CONFERENZE 141
A LUDWIK ZAMENHOF
NEL CENTENARIO DELLA MORTE
INDICE
ACCADEMIA POLACCA DELLE SCIENZE
BIBLIOTECA E CENTRO DI STUDI A ROMA
CONFERENZE 141
A LUDWIK ZAMENHOF NEL
CENTENARIO DELLA MORTE
Atti del convegno
Roma 11 dicembre 2017
ROMA 2018
Pubblicato da
ACCADEMIA POLACCA DELLE SCIENZE
BIBLIOTECA E CENTRO DI STUDI A ROMA
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00187 Roma
tel. +39 066792170
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www.rzym.pan.pl
Pubblicazione finanziata dalla Accademia Polacca delle Scienze
Traduzioni dall'esperanto:
Enrico BorEllo (tEsto di A. sAkAguchi)
FrAncEsco FAgnAni (tEsto di i. koutny)
MichElA lipAri (tEsto di J. AlcAldE)
nicolA MinnAJA (tEsto di i. striA)
EMAnuElE rEgAno (tEsto di B. tuidEr)
Progetto grafico:
AnnA WAWrzyniAk MAoloni
Redazione tecnica:
BEAtA BrózdA
Impaginazione e stampa:
Edo – JAkuB Łoś
ISSN 0239-8605
ISBN 978-83-63305-62-8
© Accademia Polacca delle Scienze Biblioteca e Centro di Studi a Roma
I N D I C E
MICHELA LIPARI
PREMESSA
7
11
17
FABRIZIO ANGELO PENNACCHIETTI
GLI ZAMENHOF PRIMA DI LUDWIK ZAMENHOF
DAVIDE ASTORI
L’IMPEGNO SOCIALE E POLITICO DI ZAMENHOF
NICOLA REGGIANI
ZAMENHOF, L’ESPERANTO E L’IDEA DI LINGUA UNIVERSALE
29
BERNHARD TUIDER
STORIA E DIFFUSIONE MONDIALE DELL’ESPERANTO
41
JAVIER ALCALDE
ASPETTI POLITICI NELLA STORIA DEL MOVIMENTO ESPERANTISTA
57
LETTERATURA MONDIALE IN ESPERANTO, LETTERATURA ESPERANTO NEL MONDO
71
81
ALICJA SAKAGUCHI
CRITERI PER LA COSTRUZIONE DI LINGUE PIANIFICATE INTERNAZIONALI
CONFERENZE 141
CARLO MINNAJA
5
ILONA KOUTNY
DALLA LINGUA PIANIFICATA DI ZAMENHOF FINO ALLA LINGUA CHE SI EVOLVE IN MODO
NATURALE: TAPPE DELL’EVOLUZIONE DELL’ESPERANTO
97
IDA STRIA
UNA LINGUA VIVA. GLI ESPERANTISTI HANNO UNA RAPPRESENTAZIONE UNITARIA DEL
MONDO?
109
FEDERICO GOBBO
CONFERENZE 141
CENT’ANNI DOPO: LA FILOSOFIA DI ZAMENHOF E L’ESPERANTO
6
119
J AV I E R A L C A L D E
ASPETTI POLITICI NELLA STORIA
DEL MOVIMENTO ESPERANTISTA
A
è diventato una lingua vivente che è sopravvissuta a chi l’ha concepita. Secondo alcuni esperti ciò è dovuto al fatto che possiede
dei valori etici che hanno consentito ai suoi sostenitori di superare
momenti difficili caratterizzati da divisioni e persecuzioni1. Vale a dire che
Zamenhof ha lasciato il suo approccio, con al centro l’uomo e la pace, al
movimento generato da quanti hanno appoggiato questa lingua internazionale. Detto diversamente, questa “idea interna” ha influito politicamente
in diversi momenti storici. Non voglio spiegarli tutti con un approccio
enciclopedico. Tuttavia, presenterò degli esempi che, collegati fra loro,
evidenziano la complessa, e ricca di sfumature, conformazione socio-politica
del Movimento esperantista.
La struttura del mio articolo è la seguente. Innanzitutto evidenzierò la
funzione dell’esperanto all’interno del movimento proletario. In secondo
luogo tratterò l’oppressione sofferta da molti esperantisti in diverse dittature.
Come terzo punto analizzerò più in dettaglio i ruoli giocati da questa lingua
internazionale durante la guerra spagnola. Come quarto punto argomenterò
sulla stretta vicinanza di esperantismo e pacifismo. Infine, come quinto
punto, descriverò le attività di alcuni esperantisti che rischiarono la propria
1] Si veda ad esempio GARVÍA, Esperanto and Its Rivals. The Struggle for an International Language,
Philadelphia, University of Pennsylvania Press, 2015.
