral care of the
recent decades.

Human breast milk (HBM) is a source of essential nutrients for infants and is particularly recommended for preterm neonates when their own mother’s milk is not available. It provides protection against infections and decreases necrotizing enterocolitis and cardiovascular diseases. Nevertheless, HBM spoilage can occur due to contamination by pathogens, and the risk of a shortage of HBM is very often present. B. cereus is the most frequent ubiquitous bacteria responsible for HBM being discarded. It can contaminate HBM at all stages, from its collect point to the storage and delivery. B. cereus can induce severe infection in newborns with very low birth weight, with sometimes fatal outcomes. Although the source of contamination is rarely identified, in some cases, HBM was suspected as a potential source. Even if the risk is low, as infection due to B. cereus in preterm infants should not be overlooked, human milk banks follow strict procedures to avoid contamination, to accurately iden...

Perché seguire i principi della morale? O meglio: quale principio morale è quello giusto da seguire? Quale utilità per la mia vita? Si parte dal presupposto che esistono almeno due tipologie principali di legge morale: quella ETERONOMISTA/POSITIVISTA e quella NATURALE/LIBERALE. Mentre nella prima abbiamo un'autorità esterna che impone una legge, nella seconda si parte dal valore in sé di un principio etico/morale che l'uomo scorge, accettando con la propria libertà il valore ritenuto giusto che avanza esigenze di rispetto. La domanda che sorge a tutto ciò sarà sul perché l'uomo fin dall'antichità sente il bisogno di creare norme morali. Anticamente il quesito verteva sulla domanda relativa l'origine dei trascendentali logici o universali quali: il BENE, il VERO, il BELLO, cui l'uomo tende per natura attraverso un principio che possiamo definire "UNITARIO" che spinge l'essere umano a porre un senso profondo ed una direzione da seguire nella propria esistenza. Socrate: "Gli dei amano la pietà perché è pio farlo, o è pio farlo perché essi amano la pietà?"

« Non è la destinazione ma il viaggio quello che conta » Jack Sparrow in Pirati dei Caraibi. Oltre i confini del mare Il viaggio appartiene all'uomo perché la vita dell'uomo è il viaggio! Secoli di racconti narrano il viaggio dell'uomo attraverso le infinite sfaccettature della propria vita. La parabola umana dell'esistenza nel suo profondo pellegrinaggio verso il centro del labirinto. Quello del viaggio è un tema ricorrente nella storia, poiché l'uomo stesso è il suo viaggio, nel suo susseguirsi fra tempo e spazio. Dall'Ulisse di Omero al Signore degli Anelli di Tolkien, un filo rosso percorre secoli di pensiero e di parole. L'azione dell'uomo come logos storico, ricopre i sentieri narrativi della memoria, ricordandogli il duplice destino di vittoria e sconfitta; la perdita della propria esistenza terrena con la morte e il suo trascendere verso la vita eterna. Il viaggio dunque ne esprime paradossalmente l'essenza. Attraverso di esso, l'uomo, incontra se stesso nella persona degli altri. Conosce il limite che si scontra col desiderio intrinseco di infinito. Sperimenta l'amore mescolato alle lacrime; la speranza, in lotta con l'angoscia del nulla. Il viaggio è così lo specchio dello spirito umano che riflette il proprio pathos nella sua profonda e affannosa ricerca del senso di sé, del mondo e del divino. La narrazione unica e personale della propria esperienza di vita, il cui valore trascende il senso stesso del racconto. Nel viaggio è racchiusa la sintesi unica dell'individuo nel suo irripetibile e singolare divenire. Una sorta di immagine pittorica di cui ognuno di noi ne è allo stesso tempo pittore e osservatore. Un quadro speculare che riflette se stesso, unendolo indissolubilmente nel prisma sinfonico della storia universale. L'intreccio tra finito e infinito, tra temporale e metafisico. Il viaggio è dunque il simbolo della storia singolare e universale dell'uomo con la sua più enigmatica manifestazione nella vita umana. ESERCIZIO • Dopo aver letto e compreso la riflessione sul tema del viaggio, prova tu stesso a formulare un tuo pensiero su questo tema, evidenziando quelli che sono per te i punti cardini su cui si poggia tale riflessione nella vita dell'uomo.

