Le Declamazioni Minori attribuite a Quintiliano, I, 244-292, Introduzione, 2019
Introduzione al volume "Le declamazioni Minori attribuite a Quintiliano, (244-292)", Bologna, Pàt... more Introduzione al volume "Le declamazioni Minori attribuite a Quintiliano, (244-292)", Bologna, Pàtron 2019, XI-XLII
Nell'Introduzione all'opera vengono messi a fuoco i seguenti aspetti
- funzione dell'opera: un libro di scuola impiegato da un maestro di retorica per insegnare a declamare, che appartiene a una particolare tipologia di manualistica, orientata all'applicazione più che all'esposizone teorica; la teoria 'implicita' è quella esposta nell'Institutio quintilanea.
- facies linguistica: diverse peculiarità e apparenti anomalie (ripetizioni, ridondanze, brachilogie), si spiegano proprio in rapporto alla particolare funzione comunicativa.
- rapporto con la tradizione letteraria: le memorie letterarie che spesso affiorano nei modelli di declamazione (Cicerone e Seneca in particolare) non rispondono a una finalità estetica, ma essenzialmente didattica ed esemplificativa; rispondono perfettamente al canone quintilianeo.
- il rapporto con la lingua giuridica: nelle Declamationes minores più che nelle altre raccolte latine, abbondano i tecnicismi giuridici; in molti casi si rileva che espressioni ben accasate nella giurisprudenza di età imperiale fanno in quest'opera la loro prima apparizione.
- la tradizione del testo: i più recenti studi sul tema confermano una tradizione bipartita, con relazioni ancora da chiarire nei rami bassi dello stemma.
- la parternità quintilianea: dai dati raccolti attraverso l'analisi dei testi non emergono elementi in contrasto con l'ipotesi della paternità quintilianea, che ne esce, anzi, consolidata.
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Nell'Introduzione all'opera vengono messi a fuoco i seguenti aspetti
- funzione dell'opera: un libro di scuola impiegato da un maestro di retorica per insegnare a declamare, che appartiene a una particolare tipologia di manualistica, orientata all'applicazione più che all'esposizone teorica; la teoria 'implicita' è quella esposta nell'Institutio quintilanea.
- facies linguistica: diverse peculiarità e apparenti anomalie (ripetizioni, ridondanze, brachilogie), si spiegano proprio in rapporto alla particolare funzione comunicativa.
- rapporto con la tradizione letteraria: le memorie letterarie che spesso affiorano nei modelli di declamazione (Cicerone e Seneca in particolare) non rispondono a una finalità estetica, ma essenzialmente didattica ed esemplificativa; rispondono perfettamente al canone quintilianeo.
- il rapporto con la lingua giuridica: nelle Declamationes minores più che nelle altre raccolte latine, abbondano i tecnicismi giuridici; in molti casi si rileva che espressioni ben accasate nella giurisprudenza di età imperiale fanno in quest'opera la loro prima apparizione.
- la tradizione del testo: i più recenti studi sul tema confermano una tradizione bipartita, con relazioni ancora da chiarire nei rami bassi dello stemma.
- la parternità quintilianea: dai dati raccolti attraverso l'analisi dei testi non emergono elementi in contrasto con l'ipotesi della paternità quintilianea, che ne esce, anzi, consolidata.
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philosophical discourse in the Minor Declamations ascribed to Quintilian. Both texts pose the problem
of the legitimacy of weeping; in the characterization of the weeping character interpreted by the
declaimer, concepts and expressions used by Seneca in the representation of disturbed interiority come
into play. Moreover, declamation, structurally conceived as a confrontation between two parts, allows,
at least in some moments, to dramatize the contrast between the reasons of the tormented people and
the voluntaristic and rationalistic perspective typical of Seneca’s philosophical discourse.
Declamations. The terms here defined as ‘para-legal’ are (1) expressions used in declamatory
texts as technical terms, but having a different meaning in Roman legal
literature; (2) terms that originate from legal language but in declamations lose
their original sense and acquire instead a metaphorical or generic connotation. The
latter type, much less studied than the former, reveals the close proximity of declamation
to legal literature, which deeply influences the imagery of the declaimers as
well as their language. Moreover, the distribution of such para-legal terms throughout
the pseudo-Quintilianic corpus clearly brings out the differences between the
Major and Minor Declamations as far as style and aims are concerned.