CONFERENZE 141
DIFFERENZA DI CENTINAIA DI ANALOGHI PROGETTI DI LINGUA, L’ESPERANTO
57
JAVIER ALCALDE
vita per costruire un mondo più giusto e dignitoso. Infine sosterrò come
sia necessario che gli esperti, gli attivisti valorizzino la dimensione politica
dell’esperanto (e dei suoi sostenitori)2.
IL LATINO DEL PROLETARIATO
CONFERENZE 141
Quando esploriamo i rapporti fra esperanto e politica, spesso emerge
un forte legame con il movimento proletario. In Francia, soprattutto con
il comunismo. In altre parti del mondo, come Spagna ma anche Asia
Orientale, ciò accade di solito con l’anarchismo3. È internazionalmente
conosciuto il ruolo giocato da associazioni come la SAT (Sennacieca
Asocio Tutmonda), la quale durante il periodo fra le due guerre ebbe un
peso pari a quello delle associazioni esperantiste neutrali. Sebbene avesse
meno risorse dell’area esperantista borghese, la SAT riuscì a produrre
importanti strumenti per l’esperantismo, come il PIV (Plena Ilustrita
Vortaro: Completo Vocabolario Illustrato)4. Si trattò di un caso oppure
ciò è stato perché i lavoratori compresero che l’idea esperantista ha un
nesso con la solidarietà (di classe) fa gli uomini e per questo essi più
generosamente vi si impegnarono?
Storicamente la necessità di una lingua ausiliaria internazionale era
già stata all’ordine del giorno di diverse Internazionali e di convegni del
movimento proletario anche prima della pubblicazione della grammatica
zamenhofiana del 18875. Perciò l’esperanto si inserì perfettamente in tali
contesti ideologici. Lo si considerò come un efficace strumento di comunicazione per generare unione fra proletari di altri paesi superando così
le barriere linguistiche e nazionaliste che il capitale usava per opprimere
la classe operaia. In più si trattava di una lingua di (relativamente) facile
apprendimento anche da persone che ogni giorno lavorano dieci ore in
58
2] Benché il lato politico dell’esperanto riguardi anche i dibattiti sulla giustizia linguistica, sulla
discriminazione linguistica, ecc., non li tratterò in questa sede. Coscientemente ed intenzionalmente
mi concentrerò sugli aspetti politici al di fuori della dimensione linguistica.
3] Per il caso spagnolo, si veda il secondo capitolo di D. MARIN, Anarquistas. Un siglo de movimiento libertario en España, Barcelono, Ariel, 2010. Per il caso giapponese, si veda S. KONISHI,
Provincialising the State: Symbiotic Nature and Survival Politics in PostWorld, in: New Worlds
from Below. Informal life politics and grassroots action in twenty-first-century, con T. MORRISSUZUKI e E. JEONG SOH, ANU Press, 2017, pĝoj. 15-36, consultabile in: http://www.jstor.org/
stable/j.ctt1pwtd47.6
4] Si veda V. MARKOV, “Sennacieca Asocio Tutmonda: no importando a ideologia, um ponto de
encontro duradouro dos trabalhadores esperantistas”, in: O Esperanto além da lingua, con
G. FIANS e F. PITA, Porto Velho – Rondônia, Brazilo, Temática Editora, 2017, pp. 216-229.
5] Si veda il primo capitolo di T. ABELLÓ, Les relacions internacionals de l’anarquisme català,
Barcelono, Edicions 62, 1987.
ASPETTI POLITICI NELLA STORIA DEL MOVIMENTO ESPERANTISTA
fabbrica o sui campi. Fino ad allora la comunicazione internazionale avveniva
attraverso pochi soggetti istruiti che conoscevano diverse lingue (europee).
Il latino dei proletari fu in grado di democratizzare quel sistema da cui traeva
profitto soltanto l’élite politica ed economica.
In occasione del 5° Congresso Mondiale nel 1909, Zamenhof si rivolse al
proletariato di Barcellona confessando che il futuro della lingua si sarebbe
legato al movimento operaio6. In seguito, le guerre mondiali gli diedero
ragione, perché rappresentarono un attacco sia contro gli sforzi dell’unità
di classe a fronte del patriottismo sia contro i movimenti utopistici che si
proponevano la fratellanza umana, come l’esperanto. Per di più i regimi
totalitari di quel periodo perseguitarono, non solo metaforicamente, ma
anche fisicamente, gli esperantisti.
LA LINGUA PERICOLOSA
6] Si veda F. POBLET, La Universala Kongreso de Esperanto de 1909 en Barcelono, Barcellona,
Kataluna Esperanto-Asocio, 2008.
7] Si veda U. LINS, La danĝera lingvo. Studo pri la persekutoj kontraŭ esperanto, 3a ed., Rotterdam,
Universala Esperanto-Asocio, 2016. Si veda anche U. LINS, La danĝera lingvo. Studo pri la persekutoj
kontraŭ esperanto, 2a ed., Mosca, Progreso, 1990.
