Papers by Mirko Mondillo
AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista Di Epica, 2023
Obiettivi di questo articolo sono la discussione della presenza epica a livello strutturale nel d... more Obiettivi di questo articolo sono la discussione della presenza epica a livello strutturale nel diario narrativo Mistero napoletano (1995) di Ermanno Rea e l’individuazione delle sue particolarità e delle sue caratteristiche. A tal fine, nella prima parte del contributo si rileverà sia come il tempo costituisca uno dei temi centrale del testo sia in che modo Mistero napoletano rappresenti qualcosa di ulteriore rispetto alle forme del diario-journal e del diary novel, pervenendo alla definizione di diario narrativo. Nella parte centrale del contributo la presenza del tratto epico di Mistero napoletano verrà discussa assumendo alcuni elementi, quali il preterito epico di Hamburger, la riformulazione di determinati moduli epici (il dissidio tra “vecchio” e “nuovo”, la dismisura, l’Evento in grado di trascendere sé stesso, il rapporto tra singolo e comunità, il senso della morte nel sistema valoriale di quest’ultima, l’ipoindividualità dell’autore, ecc.), la lettura politica di La Capria, il quale designa in termini negativi il portato epico presente nel testo, spiegandolo solo come ideologico. Nell’ultima parte del contributo l’osservazione dell’epico in Mistero napoletano sarà accompagnata a una lettura globale del testo secondo la teoria letteraria dell’ipermoderno e si osserverà come la struttura epica del testo ben si confaccia a quanto descritto da Donnarumma.
Altre Modernità, May 29, 2023
Usando come modello il ‘discorso sul Capo di Buona Speranza’ di John Maxwell Coetzee, con la defi... more Usando come modello il ‘discorso sul Capo di Buona Speranza’ di John Maxwell Coetzee, con la definizione di ‘discorso napoletano’ si intendono i riferimenti dell’autore alla città di Napoli e al suo ambiente socioculturale e il richiamo a temi e autori della letteratura napoletana, nei confronti dei quali la posizione assunta è di confronto/scontro.
Preliminarmente verranno affrontate la questione dell’esistenza di una letteratura napoletana e la circoscrizione di quest’ultima sulla base del criterio della napoletanità e della risposta dell’autore ad essa.
In secondo luogo, verranno circoscritti i temi e gli autori affrontati in Mistero napoletano per la definizione del suo ‘discorso napoletano’. Nello specifico si discuterà dell’assenza del dialetto e dell’impasto linguistico tra italiano e napoletano e verranno individuati gli autori di riferimento del suo ‘discorso napoletano’ (Anna Maria Ortese e Raffaele La Capria). Verranno discusse sia similarità e divergenze nei confronti di questi autori, dal punto di vista dell’arte scrittoria praticata e dal punto di vista delle posizioni assunte nei rispettivi discorsi napoletani (naturalistica, umanistica, materialistica).
Infine, si discuterà di come il ‘discorso napoletano’ di Mistero napoletano sia ‘munizionale’, ovvero di interesse tanto per un lettore municipale quanto per un lettore nazionale.
Referring to ‘Discourse on the Cape of Good Hope’ by John Maxwell Coetzee, the definition ‘Neapolitan Discourse’ refers to the city of Naples and its socio-cultural environment, on one hand, and to certain themes and authors of Neapolitan Literature, on the other. Towards this Literature the position taken by the author is as much one of comparison as of confrontation. Firstly, I analyse the question about the existence of a proper Neapolitan Literature and its circumscription on the criterion of Neapolitanness. I define Neapolitan Literature as a literary production in which the author’s response to Neapolitanness as a whole becomes relevant (‘Neapolitan Discourse’). Secondly, the themes and authors addressed in Mistero napoletano will be circumscribed for the definiton of its ‘Neapolitan Discourse’. Specifically, the absence of dialect and linguistic mix between Italian and Neapolitan will be discussed, while Anna Maria Ortese and Raffaele La Capria will be identified as writers considered by Rea for his ‘Neapolitan Discourse’. Finally, I will discuss how Rea’s ‘Neapolitan Discourse’ can be seen as of interest to both a local and a national reader. of Italian.
