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Il sogno di Cleopatra

2019, Il pensiero e l’emozione. La rappresentazione del sogno nella letteratura, a cura di Andreina Lavagetto, Pacini, 2019, pp. 37-52, ISBN:9788869955884

I libri dell’Associazione Sigismondo Malatesta I Libri dell’Associazione Sigismondo Malatesta Studi di letterature comparate Collana diretta da Paolo Amalfitano, Loretta Innocenti, Sergio Zatti Ultimi volumi pubblicati (seconda serie) 21. Con parole sciolte. Lirica e narrazione dopo il modernismo a cura di Flavia Gherardi (2016) 22. La fine del Rinascimento nelle letterature europee a cura di Antonio Gargano (2016) Il pensiero e l’emozione La rappresentazione del sogno nella letteratura 23. L’esilio e il ritorno degli dèi pagani nei racconti dell’Ottocento di Diego Pellizzari (2017) 24. su «L’Oriente. Storia di una figura nelle I personaggi minori. Funzioni e metamorfosi di una tipologia del romanzo moderno a cura di Stefania Sbarra (2017) 25. Il Piacere del Male. Le rappresentazioni letterarie di un’antinomia morale (1500-2000). 2 volumi progetto, direzione e cura di Paolo Amalfitano (2018) 26. Alla ricerca di forme nuove. Il modernismo nelle letterature del primo ’900 a cura di Romano Luperini (2018) 27. to a giovani critici autori di una monografia di taglio comparati Metamorfosi dei topoi nella poesia europea dalla tradizione alla modernità I. Figure della soggettività e imitatio dal Romanticismo al Decadentismo a cura di Sergio Zatti (2018) 28. , i risultati delle attività malatestiane, monografie di PACINI EDITORE Il pensiero e l’emozione. La rappresentazione del sogno nella letteratura a cura di Andreina Lavagetto (2019) copertina: progetto grafico di Benedetto Longobardi Ruju STUDI DI LETTERATURE COMPARATE Collana diretta da Paolo Amalfitano, Loretta Innocenti, Sergio Zatti (seconda serie) 28 I LIBRI DELL’ASSOCIAZIONE SIGISMONDO MALATESTA V. BALDI, M. FUSILLO, C. GALLO, A. GINZBURG, A. LAVAGETTO, B. MARQUER, M. PALUMBO, T. PAVEL, J. PONCE CÁRDENAS, G. SACERDOTI Il pensiero e l’emozione La rappresentazione del sogno nella letteratura a cura di ANDREINA LAVAGETTO PACINI EDITORE © ____ASSOCIAZIONE SIGISMONDO MALATESTA http://www.sigismondomalatesta.it TUTTI I DIRITTI RISERVATI TUTTI I DIRITTI RISERVATI È vietata la traduzione, la memorizzazione elettronica, la riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. L’illecito sarà penalmente perseguibile a norma dell’art. 171 della Legge n. 633 del 22/04/1941 ISBN 978-88-6995-588-4 Per la presente edizione © 2019 by Pacini Editore 56121 Pisa, via A. Gherardesca, 1 http://www.pacinieditore.it Il pensiero e l’emozione La rappresentazione del sogno nella letteratura Questo è un volume monografico di studi di Letterature comparate che nasce da una scelta tematica precisa, con l’invito a studiosi di diversi ambiti a scrivere un saggio sull’argomento proposto. Questi testi sono stati presentati e discussi, prima della pubblicazione, in un Colloquio Malatestiano, secondo una prassi che si è rivelata proficua e scientificamente valida. INDICE Introduzione di Andreina Lavagetto ............................................... p. 9 Nota bibliografica ........................................................................... » 27 Gilberto Sacerdoti Il sogno di Cleopatra ....................................................................... » 37 JeSúS Ponce cárdenaS «Somne, placidissimum divum». I modelli della canzone herreriana Al Sueño ......................................................................................... » 53 CARMEN GALLO «Dream not of other worlds». Sogno e caduta in Paradise Lost......... » 83 MASSIMO FUSILLO Sul sogno come mondo virtuale. Dal Don Chisciotte a Inception ... » 103 THOMAS PAVEL Il sogno e la comunità umana in Balzac ........................................ » 125 VALENTINO BALDI Emozione, inifnito e sogno nella narrativa di Carlo Emilio Gadda » 143 ALESSANDRA GINZBURG La verità misteriosa del sogno nella Recherche di Proust ................ » 169 BERTRAND MARQUER Tra letteratura e clinica. Il paradigma pathologico del sogno nell’Ottocento .......................... » 187 ANDREINA LAVAGETTO Retorica onirica in Franz Kafka. Der Process ................................ » 211 MATTEO PALUMBO «Grande uomo quel nostro Freud, ma più per i romanzieri che per gli ammalati». I sogni nell’opera di Italo Svevo .................... » 231 7 GILBERTO SACERDOTI IL SOGNO DI CLEOPATRA Siamo nell’ultimo atto dell’Antonio e Cleopatra, Cesare ha vinto e Antonio è morto. Cleopatra, temendo che Cesare abbia intenzione di portarla a Roma per adornare il suo trionfo, si è chiusa a chiave nel suo «monument» (IV. 14. 3, V. 2. 53-56)1 – uno di quei «monumenti funebri, opera di straordinaria bellezza e grandezza, che Cleopatra», racconta Plutarco, «aveva fatto erigere accanto al tempio di Iside»2. Prima di morire Antonio le aveva raccomandato di fidarsi, tra gli uomini di Cesare, solo di Proculeio (IV. 16. 50). Un pessimo consiglio. Quando arriva con un’ambasceria, Cleopatra lo fa entrare per sentire le condizioni del vincitore e Proculeio, dopo aver aver dipinto il nobile, generoso e gentile Cesare come una fonte straripante di grazia, fa entrare dei soldati, e la prende prigioniera. Poi se ne va perché arriva un tale Dolabella, che gli comunica che Cesare lo richiama e che a prendere in consegna la prigioniera ci pensa lui (V. 2. 24-25, 35, 63-66). Dolabella risulterà essere l’ultimo romano che subisce il fascino del serpente del vecchio Nilo, come Cleopatra dice che Antonio la chiama nell’intimità. Tutti gli altri sono morti. Prima, al tempo dei suoi «salad days», quando era ancora fresca come una lattuga e un bocconcino da monarchi, Pompeo Magno e Giulio Cesare. Poi, già corrugata profondamente dal tempo, Antonio, e il suo confidente Enobarbo (I. 5. 25-34). Dolabella viene conquistato con un racconto che lo sconcerta e lo affascina. Appena entra, di punto in bianco, Cleopatra gli dice di aver sognato un Antonio Imperatore (V. 2. 75): 1 Seguo W. SHAKESPEARE, Antony and Cleopatra, in ID., The Complete Works, a cura di S. Wells, G. Taylor, J. Jowett e W. Montgomery, Oxford University Press, Oxford 2005 (1986). Le traduzioni vengono da Antonio e Cleopatra, a cura di G. Sacerdoti, in W. SHAKESPEARE, Tutte le opere, vol. 1, Tragedie, Bompiani, Milano 2014. 2 PLUTARCO, Vita di Antonio, in ID., Vite parallele, a cura di C. Carena, Mondadori, Milano 1974 (1958), vol. 3, p. 217. 39 GILBERTO SACERDOTI His face was as the heav’ns, and therein stuck A sun and moon, which kept their course and lighted The little O o’th’ earth. (V. 2. 