8] Si veda l’intervista con Ulrich LINS Novaj detaloj pri persekuto de esperantistoj trovitaj,
“Libera Folio”, 26 Settembre 2016, consultabile in: http://www.liberafolio.org/2016/09/26/
novaj-detaloj-pri-persekuto-de-esperantistoj-trovitaj/
CONFERENZE 141
Come spiega l’ormai classica opera di Ulrich Lins, diverse dittature
considerarono gli esperantisti come propri nemici7. Hitler e Stalin, tra
l’altro, esplicitamente tentarono di sterminare questi pericolosi individui.
Temevano che “l’esperanto veicolasse pensieri non controllabili e contribuisse a disarticolare la fedeltà nazionale”8. Come prova mostrarono i contatti
internazionali che gli esperantisti avevano grazie a quella incontrollabile
lingua.
È interessante notare che le persecuzioni si verificarono in dittature di
diverso segno. Da quella prospettiva, la dimensione politica dell’esperanto
non si riferisce necessariamente ad una concreta ideologia, ma più in
generale ai princìpi di libertà, alla libertà di pensiero e anche ai princìpi di
ispirazione pacifista della “idea interna” che rendono più facili le relazioni
internazionali dirette. Si tratta di valori che non si confanno all’aggressivo
nazionalismo richiesto dai regimi totalitari.
Tuttavia, il Movimento esperantista è eterogeneo, include uomini di
ogni credenza e condizione sociale. Così ci furono anche esperantisti che
sostennero quei regimi o per adesione ideologica o (più spesso) come
59
JAVIER ALCALDE
strategia per superare periodi estremamente difficili sia come esperantisti
sia come uomini9.
In generale si può affermare che gli esperantisti soffrirono in contesti
nei quali soffrì la libertà. E ciò accadde (ed accade) non soltanto nelle
dittature. Un noto esempio di regime democratico che oppresse su grande
scala individui sospettabili furono gli Stati Uniti al tempo del maccartismo10.
Ancora una volta esperantisti perseguitarono altri esperantisti. Ma questo
ci impedisce forse di legare la Lingua Internazionale con i valori concreti
appena menzionati?
Un simile dilemma si apre quando si prende in esame l’attività esperantista
nelle guerre civili, quando ovviamente esperantisti combattono contro altri
esperantisti. A questo proposito, la guerra di Spagna (1936-1939) merita
un approfondimento per la ricchezza dei ruoli giocati dalla lingua ausiliaria
internazionale. L’analisi aiuterà a mettere a fuoco la dimensione politica del
Movimento esperantista.
L’ESPERANTO NELLA GUERRA DI SPAGNA
CONFERENZE 141
Nel Luglio del 1936 una parte dell’esercito spagnolo si ribellò contro
la legittima repubblica di Spagna e il suo governo di coalizione di sinistra.
Tuttavia, il rapido colpo di stato tentato dai militari fallì per la resistenza
della popolazione in diverse regioni del Paese. Ne scaturì un conflitto (non
soltanto fra spagnoli) che durò tre lunghi anni. La vittoria dei ribelli nel
1939 volle dire quattro decenni di dittatura fascista in uno dei regimi più
totalitari del secolo scorso. Come si vedrà, i ruoli degli esperantisti durante
la guerra spagnola rispecchiarono le sfumature politiche di quel movimento
esperantista. Secondo Del Barrio e Lins, “nel movimento esperantista si
trovavano persone di destra e persone di sinistra, uomini dunque che si
sarebbero presto fronteggiati sui campi di battaglia”11. Così esperantisti spagnoli combatterono su entrambi i fronti, nonostante la loro partecipazione
60
9] A questo proposito un caso da citare è Adalberto Smit, esperantista olandese, che sostenne il
nazismo. Si veda T. JUNG, Ĉiu-Ĉiun. Sep jardekojn en la Esperanto-movado. Memoraĵoj de
86-jara optimisto, Anversa e La Laguna, Stafeto, 1979, p. 269.
10] Questo tema viene un po’ affrontato da I. LAPENNA, U. LINS e T. CARLEVARO, Esperanto en
perspektivo: faktoj kaj analizoj pri la internacia lingvo, Rotterdam, Universala Esperanto-Asocio,
1974. Si veda anche E. SCHOR, Bridge of Words: Esperanto and the Dream of a Universal
Language, New York, Metropolitan Books, 2016.