While the most common technical, including juridical, meanings of vicarius (‘substitute’ for a servus and, in an official function, a ‘proxy’) are regularly listed in lexicons, the meaning of vicarius as a 'sacrificial substitute,’ in a magical-religious context, has so far received little attention. This meaning appears in a devotio of the 3rd cent. BC. reported by Macr. 3.9.9–13. Most of the occurrences of vicarius in the period under consideration actually seem linked to this last meaning, which is taken up and multiplied by school declamation. Indeed, vicarius becomes a terminus technicus specific to declamation, referring to acts of self-sacrifice that commonly occur in school controversiae.
L’articolo propone un’analisi dello sviluppo semantico di vicarius tra III a.C. e II d.C. con lo scopo di collegare le accezioni tecniche più antiche alle successive generalizzazioni (che iniziano con Cicerone).
Mentre i significati tecnici più noti di vicarius (‘sostituto’ di un servus e come vicem agens in un manus istituzionale), documentati anche nella letteratura giuridica, sono riconosciuti dai lessici, è stata finora piuttosto trascurata l’accezione di vicarius come ’sostituto sacrificale’ in un contesto magico-religioso. Questo significato compare in una devotio del III a.C. riportata da Macr. 3,9,9-13. Gran parte delle occorrenze di vicarius nel periodo in esame sembra in realtà legata proprio a quest’ultima accezione, che viene ripresa e moltiplicata dalla declamazione di scuola. Vicarius si afferma infatti come tecnicismo specifico del linguaggio dei declamatori, per indicare un atto di autosacrificio ricorrente nelle controversie.
Sommario · L’articolo suggerisce che l’interpretazione medioplatonica dell’Odissea possa costituire una chiave di lettura per il finale delle Me-tamorfosi. L’arrivo di Lucio sulla spiaggia di Cencre è stato già posto in relazione con l’arrivo di Ulisse a Itaca. Secondo la lettura allegorica di questo episodio condivisa da Apuleio e dal suo pubblico, Ulisse è l’im-magine dell’anima che, dopo una lunga lotta con le acque agitate del mondo sublunare, raggiunge un porto sicuro ; è dunque probabile che per il pubblico del romanzo anche il ritorno di Lucio avesse un’allure metafisica.
Le due tipologie di ritorno convergono nel libro XI e costituiscono una traccia lessicale che illumina la relazione tra il finale delle Metamorfosi e il libro XIII dell'Odissea, in cui si compie il ritorno di Odisseo in patria
to indicate a ‘gargantuan banquet’, occurs only in this passage. On a
stylistic level, this iunctura is fully in tune with Plautus’ verbal humour
and seems to be an occasional creation rather than a common figure of
speech. The expression, however, would be more meaningful, if considered
as an allusion to the ieiunium Cereris, which was established in
Rome in 191 BC. This possibility would also provide an element for
dating the Menaechmi, whose chronology has always been difficult to
determine.
Nell'Introduzione all'opera vengono messi a fuoco i seguenti aspetti
- funzione dell'opera: un libro di scuola impiegato da un maestro di retorica per insegnare a declamare, che appartiene a una particolare tipologia di manualistica, orientata all'applicazione più che all'esposizone teorica; la teoria 'implicita' è quella esposta nell'Institutio quintilanea.
- facies linguistica: diverse peculiarità e apparenti anomalie (ripetizioni, ridondanze, brachilogie), si spiegano proprio in rapporto alla particolare funzione comunicativa.
- rapporto con la tradizione letteraria: le memorie letterarie che spesso affiorano nei modelli di declamazione (Cicerone e Seneca in particolare) non rispondono a una finalità estetica, ma essenzialmente didattica ed esemplificativa; rispondono perfettamente al canone quintilianeo.
- il rapporto con la lingua giuridica: nelle Declamationes minores più che nelle altre raccolte latine, abbondano i tecnicismi giuridici; in molti casi si rileva che espressioni ben accasate nella giurisprudenza di età imperiale fanno in quest'opera la loro prima apparizione.
- la tradizione del testo: i più recenti studi sul tema confermano una tradizione bipartita, con relazioni ancora da chiarire nei rami bassi dello stemma.
- la parternità quintilianea: dai dati raccolti attraverso l'analisi dei testi non emergono elementi in contrasto con l'ipotesi della paternità quintilianea, che ne esce, anzi, consolidata.
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philosophical discourse in the Minor Declamations ascribed to Quintilian. Both texts pose the problem
of the legitimacy of weeping; in the characterization of the weeping character interpreted by the
declaimer, concepts and expressions used by Seneca in the representation of disturbed interiority come
into play. Moreover, declamation, structurally conceived as a confrontation between two parts, allows,
at least in some moments, to dramatize the contrast between the reasons of the tormented people and
the voluntaristic and rationalistic perspective typical of Seneca’s philosophical discourse.