Kepos, 2019
lo scopo di questo saggio è d dimostrare come una corretta lettura di "Troppi paradisi"... more lo scopo di questo saggio è d dimostrare come una corretta lettura di "Troppi paradisi" dispensa dalla comprensione del suo contesto esterno. Questo movimento di comprensione trasforma i confini psicologici del romanzo: attraverso i riferimenti a vari contesti, il testo appare iniziare prima del suo effettivo inizio. Per sottolineare l'esistenza di altri inizi extra testuali, la lettura di "Troppi paradisi" è basata sulla discussione di autoromanzo come genere.
SigMa, 2021
"SigMa - Rivista di letterature comparate, teatro e arti dello spettacolo", 5, 2021, pp. 523-549.... more "SigMa - Rivista di letterature comparate, teatro e arti dello spettacolo", 5, 2021, pp. 523-549.
Focusing our attention on its setting, its choreographic choices, the protagonist’s gestures, the stage costumes and through the lenses of visual and communication, we develop a critical analysis illustrating the political and social discourses provided by This Is America. As the song’s lyrics do not explicitly deal with topics such as gun control, police brutality and racism, this essay focuses on visual theory in order to assess the emergence of these themes along the visual images of the videoclip. In this sense, this research effort focuses on two main critical aspects: on the one hand, it assesses the visual strategies adopted by Gambino and Murai in order to produce a critical discourse on race relations in America without falling into the usual clichés associated to Black culture. On the other hand, it looks at the multiple cultural references to black culture, from pop music to the cinematic production of Spike Lee and Jordan Peele, and how these are weaved into the video clip of This is America, though the adoption of inflated images, allegories, metaphors and symbols. In this essay, we provide a visual analysis of Childish Gambino video clip This is America, directed by Hiro Murai in 2018. We attempt to understand the multiple interpretative layers and contents of Gambino’s video and song.
Articolo-recensione su "Strappare lungo i bordi" di Zerocalcare (Netflix, 2021). Pubblicato su Qu... more Articolo-recensione su "Strappare lungo i bordi" di Zerocalcare (Netflix, 2021). Pubblicato su Quaerere (quaerere.it) il 13/12/2021.
in "Corpus/Corpora. Tra materialità e astrazione", a cura di Martina Albertini, Dayron Carrillo M... more in "Corpus/Corpora. Tra materialità e astrazione", a cura di Martina Albertini, Dayron Carrillo Morell, Sara Ferrilli, Alberto Giudici, Seraina Montigel, Stefano Negrinelli, Claudia Tassone, Aracne, Roma, 2021, pp. 115-133
Le costanti e le varianti. Letteratura e lunga durata, 2021
in "Le costanti e le varianti. Letteratura e lunga durata", vol. II, a cura di Mazzoni G., Micali... more in "Le costanti e le varianti. Letteratura e lunga durata", vol. II, a cura di Mazzoni G., Micali S., Pellini P., Scaffai N., Tasca M., Del Vecchio, 2021
Palimpsest, 2020
Partendo dalla postura intellettuale assunta dagli autori del testo e contestualizzando... more Partendo dalla postura intellettuale assunta dagli autori del testo e contestualizzando le scelte formali adoperate nella scrittura, l’intervento si propone di analizzare Timira. Romanzo meticcio di Wu Ming 2 e Antar Mohamed nel contesto letterario dell’ipermoderno. Lo scopo principale che verrà perseguito sarà quello di pervenire a un’analisi delle scelte compositive e modali adottate nella scrittura di Timira e delle posture assunte dagli autori. Infatti, sono questi due elementi a determinare le caratteristiche di Timira.In questo contributo verranno discussi nell’ordine: le relazioni tra le esperienze di Wu Ming e Luther Blissett; le specificità delle posizioni intellettuali di Wu Ming e la loro resa nella narrativa; il posto che questo testo occupa nella letteratura italiana contemporanea; i motivi e le soluzioni retoriche per cui Timirapuò essere considerata un’opera letteraria ipermoderna.