Qual è la realtà più complessa da vivere, ma allo stesso tempo la più viva e profonda di tutte? Senza dubbio quella dell'amore. Con esso sperimentiamo quella passione di vita che ci induce a sentirci piccoli e spaesati, che ci riempie il cuore di gioia e patimento allo stesso tempo. È curioso come l'etimo della parola "amore" in latino abbia a che fare con due opposti ma anche polari significati. Due facce di una medesima e misteriosa medaglia. L'origine latina ci aiuta a capire meglio tale dualità: MORS-AMORS (MORTE-AMORE). La "A" in latino e in greco è particella di negazione che esprime privazione, negazione, mancanza. Da ciò comprendiamo come l'amore sia opposto alla morte, anche se posta polarmente affianco. Attraverso la negazione di ciò che non è, la parola "amore" rimane celata da quel velo di mistero che non permette una piena e totale comprensione, a livello intellettuale, ma solo come esperienza personale e vitale della realtà umana, che sperimenta senza tuttavia comprendere. Il mistero dell'amore nell'essere umano, da sempre ha posto in crisi la realtà più profonda dell'uomo, nella sua più autentica essenza, ma anche nel suo continuo divenire esistenziale. Quello dell'amore, con il suo paradossale e antinomico rapporto con la morte è e rimane il mistero dei misteri, che chiede continuamente risposta da parte di colui che prende coscienza di una tale e spaventosa realtà. Cosa dunque domandare a sé stessi, per avvicinarsi un pochino a un sì grande enigma? La vita contrapposta alla morte richiama quanto di più bello, puro, sacro riguardi l'amore. Vita e amore sono così indissolubilmente legate tra loro che una loro separazione sarebbe impensabile anche solo razionalmente. Dove c'è vita c'è amore e viceversa. Non può esistere l'una senza l'altra. Entrambe formano un tutt'uno, un'unità pulsante che racchiude in sé la molteplicità degli esseri e l'unicità dei legami. La vita così come l'amore richiedono tuttavia ascolto e custodia. Entrambe permettono la sussistenza di tutto, persone, cose, legami. Bisogna perciò domandarsi come si possano custodire entrambe tali realtà, nonostante esse non siano di dominio dell'uomo ma soltanto da esso custodite. È necessario comprendere come gestirle, visto che per loro natura trascendono l'uomo stesso con le sue categorie di spazio e tempo. Ecco perciò la vera e continua sfida dell'uomo cercatore di senso e pienezza! Se dinnanzi al divenire temporale, la vita e l'amore chiedono eternità e durata, come può l'uomo gestire tali misteriose realtà che trascendono la stessa natura finita e mortale soggetta alla temporalità? Dinnanzi a una tale immensità non si può non rimanere stupiti e meravigliati da questa realtà senza limiti. Dunque, la vita e l'amore hanno a che fare con le categorie di "infinito", "felicità", "autorealizzazione" così come al desiderio di eternità e pienezza che albergano per natura nel cuore dell'uomo. L'amore, in particolare, si declina in molti modi, poiché molte sono le strade che esso percorre, ma allo stesso tempo, tutto si riconduce all'unità della vita da cui esso sgorga.