78-80)3 Questa immagine in cui Antonio è un makroanthropos, una personificazione dell’universo, corrisponde prodigiosamente alle effettive rappresentazioni dell’universo dell’antico Egitto, in cui «il cosmo visibile è il corpo di un dio». Un inno a Ptah risalente all’epoca di Ramses III afferma: «il tuo occhio destro è il sole, il tuo occhio sinistro è la luna»; un altro, del periodo di Ramses IX, recita: «I tuoi occhi sono il sole e la luna». Ma poiché una linea ininterrotta congiunge la teologia dell’età ramesside al «cosmoteismo» greco-romano tardo antico, ritrovarla in bocca a una discendente dei Tolomei non è del tutto sorprendente4. Dolabella, però, resta sconcertato e cerca di interrompere Cleopatra con un «Most sovereign creature» – ma, come Antonio ben sapeva da vivo, interrompere Cleopatra che parla non è facile. Infatti lo ignora e tira avanti: His legs bestrid the ocean; his reared arm Crested the world. His voice was propertied As all the tunèd spheres, and that to friends; But when he meant to quail and shake the orb, He was as rattling thunder. For his bounty, There was no winter in’t; an autumn ’twas, That grew the more by reaping. His delights Were dolphin-like; they showed his back above The element they lived in. (V. 2. 81-89)5 3 «La sua faccia era come i cieli, e vi erano fissati un sole e una luna, che mantenevano il loro corso illuminando la piccola O della terra». 4 J. ASSMANN, Dio e gli dei. Egitto, Israele e la nascita del monoteismo, il Mulino, Bologna 2009, pp. 96-99. 5 «Le sue gambe cavalcavano l’oceano; il suo braccio alzato era il cimiero del mondo. Con gli amici la sua voce era armonica, come le sfere accordate tra loro; ma se voleva atterrire e far tremare l’orbe, era un rombo di tuono. Quanto a generosità, non conosceva inverno; era un autunno che più lo si mieteva e più fruttificava. I suoi piaceri erano come i delfini; mostravano il dorso al di sopra dell’elemento in cui vivevano». 40 IL SOGNO DI CLEOPATRA «Cleopatra…» riprova Dolabella, e questa volta la sovrana creatura lo ascolta e chiede: «Think you there was, or might be, such a man As this I dreamt of?» (V. 2. 92-93)6. Dolabella risponde che no, non lo pensa, e Cleopatra ribatte: You lie, up to the hearing of the gods. But if there be, or ever were one such, It’s past the size of dreaming. Nature wants stuff To vie strange forms with fancy; yet t’imagine An Antony were nature’s piece ’gainst fancy, Condemning shadows quite. (V. 2. 93-98)7 Il sogno finisce qui. Dolabella, turbato, sente rimbalzare dentro al suo cuore il dolore di Cleopatra e quando lei ne approfitta per chiedergli a bruciapelo cosa abbia intenzione di fare Cesare, le confessa di sapere per certo che intende trascinarla a Roma nel suo trionfo (V. 2. 105-108). Un’informazione preziosa, perché Cleopatra, pur prigioniera, avrà d’ora in poi modo di organizzare il suicidio, cosicché la scena finale del dramma sarà l’inversione del sogno di Cesare, che calcolava di tenerla in vita, ingannandola sulle proprie intenzioni, perché la sua presenza a Roma avrebbe dato vita eterna al suo trionfo. Ma l’ingannatore viene ingannato, e alla fine è quel «ass unpolicied» (V. 2. 302)8 di Augusto, come si compiace di definirlo Cleopatra, che è costretto a seguire in solenne parata il suo funerale. La morte di Cleopatra diventa così «un rituale»9, «un trionfo in cui Cesare stesso è costretto a contribuire alla sua fama»10. «L’umanità», scrive Bachofen soffermandosi sulla «virilità olimpica», «Pensate che vi sia stato, o possa esserci, un uomo come quello che ho sognato?» «È una menzogna, e che arriva fino alle orecchie degli dèi. Ma se ci fosse, o mai ci fosse stato, uno così, sarebbe al di là della misura dei sogni. Alla natura manca materia per competere in strane forme con la fantasia; ma immaginare un Antonio sarebbe il capolavoro della natura che sconfigge la fantasia, condannandone le ombre senza appello». 8 «asino impolitico». 9 E. JONES, Introduction, in W. SHAKESPEARE, Antony and Cleopatra, a cura di E. Jones, Penguin, Harmondsworth 1984 (1977), p. 40. 10 M. NEILL, Introduction, in W. SHAKESPEARE, The Tragedy of Antony and Cleopatra, a cura di M. Neill, Oxford University Press, Oxford 2008 (1994), p. 128. 6 7 41 GILBERTO SACERDOTI «deve l’affermazione del principio paterno all’idea romana di Stato, che sconfigge il pericolo di Iside». Senza l’ideale politico dell’Impero Roma non avrebbe potuto «contrapporsi vittoriosamente al principio materialistico della Madre», alla «concezione naturalistica asiatica» e alla «religione dionisiaca», con la sua «insofferenza per ogni specie di limiti» e la «consapevole divinificazione del lato animale della nostra natura». Per lo studioso del Mutterrecht «la dignificazione dell’umanità richiedeva perentoriamente la distruzione inesorabile delle precedenti civiltà sensualistiche». Senza tale determinazione «la traslazione definitiva dall’oriente all’occidente della forza civilizzatrice» non vi sarebbe stata, e Roma «mai avrebbe potuto celebrare quel suo trionfo sulle seduzioni dell’Egitto, l’espressione figurata del quale si ha nella scena della morte dell’ultima Candace afroditica ed eterica d’Oriente – Cleopatra – e di Augusto che ne contempla il corpo esanime»11. Agli inizi del secolo XX, Bradley, l’eminente vittoriano, concordava con Bachofen: «Con tutta l’ammirazione e la simpatia che proviamo per gli amanti, non auguriamo loro di cuore di avere il mondo in balìa. È meglio per la salvezza del mondo […] che Antonio e Cleopatra siano caduti in rovina e morti»12. Nel dramma, però, chi trionfi su chi non è così chiaro, e Cleopatra proprio esanime non è, giacché Cesare stesso dice: she looks like sleep, As she would catch another Antony In her strong toil of grace. (V. 2. 340-342)13 Ma lasciamola dormire e torniamo al sogno, e in particolare alla finale rivendicazione del suo valore. Il nucleo della sua apologia sta nella frase: «Alla natura manca materia per competere in strane forme con la fantasia; ma immaginare un 11 J. J. BACHOFEN, Le madri e la virilità olimpica, a cura di J. Evola, Bocca, Milano 1949, pp. 35, 54, 58, 76, 120 e 122. 12 A. C. BRADLEY, La tragedia di Shakespeare, Garzanti, Milano 1964, p. 509. 13 «sembra che dorma, come se volesse catturare un altro Antonio col forte lacciolo della sua grazia». 42 IL SOGNO DI CLEOPATRA Antonio sarebbe il capolavoro della natura che sconfigge la fantasia» (V. 2. 96-99). Quella trionfante personificazione mitico-antropomorfica di un universo dionisiaco governato dalla straripante fertilità nilotica di un autunno che più lo si miete e più fruttifica, quel mondo in cui i piaceri, a cominciare da quelli afroditici, elevano invece di trascinare verso il basso, come avviene in altri mondi, non è del tutto vera, perché è immaginaria, e tuttavia, proprio per questo, è un capolavoro della natura. Credo che un buon commento potrebbero essere le parole di un grande antichista francese, Pierre Hadot, che scrive: Se pensiamo che ci sia un rapporto tra la produzione delle forme da parte della Natura e la produzione delle forme da parte dell’immaginazione, possiamo anche concludere che inventare miti non significa altro che prolungare il gesto fondamentale della Natura, che produce le sue forme. […] Per il cervello umano, frammento della natura, inventare miti e forme significherebbe semplicemente ripetere il gesto fondamentale della Natura [...] 