in "Deserto e spiritualità nella letteratura americana", a cura di Giuseppe Nori e Mirella Vallon... more in "Deserto e spiritualità nella letteratura americana", a cura di Giuseppe Nori e Mirella Vallone, I libri di Emil, Città di Castello, 2020, pp. 109-133
Riscontri, 2019
Con approccio comparatistico e multidisciplinare, si propone di "All That", una delle ultime shor... more Con approccio comparatistico e multidisciplinare, si propone di "All That", una delle ultime short stories di Wallace, una lettura che afferisce, condensandoli, a tre campi di studio differenti: quello della filosofia del linguaggio, quello estetico, quello letterario. Nell’esposizione retrospettiva da parte del narratore di alcuni episodi della propria giovinezza e negli atteggiamenti tenuti dai suoi genitori sono state individuate dinamiche sociali e modalità espressive che si accorderebbero con quanto analizzato da Wittgenstein in Della certezza. Muovendo dagli assunti wittgensteiniani, secondo i quali la relazione umana col mondo non sarebbe posta in termini di conoscenza totale e il crollo delle sicurezze originerebbe un riflesso perturbante della realtà, è stata indagata in relazione ad alcuni casi presenti in "All That" la categoria estetico-psicologica al centro del saggio di Freud "Il perturbante". Applicando ad "All That" le condizioni di realizzazione che Freud riconosce come presupposti essenziali del perturbante è stata individuata nello scritto wallaciano l’insistenza della suddetta categoria, che però presenta, per un depotenziamento che interessa il collegamento all’originaria oscurità freudiana, qualità ed effetti diversi. Infine, per meglio chiarire il rapporto che intercorre in "All That" tra i discorsi wittgensteiniani della certezza e la declinazione wallaciana del perturbante si propone, per somiglianze d’ordine tematico e narrativo, un breve confronto comparatistico tra passi tratti dalla short story oggetto d’analisi e il racconto "Der Sandmann" di Hoffmann (usato anche da Freud nel suo saggio).
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"Riscontri", XLI/2, maggio-agosto 2019
Altre Modernità, 2019
This essay offers an interpretation of John Maxwell Coetzee’s Diary of a Bad Year and its main ch... more This essay offers an interpretation of John Maxwell Coetzee’s Diary of a Bad Year and its main character JC in relation to the South Africa’s colonial past. I critically discuss the traditional point of view on Coetzee’s Boyhood, Youth and Summertime as parts of an ‘autobiographical trilogy’ (Attwell). In this analysis I propose to read the mentioned novels and Diary of a Bad Year as parts of an ‘autofictional tetralogy’. This proposal is based on two elements: on one hand, on characters’ strong grade of independence from their author – as Coetzee himself has pointed out (Auster-Coetzee) – and on coherence in psychological and intellectual development of the four mentioned novels’ main characters; on the other hand, since I see these characters as different expressions of the same individual, on their sharing the same cultural background. The focus is on JC because the relation with SA’s colonial past is evident in him: his choice to use essayistic writing, his effort in writing in general – in spite of his lack of endurance – and his use of ‘diary’ specific elements can be seen as residuals of the colonial ‘fight to idleness’ taught SA natives by English and Dutch protestant colonizers. Using JC as a model, this essay explains how the practical applications of that colonial concept have changed going through the times under different forms.
Obiettivo di questo saggio è offrire un’interpretazione di Diary of a Bad Year di John Maxwell Coetzee e del suo protagonista JC in relazione al passato coloniale del Sud Africa. Inoltre, per le opere dello stesso autore Boyhood, Youth e Summertime verrà discusso criticamente il punto di vista tradizionale che le considera come parti di una ‘trilogia autobiografica’ (Attwell). Nell’analisi effettuata si propone di leggere le opere menzionate e Diary of a Bad Year come parti di una ‘tetralogia autofinzionale’. Tale proposta si basa su due elementi: da una parte, sul forte grado di indipendenza dei protagonisti dal loro autore – come indicato dallo stesso Coetzee (Auster-Coetzee) – e sulla coerenza del loro sviluppo psicologico e intellettuale; dall’altro, dal momento che questi personaggi possono essere considerati come diverse espressioni dello stesso individuo, sulla condivisione da parte loro dello stesso background culturale. L’attenzione è focalizzata su JC perché in lui la relazione con il passato coloniale del Sud Africa è più evidente: la sua scelta di servirsi della scrittura saggistica, il tentativo stesso di scrivere nonostante manchi ormai di resistenza e l’uso di elementi specifici del ‘diario’ possono essere visti come i residui della ‘lotta all’indolenza’ di stampo coloniale insegnata ai nativi del Sud Africa dai coloni protestanti inglesi e olandesi. Utilizzando JC come modello, questo saggio prova a spiegare in che modo le applicazioni pratiche di quel concetto coloniale siano cambiate assumendo forme diverse nel corso del tempo.