Il linguaggio delle emozioni nella formazione La vera vita porta dolore ma in quel dolore c'è anche benedizione Paolo Nori Introduzione Sappiamo che colui o colei che si approccia ad uno studio critico delle emozioni, è spinto il più delle volte, da esigenze di cura e superamento, di fronte a sofferenze che attanagliano il cuore; momenti di fragilità, che inducono inevitabili scelte critiche (κρίνω; giudico, valuto, scelgo; da qui "crisi" come momento ineludibile di scelta e lotta dinanzi a una difficoltà) di rimedio, così da poter ristabilire benessere all'animo sofferente. Tutto ciò porta apparentemente sollievo e conforto; convinti, che conoscendo il proprio nemico, si è più prossimi ad abbatterlo. In realtà avvicinandosi ad esso, si diviene sempre più sensibili e percettivi dell'inquietante presenza; lo sguardo si rende acuto, vigile, ma anche più fragile e più attaccabile. È il peso della conoscenza, affermava un'amica, durante una camminata. Conoscere infatti porta ad accrescere le proprie informazioni, le proprie conoscenze, anche attraverso quel lavoro intellettivo scomodo che chiamiamo: "riflessione" o "pensiero dialogico" (λόγος-νους). Tale impronta riflessiva permette una maggior profondità di analisi delle proprie emozioni, senza tuttavia ricavarne quei principi archetipici che risiedono nell'io profondo, e di cui siamo ben lungi dal poterli controllare.

Nonspecific binding of proteins from complex food matrices is a significant challenge associated with a biosensor using gold nanoparticles (AuNPs). To overcome this, we developed an efficient EDTA chelating treatment to denature milk proteins and prevent their adsorption on AuNPs. The use of EDTA to solubilize proteins enabled a sensitive label-free apta-sensor platform for colorimetric detection of Staphylococcus aureus in milk and infant formula. In the assay, S. aureus depleted aptamers from the test solution, and the reduction of aptamers enabled aggregation of AuNPs upon salt addition, a process characterized by a color change from red to purple. Under optimized conditions, S. aureus could be visually detected within 30 min with the detection limit of 7.5 × 10 4 CFU/mL and 8.4 × 10 4 CFU/mL in milk and infant formula, respectively. The EDTA treatment provides new opportunities for monitoring milk contamination and may prove valuable for biosensor point-of-need applications.