11] Il documento principale per n. 3 Esperanto nella guerra Spagnola è T. DEL BARRIO e U. LINS,
La utiligado de Esperanto dum la Intercivitana Hispana Milito, in: Historio de Esperanto en
la Kataluna Landaro, con F. POBLET e H. ALÒS, Barcellona, Kataluna Esperanto-Asocio, 2010,
consultabile in: http://www.nodo50.org/esperanto/artik68.htm. Io ne consiglio caldamente la lettura
per conoscere ulteriori dettagli, tra cui gli ulteriori ruoli dell’esperanto nella guerra spagnola.
ASPETTI POLITICI NELLA STORIA DEL MOVIMENTO ESPERANTISTA
12] Al riguardo si vedano gli annunci nel giornale spagnolo La Vanguardia del 27 Agosto, 30 Agosto
e 6 Settembre del 1936.
13] Si vedano le ricerche fatte al riguardo da J. HIERAI, Hispana, Kataluna, Mangada – verkoj de Dil
Avia, Osaka, Riveroj, 2003. Mi ha personalmente confermato questa mancata concretizzazione
Eduardo Vivancos, veterano della guerra spagnola, in un’intervista fatta a Toronto il 15 Maggio 2017.
14] L’inaugurazione di questi Giochi era stata fissata per il 19 luglio, ma il colpo di stato la impedì.
Questo evento viene desccritto da Eduardo Vivancos, partecipante, in un testo scritto in catalano
nel 1992. Lo si veda in esperanto “La aliaj Olimpiaj Ludoj en Barcelono”, in: E. VIVANCOS, Mia
taglibro (1937-1938) kaj aliaj tekstoj, commentato e tradotto da J. ALCALDE, Madrid, SATeH.
15] Una popolare immagine dei Giochi Olimpici mostra indicazioni in alcune lingue. Oltre al catalano,
erano in spagnolo, inglese, fancese ed esperanto: informazioni,turismo,servizio logistico. Si veda
nel seguente articolo del giornale spagnolo El Pais pubblicato il 19 Luglio 2016: https://elpais.
com/ccaa/2016/07/18/catalunya/1468872650_817020.html
16] Si veda l’avviso pubblicato su “La Vanguardia” il 10 Luglio 1936 dalla Federazione esperantista
catalana, con cui ci si rivolgeva a esperantisti interessati a prestare un contributo in tale servizio
di traduzione e interpretariato per gli sportivi esperantisti in arrivo.
17] Si Veda la struttura organizzativa di quel Commissariato per la Propaganda in: E. PUJOL e R. PASCUET,
La revolución del bon gust. Jaume Miravitlles i el Comissariat de Propaganda de la Generalitat
de Catalunya (1936-1939), Barcellona, Vienna, 2007, p. 56.
CONFERENZE 141
nella guerra si differenziasse sia quantitativamente sia qualitativamente.
Mentre alcuni (principalmente militari e religiosi) aderirono al fronte dei
ribelli, tra i repubblicani l’esperanto fu largamente e regolarmente usato,
ad esempio per obiettivi di propaganda. Tra l’altro da parte dei comunisti
e degli anarchici del governo catalano e delle brigate internazionali.
Nella lotta contro il fascismo, si tentò anche di creare un intero reparto
di esperantisti, chiamato colonna Avanti (Kolumno Antaŭen)12. Benché
sembra che questa idea non si concretizzò13, tuttavia questo dimostra
che nella fazione repubblicana parteciparono brigatisti internazionali che
conoscevano l’esperanto. A titolo di curiosità, alcuni di loro erano atleti.
Di fatto tra i primi stranieri dell’esercito democratico si contano decine
di atleti, che andarono a Barcellona per partecipare ai Giochi Olimpici
Popolari14. Espressi come boicottaggio dei Giochi olimpici di Berlino nello
stesso anno, i giochi di Barcellona riunirono migliaia di sportivi. Tra di loro
furono numerosi i gruppi che non erano graditi nei giochi nazisti, come
i comunisti e gli ebrei. In generale si trattava di uomini provenienti da
ambienti proletari fra i quali non mancavano esperantisti. Di conseguenza,
l’esperanto fu una delle lingue usate dagli organizzatori di quei Giochi15, che
coordinarono il servizio traduzioni nella lingua internazionale insieme alla
Federazione esperantista catalan16. Tra i membri del Comitato organizzatore
dell’evento ebbe un ruolo di coordinamento Jaume Miravitlles, poliedrico
intellettuale anche esperantista.
Quando scoppiò la guerra, Miravitlles divenne Commissario per la propaganda del governo catalano, a capo di un organico di circa 150 persone17. Il
61
JAVIER ALCALDE
CONFERENZE 141
Commissariato produsse in diverse lingue pubblicazioni di propaganda,
manifesti e film. Nel Settembre del 1937 organizzò una grande esposizione per i 50 anni della Lingua Internazionale con una settimana densa di
conferenze e opere artistiche, su cui la stampa riferì dettagliatamente18.
