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Ecomusei piemontesi: quali prospettive?

2003

Il tema dello sviluppo del progetto ecomuseale ha stimolato la costituzione di un gruppo di lavoro informale tra gli Ecomusei Piemontesi con l’obiettivo di raccogliere testimonianze e riflessioni problematiche sull’esperienza ecomuseale piemontese dal 1995 a oggi. I risultati di questo lavoro sono raccolti in questa sintesi che non pretende, naturalmente, di avere le caratteristiche di un rapporto sugli ecomusei, né intende rappresentare il punto di vista ufficiale degli ecomusei stessi. Si può definire piuttosto una raccolta di riflessioni, intercorse con modalità varie fra gli addetti ai lavori, senza alcuna pretesa di oggettività o di rappresentazione media delle varie opinioni. Un atto soggettivo di autorappresentazione, quindi, da parte di chi ogni giorno deve confrontarsi con le problematiche di questi “specchi delle comunità”. In particolar modo si è cercato di stimolare la riflessione sugli elementi di potenziale criticità, non perché non siano stati raggiunti molti importanti obiettivi, quanto per il fatto che lo sviluppo futuro degli ecomusei si giocherà soprattutto sul modo in cui questi problemi saranno affrontati.

Sabato 11 ottobre 2003 Sessione tematica – Lo sviluppo del progetto ecomuseale Auditorium di Città degli Studi Andrea Del Duca – Ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone ECOMUSEI PIEMONTESI: QUALI PROSPETTIVE? Il tema dello sviluppo del progetto ecomuseale ha stimolato la costituzione di un gruppo di lavoro informale tra gli Ecomusei Piemontesi con l’obiettivo di raccogliere testimonianze e riflessioni problematiche sull’esperienza ecomuseale piemontese dal 1995 a oggi. I risultati di questo lavoro sono raccolti in questa sintesi che non pretende, naturalmente, di avere le caratteristiche di un rapporto sugli ecomusei, né intende rappresentare il punto di vista ufficiale degli ecomusei stessi. Si può definire piuttosto una raccolta di riflessioni, intercorse con modalità varie fra gli addetti ai lavori, senza alcuna pretesa di oggettività o di rappresentazione media delle varie opinioni. Un atto soggettivo di autorappresentazione, quindi, da parte di chi ogni giorno deve confrontarsi con le problematiche di questi “specchi delle comunità”. In particolar modo si è cercato di stimolare la riflessione sugli elementi di potenziale criticità, non perché non siano stati raggiunti molti importanti obiettivi, quanto per il fatto che lo sviluppo futuro degli ecomusei si giocherà soprattutto sul modo in cui questi problemi saranno affrontati. Dal progetto al processo Una prima importante questione, già emersa in altri interventi del convegno, è la necessità di spostare l’attenzione dal concetto di progetto, con le sue scadenze e obiettivi, a quello di processo, che è fatto di scelte successive, eventualmente anche non previste nelle fasi iniziali, purché coerenti con quanto già realizzato. In altri termini si ritiene che i mezzi impiegati nella realizzazione del processo di avanzamento dell’ecomuseo siano importanti quanto e, forse, a volte, più dei fini. Non si tratterebbe quindi di raggiungere e rispettare scadenze, tempi, obiettivi, ma piuttosto di avere una coerenza di scelte tra quanto realizzato nelle prime fasi e ciò che viene attuato nelle successive, con la possibilità di introdurre di volta in volta le modifiche necessarie. L’immagine che meglio esprime questo concetto è quella del “navigare a vista”, felicemente proposta nel suo intervento da Giuseppe Pidello dell’Ecomuseo del Biellese. L’evoluzione temporale Ad una prima analisi le diverse strategie gestionali adottate sembrano riflettere non solo realtà spaziali diverse, ma anche diversi stati di avanzamento del progetto ecomuseale. In questo senso occorre evidenziare l’importanza della dimensione tempo accanto a quella dello spazio. Si propone di seguito una divisione di questo processo – che non è necessariamente univoco – di sviluppo in tre fasi. Una quarta o una quinta potranno forse essere individuate quando l’esperienza ecomuseale sarà ulteriormente progredita. • La fase di avvio iniziale è a carattere sostanzialmente sperimentale. In questo periodo è fondamentale che le idee di base del progetto vengano rielaborate dalla comunità locale e che il progetto abbia comunque avvio, seppure in modo incompleto. • La seconda fase – quella in cui si trova la maggior parte degli ecomusei piemontesi oggi – comporta la verifica di quanto è stato fatto nella prima. Solo da una ponderata riflessione sui successi e i limiti di quanto si è realizzato può emergere la strategia per la fase successiva. La terza fase comporta per l’ecomuseo la dotazione di un’organizzazione e di risorse adeguate per garantire lo sviluppo dell’ecomuseo e che l’esperienza non si spenga. Per passare alla terza fase gli ecomusei necessitano oggi di ripensare le proprie modalità di azione. Un limite oggettivo alla programmazione pluriennale è peraltro insito nell’attuale sistema di finanziamento degli ecomusei regionali, determinato annualmente. Fondamentale è anche il problema della sostenibilità economica di lungo periodo dei progetti avviati. La prospettiva di un autosostentamento da parte della comunità locale appare oggi estremamente lontana. Diversi ecomusei si pongono quindi seri interrogativi sul proprio futuro in relazione alle scelte programmatiche della Regione Piemonte. • I soggetti gestori La L.R. 31/95 prevede un’ampia serie di possibili soggetti gestori. Gli ecomusei piemontesi nel complesso hanno adottato tutte le possibili soluzioni. Sono però emerse alcune problematiche legate alla transizione dalla fase di avvio a quella di sviluppo. Alcuni enti gestori pubblici, che sono stati in grado nei primi anni di tenere in incubazione l’ecomuseo, realizzando interventi strutturali di notevole impegno, incontrano oggi, per varie ragioni, difficoltà pratiche nella gestione ordinaria e nell’organizzazione di attività culturali di onere economico relativamente modesto. In alcuni casi si sta affacciando l’ipotesi di dare vita a soggetti autonomi, a gestione pubblico/privata, ritenuti tra l’altro più idonei a garantire anche una più attiva partecipazione da parte della comunità locale. Da una panoramica generale emergono quattro modelli organizzativi che riflettono anche le differenti fasi di sviluppo dei singoli ecomusei. 