Paolo Marini (Genova, 1980) si è laureato nel 2004 all’Università degli Studi di Pisa con una tesi dedicata all’edizione critica della "Vita di Maria Vergine" di Pietro Aretino (relatori: Gabriella Albanese, Giorgio Masi); nello stesso anno ha ottenuto il Diploma di Licenza presso la Scuola Normale Superiore di Pisa con la pubblicazione di un autografo aretiniano dell’"Esortatione de la pace tra l’Imperadore e il Re di Francia" (relatore: Lina Bolzoni, con la collaborazione di Alfredo Stussi e Armando Petrucci). Nell’a. a. 2007-2008 è stato Exchange Fellow all’American Academy in Rome (disciplina: Italian Philology). Nel 2009 ha conseguito il Diploma di Perfezionamento (PhD) in discipline filologiche e linguistiche moderne della Scuola Normale Superiore con una tesi sull’edizione critica delle "Vite" di santa Caterina d’Alessandria e di san Tommaso d’Aquino di Pietro Aretino (relatore: Lina Bolzoni).
Dal 2009 al 2012 è stato ricercatore a tempo determinato di Letteratura italiana presso il Dipartimento di Scienze dei Beni Culturali dell’Università degli Studi della Tuscia, Viterbo. E' stato cultore della materia e docente a contratto presso il medesimo Ateneo (dipartimenti DISBEC e DISTU). Da giugno 2012 a maggio 2013 è stato titolare di un assegno di ricerca presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università Ca' Foscari di Venezia. E' stato borsista del Centro Alti Studi Euaristos di Forlì nell'autunno 2013. Il 16/1/2014 ha ottenuto l'abilitazione scientifica nazionale alle funzioni di professore di II fascia nel settore concorsuale 10/F3 per Filologia della Letteratura italiana (s.s.d. L-FIL-LET/13). Il 28/3/2017 ha ottenuto l'abilitazione scientifica nazionale alle funzioni di professore di II fascia nel settore concorsuale 10/F1, Letteratura italiana (s.s.d. L-FIL-LET/10). Dal 2015 al 2018 è stato ricercatore TD presso l'Università della Tuscia. E' attualmente professore associato di Filologia italiana presso la stessa Università.
Da febbraio 2017 a ottobre 2020 è stato delegato del Dipartimento DISTU per tirocini curriculari, convenzioni e rapporti con le parti sociali. Da aprile 2018 è membro del Collegio del Dottorato in Scienze storiche e dei beni culturali dell'Università della Tuscia. Da febbraio 2020 è membro del Consiglio del CAB (Centro di Ateneo per le Biblioteche) di cui è Presidente e quindi Direttore tecnico-scientifico a partire dal 24 settembre 2020.
Ha partecipato ai progetti di ricerca FIRB 2006 ("Tra parole e immagini nel Cinquecento. Per la costruzione di un archivio digitale di manoscritti"), PRIN 2008 ("Repertorio degli autografi dei letterati italiani, secoli XIII-XVI"), PRIN 2015 ("Repertorio Epistolare del Cinquecento. Teorie, lingua, pratiche di un genere. Bibbiena, Della Casa, Bernardo e Torquato Tasso, Marino"). Attualmente è membro dell'unità di ricerca dell'Università della Tuscia a capo di un progetto PRIN 2022 ("Lettere per le arti. Committenze artistiche farnesiane attraverso i carteggi, 1534-1589") ed è PI (principal investigator) di un progetto PRIN 2022 PNRR ("Farnese Fasti. Management of power and promotion of consensus in the age of cardinal Alessandro iuniore (occasional literature, art, exposed writings)").