Coerentemente all’alleanza nella parte repubblicana fra esponenti di sinistra
e catalanisti, i temi delle conferenze combinarono, fra gli altri, gli interessi
della classe operaia con quelli del nazionalismo catalano19 Nel corso di tale
attività, il Commissariato collaborò con il Comitato Esperantista Antifascista
della Catalogna, che riunì tutti i gruppi esperantisti attivi in Catalogna.
Durante il convegno fondativo del Comitato, Miravitlles disse in un discorso
pubblico: “Spero che l’esperanto aiuti alla rapida vittoria contro il fascismo
e concorra alla pace e alla cultura del nostro Paese”20. Il risultato principale
della collaborazione fu la pubblicazione da parte del governo catalano di
comunicati stampa quindicinali in esperanto. Alcuni anni dopo la guerra,
Miravitlles dichiarò che quei comunicati stampa avevano avuto l’obiettivo
di raggiungere gli anarchici [internazionali]21.
Si trattava di una ideologia popolare nella Penisola iberica di allora. Così,
circoli anarchici esperantisti furono numerosi anche in Catalogna fin dai primi
decenni del XX secolo e operarono intensamente durante la guerra. Già nel
Luglio 1936 uscì Informa Bulteno (Bollettino Informativo), edito dal Sindacato
CNT a Barcellona e distribuito a livello internazionale. In Bulgaria, ad esempio,
il Bollettino concorse al reclutamento di nuovi brigatisti della parte repubblicana22. D’altra parte, partiti proletari che editarono bollettini esperantisti furono
il marksista ma contro stalinista POUM (Informa Bulteno POUM e La hispana
revolucio) e il comunista catalano PSUC (Informoj pri Hispanio e Unueco).
62
18] Vedi gli articoli pubblicati al riguardo su “La Vanguardia” tra il 28 Agosto e il 12 Settembre 1937.
19] Fra i primi, Esperanto kaj la unuiĝo de la proleta klaso di F. MIRÓ e Esperanto kaj la plibonigo
de la proletaro di F. SURINYAC. In merito ai secondi, Natura patriotismo, politika patriotismo
kaj Esperanto dell’accademico D. DALMAU e Katalunio kaj la internacia lingvo di S. ROCA.
Inoltre altre conferenze trattarono: Esperanto kaj la Ruĝa Kruco di F. GORGUES, Esperanto kaj la
blindulo di A. MARTÍNEZ, e Esperanto kaj la gazetaro del giornalista ucraino O. KUPPERMAN. Un
altro conferenziere di spicco fu Jaume Grau Casas, vicepresidente della Akademio de Esperanto.
20] Si veda F. POBLET, “Serĉante universalan lingvon: La esperantista movado en Katalunio”, in:
Historio de Esperanto en la Kataluna Landaro, con F. POBLET e H. ALÒS, Barcellona, Kataluna
Esperanto-Asocio, 2010, pp. 253-260.
21] Si veda E. BOQUERA, La batalla de la persuasió durant la Guerra Civil. El cas del Comissariat
de Propaganda de la Generalitat de Catalunya (1936-1939), tesi di laurea, Università Ramon
Llull, Facoltà di Comunicazione e Relazioni Internazionali Blanquerna, Dipartimento della
Comunicazione, 2015, p. 304.
22] Si veda N. MLADENOV, Esperantistoj en la Hispana Civitana Milito, “Bulgara Esperantisto” n. 2,
1987, pp. 4-5. Citato in T. DEL BARRIO e U. LINS, La utiligado de Esperanto dum la Intercivitana
Hispana Milito, in: Historio de Esperanto en la Kataluna Landaro, con F. POBLET e H. ALÒS,
Barcellona, Kataluna Esperanto-Asocio, 2010.
ASPETTI POLITICI NELLA STORIA DEL MOVIMENTO ESPERANTISTA
Più legato al comunismo ortodosso e di grande qualità redazionale fu Popola
Fronto, edito dal Grupo Laborista Esperantista di Valenzia che raggiunse una
tiratura di 5000 copie. Inoltre, molti di questi gruppi (ed anche altri partiti e
sindacati) trasmisero regolarmente in esperanto via radio.
Dopo la vittoria dei ribelli, molti esperantisti andarono in esilio e soffrirono le terribili condizioni dei campi di concentramento francesi, comprese
le colonie francesi in Africa, ma anche i campi tedeschi23. Altri restarono in
Spagna e soffrirono a loro volta l’oppressione della dittatura. Il movimento
esperantista in Spagna si riprese con grandissima difficoltà, e ciò potè
avvenire soltanto grazie all’appoggio degli esperantisti che militavano nella
parte vincitrice, appartenenti principalmente ad ambienti religiosi.