14. Che poi il passo di Hadot sia tratto da un libro che si intitola Il velo di Iside. Storia dell’idea di natura è quasi altrettanto interessante perché a Iside Cleopatra è molto vicina – e non solo perché il «monument» dell’una si trova accanto al tempio dell’altra. Nel dramma, l’olimpico Cesare racconta scandalizzato che Cleopatra, ad Alessandria, dà udienza in trono «in th’habiliments of the goddess Isis» (III. 6. 16-17) col beneplacito di Antonio. Cesare sta, sì, seguendo la Vita di Plutarco (dove si legge che «Cleopatra indossò il manto sacro di Iside e diede udienza come una nuova Iside»15), ma nella traduzione di North le vesti isiache sono chiamate «apparell». Gli «habiliments» di Iside si trovano invece in Of Isis and Osiris, la traduzione inglese del De Iside et Osiride di Plutarco, pubblicata da Philemon Holland nel 160316. Che Shakespeare, nell’immaginare e creare la sua Cleopatra, abbia innestato sul Plutarco delle Vite il Plutarco del De Iside non è cosa da poco. 14 P. HADOT, Il velo di Iside. Storia dell’idea di natura, Einaudi, Torino 2006, pp. 211-212. PLUTARCO, Vita di Antonio, cit., p. 205. Credo che la prima a segnalarlo sia J. ADELMAN, Suffocating Mothers: Fantasies of Maternal Origin in Shakespeare’s Plays, Hamlet to The Tempest, Routledge, New YorkLondon 1992, pp. 183-184, 337 n. 15 16 43 GILBERTO SACERDOTI In quel suo trattatello sapienziale, dove si adombra un Dio supremo che si identifica con l’universo, il contenuto fiabesco del mito è secondo Plutarco «volto a illustrare una verità di carattere scientifico» – un po’ come nel De sapientia veterum di Bacone. Iside vi rappresenta la forza della generazione, la vis generandi, «il principio femminile della natura, quello che accoglie nel suo seno i germi vitali dell’intero universo», la «immagine dell’essenza nella materia», e la personificazione di una natura animata che «ha in se stessa l’origine del movimento». Quanto ai suoi «habiliments», sono di colore variegato, perché rappresentano «la materia, la quale si evolve in tutte le forme e a tutte le forme si presta». Per questo, scrive, Platone la chiama nutrice e «Pandeches», cioè «capace di tutto, dal momento che assume tutte le forme»17. Che questa Iside abbia lasciato tracce in Cleopatra è indubbio: anche lei nella sua «infinite variety» (II. 2. 242) è capace di tutto, e proprio come Iside risulta anche dotata di un «seminary», un «semenzaio»18. Quanto all’Iside di Plutarco, visto che è sostanzialmente una natura e una materia che ha dentro di sé l’origine della vita e del moto, non stupisce che di lì a poco la Dea invada il mondo della massoneria, che gli spinozisti la identifichino con l’en kai pan e col deus sive natura, e che Iside finisca per essere oggetto di culto nella Rivoluzione, quando comparirà nelle scenografie delle feste che celebravano la fine del Dispotismo e della Superstizione19. Ma per tornare al sogno, e ai complessi rapporti tra natura, fantasia e immaginazione che vi sono implicati, il miglior commento in assoluto è già stato fornito dal dramma stesso, nello sfarzoso brano in cui Enobarbo descrive il primo incontro tra Antonio e Cleopatra come un Trionfo fluviale di Venere. La Regina siede in trono sul suo battello, una specie di splendido Bucintoro scolpito e dorato. Da Cleopatra e dal suo veicolo emana un’attrazione sessuale che strega gli elementi stessi. I venti sono innamorati delle vele, che sono di porpora e intrise di profumo; e l’ac- 17 PLUTARCO, Iside e Osiride, a cura di D. Del Corno, Adelphi, Milano 1985, pp. 65, 96, 103, 115 e 142. 18 Cfr. I. 5. 11, dove l’eunuco Mardian è definito «unseminared» in opposizione a Cleopatra. 19 Cfr. P. HADOT, Il velo di Iside, cit., pp 264-267. 44 IL SOGNO DI CLEOPATRA qua, colpita dai remi d’argento, si innamora dei colpi che affondano nel suo grembo e vuole essere colpita ancora e ancora. Quanto a Cleopatra stessa, rendeva miserabile ogni descrizione: she did lie In her pavilion – cloth of gold, of tissue – O’er-picturing that Venus where we see The fancy outwork nature. (II. 2. 205-208)20 In un verso e mezzo («O’er-picturing that Venus where we see/ The fancy outwork nature») Enobarbo è riuscito a compendiare in un vero e proprio Paragone delle Arti due topoi delle teorie dell’arte manieristicorinascimentale. Innanzitutto quello della pittura che attraverso la fantasia supera la natura – concetto che abbiamo già visto espresso da Cleopatra, che raccontando il sogno dice: «Alla natura manca materia per competere in strane forme con la fantasia». La fantasia è legata alla memoria, e dunque nella pittura, che può liberamente ricombinare elementi attinti alla realtà sensibile, può giungere a creare forme che superano la natura, per esempio quei quadri di Venere cui accenna Enobarbo. Ma com’è che la Venere che dipinge lui supera quei quadri in cui la fantasia supera la natura? Perché è dipinta verbalmente attraverso la poesia, e se la pittura supera la natura, la poesia può superare la pittura, perché col suo divino soffio può, imitando Dio, creare una seconda natura, e non solo ricombinare gli elementi della prima. Enobarbo sembra saper qualcosa della Apology for Poetry di Sidney, dove la poesia, «il punto più alto dello spirito umano», viene associata e paragonata non solo alla «forza efficiente della natura», ma al Creatore stesso che, avendo creato l’uomo a sua immagine, lo ha dotato della sua stessa facoltà creatrice – il che, scrive Sidney, appare sommamente manifesto nella poesia, che grazie alla forza del suo «divino soffio», produce una seconda natura, la cui perfezione è superiore a quella della natura caduta 20 «Quanto alla sua persona, rendeva miserabile qualsiasi descrizione: distesa sotto un baldacchino – un tessuto intrecciato d’oro – era un quadro superiore a quelle Veneri in cui la fantasia è vista superare la natura». 45 GILBERTO SACERDOTI assieme ad Adamo. La poesia è una «pittura parlante» che supera la pittura dipinta perché si avvale della immaginazione creatrice, e non solo della fantasia. La parola «Poeta» non viene forse da poiein, che vuol dire creare?21 Ma quale sarà quella Venere il cui quadro è superato dalla «speaking picture» di Enobarbo? Come sappiamo, il Rinascimento di Veneri ne conosce diverse, a cominciare da quelle terrestri e celesti di Platone. Ma questa, che suscita l’attrazione erotica degli elementi ha tutta l’aria di essere la Venus genetrix, «hominum divumque voluptas» (I. 1), forza vitale animatrice della natura, col cui elogio si apre il De rerum natura di Lucrezio22. Una Venere che che a sua volta, via Marullo e Poliziano, aveva già ispirato famosi quadri, a cominciare dalla Primavera di Botticelli. Ma che di Venere lucreziana si tratti è confermato da un curioso dettaglio riportato da Enobarbo. Cleopatra, dice nel prosieguo del suo racconto, era circondata da ancelle simili a Nereidi, e «The silken tackle/ Swell with the touches of those flower-soft hands» (II. 2. 216-217)23. Ma non è tutto: From the barge A strange invisible perfume hits the sense Of the adjacent wharfs. The city cast Her people out upon her, and Antony, Enthroned i’th’ market-place, did sit alone, Whistling to th’air, which but for vacancy Had gone to gaze on Cleopatra too, And made a gap in nature. (II. 2. 