Nell’ambito dell'Edizione Nazionale delle opere di Pietro Aretino ha curato il secondo tomo delle opere religiose (agiografie) e, insieme a Paolo Procaccioli, il volume delle Lettere sparse. E' stato membro del Comitato scientifico della mostra "Pietro Aretino e l'arte nel Rinascimento" (Firenze, Gallerie degli Uffizi, 27 novembre 2019 -1° marzo 2020). Si è occupato soprattutto di storia della letteratura italiana del pieno Rinascimento con indagini di taglio filologico e critico su autori del ’500 (Aretino, Ariosto, Bibbiena, Bonfadio, Cellini, Lando, Dolce, Ruscelli) e con interventi di scavo documentario nell’universo del libro antico inerenti, in particolare, alla realtà genovese e al contesto veneziano. I suoi interessi di ricerca sono inoltre rivolti a questioni filologiche e storico-letterarie relative alle opere di alcuni protagonisti del Novecento (Montale, Manganelli, Rosselli).
Dal 2009 al 2012 è stato ricercatore a tempo determinato di Letteratura italiana presso il Dipartimento di Scienze dei Beni Culturali dell’Università degli Studi della Tuscia, Viterbo. E' stato cultore della materia e docente a contratto presso il medesimo Ateneo (dipartimenti DISBEC e DISTU). Da giugno 2012 a maggio 2013 è stato titolare di un assegno di ricerca presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università Ca' Foscari di Venezia. E' stato borsista del Centro Alti Studi Euaristos di Forlì nell'autunno 2013. Il 16/1/2014 ha ottenuto l'abilitazione scientifica nazionale alle funzioni di professore di II fascia nel settore concorsuale 10/F3 per Filologia della Letteratura italiana (s.s.d. L-FIL-LET/13). Il 28/3/2017 ha ottenuto l'abilitazione scientifica nazionale alle funzioni di professore di II fascia nel settore concorsuale 10/F1, Letteratura italiana (s.s.d. L-FIL-LET/10). Dal 2015 al 2018 è stato ricercatore TD presso l'Università della Tuscia. E' attualmente professore associato di Filologia italiana presso la stessa Università.
Da febbraio 2017 a ottobre 2020 è stato delegato del Dipartimento DISTU per tirocini curriculari, convenzioni e rapporti con le parti sociali. Da aprile 2018 è membro del Collegio del Dottorato in Scienze storiche e dei beni culturali dell'Università della Tuscia. Da febbraio 2020 è membro del Consiglio del CAB (Centro di Ateneo per le Biblioteche) di cui è Presidente e quindi Direttore tecnico-scientifico a partire dal 24 settembre 2020.
Ha partecipato ai progetti di ricerca FIRB 2006 ("Tra parole e immagini nel Cinquecento. Per la costruzione di un archivio digitale di manoscritti"), PRIN 2008 ("Repertorio degli autografi dei letterati italiani, secoli XIII-XVI"), PRIN 2015 ("Repertorio Epistolare del Cinquecento. Teorie, lingua, pratiche di un genere. Bibbiena, Della Casa, Bernardo e Torquato Tasso, Marino"). Attualmente è membro dell'unità di ricerca dell'Università della Tuscia a capo di un progetto PRIN 2022 ("Lettere per le arti. Committenze artistiche farnesiane attraverso i carteggi, 1534-1589") ed è PI (principal investigator) di un progetto PRIN 2022 PNRR ("Farnese Fasti. Management of power and promotion of consensus in the age of cardinal Alessandro iuniore (occasional literature, art, exposed writings)").
Nell’ambito dell'Edizione Nazionale delle opere di Pietro Aretino ha curato il secondo tomo delle opere religiose (agiografie) e, insieme a Paolo Procaccioli, il volume delle Lettere sparse. E' stato membro del Comitato scientifico della mostra "Pietro Aretino e l'arte nel Rinascimento" (Firenze, Gallerie degli Uffizi, 27 novembre 2019 -1° marzo 2020). Si è occupato soprattutto di storia della letteratura italiana del pieno Rinascimento con indagini di taglio filologico e critico su autori del ’500 (Aretino, Ariosto, Bibbiena, Bonfadio, Cellini, Lando, Dolce, Ruscelli) e con interventi di scavo documentario nell’universo del libro antico inerenti, in particolare, alla realtà genovese e al contesto veneziano. I suoi interessi di ricerca sono inoltre rivolti a questioni filologiche e storico-letterarie relative alle opere di alcuni protagonisti del Novecento (Montale, Manganelli, Rosselli).
