il Castello
di Govone
il Castello
di Govone
Architettura, appartamenti e giardini
a cura di Silvia Borra
contributi di
Silvia Borra
Silvia Brovia
Lucia Caterina
Paolo Cornaglia
Luca Malvicino
foto
Tommaso Gallesio
Andrea Guido
Paolo Robino
© 2020 Celid
ISBN 978-88-6789-179-5
LEXIS Compagnia Editoriale in Torino srl
via Carlo Alberto 55
I-10123 Torino
www.celid.it
celid@lexis.srl
9788867891795
INDICE
IL CASTELLO DI GOVONE DALLE ORIGINI A OGGI
di Silvia Borra
9
L’ARCHITETTURA DEL CASTELLO
FRA PROGETTI E CANTIERI
di Silvia Brovia
19
DA VENARIA REALE A GOVONE.
IL CASTELLO DEI SOLARO ORNATO
DALLE SCULTURE DEL GIARDINO SEICENTESCO
DELLA REGGIA DI DIANA
di Paolo Cornaglia
41
ITINERARIO DI VISITA TRA GLI APPARTAMENTI
DEL PIANO TERRA E DEL PIANO NOBILE
di Silvia Borra e Luca Malvicino
63
LE STANZE CINESI DEL CASTELLO DEI SOLARO:
LETTURA STORICO-ARTISTICA
di Lucia Caterina
89
I GIARDINI DEL CASTELLO
TRA SETTECENTO E OTTOCENTO
di Luca Malvicino
119
I GIARDINI DEL CASTELLO
TRA SETTECENTO E OTTOCENTO
di Luca Malvicino
Il vasto parco che ora circonda il castello di Govone è solo
una parte dell’ampio giardino che cingeva il palazzo nel XIX
secolo. L’attuale conformazione, che corrisponde al giardino settecentesco dei conti Solaro di Govone, è frutto di alcuni interventi eseguiti dal Comune di Govone dopo il suo
acquisto avvenuto nel 18971.
In particolare furono prolungate le allee per raggiungere l’attuale piazza San Secondo, demolendo parte della
galleria che collegava il castello alla Confraternita dello Spirito Santo2, utilizzata come cappella reale dai Savoia3; ma il
primo vero intervento di modifica dei giardini avvenne tra
il 1925 e il 1926, quando l’aiuola Mazzini, antico “parterre
di ponente”, fu trasformata in “Parco della Rimembranza”,
piantumando ottanta cipressi e realizzando nel bacino della
fontana circolare il Monumento ai Caduti4 rappresentante:
[…] la Vittoria raffigurata da una donna che brandisce una spada
mentre ai suoi piedi un soldato morente, dal cui fodero la spada fu
tolta, solleva il suo languido sguardo, e, lieto del suo sacrificio compiuto, contempla la vittoria di cui fu generoso artefice […]⁵,
Ignoto disegnatore, Pianta del
Castello di Govone unito al Capoluogo.
Plan du Chateau de Govone [1800],
Service Historicque de le Défense,
Vincennnes, GR 1 VM 135.
120
IL CASTELLO DI GOVONE
La scelta, invece, di trasformare i giardini nel parco, che
ancora tutt’oggi caratterizza i versanti attorno al castello,
risale all’epoca fascista quando si decise di piantumare i
talus de gazon e le restanti parti per realizzare il “Bosco del
littorio”6.
Sebbene il parco appaia completamente diverso rispetto al giardino settecentesco realizzato dai conti Solaro di Govone e ampliato da Carlo Felice di Savoia e Maria
Cristina di Borbone-Napoli, al suo interno sono ancora
rintracciabili tutti gli elementi che ne caratterizzavano i
Veduta dal terrazzo del castello.
Foto Paolo Robino 2019
I GIARDINI DEL CASTELLO TRA SETTECENTO E OTTOCENTO
parterres, i viali, il potager, i boschetti ed è, quindi, possibile immaginare, tra le numerose piante che attualmente
lo caratterizzano, la grandiosità del giardino che cingeva il
castello di Govone.