218-225)24 E che sarebbe successo se un’aria dotata di meno paura o senso di responsabilità avesse seguito i suoi desideri e si fosse precipitata anche 21 P. SIDNEY, An Apology for Poetry or The Defence of Poesy (1595), a cura di G. Shepherd, Manchester University Press, Manchester 1973 (1965), pp. 99-101. 22 LUCREZIO, La natura delle cose, a cura di G. B. Conte, L. Canali e I. Dionigi, Rizzoli, Milano 1994, p. 69; «voluttà degli uomini e degli dèi». 23 «le sartie di seta si gonfiavano al tocco di quelle mani soffici come fiori». 24 «Dal battello uno strano invisibile profumo colpiva i sensi delle rive adiacenti. La popolazione della città si era riversata su di lei; e Antonio, in trono sulla piazza del mercato, se ne stava seduto da solo, fischiettando all’aria, la quale, non fosse per paura del vuoto, sarebbe andata anch’essa ad ammirare Cleopatra, aprendo una voragine in natura». 46 IL SOGNO DI CLEOPATRA lei su Cleopatra? L’universo sarebbe forse imploso come in un buco nero nella voragine del vuoto («vacancy») da lei creato? No, perché il vuoto, inconcepibile nell’universo aristotelico, che è un tutto pieno, è invece il sostrato fisico dell’universo atomistico di Lucrezio e di Epicuro. E dunque, mentre Antonio fischiettava all’aria, si sarebbe semplicemente passati dal mondo chiuso dell’universo aristotelico a un universo infinito, dove un numero infinito di atomi si agita eternamente nel vuoto dello spazio infinito creando, distruggendo e ricreando un numero infinito mondi. Niente di più – ma anche niente di meno… Nel difendere la dignità della poesia dal puritano Gosson che l’aveva attaccata, Sidney esordisce asserendo che nelle più nobili nazioni e lingue conosciute (e intende Grecia e Roma) i poeti erano stati «i primi illuminatori dell’ignoranza» e i «padri del sapere». Gli stessi filosofi greci «a lungo non osarono mostrarsi al mondo se non sotto la maschera del poeta». Così fecero Empedocle e Parmenide, che «cantarono in versi la loro filosofia naturale», e così fece a Roma Lucrezio – il cui «velenoso» insegnamento era stato invece denunciato da Gosson. Più scarsi gli esempi nel mondo post-classico, anche se «nella lingua italiana il primo che aspirò a farne un tesoro di scienza fu Dante». E proprio con Dante Sidney sceglie di concludere la sua Apology o Defense. Vi prego, scrive, smettetela di disprezzare «i sacri misteri della poesia»; ammettete che sotto il velo della favola essa ci ha dato «conoscenza della filosofia naturale e morale, credete, assieme a me, che nella poesia son contenuti molti misteri che di proposito son stati scritti in maniera oscura»; credete assieme a Landino (il quattrocentesco commentatore neoplatonico di Dante) «che i poeti sono i prediletti degli dèi e che ciò che scrivono procede da una furia divina». Se lo farete, conclude, «la vostra anima sarà posta a fianco della Beatrice di Dante»25. Dopo le immagini di voluttuosità fin quasi ribalda con cui Enobarbo ha rivaleggiato con Botticelli o qualsivoglia altro pittore, Enobarbo, nella parte finale di quello che si potrebbe chiamare il suo sogno di Cleopatra, cambia repentinamente tono, virando verso il sacro e il sublime. Quando 25 P. SIDNEY, An Apology for Poetry or The Defence of Poesy, cit., pp. 96-97, 102 e 141-142. 47 GILBERTO SACERDOTI il romano cui rivolge il suo racconto lo interrompe per dirgli che Cleopatra sarà pure quello che dice lui, ma adesso Antonio la deve mollare perché si è sposato con la sorella di Cesare, Enobarbo risponde: Never. He will not. Age cannot wither her, nor custom stale Her infinite variety. Other women cloy The appetites they feed, but she makes hungry Where most she satisfies. (II. 2. 240-244)26 Certo, è curioso che «she makes hungry,/ Where she most satisfies» risulti non poco simile a ciò che scrive Dante dopo che Virgilio-Poesia lo ha portato fino a Beatrice-Sapienza (e Teologia cristiana). Quando la vede comparire in trionfo «di qua dal rio» nel Paradiso Terrestre, egli gusta infatti quel cibo «che saziando di sé di sé asseta» (II, 31, 129). D’altronde, in entrambi i casi si tratta di una citazione di ciò che dice la Sapienza di se stessa in Ecclesiastico 24, 20: «Chi mangia di me avrà ancora fame, e chi beve di me avrà ancora sete». Aveva dunque ragione Sidney? Ci ritroviamo a fianco di Beatrice? Certo, secondo le raccomandazioni platoniche di molte poetiche manieristiche il tour de force poetico di Enobarbo sembra averci portato dalla Bellezza sensibile alla Sapienza intelligibile. Ma se Shakespeare può applicare alla «Cleopatràs lussurïosa» dell’Inferno le stesse parole che Dante usa per la Beatrice del Paradiso, non è detto che della stessa Sapienza si tratti. Le ultime parole dell’elogio di Enobarbo sono: For vilest things Become themselves in her, that the holy priests Bless her, when she is riggish. (II. 2. 244-246)27 26 «No. Non lo farà mai. L’età non la può avvizzire, né l’abitudine rendere stantia la sua infinita varietà. Le altre donne saziano fino alla nausea gli appetiti che suscitano, ma lei quanto più soddisfa tanto più affama». 27 «Perché a lei si addicono anche le cose più vili, tanto che i santi sacerdoti la benedicono quando è lussuriosa». 48 IL SOGNO DI CLEOPATRA Una simile benedizione può ben addirsi a dei santi sacerdoti di Venere o di Iside, ma non ad altri. Se Cleopatra minaccia l’integrità fisica di quel cosmo aristotelico che il Cristianesimo aveva accettato da secoli come proprio, la minaccia di questa Venere, che come in Lucrezio è una voluptas santificata, sembra estendersi al cosmo morale… D’altronde, lo ha fatto fin dall’inizio. Le prime parole del dramma sono: «Nay, but this dotage of our General’s/ O’erflows the measure» (I. 1. 1-2)28. Le pronuncia un soldato romano, che continua: those his goodly eyes, That o’er the files and musters of the war Have glowed like plated Mars, now bend, now turn The office and devotion of their view Upon a tawny front. (I. 1. 2-6)29 Se Antonio è Marte, Cleopatra è una Venere che lo disarma, come in molti celebri quadri. Al soldato il soggetto non piace, ma il suo non è l’unico punto di vista possibile. Il dramma è del 1606. Nel 1612, dipingendo il soggetto opposto nella reggia di Whitehall, Rubens spiega, in una lettera accompagnatoria, che un Marte che si separa da Venere, calpestando liuti, libri, disegni e madri coi figli tra le braccia, vuol significare che Armonia, fecondità, procreazione, carità, arti e lettere sono minacciate dalla Guerra, che tutto corrompe e distrugge. Nel quadro c’è anche «una matrona dolente» che è «la sventurata Europa che da tanti anni patisce saccheggi, violenza, miseria: quel che ognuno conosce tanto bene da rendere inutile il soffermarvisi». L’attributo dell’Europa è un globo sormontato dalla croce, che simbolizza il mondo cristiano. Rubens si riferisce senza nominarle alle guerre di religione che da quasi un secolo lo insanguinavano30. «Ah, il rimbambimento del nostro generale trabocca ogni misura». «I suoi begli occhi, che sulle schiere di guerra sfolgoravano come Marte cinto di corazza, ora si chinano, e volgono l’officio e la devozione della loro vista sopra una fronte bruna». 