Questo conflitto spiega la complessità del Movimento esperantista dal
punto di vista ideologico. È vero che c’erano esperantisti in entrambe
le parti. È vero che alcuni di loro erano fascisti. Tuttavia, per quantità e
qualità, il ruolo dell’esperanto tra i repubblicani fu chiaramente superiore
rispetto a quello svolto nel fronte dei ribelli, come dimostrato dal seguente
aneddoto. Nel maggio del 1938 ci fu un’epica evasione di 795 prigionieri
dal carcere di Ezkaba in Navarra. Un aspetto chiave di questa avventura fu
l’uso dell’esperanto come lingua di comunicazione fra diversi organizzatori
della fuga24. Naturalmente potè avere un ruolo soltanto come lingua segreta
perché i secondini non la conoscevano. Fu un caso oppure si trattò di
un evento che si sviluppò naturalmente perché i valori legati alla lingua
internazionale erano più coerenti con quelli difesi dai repubblicani e per
questo l’esperanto era molto più diffuso tra di loro che non fra i fascisti?
Un ulteriore paradosso risiede nel fatto che non pochi esperantisti che
combatterono contro il fascismo durante la guerra di Spagna (e non solo)
erano ardenti pacifisti che però in circostanze straordinarie decisero di
agire contronatura. Per approfondire questo tema, quanto segue tratterà il
nesso fra esperanto e pacifismo.
L’APPROCCIO PACIFISTA
23] Si veda il toccante diario nei campi di concentramento francesi di J. GRAU CASAS, Tagoj kaj ruinoj,
magistralmente tradotto e commentato da M. FERNÁNDEZ, Madrid, SATeH, 2017.
24] Si veda F. EZKIETA, Los fugados del Fuerte de Ezkaba, edición revisada, Arre, Navarra, Spagna,
Pamiela, 2017.
25] Si veda J. ALCALDE, “Pacifism”, in: The Wiley-Blackwell Encyclopedia of Social and Political
Movements, con D. A. SNOW, D. DELLA PORTA, B. KLANDERMANS e D. MCADAM, Blackwell
CONFERENZE 141
Nel quadro dei miei precedenti scritti ho più volte esplorato le relazioni
fra esperantismo e pacifismo25. Tra l’altro ho sostenuto che al tempo di
63
JAVIER ALCALDE
CONFERENZE 141
Zamenhof si trattava di parole intimamente legate. Da una parte i pacifisti
ritenevano l’esperanto uno strumento non violento delle proprie teorie e
attività. Del pari gli esperantisti spesso decisero di imparare la lingua per
contribuire a un mondo più giusto e pacifico. Già l’iniziatore della lingua
aveva sottolineato con forza questo nesso, a volte con un filo di ingenuità,
ma sempre convinto dal potenziale di una lingua neutrale funzionale alla
trasformazione non bellica dei conflitti etnici (e non solo).
Così si moltiplicarono pacifisti di diverse tendenze (religiosa, femminile,
scientifica, antimilitarista, internazionalista proletaria) i quali sostennero
l’esperanto. Tra i più conosciuti Émile Peltier, Josef Metzger, Albert Škarvan,
Henri Lafontaine, Felix Moscheles, Gaston Moch, William T. Stead e Alfred
Fried. Per quanto riguarda i dirigenti del movimento esperantista, mostrarono un profondo approccio pacifista tra gli altri Hector Hodler, Edmond
Privat, Lanti e molti altri.
Più recentemente, l’UNESCO ha riconosciuto il contributo dell’esperanto
(più precisamente dell’UEA – Universala Esperanto-Asocio) alle proprie finalità in riferimento alla reciproca comprensione fra i popoli e al raggiungimento
di contesti sociali pacifici attraverso scambi culturali, scientifici ed educativi26.
Esempi di tale uso pratico dell’esperanto sono le attività umanitarie svolte
dagli esperantisti in diversi momenti storici, come l’interscambio postale (e
non solo) curato dall’UEA durante le guerre mondiali. Da ricordare anche
l’episodio del primo dopoguerra quando trecento bambini austriaci trovarono
rifugio in Spagna grazie alla mediazione di esperantisti austriaci e spagnoli27.
64
Encyclopedias in Social Sciences, Hoboken, New Jersey, Wiley-Blackwell, 2013; J. ALCALDE,
Esperanto kaj neperforto, ”Global Education Magazine” n. 2, 2013, pp. 60-64, consultabile in:
http://www.globaleducationmagazine.com/esperanto-kaj-neperforto; J. Alcalde, Esperantistes en
un món eterne militanta: en el centenari de la mort de Zamenhof, “Kataluna Esperantisto”, n.
367 (133), 2017, pp. 33-37; J. Alcalde, Pacaj klopodoj. La praktika internaciismo de Esperanto,
in: Antaŭ jarcento. Esperanto kaj la unua mondmilito, con J. ALCALDE e J. M. SALGUERO, Parigi,
2018, pp. 333-340; J. ALCALDE, La pacisma aliro, in: Aliroj al esperanto, con C. KISELMAN, R.