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Books by Paolo Marini
Tutto questo nella consapevolezza di una specificità forte di materiali nei quali il Cinquecento, e cioè il secolo dei libri di lettere e delle trattazioni sul segretario, vide dei modelli e che oggi può rappresentare oltre che un argomento di indagine privilegiato anche un filo d’Arianna cui ricorrere con fiducia sia per muovere alla ricostruzione e alla lettura unitaria di una vicenda segnata ancora a fondo dalla frammentazione geografica, sia per avviare una narrazione piena della storia del casato e attraverso di essa delle stagioni e delle società nelle quali – dalla Tuscia a Roma, dall’Emilia a Napoli, e anche nelle Fiandre e in Spagna – i Farnese svolsero la loro azione di governo.
Nel volume figurano contributi di Lorenzana Bracciotti, Michele Comelli, Andrea Donati, Angela Lanconelli, Paolo Marini, Enrico Parlato, Paolo Procaccioli, Emilio Russo, Marcello Simonetta, Lorenzo Terzi, Franco Tomasi, Gianluca Valenti.
Walter Angelelli, Enrico Anselmi, Marilyn Aronberg Lavin, Maria Giulia Barberini, Liliana Barroero, Ginevra Bentivoglio, Livia Carloni, Anna Cavallaro, Angela Cipriani, Giancarlo Coccioli, Alfio Cortonesi, Valentina Cuozzo, Elisabetta Cristallini, Fabrizio D'Amico, Elisa Debenedetti, Marcello fagiolo, Lorenzo Fei, Lorenzo Finocchi Ghersi, Giorgia Fiorini, Davide Fodaro, Cristina Galassi, Francesco Gandolfo, Massimiliano Ghilardi, Irving Lavin, Anna Lo Bianco, Francesco federico Mancini, Patrizia Mania, Giorgio Marini, Paolo Marini, Mario Mazza, Raffaella Menna, Anna Modigliani, Tomaso Montanari, Fausto Nicolai, Alessandro Novelli, Cristiana Parretti, Irene Pecorelli, Claudia Pelosi, Stefano Petrocchi, Paola Pogliani, Paolo Procaccioli, Fiorella Proietti, Simonetta Prosperi Valenti, Saverio Ricci, Simona Rinaldi, Sebastiano Rooberto, Giuseppe Romagnoli, Claudio Strinati, Laura Teza, Patrizia Tosini, Adele Trani, Alberto White
Composte e date alle stampe in successione nello stretto giro di anni che va dal 1539 al 1543, le Vite rappresentano uno snodo fondamentale nel percorso di ricerca stilistica ed espressiva su cui Aretino ha orientato la riscrittura della materia sacra sin dalle prime parafrasi bibliche. Lo scopo primario resta quello di coinvolgere emotivamente il lettore restituendo alla sensibilità e al gusto cinquecenteschi i momenti centrali della storia religiosa; ma differente è qui la declinazione degli espedienti artistici adoperati nella narrazione degli eventi sacri. Il patetismo a tinte forti, il descrittivismo pittorico e l’impiego diffuso della similitudine ─ elementi in cui la critica ha tradizionalmente individuato la cifra stilistica distintiva delle opere sacre aretiniane ─ assumono nelle agiografie una coloritura peculiare che si vena per larghi tratti delle tonalità più cupe dell’ascetismo e del contemptus mundi, il tutto sempre all’interno di una trama retorica energicamente strutturata.
Quando, a seguito dell’elezione al soglio pontificio del conterraneo Giulio III, Aretino rincorre per l’ultima volta la chimera del cardinalato, anche le Vite dei santi, insieme alle parafrasi bibliche, vengono recuperate in funzione autopromozionale, come patenti di ortodossia e di impegno de propaganda fide in piena temperie tridentina. L’approdo finale alla silloge aldina del 1552, in cui le tre agiografie vengono raccolte sotto un’unica dedica al papa, rappresenta la conclusione del complesso percorso della scrittura sacra dell’Aretino, nella quale si può senz’altro indicare uno dei filoni più innovativi e fecondi della sua parabola artistica, anche in prospettiva barocca.