Il lettore d'un romanzo giallo è lo stesso d'un lettore de La Divina Commedia di Dante? Forse risponderete di sì, in quanto una stessa persona può aver interesse a leggersi Dante all'università, e un giallo in vacanza. Ma potreste anche rispondermi di no, impegnandovi in una analisi socioculturale della tipologia del lettore di Dante e di un thriller. Il che significherebbe impegnarsi in una costruzione sociologica della potenziale udienza che legge queste opere: chi legge Dante, e chi Michael Connally? Di fatto il problema posto dal titolo «Quattro vangeli per quattro lettori» è diverso. Non mi chiedo: chi legge il vangelo di Matteo, e chi quello di Giovanni?, bensì: che tipo di lettore vien costruito da ognuno di questi due vangeli? Quale modello di lettore vogliono plasmare? Posto così, il problema è tipico dell'analisi narrativa. Quel geniale semeiotico che corrisponde al nome di Umberto Eco già nel 1990 diceva che, sotto la spinta delle scienze del linguaggio nell'interpretazione dei testi era in corso uno spostamento di accento: non l'enunciazione storica del testo (cioè l'opera dell'autore) mobilita l'attenzione, bensì la sua ricezione da parte del lettore. 1 Primaria diventa ormai la cooperazione, ovvero la collaborazione del lettore nell'atto della lettura. L'analisi narrativa partecipa di questo nuovo paradigma. Il suo interrogativo canonico non è relativo a ciò che l'autore ha inteso, ma suona: quale effetto il testo esercita sui propri lettore e lettrice? Altrimenti detto, con Paul Ricoeur, un testo rimane in qualche modo incompiuto finché attende d'essere letto, dal momento che esso è «una strategia di persuasione avente come proprio target il lettore», e che solo «nella lettura» questa strategia attua il proprio percorso. 2 Sempre Ricoeur aggiunge che non solo un testo è totalmente rivolto al proprio lettore, ma addirittura lo prevede, predisponendogli «l'esperienza viva» della lettura. 3 A questo punto ripropongo la questione: quale lettore ha di mira ogni vangelo, quale «esperienza viva» di lettura prevede per lui? Ma i termini del problema han bisogno di ulteriore precisazione, e bisognerà introdurre una distinzione supplementare per individuare con precisione quanto andiamo cercando. Mi servo di una distinzione proposta da Peter Rabinowitz 4 tra udienza autoriale e udienza narrativa. L'udienza autoriale è quella presupposta dall'evangelista Marco, quando scrive: «Golgotha -che significa: luogo del cranio» (Mc 15,22), postulando che la propria udienza, o, se preferite, i suoi lettori, non conoscono l'aramaico, traducendo quindi per loro in greco il termine Golgotha. D'altra parte quando parla dei farisei non sente il bisogno di spiegarne la funzione in Israele, presupponendola loro nota. L'udienza autoriale corrisponde all'immagine che l'autore si fa dei propri lettori, della loro cultura, delle loro competenze e della loro ignoranza, aiutandoli al passaggio quando teme che non dispongano delle necessarie informazioni. L'udienza narrativa rappresenta l'effetto che il narratore vuole avere sul lettore. Altrimenti detto: il lettore che il narratore ambisce a costruire. Ecco l'oggetto della mia ricerca. Quali lettori ambisce a costruire ognuno dei quattro vangeli? Come avrete capito, il mio postulato è che un narratore non voglia solo raccontarci una storia, * Traduzione a cura del prof. Roberto Vignolo. N.B.: la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale mette a disposizione il seguente testo per le persone interessate ma si riserva di pubblicarlo su teologia 2008/1 e qualunque uso deve rispettare le leggi vigenti. In merito al tema della presente conferenza, si veda il più ampio contributo dell'Autore : D. MARGUERAT, L'éxegèse biblique à l'heure du lecteur, in : D. MARGUERAT (éd), La Bible en récit. L'éxegèse biblique à l'heure du lecteur. Colloque internationale d'analyse narrative des textes de la Bible, Lausanne (mars 2002) Labor et Fides Genève 2003, 13-40. 1 U. ECO, I limiti dell'interpretazione, Bompiani Milano,1990. 2 P. RICOEUR, Temps et récit II, Paris, Seuil, 1984, p. 234. 3 P. RICOEUR, op. cit. 230-231. 4 P. RABINOWITZ, Before Reading. Narrative Conventions and the Politics of Interpretation, Ithaca/London, Cornell University Press, 1987.

Il carisma della Venerabile Maria Bordoni e la teologia di Marcello Bordoni, in Rassegna di Teologia 62 (2021), 283-293

Il carisma della Venerabile Maria Bordoni e la teologia di Marcello Bordoni L'articolo intende esporre una lettura del saggio di Nicola Ciola sulla figura di Maria Bordoni. In esso, ciò che viene illustrato è il ritratto teologico e spirituale della Venerabile e del fratello don Marcello Bordoni, con particolare riferimento al legame profondo che esiste tra l'intuizione spirituale di Maria Bordoni e il rigoroso sviluppo del pensiero teologico del grande cristologo lateranense.

This article means to expose a reading of Nicola Ciola's essay on the figure of Maria Bordoni. It illustrates the theological and spiritual portrait of the Venerable and of her brother, Father Marcello Bordoni, with special reference to the deep connection between Maria Bordoni's spiritual intuition, and the rigorous development of the theological thought of the great lateranense Christologian.

2 Sebbene siano molte le edizioni del De Trinitate di Agostino vogliamo segnalare quella pubblicata nella collana della Nuova Biblioteca Agostiniana interessante anche per lintroduzione di p. A. Trapè in merito al nostro tema cf SANTAGOSTINO, La Trinità, Città Nuova, Roma 1987. 3 La prima formulazione di questo enunciato, che Rahner definisce Grundaxiom, la possiamo trovare allinterno di unopera collettiva che divenne famosa per la spinta al rinnovamento nellinsegnamento della teologia dogmatica che essa determinò. Si trat