I prodromi letterari, sociologici e politici di "Troppi paradisi". Un romanzo che inizia prima ancora di iniziare., Jul 2018
Scopo di questo articolo è dimostrare in che modo una corretta lettura di “Troppi paradisi” (W. S... more Scopo di questo articolo è dimostrare in che modo una corretta lettura di “Troppi paradisi” (W. Siti, 2006) dipenda dalla comprensione dei suoi contesti esterni. Tale moto di comprensione trasfigura i confini fisici di “Troppi paradisi”: attraverso i suoi riferimenti a vari contesti (letterari, sociologici, storici, ecc), il testo sembra infatti iniziare prima ancora di iniziare. Al fine di dimostrare, relativamente a questo romanzo, l’esistenza di vari ‘inizi’ extratestuali, la lettura di “Troppi paradisi” si baserà sulla discussione dell’autofiction come genere, sulla comparazione con “Le particelle elementari” di M. Houellebecq, sulla ricognizione delle dinamiche politiche italiane degli anni Zero e la ‘mutazione antropologica’ del paese (Pasolini), sulla valutazione della scrittura saggistica e della scrittura autobiografica come strumenti atti a comprendere una realtà ‘disordinata’.
Conference Presentations by Mirko Mondillo
Drafts by Mirko Mondillo
Trough the reference to Jonathan Swift's literary work, this essay tends to a presentation of hum... more Trough the reference to Jonathan Swift's literary work, this essay tends to a presentation of humorous-satiric genre as a tool able to force the mankind, overturning traditional or common values and using the figure of metaphor, to face those dangerous elements for its existence and social dimension. Operating on society as «a great cleansing force» (Jeffares 1976), this genrein spite of limitations put forward by leading ideologiestries to act as «agente rivoluzionario di un contesto sociale cristallizzato» (Brilli 1974).
Talks by Mirko Mondillo
L'11 e il 12 marzo 2021 si terrà presso l'Università di Siena (Dipartimento di Filologia e Critic... more L'11 e il 12 marzo 2021 si terrà presso l'Università di Siena (Dipartimento di Filologia e Critica delle Letterature antiche e moderne) un convegno dottorale dal titolo "La fine del mondo, il mo(n)do della fine".
La scadenza per la presentazione delle proposte di intervento è il 15 dicembre 2020. Il comitato organizzatore comunicherà la conferma di accettazione delle proposte via e-mail entro il 31 gennaio 2020.
Il convegno nasce dall’iniziativa delle dottorande e dei dottorandi dei cicli XXXIII, XXXIV e XXXV del Dottorato di Filologia e Critica, curriculum Letterature moderne, ed è rivolto a dottorande/i e a studiose/i fino a tre anni dal conseguimento del dottorato.
Il convegno ha come obiettivo quello di creare un dialogo sulle modalità con cui le opere di narrativa e di poesia occidentali dal XIX secolo a oggi hanno saputo descrivere cosa avviene prima, durante e dopo una/la fine, e sulle forme rappresentative entro cui queste opere hanno proiettato il tema della fine, coinvolgendo i piani dell'esperienza umana e della storia.
Il convegno è stato organizzato auspicandone lo svolgimento in presenza presso l’Università di Siena. Qualora si rendesse necessario, a causa del perdurare di difficoltà collegate all'emergenza COVID-19, si svolgerà in modalità mista o telematica.
Comitato scientifico:
Lucia Faienza, Alessandro Grilli, Guido Mazzoni, Simona Micali, Niccolò Scaffai
Comitato organizzatore:
Fabiano Bellina, Carola Borys, Erika De Angelis, Maria De Capua, Anna Gorini, Marika Incandela, Giulia Martini, Miriam Miscoli, Mirko Mondillo, Valentina Panarella, Michela Rossi Sebastiano, Antonella Rubinacci.
"Reificare e riscattare. Il corpo di Walter Siti tra 'Troppi paradisi' e Bruciare tutto'",
Mirko... more "Reificare e riscattare. Il corpo di Walter Siti tra 'Troppi paradisi' e Bruciare tutto'",
Mirko Mondillo, Università di Siena
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Papers by Mirko Mondillo
Preliminarmente verranno affrontate la questione dell’esistenza di una letteratura napoletana e la circoscrizione di quest’ultima sulla base del criterio della napoletanità e della risposta dell’autore ad essa.