IL GIARDINO SETTECENTESCO7
Le prime informazioni relative al giardino settecentesco
risalgono al 1697, quando Ottavio Francesco Solaro di ritorno dalla Svizzera8 iniziò a intervenire direttamente
nella decorazione del suo castello e nella progettazione del
giardino impegnandosi a “far una livelazione che terminara hoggi col Sig. Bertola”9. Il conte di Govone probabilmente si riferisce alla sistemazione dell’area dei giardini,
indicata nel Codicillo10 al suo testamento come “giardino di
levante”, posizionata di fronte al “padiglione nuovo”11 e con
una precisa attenzione al rapporto con il paesaggio. Non
a caso, infatti, tra gli acquisti eseguiti dal conte Ottavio in
quegli anni si trova un “prato allodiale”12, acquisito con il
doppio intento di evitare la costruzione di nuovi edifici davanti al castello e di avere una visuale libera sulla valle di
Martoriano e sulle colline delle Langhe.
Sicuramente questa prima parte di giardino fu terminata nei primi anni del XVIII secolo quando il figlio Giuseppe Roberto Solaro, marchese di Breglio, lo completò
come lui stesso descrive:
L’anno 1718 feci fare a mie spese la fontana e giardino a levante, feci
venire dalla vale di S. Martino li marmi per la fontana e per li piedistali de vasi, feci venire molti vasi, e fra gli altri dodici di majolica
da pavia, feci formare al muraglione sotto il cortile una spaliera di
cedrati, che si copriva con tavole fatte venire da Dronero, il che tutto
mi costo 3000 […]13
121
122
IL CASTELLO DI GOVONE
ma solamente nel 1747 furono intrapresi tutti quegli interventi che fecero assumere alle aree attorno al castello la
conformazione attuale in terrazze e pendii:
Si è riformato la cinta, il muraglione del potagè e li tallu del potagè
e alea picola il che tutto mi costò – lire 7500 / non comprendendo in
questo il gran tallù del boschetto de tigli fatto fare da illustrissimo Audibert che già mi aveva costato – lire 500 / Indi siccome le muraglie di
cinta furono malfatte, e che i talù patirono a più riprese per non esser
state le terre battute come si dovea in principio, le riparazioni fatte in
più volte mi hanno costato – lire 1000 / L’anno 1747 ho fatto a mie sole
spese la gran cisterna che va alla fontana del gran mascarone la quale
mi ha costato – lire 3000.
L’anno 1749 ho fatto il muraglione del padiglione del gran priore
per il quale il Gran priore contribui lire 600 – lire 2500 / Per formare il giardino del gran Priore la fontana e riparare la rampa di
due muraglie che si era formata e che hà convenuto atterrare – lire
2000 […] rifare in parte il bassino del giardino a levante, rifare tutta la brodaria di codesto giardino atterrare li granarj vechj, e con
un muraglione formare l’angolo tagliato in rotondo nel fondo del
giardino attigua alla rampa […]14.
Come si può osservare da questa breve nota, il marchese
si occupò sistematicamente di realizzare le terrazze in
muratura, i talus de gazon e un notevole numero di cisterne15, creandone, tra le altre, una nell’angolo di nord-ovest,
al fine di utilizzare la forza di gravità per servire le fontane.
Giuseppe Roberto Solaro, con l’aiuto del giardiniere
Audibert, dell’architetto Michel Benard16 per la progettazione dei giardini e dell’architetto Paolo Antonio Masazza per quella degli scaloni e dei muraglioni17, strutturò il
giardino principalmente sull’asse est-ovest: verso levante
costruì un terrazzo tra i due avancorpi al di sotto del quale
I GIARDINI DEL CASTELLO TRA SETTECENTO E OTTOCENTO
era posizionata la “citroniera”18 con la “fontana del mascherone”, arricchita dalla “statua della ninfa” e al centro del
parterre posizionò la “fontana del tritone”19; questo ripiano inferiore fu collegato a quello superiore attraverso due
scaloni monumentali e, ancora tutt’oggi, si affaccia su quel
“prato allodiale” che garantisce una vista senza ostacoli
sulle Langhe.