1. Ecomusei poco strutturati a prevalente carattere spontaneistico, dove l’ente gestore garantisce ad una serie di iniziative locali le risorse per lo svolgimento di attività che entrano a far parte del programma di attività comune. 2. Ecomusei poco strutturati che utilizzano una parte del personale già impiegato dall’ente gestore per altri compiti. 3. Ecomusei più strutturati in cui l’ente gestore ha sentito la necessità di dotarsi di personale specifico aggiuntivo per lo sviluppo e/o il coordinamento del progetto ecomuseale. 4. Ecomusei dotati di organizzazione autonoma con proprio personale e collaboratori che curano le attività nevralgiche dell’ecomuseo (coordinamento, didattica, servizi comuni) coinvolgendo una rete di realtà culturali locali (musei, associazioni, laboratori, gruppi di ricerca) autonome dal punto di vista organizzativo. L’area di azione Alcuni ecomusei hanno evidenziato la necessità di ripensare i confini della propria area di intervento, al fine di consentire l’inserimento di aree omogenee rispetto a quelle già incluse; altri, al contrario, hanno confermato la validità dei confini già individuati, sottolineando però, che essi non devono essere interpretati come barriere nella collaborazione con le realtà confinanti, siano o meno ecomusei. Sarebbe quindi opportuno riflettere, fino dalla fase progettuale, sulla definizione del territorio, prestando una maggiore attenzione a questo aspetto che, forse, non sempre è stato considerato. La collaborazione tra gli ecomusei, più volte auspicata, ma ad oggi ancora estremamente limitata, è un’esigenza che viene sentita da tutti gli ecomusei. In questo senso il lavoro del Laboratorio Ecomusei, luogo di scambio di idee e di progettualità, assume un valore strategico. Il ruolo dell’ecomuseo Una questione, che oggi appare fondamentale, è l’esplicitazione del ruolo, della missione degli ecomusei. All’interno del variegato mondo degli ecomusei coesistono, e talora si contrappongono, visioni diverse sul ruolo dell’ecomuseo. Ogni classificazione rischia di essere arbitraria e semplificatrice rispetto alla complessità della realtà. Questo è particolarmente vero per un tema come quello del ruolo degli ecomusei per il quale non esistono ideologie cui programmaticamente i singoli o le istituzioni possano o vogliano fare riferimento. Gli ecomusei, anzi, rivendicano fermamente la libertà di trovare la propria strada e di essere “unici”. In maniera provocatoria e nella piena consapevolezza dei limiti di questa suddivisione – sottolineando che la varietà delle opinioni raccolte oscilla spesso tra visioni diverse – può essere di qualche utilità individuare i diversi approcci alla domanda su cosa l’ecomuseo debba essere. 1. Il primo è il più attento alle valenze utopiche del concetto di ecomuseo e sottolinea l’importanza di conservare l’attitudine fantasiosa, spontanea e irriverente degli ecomusei, mettendo in guardia contro ogni rischio di standardizzazione e di omologazione insiti nell’uso di strumenti desunti dalla scienza e dalla museologia. L’ecomuseo non deve, insomma, essere vivisezionato, incasellato e normato perché si rischierebbe di provocarne la morte per soffocamento. 2. Il secondo, senza rinnegare il carattere sperimentale e innovativo degli ecomusei e affermando anzi l’importanza di non perdere la pluralità di approcci diversi, sottolinea l’importanza di ribadire il principio della responsabilità scientifica e culturale degli ecomusei anche contro quelle pressioni, interne ed esterne, che nulla hanno a vedere con le finalità istitutive. Pressioni di cui oggi, con il successo delle iniziative ecomuseali, si avverte concretamente il rischio. In quest’ottica il superamento del museo tradizionale da parte dell’ecomuseo non deve tradursi in un alibi per abbandonare quegli strumenti che la migliore museologia ha individuato per garantire elevati livelli di qualità. Né per abdicare al ruolo di soggetto culturale che deve essere specchio in cui la comunità locale si può riflettere in maniera non deformata. 3. Infine il terzo si pone il problema di quale ruolo l’ecomuseo debba svolgere nei confronti dello sviluppo economico del territorio. In questo caso ci si trova di fronte a posizioni estremamente diverse che vanno dal puro marketing territoriale, con finalità prevalentemente turistiche, ad approcci più complessi che si interrogano sull’apporto che la riscoperta del patrimonio locale può dare allo sviluppo di forme economiche compatibili e sostenibili. Il futuro degli ecomusei si deciderà, probabilmente, nell’equilibrio dinamico e imprevedibile che gli ecomusei sapranno instaurare tra queste tre visioni, ciascuna delle quali, da sola, non può contenere l’ecomuseo. La comunità locale Gli ecomusei paiono consapevoli, almeno sul piano teorico, dell’importanza di garantire la partecipazione della comunità locale all’ecomuseo. Meno definiti sono però i criteri e gli strumenti con cui intendono consentirla. Il mancato coinvolgimento della comunità locale costituisce il principale problema delle iniziative ecomuseali nate sulla base di un intervento costruito “a tavolino” e calate in realtà non adeguatamente coinvolte già nella fase di avvio.