CORSETTI e P. DASGUPTA, Dobřichovice, Repubblica Ceca, Kava-Pech, 2018, pp. 9-24; J. ALCALDE,
The Esperanto Movement and Pacifism in Zamenhof ’s time: a special relationship, in: The
Heritage and Legacy of Ludwik Lejzer Zamenhof: Between Judaism and Esperanto, con F.
GOBBO, e L. R. FEIERSTEIN, Berlino, Hentrich & Hentrich. Si veda anche U. LINS, La laboro de
Universala Esperanto-Asocio por pli paca mondo, “Esperanto Documents”, n. 36 E. Rotterdam,
Universala Esperanto-Asocio, 2000.
26] Si veda in proposito la Risoluzione di Montevideo del 1954 e la Risoluzione di Praga del 1985.
Inoltre nel 2017 l’UNESCO ricorda il centenario di Zamenhof.
27] Si veda L. CORTÈS, Els nens austríacs acollits a Osona (1920-1923), “AUSA”, n. XXV (167), 2011,
pp. 209-247, consultabile in: http://www.raco.cat/index.php/ausa/article/viewFile/248029/332117.
Si veda anche B. TUIDER, Esperanto en Aŭstrio ĉirkaŭ la unua mondmilito, in: Antaŭ jarcento.
Esperanto kaj la unua mondmilito, con J. ALCALDE e J. M. SALGUERO, Parigi, SAT, 2018, pp.
319-329.
ASPETTI POLITICI NELLA STORIA DEL MOVIMENTO ESPERANTISTA
Fino ad adesso ho trattato l’articolata azione collettiva degli esperantisti
come movimento sociale. Forse ciò ci consente di difendere la relazione fra
esperanto e mobilitazione sociale per un mondo più giusto. Ma, cosa dire
delle attività individuali? I valori esperantisti condizionano l’individuo nella
sua vita quotidiana? Ed in situazioni estreme? L’esperantismo del singolo lo
spinge a comportarsi in modo più umano, anche correndo rischi personali?
Ne tratterò nell’ultima parte di questo articolo.
La storia del movimento esperantista presenta numerose azioni etiche
ascrivibili ad esperantisti più o meno noti28. Ne rammenterò alcuni. Innanzitutto Domènech Massachs (1891-1965), anarchico di Barcellona, che
tentò di assassinare un dittatore con un pugnale. Profondamente pacifista,
prese tale decisione con il solo intento di danneggiare il capo del governo
spagnolo. Si comprende così il curioso metodo usato, che si capiva essere
destinato al fallimento. Dopo lunghi periodi di detenzione, Massachs continuò a spendersi con passione per l’insegnamento dell’esperanto. Un’altra
esperantista da ricordare per il suo sacrificio fu Alice Herz (1882-1965).
Tedesca di origine ebraica, emigrò negli Stati Uniti con la figlia Helga per
fuggire al regime nazista. Là partecipò attivamente alla Lega internazionale
delle donne per la pace e la libertà e si interessò dei conflitti bellici in Asia
sud-orientale. Atttraverso pacifisti locali assunse molte informazioni con
il ricorso a diverse lingue, fra le quali l’esperanto. Alla fine, attratta dalla
resistenza non violenta dei monaci buddisti, Alice Herz decise di bruciarsi
per protestare contro il ruolo del governo statunitense nella guerra del
Vietnam.
In questa beve lista di figure dedite al bene dell’umanità spicca lo svedese
Valdemar Langlet (1872-1960), il quale ebbe una vita densa di avventure.
All’inizio del XX secolo ad esempio intraprese un viaggio a cavallo fra
diversi paesi. Conobbe così Leo Tolstoj e altri pionieri esperantisti. Langlet
e sua moglie, la esperantista Nina Borovko, sono annoverati fra i Giusti tra
i Popoli per aver salvato migliaia di ebrei a Budapest durante la seconda
guerra mondiale per mezzo di strumenti diplomatici, tra l’altro elemento di
ispirazione per Raoul Wallenberg. Un altro esperantista riconosciuto come
Giusto tra i Popoli è il ceco Premysl Pitter che divenne un attivista pacifista
internazionale sulla scorta delle proprie esperienze durante la prima guerra
28] Il lettore interessato troverà ulteriori dettagli su questi e altri personaggi in: Memorindaj Esperantistoj [Esperantisti da ricordare], rubrica permanente che pubblico su Heroldo de Esperanto
fin dal primo numero dell’anno di edizione 2017.