Verso ponente, invece, il marchese di Breglio ampliò la
terrazza superiore per inserire le cisterne di irrigazione
per i giardini20, realizzando una nicchia su disegno attri-
123
[Baldassare Luigi Reviglio],
Veduta del castello di Govone,
[1820-1822], olio su tela,
Castello di Agliè, Sala del bigliardo.
124
IL CASTELLO DI GOVONE
buibile all’atelier di Bernardo Vittone21 al centro della
facciata del castello, come punto di partenza di una linea
immaginaria che ha conclusione sull’arco alpino; specularmente al “giardino di levante”, sul ripiano inferiore fu
realizzato il “parterre di ponente” con fontana circolare
centrale e getto d’acqua22.
La terrazza dei parterres era sostenuta dal “gran tallu”,
un ampio talus de gazon, che si concludeva nell’“allea piccola” e nell’“allea delle castagne d’India”; quest’ultima, infine,
era sorretta dal “muraglione del potagè” e dal “tallu del potagè”23, ultimo ripiano con vasca circolare24 che si affacciava sulla valle di Casarito.
L’asse nord-sud fu focalizzato, invece, sull’ingresso
monumentale al castello che entrava direttamente nel
gioco prospettico mediante l’atrio e il salone delle feste
Foglio 11 Casarito, Bottalla, Tresenda,
Valcravera, Valmarcone, Valcrosa
Vigna donia in casa S,M la Regina
Maria Cristina, Testimoniali di Stato
dei Tenimenti di Govone…, 1832
(Biblioteca Popolare di Govone).
I GIARDINI DEL CASTELLO TRA SETTECENTO E OTTOCENTO
senza soluzione di continuità tra interno ed esterno: verso mezzogiorno le rampe e il complesso del “Rustico”25
permettevano l’accesso al cortile d’onore caratterizzato
dal grande scalone decorato con i marmi della “Fontana
d’Ercole”26; mentre verso mezzanotte la facciata e il portale con terrazzo, arricchito anch’esso con i marmi provenienti dai giardini della Reggia di Venaria, erano il fulcro
di un tridente di visuali: in asse con il portale si incontrava in successione il “boschetto dei tigli”, il “gran tallu”,
l’“allea piccola” e, infine, l’“allea degli olmi”27 sul limite
della valle di Tresenda; le due diagonali, invece, avevano come estremo opposto la cappella campestre di Santa
Maria delle Grazie, sulla collina di Craviano, e l’accesso
monumentale al giardino verso il borgo di Cornarea28.
Queste due ultime centralità prospettiche erano caratterizzate da
[…] due siti in pendenza intersecati ciascuno da due stradoni in croce fiancheggiati di allee di Olmi, e da siepi vive di carpino con sale, e
gabinetti di verdura […] ;
29
in particolare uno di questi “stradoni” si concludeva sulla
balconata dello scalone di discesa al potager, che è posizionato ancora oggi, all’intersezione dell’“allea degli olmi” e
di quella delle “castagne d’India” e si affaccia sulla cappella
campestre30, mentre l’altro raggiungeva l’ingresso dei giardini sul lato opposto dell’“allea degli olmi”.
L’organizzazione dei giardini è raffigurata dettagliatamente nella Pianta del Castello di Govone unito al capoluogo31, che, insieme alla descrizione del giardino negli Atti di
Riduzione a Mano Regia32, rappresenta una documentazione
esaustiva di quello che doveva essere il giardino del castello
dei conti Solaro di Govone, prima dell’acquisto e della trasformazione da parte dei Savoia33.