30 D. J. GORDON, The Renaissance Imagination: Essays and Lectures, University of California Press, Berkeley 1975, pp. 28-29. 28 29 49 GILBERTO SACERDOTI L’immagine pittorica offerta dal soldato, se osservata dal punto di vista di qualcuno che non abbia un interesse professionale alla prosecuzione delle guerre, si apre a deduzioni sconcertanti. Se in Europa da quasi un secolo la devozione religiosa non solo non impedisce, ma alimenta le guerre, non è che una «devozione» per una divinità diversa, per esempio Venere, sarebbe per caso augurabile? Ma soffermiamoci un attimo sulla postura del Marte propostoci dal soldato, che, dice, invece di tener alti gli occhi per manovrare gli eserciti, li china «bend» e li gira «turn» per rivolgere l’«officio» della sua «devozione» sulla scura fronte di Cleopatra. Il De rerum natura, dopo aver esordito con un elogio dell’alma Venere, «hominum divumque voluptas», prosegue con una preghiera in cui Lucrezio la supplica di sopire infine le guerre civili che hanno insanguinato il mondo romano. Nam tu sola potes tranquilla pace iuvare mortalis, quoniam belli fera moenera Mavors armipotens regit, in gremium qui saepe tuum se reiicit aeterno devictus vulnere amoris, atque ita suspiciens tereti cervice reposta pascit amore avidos inhians in te, dea, visus, eque tuo pendet resupini spiritus ore. Hunc tu, diva, tuo recubantem corpore sancto circumfusa super, suavis ex ore loquellas funde petens placidam Romanis, incluta, pacem. (I. 31-40)31 Il Marte di Lucrezio, dunque, ha il capo «reclino» sul «santo corpo» di Venere, esattamente come il nostro, e al poeta il soggetto piace tanto 31 LUCREZIO, La natura delle cose, cit., p. 73; «Infatti tu sola puoi gratificare i mortali con una tranquilla pace,/ poiché le crudeli azioni guerresche governa Marte/ possente in armi, che spesso rovescia il capo nel tuo grembo,/ vinto dall’eterna ferita d’amore,/ e così mirandoti con il tornito collo reclino,/ in te, o dea, sazia anelante d’amore gli avidi occhi,/ e alla tua bocca è sospeso il respiro del dio supino./ Quando egli, o divina, riposa sul tuo corpo santo,/ riversandoti su di lui effondi dalle labbra soavi parole,/ e chiedi, o gloriosa, una placida pace per i Romani». 50 IL SOGNO DI CLEOPATRA quanto al soldato di Shakespeare dispiace. Ma dopo aver invocato Venere, Lucrezio prosegue con l’elogio di un Epicuro che a occhi post-classici non può che apparire come una sorta di eroe illuminista che libera gli uomini dalle catene della religione mostrando loro la vera natura delle cose e dell’universo: Humana ante oculos foede cum vita iaceret in terris, oppressa gravi sub religione quae caput a caeli regionibus ostendebat, horribili super aspectu mortalibus instans, primum Graius homo mortalis tollere contra est oculos ausus, primusque obsistere contra, quem neque fama deum nec fulmina nec minitanti murmure compressit caelum, sed eo magis acrem irritat animi virtutem, ecfringere ut arta naturae primus portarum claustra cupiret. Ergo vivida vis animi pervicit, et extra processit longe flammantia moenia mundi, atque omne immensum peragravit mente animoque, unde refert nobis victor quid possit oriri, quid nequeat, finita potestas denique cuique quanam sit ratione atque alte terminus haerens. Quare religio pedibus subiecta vicissim obteritur, nos exaequat victoria caelo. (I. 62-79)32 E se Memmio, il destinatario del poema, dovesse pensare che Lucrezio gli sta insegnando un’empia dottrina che porta a una vita scellerata, si rassi- 32 Ivi, p. 77; «Mentre la vita umana giaceva sulla terra,/ turpe spettacolo, oppressa dal grave peso della religione/ che mostrava il suo capo dalle regioni celesti con orribile/ aspetto incombendo dall’alto sugli uomini,/ per primo un uomo di Grecia ardì sollevare gli occhi/ mortali a sfidarla, e per primo drizzarlesi contro:/ non lo domarono le leggende degli dèi, né i fulmini, né il minaccioso/ brontolio del cielo; anzi tanto più ne stimolarono/ il fiero valore dell’animo, così che volle/ infrangere per primo le porte sbarrate dell’universo,/ da cui riporta a noi vittorioso quel che può nascere,/ quel che non può, e infine per quale ragione ogni cosa/ ha un potere definito e un termine profondamente connaturato./ Perciò a sua volta abbattuta sotto i piedi la religione/ è calpestata, mentre la vittoria ci eguaglia al cielo». 51 GILBERTO SACERDOTI curi, perché invece, più spesso, è stata proprio la religione a produrre scellerati delitti. Segue la descrizione del sacrificio umano di Ifigenia, e la celebre chiusa: «Tantum religio potuit suadere malorum» (I. 101)33. Di questo elogio di Epicuro si avvalse per due volte Giordano Bruno, il primo erede moderno della cosmologia infinitista epicurea, da lui diffusa in Inghilterra, per delineare il proprio autoritratto e quella che egli ritenne essere la propria missione, da lui intesa come Lucrezio intende quella di Epicuro. Ma come prosegue il ritratto di Antonio il cui rimbambimento «overflows the measure»? Dagli occhi si passa al cuore, così forte che una volta faceva scoppiare l’armatura, ma che adesso è un mantice e un ventaglio per rinfrescare la lussuria di una zingara, confermando che l’ex-Marte è diventato «a strumpet’s fool» (I. 1. 13)34. Squillano le trombe e sgualdrina e zimbello entrano in scena. Cleopatra chiede che Antonio le dica quanto grande è il suo amore: «If it be love indeed, tell me how much» (I. 1. 14)35, e Antonio risponde che «There’s beggary in the love that can be reckoned» (I. 1. 15)36. Cleopatra insiste che vuole sapere esattamente quale è il suo confine: « I’ll set a bourn how far to be beloved» (I. 1. 16)37, e Antonio conclude: «Then must thou needs find out new heaven, new earth» (I. 1. 17)38. Un nuovo cielo e una nuova terra costituiscono un nuovo universo. Se a qualcuno venisse voglia di scoprire per conto suo ciò che Cleopatra «deve necessariamente scoprire», scoprirebbe con una certa facilità che in questi quattro versi è l’universo intero che «trabocca ogni misura», estendendosi all’infinito al di là di qualsiasi «confine» lo avesse reso precedentemente misurabile, e perciò stesso miserabile. Scoprirebbe, cioè, quell’universo lucreziano che Bruno aveva riscoperto e propagandato in opere come De l’infinito, o De immenso. Quanto a Cleopatra è presumibile che già lo conosca, perché in quanto Iside-Natura plutarchesca e «Venus genetrix» lucreziana, è lei stessa una personificazione di quell’antico e nuovo universo, proprio come, nel suo sogno, lo è Antonio. 33 34 35 36 37 38 Ivi, p. 81; «Tanto male poté suggerire la religione». «lo zimbello di una sgualdrina». «Se è amore veramente, dimmi quanto è grande». «Un amore misurabile è un amore miserabile». «Voglio che si stabilisca il confine fino al quale sono amata». «E allora devi necessariamente scoprire un nuovo cielo e una nuova terra». 