In secondo luogo, verranno circoscritti i temi e gli autori affrontati in Mistero napoletano per la definizione del suo ‘discorso napoletano’. Nello specifico si discuterà dell’assenza del dialetto e dell’impasto linguistico tra italiano e napoletano e verranno individuati gli autori di riferimento del suo ‘discorso napoletano’ (Anna Maria Ortese e Raffaele La Capria). Verranno discusse sia similarità e divergenze nei confronti di questi autori, dal punto di vista dell’arte scrittoria praticata e dal punto di vista delle posizioni assunte nei rispettivi discorsi napoletani (naturalistica, umanistica, materialistica).
Infine, si discuterà di come il ‘discorso napoletano’ di Mistero napoletano sia ‘munizionale’, ovvero di interesse tanto per un lettore municipale quanto per un lettore nazionale.
Referring to ‘Discourse on the Cape of Good Hope’ by John Maxwell Coetzee, the definition ‘Neapolitan Discourse’ refers to the city of Naples and its socio-cultural environment, on one hand, and to certain themes and authors of Neapolitan Literature, on the other. Towards this Literature the position taken by the author is as much one of comparison as of confrontation. Firstly, I analyse the question about the existence of a proper Neapolitan Literature and its circumscription on the criterion of Neapolitanness. I define Neapolitan Literature as a literary production in which the author’s response to Neapolitanness as a whole becomes relevant (‘Neapolitan Discourse’). Secondly, the themes and authors addressed in Mistero napoletano will be circumscribed for the definiton of its ‘Neapolitan Discourse’. Specifically, the absence of dialect and linguistic mix between Italian and Neapolitan will be discussed, while Anna Maria Ortese and Raffaele La Capria will be identified as writers considered by Rea for his ‘Neapolitan Discourse’. Finally, I will discuss how Rea’s ‘Neapolitan Discourse’ can be seen as of interest to both a local and a national reader. of Italian.
Focusing our attention on its setting, its choreographic choices, the protagonist’s gestures, the stage costumes and through the lenses of visual and communication, we develop a critical analysis illustrating the political and social discourses provided by This Is America. As the song’s lyrics do not explicitly deal with topics such as gun control, police brutality and racism, this essay focuses on visual theory in order to assess the emergence of these themes along the visual images of the videoclip. In this sense, this research effort focuses on two main critical aspects: on the one hand, it assesses the visual strategies adopted by Gambino and Murai in order to produce a critical discourse on race relations in America without falling into the usual clichés associated to Black culture. On the other hand, it looks at the multiple cultural references to black culture, from pop music to the cinematic production of Spike Lee and Jordan Peele, and how these are weaved into the video clip of This is America, though the adoption of inflated images, allegories, metaphors and symbols. In this essay, we provide a visual analysis of Childish Gambino video clip This is America, directed by Hiro Murai in 2018. We attempt to understand the multiple interpretative layers and contents of Gambino’s video and song.
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"Riscontri", XLI/2, maggio-agosto 2019
Obiettivo di questo saggio è offrire un’interpretazione di Diary of a Bad Year di John Maxwell Coetzee e del suo protagonista JC in relazione al passato coloniale del Sud Africa. Inoltre, per le opere dello stesso autore Boyhood, Youth e Summertime verrà discusso criticamente il punto di vista tradizionale che le considera come parti di una ‘trilogia autobiografica’ (Attwell). Nell’analisi effettuata si propone di leggere le opere menzionate e Diary of a Bad Year come parti di una ‘tetralogia autofinzionale’. Tale proposta si basa su due elementi: da una parte, sul forte grado di indipendenza dei protagonisti dal loro autore – come indicato dallo stesso Coetzee (Auster-Coetzee) – e sulla coerenza del loro sviluppo psicologico e intellettuale; dall’altro, dal momento che questi personaggi possono essere considerati come diverse espressioni dello stesso individuo, sulla condivisione da parte loro dello stesso background culturale. L’attenzione è focalizzata su JC perché in lui la relazione con il passato coloniale del Sud Africa è più evidente: la sua scelta di servirsi della scrittura saggistica, il tentativo stesso di scrivere nonostante manchi ormai di resistenza e l’uso di elementi specifici del ‘diario’ possono essere visti come i residui della ‘lotta all’indolenza’ di stampo coloniale insegnata ai nativi del Sud Africa dai coloni protestanti inglesi e olandesi. Utilizzando JC come modello, questo saggio prova a spiegare in che modo le applicazioni pratiche di quel concetto coloniale siano cambiate assumendo forme diverse nel corso del tempo.