125
IL CASTELLO DI GOVONE
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IL GIARDINO OTTOCENTESCO DI XAVIER KURTEN34
[…] In ordine poi ai Giardini, se si contemplano come aggregati in
oggi ad una villeggiatura Reale esi sono troppo ristretti, e quindi non
vi si potrebbero coltivare diverse specie di fiori, piante esotiche, ed
agrumi per mancanza d’una serra ed un aranciera, di cui la prima
si potrebbe costruire inferiormente alla divisata Capella con aspetto verso mezzogiorno giachè l’esistanza di due terrappieni ivi può
somministrare una sufficiente elevazione non tanto per la serra,
quanto ancora la Capella Superiore, l’Aranciera per siccome il parterre a Ponente resterebbe soltanto decorato in architettura da una
sol parte col fianchi in lungo della Capella, così l’aranciera costrutta
lungo il lato opposto dello stesso Parterre con decorazione esterna
uniforma al fianco della Capella si otterrebbe il doppio fine di una
compiuta simmetria del parterre, e dell’esistenza dell’Aranciera nel
sito il più conveniente per il comodo di tutti li giardinieri, l’area de
quali si potrebbe altresì dilatare dalla parte di mezzanotte, e Ponente
aggregandosi li siti ivi coerenti spettanti al R. Castello, e quelli altri
che per avventura cadesero nell’ampliazione, e propri di alcuni particolari medianti li opportuni aquisti, o per mute, nel qual caso facile sarebbe ancora il ridurre la valle sottoposta di Casarito e tresenda
quasi tutta propria del castello in uno spazioso Parco totalmente in
Piano.[…] .
35
Giuseppe Cardone36, architetto incaricato di trasformare il
castello di Govone in una “delizia Reale”37, dopo che fu acquistato da Vittorio Amedeo II di Savoia per i figli Carlo Felice e Benedetto Placido nel 1795, evidenzia nella sua relazione come il “giardino antico” settecentesco fosse troppo
piccolo e privo delle serre necessarie per coltivare piante
esotiche, proponendo un’interessante soluzione per la
trasformazione del “parterre di ponente” con l’inserimento di due nuovi edifici, la cappella e l’“aranciera”, come ali
Castello di Govone,
facciata est e giardino.
Foto Paolo Robino, 2019
I GIARDINI DEL CASTELLO TRA SETTECENTO E OTTOCENTO
127
IL CASTELLO DI GOVONE
128
simmetriche addossate alla terrazza superiore: i lati del
parterre erano così definiti, ma la centralità prospettica del
giardino era mantenuta e sottolineata ulteriormente attraverso l’ampliamento ipotizzato nella valle di Casarito,
[…] senza interrompere l’ordine, e comparto esterno, ed interno
dell’edificio (il castello), il quale attesa la sua esatteza, ed armonica combinazione non ammetterebbe alcuna sensibile variazione […] .
38
Questa soluzione purtroppo non fu realizzata in quanto
nel 1799 i “commissari francesi”39 requisirono il castello e
tutti i lavori e le opere furono interrotte fino al 1818.
Nell’autunno dello stesso anno Carlo Felice e la moglie
Maria Cristina di Borbone-Napoli si recarono a Govone
per visitare il loro possedimento e definire gli imminen-
Castello di Govone, lato est.
Particolare dello scalone
che dal giardino sale al castello.
Foto Andrea Guido, 2015
I GIARDINI DEL CASTELLO TRA SETTECENTO E OTTOCENTO
ti lavori di ammodernamento40. Il soggiorno fu breve e
le LL.AA.RR. furono alloggiate nel vicino castello di San
Martino Alfieri dove probabilmente ammirarono il giardino realizzato dall’architetto paesaggista Xavier Kurten41.
Questo avvenimento potrebbe spiegare la scelta del
duca del Genevese di affidare al giovane cadetto la realizzazione del proprio giardino: una delle prime opere commissionata da Carlo Felice subito dopo aver completato la
decorazione dei suoi appartamenti al piano terra del castello in quell’ottica di evasione dagli impegni di Corte già
sottolineata da Franca Dalmasso42.