52 I Libri dell’Associazione Sigismondo Malatesta Studi di letterature comparate e teatro (prima serie) Collana diretta da Paolo Amalfitano, Silvia Carandini, Francesco Fiorentino 0. Il romanzo sentimentale (1740-1814) a cura di Paolo Amalfitano, Francesco Fiorentino e Giuseppe Merlino (1990) Saggi di: G. Baioni, A. M. Carpi, A. Castoldi, L. Di Michele, G. Groppo, L. Innocenti, S. Leone, G. Mazzacurati, S. Perosa, G. Sertoli, S. Truxa 1. Il romanzo tra i due secoli (1880-1918) a cura di Paolo Amalfitano (1993) Saggi di: M. Bongiovanni Bertini, R. Ceserani, F. Erspamer, G. Farese, F. Marenco, M. Modenesi, S. Perosa, P. Pugliatti 2. Realismo ed effetti di realtà nel romanzo dell’Ottocento a cura di Francesco Fiorentino (1993) Saggi di: A. M. Carpi, A. Castoldi, M. Colummi Camerino, F. Fiorentino, G. Iotti, F. Marucci, G. Merlino, F. Moretti, F. Orlando, S. Sabbadini 3. Il valore del falso. Errori, inganni, equivoci sulle scene europee in epoca barocca a cura di Silvia Carandini (1994) Saggi di: F. Angelini, A. D’Agostino, D. Dalla Valle, S. Ferrone, N. Fusini, A. Lombardo, F. Marenco, F. Orlando, M. G. Profeti, A. Serpieri, F. Vazzoler 4. La tradizione dell’umorismo nero di Stefano Brugnolo (1994) 5. Scene, itinerari, dimore. Lo spazio nella narrativa del ’700 a cura di Loretta Innocenti (1995) Saggi di: P. Amalfitano, A. Castoldi, A. Chiarloni, P. Colaiacomo, G. Fink, G. Mazzacurati, F. Moretti, A. Pizzorusso, A. Principato, S. Romagnoli 6. Sui primi poeti del Novecento: la generazione degli anni Ottanta a cura di Giuseppe Merlino (1995) Saggi di: M. Bacigalupo, A. Berardinelli, C. G. De Michelis, P. V. Mengaldo, I. Porena, M. Richter, S. Sabbadini, G. Sacerdoti 7. Proust e la cultura anglosassone di Carlo Lauro (1995) 8. Meraviglie e orrori dell’aldilà. Intrecci mitologici e favole cristiane nel teatro barocco a cura di Silvia Carandini (1995) Saggi di: E. Cancelliere, S. Carandini, P. Fabbri, G. Fasano, D. Gambelli, V. Gentili, P. Petrobelli, G. Sacerdoti, F. Taviani 9. Raccontare e descrivere. Lo spazio nel romanzo dell’Ottocento a cura di Francesco Fiorentino (1997) Saggi di: R. Ceserani, F. Marenco, F. Moretti, C. Pagetti, A. Serpieri, P. Tortonese, L. Villa, E. Villari, L. Zagari 10. Chiarezza e verosimiglianza. La fine del dramma barocco a cura di Silvia Carandini (1997) Saggi di: R. Ciancarelli, C. De Seta, M. Fagiolo dell’Arco, F. Fiorentino, R. Giomini, L. Innocenti, A. Lombardo, V. Papetti, J. Rousset, G. Violato, N. von Prellwitz 11. Le configurazioni dello spazio nel romanzo del ’900 a cura di Paolo Amalfitano (1998) Saggi di: P. Amalfitano, V. Amoruso, M. Bongiovanni Bertini, V. Coletti, A. Gargano, A. Lavagetto, M. Lavagetto, F. Malcovati, G. Mochi, S. Sabbadini, S. Teroni 12. Il personaggio romanzesco. Teoria e storia di una categoria letteraria a cura di Francesco Fiorentino e Luciano Carcereri (1998) Saggi di: R. Ascarelli, M. Botto, F. Brioschi, M. Domenichelli, F. Fiorentino, G. Grilli, P. Hamon, R. Luperini, A. Varvaro 13.14.15. Teatri barocchi. Tragedie, commedie, pastorali nella drammaturgia europea fra ’500 e ’600 a cura di Silvia Carandini (2000) Saggi di: P. Amalfitano, F. Angelini, G. Aquilecchia, S. Arata, E. Bonfatti, R. Camerlingo, C. Corti, D. Dalla Valle, G. Forestier, M. Fusillo, A. Gareffi, H. Gatti, G. Grilli, M. Lombardi, S. Mamone, F. Marenco, C. Mazouer, B. Papasogli, M. Plaisance, P. C. Rivoltella, S. Rufini, G. Sacerdoti, A. Serpieri, E. Tamburini, R. Tessari, S. Zatti 16. Il giudizio di valore e il canone letterario a cura di Loretta Innocenti (2000) Saggi di: H. Bloom, L. Bolzoni, A. Castoldi, C. Corti, L. Dällenbach, E. Franco, F. Marenco, F. Moretti 17. La letterarietà dei discorsi scientifici. Aspetti figurali e narrativi della prosa di Hegel, Tocqueville, Darwin, Marx, Freud di Stefano Brugnolo (2001) 18. La poesia dell’età romantica. Lirismo e narratività a cura di Andreina Lavagetto (2002) Saggi di: M. R. Alfani, G. Baioni, G. Cacciavillani, P. Colaiacomo, S. Corrado, P. Gibellini, A. Guyaux, G. Iotti, P. V. Mengaldo, F. Rognoni, L. Rossi 19. Il ritratto dell’artista nel romanzo tra ’700 e ’900 a cura di Enrica Villari e Paolo Pepe (2002) Saggi di: G. Baioni, P. Boitani, A. Boschetti, S. Calabrese, M. d’Amico, M. Palumbo, S. Perosa, G. P. Piretto, G. Rubino, P. Tortonese 20. La trama nel romanzo del ’900 a cura di Luca Pietromarchi (2003) Saggi di: A. Boscaro, A. Cagidemetrio, A. Compagnon, C. Corti, C. Gorlier, S. Perosa, L. Pietromarchi, E. Pittarello, G. C. Roscioni 21. Il tragico nel romanzo moderno a cura di Piero Toffano (2003) Saggi di: P. Amalfitano, A. Asor Rosa, A. M. Carpi, B. Clément, I. Duncan, F. Fiorentino, F. Marenco, G. Paduano, C. Segre, V. Strada, P. Toffano 22. Le emozioni nel romanzo. Dal comico al patetico a cura di Paolo Amalfitano (2003) Saggi di: P. Amalfitano, C. Benedetti, A. Chiarloni, M. Domenichelli, M. T. Giaveri, H. Godard, A. Guyaux, A. Portelli, A. Redondo, P. Tortonese, E. Villari, S. Zatti 23.24. La scena ritrovata. Mitologie teatrali del Novecento a cura di Delia Gambelli e Fausto Malcovati (2004) Saggi di: F. Angelini, S. Arata, U. Artioli, C. Corti, C. G. De Michelis, M. Fazio, M. Fusillo, L. Innocenti, A. Landolfi, F. Malcovati, F. Marotti, D. Millet-Gérard, G. Paduano, P. Puppa, D. Rizzi, S. Saïd, F. Taviani, A. Tinterri 25. Il bene e il male. L’etica nel romanzo moderno a cura di Paolo Tortonese (2007) Saggi di: F. D’Intino, T. Eagleton, P. Glaudes, F. Gregori, P. Jourde, G. Mazzoni, J. M. Pozuelo Yvancos, D. Rebecchini, J. Wertheimer continua in due diverse collane: Studi di letterature comparate (seconda serie) Studi di teatro e spettacolo (seconda serie) Studi di letterature comparate (seconda serie) Collana diretta da Paolo Amalfitano, Loretta Innocenti, Sergio Zatti 1. A. Hamilton, M. G. Lewis I quattro Facardin. Racconto orientale a cura di Chetro De Carolis (2008) 2. La biografia a cura di Chetro De Carolis (2008) Saggi di: A. Andreoli, M. Bongiovanni Bertini, J. Canavaggio, A. Compagnon, L. Corti, C. Frugoni, A. Gurr, F. Orlando, V. Papetti, P. Pugliatti, A. Varvaro 3. La storia nel romanzo (1800-2000) a cura di Marinella Colummi Camerino (2008) Saggi di: C. Barbanente, A. Beretta Anguissola, P. Berthier, D. Del Corno, G. Mariani, M. Meriggi, J. Molino, D. Rizzi, J. Urrutia, E. Villari, F. Zambon 4. Il paganesimo nella letteratura dell’Ottocento a cura di Paolo Tortonese introduzione di Mariolina Bongiovanni Bertini (2009) Saggi di: G. Chamarat-Malandain, S. Corrado, F. D’Intino, P. Labarthe, B. Marchal, L. Pietromarchi, D. Rizzi, P. Tortonese, F. Vercellone, E. Villari, S. Zenkine 5. L’eroe e l’ostacolo. Forme dell’avventura nella narrativa occidentale a cura di Sergio Zatti (2010) Saggi di: S. Brugnolo, M. Doody, M. Fusillo, A. Gargano, G. Merlino, G. Paduano, S. Perosa, R. Trachsler, S. Zatti 6. Il corpo e la sensibilità morale. Letteratura e Teatro nella Francia e nell’Inghilterra del XVIII secolo a cura di Gianni Iotti e Maria Grazia Porcelli (2011) Saggi di: A. Castoldi, C. Corti, M. Delon, P. Frantz, C. Imbroscio, L. Innocenti, G. Iotti, M. G. Messina, G. Mochi, O. Mostefai, M. G. Porcelli, A. Violi 7. Quando le locomotive