Conference Presentations by Mirko Mondillo
Drafts by Mirko Mondillo
Talks by Mirko Mondillo
La scadenza per la presentazione delle proposte di intervento è il 15 dicembre 2020. Il comitato organizzatore comunicherà la conferma di accettazione delle proposte via e-mail entro il 31 gennaio 2020.
Il convegno nasce dall’iniziativa delle dottorande e dei dottorandi dei cicli XXXIII, XXXIV e XXXV del Dottorato di Filologia e Critica, curriculum Letterature moderne, ed è rivolto a dottorande/i e a studiose/i fino a tre anni dal conseguimento del dottorato.
Il convegno ha come obiettivo quello di creare un dialogo sulle modalità con cui le opere di narrativa e di poesia occidentali dal XIX secolo a oggi hanno saputo descrivere cosa avviene prima, durante e dopo una/la fine, e sulle forme rappresentative entro cui queste opere hanno proiettato il tema della fine, coinvolgendo i piani dell'esperienza umana e della storia.
Il convegno è stato organizzato auspicandone lo svolgimento in presenza presso l’Università di Siena. Qualora si rendesse necessario, a causa del perdurare di difficoltà collegate all'emergenza COVID-19, si svolgerà in modalità mista o telematica.
Comitato scientifico:
Lucia Faienza, Alessandro Grilli, Guido Mazzoni, Simona Micali, Niccolò Scaffai
Comitato organizzatore:
Fabiano Bellina, Carola Borys, Erika De Angelis, Maria De Capua, Anna Gorini, Marika Incandela, Giulia Martini, Miriam Miscoli, Mirko Mondillo, Valentina Panarella, Michela Rossi Sebastiano, Antonella Rubinacci.
Mirko Mondillo, Università di Siena
Preliminarmente verranno affrontate la questione dell’esistenza di una letteratura napoletana e la circoscrizione di quest’ultima sulla base del criterio della napoletanità e della risposta dell’autore ad essa.
In secondo luogo, verranno circoscritti i temi e gli autori affrontati in Mistero napoletano per la definizione del suo ‘discorso napoletano’. Nello specifico si discuterà dell’assenza del dialetto e dell’impasto linguistico tra italiano e napoletano e verranno individuati gli autori di riferimento del suo ‘discorso napoletano’ (Anna Maria Ortese e Raffaele La Capria). Verranno discusse sia similarità e divergenze nei confronti di questi autori, dal punto di vista dell’arte scrittoria praticata e dal punto di vista delle posizioni assunte nei rispettivi discorsi napoletani (naturalistica, umanistica, materialistica).
Infine, si discuterà di come il ‘discorso napoletano’ di Mistero napoletano sia ‘munizionale’, ovvero di interesse tanto per un lettore municipale quanto per un lettore nazionale.
Referring to ‘Discourse on the Cape of Good Hope’ by John Maxwell Coetzee, the definition ‘Neapolitan Discourse’ refers to the city of Naples and its socio-cultural environment, on one hand, and to certain themes and authors of Neapolitan Literature, on the other. Towards this Literature the position taken by the author is as much one of comparison as of confrontation. Firstly, I analyse the question about the existence of a proper Neapolitan Literature and its circumscription on the criterion of Neapolitanness. I define Neapolitan Literature as a literary production in which the author’s response to Neapolitanness as a whole becomes relevant (‘Neapolitan Discourse’). Secondly, the themes and authors addressed in Mistero napoletano will be circumscribed for the definiton of its ‘Neapolitan Discourse’. Specifically, the absence of dialect and linguistic mix between Italian and Neapolitan will be discussed, while Anna Maria Ortese and Raffaele La Capria will be identified as writers considered by Rea for his ‘Neapolitan Discourse’. Finally, I will discuss how Rea’s ‘Neapolitan Discourse’ can be seen as of interest to both a local and a national reader. of Italian.