La presenza di Xavier Kurten a Govone è documentata fin dall’autunno del 1819 per “levare il disegno dell’ingrandimento a farsi al giardino di cotesto Real Castello”43
e in loco trovò un giardino strutturato e organizzato in
terrazze, viali, giochi d’acqua, parterres e potager con un
chiaro legame tra il paesaggio artificiale dei giardini,
quello produttivo della collina di Craviano, con il suo borgo e le coltivazione a vite, e le Alpi, tutte caratteristiche
che l’architetto paesaggista ricercava44: è forse questo il
motivo per cui il “giardino antico” fu mantenuto e non
cancellato, ma anzi valorizzato nel suo rapporto con il
territorio attraverso l’inserimento di nuove architetture,
percorsi, e intervenendo con un ampliamento.
La soluzione proposta da Xavier Kurten fu subito approvata dal duca del Genevese, e i lavori iniziarono immediatamente, tanto che il 6 novembre “il Sig. Kurten […] sarà
di ritorno costì per eseguire gli approvati lavori attorno al
nuovo giardino”45, affiancato dal giardiniere Giovanni Battista Delorenzi46.
Purtroppo, al momento, la documentazione iconografica sul giardino di Govone è molto esigua e la Veduta del castello di Govone47, conservata presso il castello di Agliè, può
129
130
IL CASTELLO DI GOVONE
solo dare un’idea di quelli che dovevano essere i percorsi e
l’estensione del “giardino nuovo”.
Dal ponte di comunicazione tra i due giardini, si scendeva nella valle di Casarito attraverso una serie di percorsi sinuosi con una lento indebolimento della centralità
prospettica dell’asse dimora-giardino-paesaggio, in una
naturalizzazione progressiva che si concludeva con un boschetto, uno specchio d’acqua con salici piangenti48 su sui
si affacciava il “Romitaggio”, simbolo della vita campestre
ed eremitica in contrapposizione alla monumentalità del
castello. Le “piattaforme” con cui fu modificato il pendio,
forse un lontano ricordo delle terrazze del “giardino antico” in questa lenta dissolvenza verso la natura, furono organizzate con boschetti e alberi isolati che aprivano squarci e belvederi sul paesaggio produttivo e sui principali
edifici del territorio: la cappella campestre di Craviano, la
cascina della Bottalla e il castello di San Martino Alfieri, in
una fusione completa tra giardino e natura, da cui era separato solo attraverso una semplice siepe di robinie49.
Lo scalone in muratura, in particolare, fu posizionato
in asse tra la nicchia sulla facciata ovest del castello e la
fontana circolare, permettendo di collegare direttamente
la terrazza superiore e quella del “parterre di ponente”54,
mentre tra le due rampe, una serliana incorniciava una
nuova fontana in nicchia55 con rocce simili a quelle del
“parterre di levante”.
Parallelamente a questo intervento fu aperto nel “giardino antico” un “nuovo Viale di Communicazione da quello
delle Castagne d’India al ponte di discesa nel Giardino Inglese”56, posizionato sul lato apposto allo scalone di discesa al potager per permettere un miglior accesso al nuovo
giardino.
Fulcro e collegamento tra i due giardini era il “Ponte Egizio” la cui costruzione iniziò nel maggio del 182057. Un’arca-
I GIARDINI DEL CASTELLO TRA SETTECENTO E OTTOCENTO
ta in muratura58, compresa tra il nuovo terrapieno59 e una
gradinata verso valle, fungeva da basamento per una piccola costruzione con tetto in rame realizzato dal “tolajo” Brochi60 e chiusa da porte di legno in “forma Egizia” eseguite da
Francesco Novaro61. Lo scalone, che definiva la parte antistante del ponte, era caratterizzato da una vasca in marmo
in nicchia62 e da due rampe a collo d’oca che permettevano la
discesa dal piano del potager al “giardino inglese”.
La più dettagliata descrizione di questo manufatto è
molto tarda e relativa a opere di manutenzione nel 1859:
131
Castello di Govone, facciata ovest.
Foto Paolo Robino, 2019
132
IL CASTELLO DI GOVONE
[…] Riparazione a nuovo al Ponte Egizio colla ricostruzione dei due
scaloni e muri discendenti dal Ponte Egizio nel Giardino Inglese i
quali erano veramente scoessi ed in cattivissimo stato, riparato le
quatro ringhiere a detti due scalonni e colorite in bleu, riparato il
tetto di rame ed al medesimo levate le quattro mumie di terra cotta
perchè marcite e di danno al rame stesso […]63.