erano orchi. L’infanzia nell’autobiografia (1890-1945) di Assunta Claudia Scotto di Carlo (2011) 8. Il dialogo spezzato. Forme dell’incomprensione in letteratura di Antonio Castore (2011) 9. Il ricordo d’infanzia nelle letterature del Novecento a cura di Stefano Brugnolo (2012) Saggi di: C. Bertoni, S. Brugnolo, M. DiBattista, G. Ferreccio, A. Gargano, F. Ghelli, F. Gregori, G. Mazzocchi, M. Pirro, M. Residori, E. Sibilio, S. Zatti, E. Zinato 10. L’arte del cadere. Variazioni di un tema nella narrativa di E. A. Poe e di J. Verne di Irene Zanot (2013) 11. La poesia e i numeri a cura di Luca Pietromarchi (2013) Saggi di: A. Afribo, S. Bigliazzi, P. Cattani, C. Corti, M. Emmer, D. Gambelli, A. M. Jaton, L. Magno, V. Magrelli, C. Miglio, A. Niero, L. Pietromarchi, E. Sibilio 12. La forma breve del narrare. Novelle, contes, short stories a cura di Loretta Innocenti (2013) Saggi di: L. Battaglia Ricci, S. Bronzini, R. Castellana, A. Fonyi, A. Gargano, G. Iotti, T. Pavel, S. Perosa, V. Tanase, S. Zatti 13. Un topos moderno. Il pellegrinaggio sentimentale nella poesia europea tra Otto e Novecento di Ida Grasso (2013) 14. Sei lezioni per Francesco Orlando. Teoria ed ermeneutica della letteratura a cura di Paolo Amalfitano e Antonio Gargano (2014) Saggi di: P. Amalfitano, M. Bertini, S. Brugnolo, F. de Cristofaro, F. Fiorentino, A. Gargano, G. Iotti, G. Lanza Tomasi, G. Mazzoni, G. Merlino, G. Paduano, M. Palumbo, L. Pellegrini, S. Teroni, P. Toffano, P. Tortonese, A. Vàrvaro, S. Zatti 15. Le figure del cosmopolitismo nelle letterature europee (1700-1830) a cura di Lucia Omacini e Paola Martinuzzi (2014) Saggi di: P. Amalfitano, C. De Carolis, V. Fortunati, G. Giorgi, M.-C. Hoock-Demarle, L. Innocenti, G. Iotti, P. Martinuzzi, L. Omacini, P. Pepe, D. Saglia 16. C’è del metodo in questa follia. L’irrazionale nella letteratura romantica a cura di Paolo Tortonese (2015) Saggi: J.-L. Backès, P. Brooks, P. D’Angelo, F. D’Intino, R. Gilodi, L. Innocenti, J. McGann, D. Philippot, F. Spandri, P. Tortonese, E. Villari 17. Paradigmi autobiografici. Ramón Gómez de la Serna, Christopher Isherwood, Michel Leiris, Alberto Savinio di Gennaro Schiano (2015) 18. Modi di ridere. Forme spiritose e umoristiche della narrazione a cura di Emanuele Zinato (2015) Saggi di: P. Boitani, P. Collini, N. Cronk, A. Del Lungo, R. Donnarumma, P. Fedeli, F. Gregori, M. Residori, J. Schulte, M. Sestito 19. L’adulterio nel romanzo a cura di Enrica Villari (2015) Saggi di: Y. Leclerc, R. Luperini, F. Malcovati, G. Mochi, L. Nissim, F. Orlando, K. R. Scherpe, J. Todd, J. Urrutia, A. Varvaro 20. La scena erotica nel romanzo a cura di Giovanna Mochi (2016) Saggi di: S. Carandini, S. Cenni, C. Corti, M. Delon, C. De Michelis, F. Gherardi, J. de Palacio, Th. Pavel, G. Sampaolo, É. Stead 21. Con parole sciolte. Lirica e narrazione dopo il modernismo a cura di Flavia Gherardi (2016) Saggi di: E. Abignente, V. Baldi, M. Borio, F. Bellini, C. Calenda, B. De Luca, S. Dubrovic, F. Fava, I. Grasso, T. Lussone, G. Quadrato, G. Sgambati 22. La fine del Rinascimento nelle letterature europee a cura di Antonio Gargano (2016) Saggi di: A. Battistini, S. Bigliazzi, M. Blanco, V. Farinella, A. Gargano, M. Lombardi, M. Magnien, B. Papasogli, G. Sacerdoti, S. Zatti 23. L’esilio e il ritorno degli dèi pagani nei racconti dell’Ottocento di Diego Pellizzari (2017) 24. I personaggi minori. Funzioni e metamorfosi di una tipologia del romanzo moderno a cura di Stefania Sbarra (2017) Saggi di: M. Bertini, F. de Cristofaro, R. Faggionato, F. Fiorentino, F. Gregori, B. LyonCaen, S. Sbarra, A. Stara, E. Testa, A. Woloch 25.I. Il Piacere del Male. Le rappresentazioni letterarie di un’antinomia morale (1500-2000). 2 Volumi Primo volume: dal Cinquecento al Settecento progetto direzione e cura di Paolo Amalfitano (2018) I. Fascinazioni diaboliche tra classicità e cristianesimo coordinatore Sergio Zatti Saggi di: F. de Cristofaro, A. Del Castello, F. Ferretti, A. Gargano, O. Imperio, R. Mullini, R. Pinto, M. Residori, G. Rosati, S. Schoysman, S. Simonatti, S. Zatti II. Seduzione e malvagità nella letteratura europea del ’600 coordinatore Loretta Innocenti Saggi di: S. Bigliazzi, L. Calvi, S. Carandini, M. Campanini, F. Gherardi, L. Innocenti, P. Martinuzzi, S. Orgel, B. Papasogli, E. Passignat, M. Romero Allué, E. Sánchez García III. La libertà del Male. Pensieri perversi e piaceri proibiti nella letteratura del ’700 coordinatore Paolo Amalfitano Saggi di: P. Amalfitano, A. Castoldi, C. De Carolis, B. Del Villano, F. Fiorentino, F. Franchi, P. Frantz, C. Gallo, G. Iotti, V. Pellis, S. Sbarra, C. Vicentini 25.II. Il Piacere del Male. Le rappresentazioni letterarie di un’antinomia morale (1500-2000). 2 Volumi Secondo volume: Ottocento e Novecento progetto direzione e cura di Paolo Amalfitano (2018) IV. Il secolo di Sade. Il piacere del male nella letteratura dell’Ottocento coordinatore Luca Pietromarchi Saggi di: G. de Marchis, F. D’Intino, M. Federici Solari, M. Natale, L. Pellegrini, P. Pepe, L. Pietromarchi, D. Rizzi, D. Saglia, E. Villari, M.Viscardi, I. Zanot V. Il piacere del male nella letteratura del Novecento coordinatore Stefano Brugnolo Saggi di: L, Albano, R. Ambrosini, V. Baldi, M. Boschiero, S. Brugnolo, M. Cocco, P. Di Gennaro, R. Donnarumma, L. Luche, S. Pezzini, M. Rispoli, A. I. Squarzina, P. Toffano, E. Zinato 26. Alla ricerca di forme nuove. Il modernismo nelle letterature del primo ’900 a cura di Romano Luperini (2018) Saggi di: O. Bivort, L. Crescenzi, M. DiBattista, R. Donnarumma, R. Luperini, F. Mariotti, P. Pellini, D. Rizzi, F. Ruggieri, P. Tanganelli 27. Metamorfosi dei topoi nella poesia europea dalla tradizione alla modernità I. Figure della soggettività e imitatio dal Romanticismo al Decadentismo a cura di Sergio Zatti (2018) Saggi di: R. Coronato, F. D’Intino, A. Farsetti, P. V. Mengaldo, S. Perosa, D. Saglia, A. Schellino, P. Tortonese, A. Valtolina, S. Zatti 28. Il pensiero e l’emozione. La rappresentazione del sogno nella letteratura a cura di Andreina Lavagetto (2019) Saggi di: V. Baldi, M. Fusillo, C. Gallo, A. Ginzburg, A. Lavagetto, B. Marquer, M. Palumbo, T. Pavel, J. Ponce Cárdenas, G. Sacerdoti Studi di teatro e spettacolo (seconda serie) Collana diretta da Silvia Carandini, Delia Gambelli, Claudio Vicentini 1. Le passioni in scena. Corpi eloquenti e segni dell’anima nel teatro del XVII e XVIII secolo a cura di Silvia Carandini (2009) Saggi e interventi di: M. I. Aliverti, S. Argentieri, M. Bayard, C. Bologna, S. Castelvecchi, B. Craveri, P. Frantz, G. Giordano, J. Lichtenstein, F. Marenco, F. Pedraza Jiménez, S. Perosa, R. Raffaelli, E. Sala di Felice 2. Verità indicibili. Le passioni in scena dall’età romantica al primo Novecento a cura di Paola Bertolone (2010) Saggi di: R. Alonge, G. Banu, A. Barsotti, S. Basch, P. Bertolone, E. Dagrada P. Fabbri, F. Falcone, C. Sisi, C. Vicentini 3. Il dramma senza confini. Frontiere dell’irrappresentabile sulle scene del Novecento a cura di Silvia Carandini (2014) Saggi di: C. Biet, M. Cattaneo, M. Fazio, L. Flaszen, A. Guarnieri, C. Longhi, L. Mango, L. Marinelli, A. Peghinelli, F. Taviani 