Quella proposta è la prima edizione moderna complessiva dei tre scritti: le Vite di santa Caterina e di san Tommaso sono state raccolte in un volume nel 1977, mentre la Vita di Maria Vergine torna alle stampe dopo una lunghissima parentesi, risalendo l’ultima impressione al 1642.
Nelle 34 dediche e nei 26 testi variamente riconducibili alla categoria dell’avviso che aprono le circa 40 edizioni allestite da Ruscelli si assiste allo sviluppo di un discorso unitario basato su alcune costanti fondamentali. Nello specifico della dedica, egli agisce da vero auctor del genere, modificando gli equilibri interni dell’epistola in funzione della componente prefativa e ricollocando la figura del patronus in una posizione ancillare che gli assegna forte responsabilità nel successo della pubblicazione. Così concepito, il complesso dei paratesti preliminari diventa la sede ideale per condurre nel solco della moderna saggistica militante l’autopromozione della figura ibrida di mediatore culturale in equilibrio tra mondo delle lettere e pratica tipografica. Ma, soprattutto, le dediche e gli avvisi di Ruscelli risultano cruciali per la presentazione di un catalogo editoriale che cresce intorno a un ampio progetto di divulgazione culturale imperniato sull’affermazione del volgare come lingua moderna al «colmo» di perfezione e prossima a scalzare il latino dalla sua posizione di dominanza."
Papers by Paolo Marini
Manganelli Wandering Reader of the Italian Sixteenth Century · Beginning with a reconstruction of the controversy that pitted Giorgio Manganelli against Leonardo Mondadori in the spring of 1985 regarding the fate of the prestigious publishing series Classici italiani, the 16 writings in the sixteenth-century field collected in 1986 in Laboriose inezie are traversed. The constants of Manganelli’s criticism, from his passion for irregulars such as Pietro Aretino, to his extreme sensi- tivity to the values of language and style, to the militancy of a prose that tends to trace back to the author’s tormented profile the themes and characters of Renaissance literature, are observed in the light of the complex hand-to-hand with Francesco De Sanctis’s Storia della Letteratura italiana.
Tutto questo nella consapevolezza di una specificità forte di materiali nei quali il Cinquecento, e cioè il secolo dei libri di lettere e delle trattazioni sul segretario, vide dei modelli e che oggi può rappresentare oltre che un argomento di indagine privilegiato anche un filo d’Arianna cui ricorrere con fiducia sia per muovere alla ricostruzione e alla lettura unitaria di una vicenda segnata ancora a fondo dalla frammentazione geografica, sia per avviare una narrazione piena della storia del casato e attraverso di essa delle stagioni e delle società nelle quali – dalla Tuscia a Roma, dall’Emilia a Napoli, e anche nelle Fiandre e in Spagna – i Farnese svolsero la loro azione di governo.
Nel volume figurano contributi di Lorenzana Bracciotti, Michele Comelli, Andrea Donati, Angela Lanconelli, Paolo Marini, Enrico Parlato, Paolo Procaccioli, Emilio Russo, Marcello Simonetta, Lorenzo Terzi, Franco Tomasi, Gianluca Valenti.