Declamations. The terms here defined as ‘para-legal’ are (1) expressions used in declamatory
texts as technical terms, but having a different meaning in Roman legal
literature; (2) terms that originate from legal language but in declamations lose
their original sense and acquire instead a metaphorical or generic connotation. The
latter type, much less studied than the former, reveals the close proximity of declamation
to legal literature, which deeply influences the imagery of the declaimers as
well as their language. Moreover, the distribution of such para-legal terms throughout
the pseudo-Quintilianic corpus clearly brings out the differences between the
Major and Minor Declamations as far as style and aims are concerned.
While the most common technical, including juridical, meanings of vicarius (‘substitute’ for a servus and, in an official function, a ‘proxy’) are regularly listed in lexicons, the meaning of vicarius as a 'sacrificial substitute,’ in a magical-religious context, has so far received little attention. This meaning appears in a devotio of the 3rd cent. BC. reported by Macr. 3.9.9–13. Most of the occurrences of vicarius in the period under consideration actually seem linked to this last meaning, which is taken up and multiplied by school declamation. Indeed, vicarius becomes a terminus technicus specific to declamation, referring to acts of self-sacrifice that commonly occur in school controversiae.
L’articolo propone un’analisi dello sviluppo semantico di vicarius tra III a.C. e II d.C. con lo scopo di collegare le accezioni tecniche più antiche alle successive generalizzazioni (che iniziano con Cicerone).
Mentre i significati tecnici più noti di vicarius (‘sostituto’ di un servus e come vicem agens in un manus istituzionale), documentati anche nella letteratura giuridica, sono riconosciuti dai lessici, è stata finora piuttosto trascurata l’accezione di vicarius come ’sostituto sacrificale’ in un contesto magico-religioso. Questo significato compare in una devotio del III a.C. riportata da Macr. 3,9,9-13. Gran parte delle occorrenze di vicarius nel periodo in esame sembra in realtà legata proprio a quest’ultima accezione, che viene ripresa e moltiplicata dalla declamazione di scuola. Vicarius si afferma infatti come tecnicismo specifico del linguaggio dei declamatori, per indicare un atto di autosacrificio ricorrente nelle controversie.
Sommario · L’articolo suggerisce che l’interpretazione medioplatonica dell’Odissea possa costituire una chiave di lettura per il finale delle Me-tamorfosi. L’arrivo di Lucio sulla spiaggia di Cencre è stato già posto in relazione con l’arrivo di Ulisse a Itaca. Secondo la lettura allegorica di questo episodio condivisa da Apuleio e dal suo pubblico, Ulisse è l’im-magine dell’anima che, dopo una lunga lotta con le acque agitate del mondo sublunare, raggiunge un porto sicuro ; è dunque probabile che per il pubblico del romanzo anche il ritorno di Lucio avesse un’allure metafisica.
Le due tipologie di ritorno convergono nel libro XI e costituiscono una traccia lessicale che illumina la relazione tra il finale delle Metamorfosi e il libro XIII dell'Odissea, in cui si compie il ritorno di Odisseo in patria
to indicate a ‘gargantuan banquet’, occurs only in this passage. On a
stylistic level, this iunctura is fully in tune with Plautus’ verbal humour
and seems to be an occasional creation rather than a common figure of
speech. The expression, however, would be more meaningful, if considered
as an allusion to the ieiunium Cereris, which was established in
Rome in 191 BC. This possibility would also provide an element for
dating the Menaechmi, whose chronology has always been difficult to
determine.
alla luce delle riflessioni di Savinio nella prosa 'Metamorphoseon', vengono valorizzati gli 'agganci' con il testo antico, sia di natura tematica che stilistica: in 'La nostra anima', in particolare, la tecnica del 'pastiche' consente di integrare nella prosa saviniana sia lunghe citazioni latine, sia stralci di traduzione del testo apuleiano (identificata in quella di M. Bontempelli per la 'Collezione Romana' di E. Romagnoli). La riscrittura di Savinio risulta 'corrosiva' non tanto nei confronti del testo antico, quanto di una certa lettura 'à la mode', pesantemente influenzata dall'estetismo dannunziano.
is connected with some pre-psychoanalytical theories (e.g. Haeckel, Myers) whose influence emerges also elsewhere in Pascoli’s work.
to retain (with Shackleton Bailey 2006) the reading of the mss. (Illud enim est tempus doloris), deleted as antintrusive gloss by M. Winterbottom 1984: the sequence recalls Cic. Sest. 52 (on the sufferings of Cicero’s exile). In par. 6, the expression perdidi beneficium, used in a pregnant sense, posits a direct relationship between the Master of the Minores and
Seneca’s De beneficiis.