4. La farsa. Apparenze e metamorfosi sulle scene europee a cura di Silvia Carandini (2015) Saggi di: M. Bouhaïk-Gironès, J. Camões, R. Ciancarelli, P. Fedeli, D. Gambelli, R. Mullini, C. Patey, M. Pieri, A. Pontremoli, F. Rubellin, E. Sala 5. L’arte del monologo e l’azione sospesa a cura di Claudio Vicentini (2017) Saggi di: E. Cervellati, F. Cotticelli, A. Grilli, L. Mango, S. Fernández Mosquera, M. G. Porcelli, J. Roe, E. Senici, C. Thouret, A. Tinterri Studi sul cinema Collana diretta da Paolo Amalfitano, Silvia Carandini, Franco Monteleone 1. Il racconto tra letteratura e cinema a cura di Lucilla Albano (1997) Saggi e interventi di: L. Albano, G. Amelio, G. Bertolucci, I. Bignardi, G. Fink, C. Garboli, M. Grande, R. La Capria, M. Martone, G. Merlino, P. Ortoleva, M. Rafele, L. Ravera, F. Scarpelli, G. Tinazzi 2. Modelli non letterari nel cinema a cura di Lucilla Albano (1999) Saggi e interventi di: A. Abruzzese, A. Aprà, S. Bernardi, B. Bertolucci, E. Dagrada, G. De Vincenti, G. Frezza, M. M. Gazzano, P. Montani, M. Rafele, P. Terni 3.4. Il cinema che ha fatto sognare il mondo. La commedia brillante e il musical a cura di Franco La Polla e Franco Monteleone (2002) Saggi e interventi di: J.-L. Bourget, R. Campari, V. Caprara, E. Comuzio, R. Durgnat, J. W. Finler, L. Gandini, G. Gosetti, E. Guzzo Vaccarino, F. La Polla, F. Malcovati, A. Masson, I. Moscati, G. Muscio, P. Ortoleva, A. Sapori, V. Zagarrio 5. Science Fiction a cura di Franco Monteleone e Cecilia Martino (2003) Saggi e interventi di: G. Canova, G. Cremonini, M. Fadda, V. Fortunati, F. La Polla, C. Pagetti, P. Rouyer, R. Runcini, V. Sobchack, M. Spanu, M. W. Bruno 6. Il melodramma a cura di Elena Dagrada (2007) Saggi di: L. Albano, M. Bertini, G. Biancorosso, J. H. Delamater, T. Elsaesser, S. Miceli, D. Nasta, E. Sala, G. Spagnoletti, M. Tedeschi Turco, C. Viviani Studi inter artes Collana diretta da Paolo Amalfitano, Silvia Carandini, Loretta Innocenti 1. L’Oriente. Storia di una figura nelle arti occidentali (1700-2000) a cura di Paolo Amalfitano e Loretta Innocenti (2007) I. Dal Settecento al Novecento Saggi di: P. Amalfitano, M. Baridon, M. Bernardini, T. Betzwieser, L. Caterina, M. Delon, G. Ducrey, F. Fido, F. Fiorentino, M. Girardi, A. Gonzáles-Palacios, A. Grosrichard, A. Guarnieri Corazzol, J. Harris, L. Innocenti, G. Iotti, B. Jobert, K. A. Jürgensen, G. Lacambre, N. Leask, R. Leydi, J. MacKenzie, J. Maehder, F. Marenco, B. Moore-Gilbert, C. Mossetti, L. Omacini, A. Ottani Cavina, G. Paduano, C. Peltre, S. Perosa, L. Pietromarchi, A. Pinelli, M. Pogacnik, J. Ridley, F. Rubellin, D. Saglia, J. Sasportes, N. Savarese, G. Scarcia, P. Tortonese, G. Wood, L. Zagari II. Il Novecento Saggi di: G. Banu, S. Carandini, A. M. Carpi, A. Castoldi, J. Chen, M. De Marinis, V. Di Bernardi, L. Galliano, H. Godard, G. Grilli, A. Guetta, E. Guzzo Vaccarino, F. La Polla, Kii-Ming Lo, J. Maehder, J. Majeed, J.-H. Martin, D. Millet-Gérard, N. Misler, P. A. Morton, A. Narain Lambah, J.-P. Naugrette, M. R. Novielli, H. U. Obrist, B. Picon-Vallin, L. C. Pronko, P. Roger, M. Rowell, I. Sagiyama, E. Sánchez García, M. Sebregondi, M. Speidel, I. Spinelli, I. Stoianova, A. Tatlow, F. Taviani, D. Tomasi, M. Treib, R. Vescovi, A. Vettese, P. Williams, L. Zecchi 2. Raymond Queneau. La scrittura e i suoi multipli a cura di Chetro De Carolis e Delia Gambelli (2009) Saggi di: P. Bertetto, C. Bologna, C. De Carolis, M. Emmer, P. Fournel, D. Gambelli, H. Godard, A. M. Jaton, M. Pistoia, M. Sebregondi, S. Valeri, C. Zambianchi, I. Zanot 3. L’epica dopo il moderno (1945-2015) a cura di Francesco de Cristofaro (2017) Saggi di: I. Campeggiani, E. Canzaniello, A. Cecchi, G. Episcopo, M. Giori, A. Loreto, A. Peghinelli, M. Pistoia, F. Sai, C. Tirinanzi de Medici, M. Viscardi Studi di scienze economiche, storiche e sociali Collana diretta da Marina Colonna ed Enzo Mingione 1. L’età di papa Clemente XIV. Religione, politica, cultura a cura di Mario Rosa e Marina Colonna Bulzoni Editore, Roma 2008 Saggi di: L. Bartolini Salimbeni, C. Canonici, F. Di Marco, D. Gallo, I. L. Gatti, N. Guasti, G. Imbruglia, A. Nacinovich, S. Nanni, R. Randolfi, M. Rosa, P. Stella (pubblicati in altre collane) Il razzismo e le sue storie a cura di Girolamo Imbruglia Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1992 Saggi di: G. Abbattista, G. Campioni, J. Dunn, C. Gallini, C. Ginzburg, R. Minuti, G. Modiano, A. Pagden, B. Price, A. Prosperi, E. Pugliese, W. Sollors The Economics of F. A. Hayek edited by Marina Colonna, Harald Hagemann, Omar F. Hamouda Edward Elgar, Aldershot (U.K.) and Brookfield (U.S.A.) 1994 vol. I: Money and Business Cycles edited by Marina Colonna, Harald Hagemann Saggi di: R. Arena, M. Colonna, G. de Vivo, M. Desai, G. Dostaler, J. Eatwell, H. Hagemann, D. Laidler, M. Milgate, P. Redfern, C. Rühl, M. Seccareccia, H.-M. Trautwein vol. II: Capitalism, Socialism and Knowledge edited by Marina Colonna, Harald Hagemann, Omar F. Hamouda Saggi di: R. Bellofiore, J. Birner, S. Böhm, B. J. Caldwell, O. F. Hamouda, B. Jossa, T. Lawson, F. Meacci, L. S. Moss, R. Rowley, A. Salanti, I. Steedman, E. W. Streissler, C. Zappia Il futuro del lavoro in Europa. Occupazione, diritti civili, diritti sociali a cura di Marina Colonna ed Enrico Pugliese Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2007 Saggi di: M. E. Casas Baamonde, M. Colonna, R. De Luca Tamajo, L. Giasanti, J.-L. Laville, M. Magatti, L. Mariucci, E. Mingione H. Nadel, E. Pugliese, U. Romagnoli, M. Rusciano, S. Sciarra, P. Villa i minibook Redazione Ida Campeggiani, Chetro De Carolis, Stefania Sbarra 1. Tre saggi su Flaubert a cura di Francesco Fiorentino (2008) Saggi di: G. Merlino, L. Pietromarchi, P. Toffano 2. Tre saggi su Goethe a cura di Anna Maria Carpi (2009) Saggi di: G. Baioni, A. Chiarloni, L. Zagari 3. Tre saggi su Thomas Hardy a cura di Paolo Pepe (2010) Saggi di: R. Ceserani, I. Duncan, E. Villari 4. Tre saggi su Joyce a cura di Franca Ruggieri (2011) Saggi di: P. Amalfitano, C. Corti, P. Pugliatti 5. Tre saggi su Racine a cura di Benedetta Papasogli (2011) Saggi di: F. Fiorentino, G. Forestier, G. Violato 6. Musica e Oriente: Francia e Italia nell’Ottocento a cura di Claudio Toscani (2012) Saggi di: A. Guarnieri Corazzol, J. Maehder, G. Paduano 7. Jacques Rivière, Il romanzo d’avventura introduzione, traduzione e cura di Flavia Mariotti (2013) 8. Stephen Orgel, L’illusione del potere. Il masque nel Rinascimento inglese introduzione, traduzione e cura di Loretta Innocenti (2016) 9. Robert Durling, Ariosto. La figura del poeta nell’epica rinascimentale introduzione, traduzione e cura di Ida Campeggiani (2017) 10. Hippolyte Taine, La storia, il suo presente, il suo futuro introduzione e note di Paolo Tortonese, traduzione di Laura Tortonese (2017) 11. Pierre Le Tourneur, La prefazione al primo Shakespeare francese introduzione, traduzione e cura di Vincenzo De Santis (2018) Finito di stampare in Italia nel mese di maggio 2019 da Pacini Editore Industrie Grafiche, Ospedaletto (Pisa)