Walter Angelelli, Enrico Anselmi, Marilyn Aronberg Lavin, Maria Giulia Barberini, Liliana Barroero, Ginevra Bentivoglio, Livia Carloni, Anna Cavallaro, Angela Cipriani, Giancarlo Coccioli, Alfio Cortonesi, Valentina Cuozzo, Elisabetta Cristallini, Fabrizio D'Amico, Elisa Debenedetti, Marcello fagiolo, Lorenzo Fei, Lorenzo Finocchi Ghersi, Giorgia Fiorini, Davide Fodaro, Cristina Galassi, Francesco Gandolfo, Massimiliano Ghilardi, Irving Lavin, Anna Lo Bianco, Francesco federico Mancini, Patrizia Mania, Giorgio Marini, Paolo Marini, Mario Mazza, Raffaella Menna, Anna Modigliani, Tomaso Montanari, Fausto Nicolai, Alessandro Novelli, Cristiana Parretti, Irene Pecorelli, Claudia Pelosi, Stefano Petrocchi, Paola Pogliani, Paolo Procaccioli, Fiorella Proietti, Simonetta Prosperi Valenti, Saverio Ricci, Simona Rinaldi, Sebastiano Rooberto, Giuseppe Romagnoli, Claudio Strinati, Laura Teza, Patrizia Tosini, Adele Trani, Alberto White
Composte e date alle stampe in successione nello stretto giro di anni che va dal 1539 al 1543, le Vite rappresentano uno snodo fondamentale nel percorso di ricerca stilistica ed espressiva su cui Aretino ha orientato la riscrittura della materia sacra sin dalle prime parafrasi bibliche. Lo scopo primario resta quello di coinvolgere emotivamente il lettore restituendo alla sensibilità e al gusto cinquecenteschi i momenti centrali della storia religiosa; ma differente è qui la declinazione degli espedienti artistici adoperati nella narrazione degli eventi sacri. Il patetismo a tinte forti, il descrittivismo pittorico e l’impiego diffuso della similitudine ─ elementi in cui la critica ha tradizionalmente individuato la cifra stilistica distintiva delle opere sacre aretiniane ─ assumono nelle agiografie una coloritura peculiare che si vena per larghi tratti delle tonalità più cupe dell’ascetismo e del contemptus mundi, il tutto sempre all’interno di una trama retorica energicamente strutturata.
Quando, a seguito dell’elezione al soglio pontificio del conterraneo Giulio III, Aretino rincorre per l’ultima volta la chimera del cardinalato, anche le Vite dei santi, insieme alle parafrasi bibliche, vengono recuperate in funzione autopromozionale, come patenti di ortodossia e di impegno de propaganda fide in piena temperie tridentina. L’approdo finale alla silloge aldina del 1552, in cui le tre agiografie vengono raccolte sotto un’unica dedica al papa, rappresenta la conclusione del complesso percorso della scrittura sacra dell’Aretino, nella quale si può senz’altro indicare uno dei filoni più innovativi e fecondi della sua parabola artistica, anche in prospettiva barocca.
Quella proposta è la prima edizione moderna complessiva dei tre scritti: le Vite di santa Caterina e di san Tommaso sono state raccolte in un volume nel 1977, mentre la Vita di Maria Vergine torna alle stampe dopo una lunghissima parentesi, risalendo l’ultima impressione al 1642.
Nelle 34 dediche e nei 26 testi variamente riconducibili alla categoria dell’avviso che aprono le circa 40 edizioni allestite da Ruscelli si assiste allo sviluppo di un discorso unitario basato su alcune costanti fondamentali. Nello specifico della dedica, egli agisce da vero auctor del genere, modificando gli equilibri interni dell’epistola in funzione della componente prefativa e ricollocando la figura del patronus in una posizione ancillare che gli assegna forte responsabilità nel successo della pubblicazione. Così concepito, il complesso dei paratesti preliminari diventa la sede ideale per condurre nel solco della moderna saggistica militante l’autopromozione della figura ibrida di mediatore culturale in equilibrio tra mondo delle lettere e pratica tipografica. Ma, soprattutto, le dediche e gli avvisi di Ruscelli risultano cruciali per la presentazione di un catalogo editoriale che cresce intorno a un ampio progetto di divulgazione culturale imperniato sull’affermazione del volgare come lingua moderna al «colmo» di perfezione e prossima a scalzare il latino dalla sua posizione di dominanza."