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ATTIVITÀ UMANA
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JAVIER ALCALDE
mondiale. Racconta la sua stretta collaboratrice Olga Fierz che si conobbero
negli anni ’20 durante un convegno dell’Internazionale degli Antimilitaristi,
in cui Pitter fece una conferenza a sostegno dell’esperanto. Negli anni ’40
Pitter e Fierz (anche lei Giusto tra i Popoli) non soltanto salvarono ebrei e altri
perseguitati dal regime nazista; dopo la fine della guerra protessero anche
centinaia di bambini tedeschi dall’impeto vendicativo della popolazione
cecoslovacca.
Da ricordare anche l’irlandese Francis Sheehy-Skeffington (1878-1916).
Pioniere nella difesa dei diritti delle donne, si sposò con l’attivista femminista
Hanna Sheehy, di cui prese il cognome come parte del proprio intero nome.
Pacifista di lungo corso e sostenitore della non violenza, fu tuttavia arrestato
e fucilato dall’esercito britannico durante la Ribellione di Pasqua del 1916.
Infine ricordiamo la vita dello statunitense William Pickens (1881-1954),
il primo esperantista negro conosciuto. Dopo aver imparato la Lingua
Internazionale nel 1906, ebbe corrispondenze con esperantisti di tutto il
mondo e si diplomò alla Esperanto-Asocio britannica. Pickens fu anche un
attivista pioniere per i diritti degli afro-americani che difese pubblicamente
già durante la prima guerra mondiale.
Questi dunque alcuni esempi da parte di uomini che decisero di offrire
parte della propria vita, perché profondamente ispirati da una profonda e radicale dedizione all’umanità, di cui l’esperanto era un elemento
chiave. La lista dei nomi è lunghissima, quasi infinita. Si tratta di uomini
e donne di diversi paesi e di diverse condizioni, che si impegnarono per
l’ideologia pacifista, antifascista, per il femminismo, con intenti solidali
ecc. non necessariamente attraverso un uso diretto dell’esperanto. Ma
in ogni caso la Lingua Internazionale giocò un ruolo in tale direzione? Fu
quella convinzione, quell’ideale che includeva il loro esperantismo che
permise loro di agire con la più estrema coerenza anche nelle più difficili
circostanze?
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CONCLUSIONI. VALORIZZARE L’ASPETTO POLITICO DELL’ESPERANTO
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L’esperanto è una lingua, ma non solo. Ha anche un ruolo preminente nel
movimento sociale creato dai suoi sostenitori. Il movimento possiede i valori
politici ispirati dall’etica di Zamenhof. Di fatto l’esperanto è essenzialmente
politico29. Da questa prospettiva, gli esperti che studiano seriamente questo
movimento sociale devono assolutamente includere anche il suo lato politico
29] Un’affermazione simile la fa E. SCHOR, Bridge of Words: Esperanto and the Dream of a Universal
Language, New York, Metropolitan Books, 2016.
ASPETTI POLITICI NELLA STORIA DEL MOVIMENTO ESPERANTISTA
nelle proprie analisi. Altrimenti, questi studi resteranno almeno incompleti
e probabilmente errati.
Come si è visto, gli esperantisti spesso si sono attivati per un mondo più
giusto e senza confini in contesti proletari, pacifisti, antifascisti e umanisti.
E per questo sono stati perseguitati. Si tratta di un punto essenziale del
movimento esperantista e per questo viene sottolineato anche da attivisti,
benché l’attuale propaganda preferisca basarsi su considerazioni pragmatiche di profitti e vantaggi.
L’esperanto si lega anche alla comunità che si riunisce regolarmente e
rende possibile una vita comunitaria pienamente ispirata ai valori fondanti30.
Tuttavia, anche al tempo di Internet, questo non è sufficiente. Attualmente la
quantità di persone che imparano la lingua si moltiplica, ma non li vediamo
in massa nelle associazioni esperantiste. Un punto di debolezza, cui prestare
attenzione, dei nuovi metodi di apprendimento come Duolingo consiste
nel fatto che essi non enfatizzano a sufficienza la dimensione politica della
lingua. È un aspetto che potrebbe aiutare chi la possiede a fare un salto
di qualità verso una fase più cosciente, e diventare così più consapevole
attivista nel movimento sociale.
In questo articolo ho descritto e analizzato diversi fatti storici, ma ho
anche lasciato alcune domande aperte, intenzionalmente. L’ho fatto per
segnalare che sarebbero benvenuti e necessari ulteriori dibattiti e ricerche
su questi temi. Caro lettore, a te adesso la parola.
Traduzione di Michela Lipari
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30] Sull’esperanto come comunità, si veda G. FIANS, “A cultura e a comunidade esperantistas”, in:
O Esperanto além da lingua, con G. FIANS e F. PITA, Porto Velho – Rondônia, Brasile, Temática
Editora, 2017, pp. 81-114.
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