Focusing our attention on its setting, its choreographic choices, the protagonist’s gestures, the stage costumes and through the lenses of visual and communication, we develop a critical analysis illustrating the political and social discourses provided by This Is America. As the song’s lyrics do not explicitly deal with topics such as gun control, police brutality and racism, this essay focuses on visual theory in order to assess the emergence of these themes along the visual images of the videoclip. In this sense, this research effort focuses on two main critical aspects: on the one hand, it assesses the visual strategies adopted by Gambino and Murai in order to produce a critical discourse on race relations in America without falling into the usual clichés associated to Black culture. On the other hand, it looks at the multiple cultural references to black culture, from pop music to the cinematic production of Spike Lee and Jordan Peele, and how these are weaved into the video clip of This is America, though the adoption of inflated images, allegories, metaphors and symbols. In this essay, we provide a visual analysis of Childish Gambino video clip This is America, directed by Hiro Murai in 2018. We attempt to understand the multiple interpretative layers and contents of Gambino’s video and song.
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"Riscontri", XLI/2, maggio-agosto 2019
Obiettivo di questo saggio è offrire un’interpretazione di Diary of a Bad Year di John Maxwell Coetzee e del suo protagonista JC in relazione al passato coloniale del Sud Africa. Inoltre, per le opere dello stesso autore Boyhood, Youth e Summertime verrà discusso criticamente il punto di vista tradizionale che le considera come parti di una ‘trilogia autobiografica’ (Attwell). Nell’analisi effettuata si propone di leggere le opere menzionate e Diary of a Bad Year come parti di una ‘tetralogia autofinzionale’. Tale proposta si basa su due elementi: da una parte, sul forte grado di indipendenza dei protagonisti dal loro autore – come indicato dallo stesso Coetzee (Auster-Coetzee) – e sulla coerenza del loro sviluppo psicologico e intellettuale; dall’altro, dal momento che questi personaggi possono essere considerati come diverse espressioni dello stesso individuo, sulla condivisione da parte loro dello stesso background culturale. L’attenzione è focalizzata su JC perché in lui la relazione con il passato coloniale del Sud Africa è più evidente: la sua scelta di servirsi della scrittura saggistica, il tentativo stesso di scrivere nonostante manchi ormai di resistenza e l’uso di elementi specifici del ‘diario’ possono essere visti come i residui della ‘lotta all’indolenza’ di stampo coloniale insegnata ai nativi del Sud Africa dai coloni protestanti inglesi e olandesi. Utilizzando JC come modello, questo saggio prova a spiegare in che modo le applicazioni pratiche di quel concetto coloniale siano cambiate assumendo forme diverse nel corso del tempo.
La scadenza per la presentazione delle proposte di intervento è il 15 dicembre 2020. Il comitato organizzatore comunicherà la conferma di accettazione delle proposte via e-mail entro il 31 gennaio 2020.
Il convegno nasce dall’iniziativa delle dottorande e dei dottorandi dei cicli XXXIII, XXXIV e XXXV del Dottorato di Filologia e Critica, curriculum Letterature moderne, ed è rivolto a dottorande/i e a studiose/i fino a tre anni dal conseguimento del dottorato.
Il convegno ha come obiettivo quello di creare un dialogo sulle modalità con cui le opere di narrativa e di poesia occidentali dal XIX secolo a oggi hanno saputo descrivere cosa avviene prima, durante e dopo una/la fine, e sulle forme rappresentative entro cui queste opere hanno proiettato il tema della fine, coinvolgendo i piani dell'esperienza umana e della storia.
Il convegno è stato organizzato auspicandone lo svolgimento in presenza presso l’Università di Siena. Qualora si rendesse necessario, a causa del perdurare di difficoltà collegate all'emergenza COVID-19, si svolgerà in modalità mista o telematica.
Comitato scientifico:
Lucia Faienza, Alessandro Grilli, Guido Mazzoni, Simona Micali, Niccolò Scaffai
Comitato organizzatore:
Fabiano Bellina, Carola Borys, Erika De Angelis, Maria De Capua, Anna Gorini, Marika Incandela, Giulia Martini, Miriam Miscoli, Mirko Mondillo, Valentina Panarella, Michela Rossi Sebastiano, Antonella Rubinacci.
Mirko Mondillo, Università di Siena