Manganelli Wandering Reader of the Italian Sixteenth Century · Beginning with a reconstruction of the controversy that pitted Giorgio Manganelli against Leonardo Mondadori in the spring of 1985 regarding the fate of the prestigious publishing series Classici italiani, the 16 writings in the sixteenth-century field collected in 1986 in Laboriose inezie are traversed. The constants of Manganelli’s criticism, from his passion for irregulars such as Pietro Aretino, to his extreme sensi- tivity to the values of language and style, to the militancy of a prose that tends to trace back to the author’s tormented profile the themes and characters of Renaissance literature, are observed in the light of the complex hand-to-hand with Francesco De Sanctis’s Storia della Letteratura italiana.
Comprensiva di una miscellanea di saggi prodotti da 14 studiosi di varie provenienze accademiche e di un catalogo aggiornato del Fondo con relativo apparato fotografico, l’opera verrà presentata alla comunità universitaria da Giulio Ferroni (docente emerito di Letteratura italiana, Sapienza Università di Roma), Giorgio Nisini (docente di Letteratura italiana contemporanea, Sapienza Università di Roma) e Niccolò Scaffai (docente di Letteratura italiana contemporanea, Università degli Studi di Siena).
Col titolo di "Occasioni farnesiane", questo primo ciclo di conferenze in calendario da aprile a giugno vedrà alternarsi una serie di specialisti in materia storica, storico-artistica e architettonica che si confronteranno con le acquisizioni più recenti nell’ambito degli studi farnesiani. Si comincia con le riflessioni sullo spazio della villa suburbana in età rinascimentale proposte da Marco Musmeci. Daniele Lombardi ci conduce poi alla tavola di Paolo III Farnese per presentare la figura di Sante Lancerio, "sommelier" della corte papale nonché autore di un notevole scritto sui vini italiani pubblicato solo nell’Ottocento.
Elisabetta Giffi presenta il suo volume sull’attività pittorica di un grande protagonista dei cantieri di Caprarola come Federico Zuccari, mentre Enrico Parlato allarga lo sguardo all’intero programma di autorappresentazione familiare – dagli emblemi ai fatti storici – che i Farnese sviluppano nella decorazione del Palazzo. Alla visione settecentesca del medesimo Palazzo nelle splendide incisioni di Georg Gaspar de Prenner per il cardinal Troiano Acquaviva d’Aragona è dedicato l’intervento di Roberto Ricci. Anne Christine Faitrop-Porta presenta il punto di vista di illustri viaggiatori parigini di primo Novecento: dal racconto di André Maurel al vero e proprio sogno di un soggiorno a Caprarola di Marcel Proust.
Ci riporta alla realtà viva e attuale di Palazzo Farnese Marina Cogotti, con uno sguardo d’insieme al Giardino grande osservato nella sua complessa trafila storica mentre è in corso un intervento di restauro integrale del parco. Ancora del Palazzo ragiona Luciano Passini, ma in una prospettiva di lungo termine che si spinge addirittura a considerare le stagioni che fanno seguito alla proprietà dei Farnese.
La rassegna si chiude nella prima metà di giugno con due presentazioni di volumi da poco dati alle stampe: Patrizia Rosini parla del suo libro su Giulia Farnese, pubblicato a un decennio circa dall’edizione dei materiali documentari sulla vita della Bella; Bruno Adorni e Carlo Mambriani discutono della raccolta di studi da loro assemblata e curata sul tema vastissimo dell’architettura farnesiana dall'età aurorale di papa Paolo III sino all'epilogo di Elisabetta regina di Spagna.
Concepito in un’ottica di alta divulgazione rivolta a tutta la cittadinanza, questo ciclo di "Occasioni farnesiane" nasce da un accordo di collaborazione scientifica stretto nel 2023 tra la Direzione Regionale Musei Lazio, attraverso il direttore regionale Stefano Petrocchi e la funzionaria responsabile di Palazzo Farnese Adele Trani, e alcuni docenti dell’Università della Tuscia coinvolti in due progetti PRIN sul mondo dei Farnese nell’età del Cardinale Alessandro finanziati dal PNRR e dal Ministero dell'Università e della Ricerca: Paolo Marini, Fausto Nicolai, Enrico Parlato, Paolo Procaccioli, Pietro Giulio Riga.
- l’allestimento del database open access EF Enciclopedia Farnesiana pensato per strutturare in un unico contenitore digitale espandibile e implementabile nel tempo la raccolta dei dati relativi a tutte le componenti del mondo farnesiano (persone, luoghi, domini, carteggi, opere d’arte e relative committenze, cerimonie e spettacoli, scritture esposte, bibliografia ecc.);
- la pubblicazione della collana editoriale Biblioteca Farnesiana, destinata a raccogliere i risultati dell’attività di ricerca in due serie parallele di Studi e Testi che verranno diffuse in formato cartaceo tradizionale e digitale open access scaricabile dal database EF;
- l’avvio di un processo capillare di diffusione dei risultati della ricerca sul territorio che parte dall’interazione diretta fra università e scuola in un’ottica di condivisione del percorso formativo degli studenti; si inizia quest’anno col PCTO Tuscia Farnesiana che coinvolge varie classi degli Istituti "Buratti" e "Orioli" di Viterbo e "Meucci" di Ronciglione-Bassano Romano.
La giornata di studi, organizzata da Paolo Marini, Fausto Nicolai, Enrico Parlato, Paolo Procaccioli e Pietro Giulio Riga col sostegno dell’Università della Tuscia, è aperta alla partecipazione in presenza di tutti gli interessati.
Discuteranno del libro insieme a Enrico Parlato le curatrici Maria Cristina Misiti, Giovanna Scaloni, Maria Giulia Rinaldi.
Insieme ai volumi di pregio posseduti dal Sistema Bibliotecario di Ateneo, saranno esposte alcune carte dantesche di Giorgio Petrocchi messe a disposizione dalla famiglia nel centenario della nascita del filologo.
La Mostra verrà inaugurata il 13 settembre alle ore 11.00 nell'Aula Magna di S.M. in Gradi alla presenza del Magnifico Rettore.
Prima edizione critica della produzione poetica di un autore vivente, l’Opera in versi di Montale pubblicata nei «Millenni» Einaudi nel 1980 è il frutto prezioso della collaborazione tra l’autore e i filologi Gianfranco Contini e Rosanna Bettarini. La poesia di uno dei sommi del Novecento viene così raccolta in una silloge che, oltre a fissare nel canzoniere definitivo i termini di un canone che comprende sette libri, include una vasta sezione di varianti e autocommenti che tracciano la genesi del lavoro di Montale. Proprio l’apparato critico, incarnazione ideale del valore dinamico dell’opera letteraria affermato da Contini sin dagli anni ’30 e condiviso nella sostanza dallo stesso Montale, rappresenta nell’auspicio dei curatori il prodromo essenziale per l’opera di esegesi che impegnerà la critica nel quarantennio a venire fino ai giorni nostri.
Letture:
- dalle pasquinate, due sonetti attribuiti:
Chi fusse nel giardino anzi nel prato
Dice ognuno: «Io stupisco che 'l collegio
- dalla Cortigiana
Prologo (dialogo fra gli Istrioni)
Atto I, scena I
- dai Sonetti lussuriosi
Questo è un libro d'altro che sonetti
- dai sonetti sparsi
Io ch'un secolo e 'n mezzo ho buggierato
- dalla Cortigiana
Atto II, scene XI-XII
- dalle Lettere:
lettera a Tiziano Vecellio, maggio 1544
lettera a Lodovico Dolce, 25 giugno 1537
- dalla Cortigiana
Atto III, scena VIII
- dalla Passione di Gesù
libro I, 1-9
- dalla Cortigiana
Atto III, scena IX
Atto I, scena XXIV
REGISTRAZIONE INTEGRALE DELLA GIORNATA:
https://www.youtube.com/watch?v=gT-szJM-n38&t=21552s
11 febbraio 2020, Ore 14:30 Aula Olimpia – Palazzo di Lettere, Università degli Studi di Verona