Questo breve testo permette di individuare alcune sculture in terracotta definite “mumie”, probabilmente quelle che
si percepiscono sulla facciata del ponte nella Veduta del castello di Govone64, ma allo stesso modo lo scultore in creta
Bogliani fu pagato
[…] per la formazione da esso eseguita di una Statua in terra Cotta
rappresentante un Idolo Egiziano e quattro sfingi Colossali pure in
terra Cotta state unitam. Alla statua sudd. Collocate in ornam. del
Ponte Egizio, che da comunicaz. ai due Giardini del R.le Castello di
Govone […]65.
Le quattro sfingi verosimilmente erano collocate all’ingresso del ponte verso il potager per indicarne l’ingresso,
mentre il tetto era decorato da ornamenti in terracotta posti nei quattro angoli66.
Non bisogna stupirsi della presenza di un’architettura
“egizia” nel castello di Govone, se si pensa che Carlo Felice
acquistava negli stessi anni la collezione Drovetti, primo
nucleo dell’attuale Museo Egizio di Torino, ricercando
quell’esotismo ed evasione che permearono tutte le scelte
decorative e architettoniche dei suoi appartamenti e giardini e che ancor di più traspare nella lettera del 31 agosto
1820 al marchese Stefano Manca di Villahermosa:
[…] Maintenant il faut vous donner des nouvelles de Gouvon. Le salon est presque fini, et vous le trouverez beau, le jardin n’a pas souf-
I GIARDINI DEL CASTELLO TRA SETTECENTO E OTTOCENTO
fert et le Hermitage est si jolie qu’elle me donne encore plus envie
de devenir un ermite: gardant naturellement la compagnie de ma
femme, j’ai donc commandé deux chambres qui iront parfaitement
avec nous […]67.
In quest’ottica il “Ponte Egizio” può essere letto come luogo di passaggio, trasformazione e di discesa figurata, ma
anche fisica, tra l’artificiosità del “giardino antico” e la naturalezza del “giardino nuovo”, tra la vita di corte e la vita
campestre ed eremitica e tra la ricchezza decorativa del
castello e la semplicità del “Romitaggio”, in una continua
metamorfosi evocata dal mito di Niobe rappresentato sulle
pareti del salone d’onore.
133
Parco del Castello di Govone.
Foto Andrea Guido, 2015
IL CASTELLO DI GOVONE
134
Ultimo elemento del “giardino inglese”, posto al termine del percorso di discesa verso la valle di Casarito, era infatti il “Romitaggio”, la cui posizione fu definita da Xavier
Kurten fin dalle prime progettazione come elemento fondamentale del nuovo intervento, in stretta relazione con la
peschiera68.
La costruzione del piccolo fabbricato fu sottoposta
alla direzione del conte Galeassi di Canelli69, considerato
esperto di “Romitaggi”70, che si avvalse di
[…] un Abile Artefice di Eremitaggi, denominato Rossi della Venaria
Reale per riconoscere la quantità e qualità di boscami necessarj per
quello stato disegnato per cod. Giardini […]71
e per la sua esecuzione.
[…] il sudd. Mastro Rosso, secondo il disegno e la norma che gli vennero prescritti, formò e compì nella scorsa estate, una Casuccia Artisticamente e robustamente fatta in legno di Abete, con coperto di
Parco del Castello di Govone.
Foto Andrea Guido, 2015
I GIARDINI DEL CASTELLO TRA SETTECENTO E OTTOCENTO
paglia ben fitto e spesso divisa in tre membri ad un sol piano, rappresentante un eremitaggio con cui S.A.R. ha ordinato deversi ornare il nuovo Giardino Inglese del Suo Real Castello di Govone […] .
72
Il “Romitaggio” caratterizzato da un colonnato73 verso la
peschiera, fu realizzato con una pavimentazione in quadrelle di Barge, per l’ambiente comune, e palchetti in legno, per le due stanze destinate alle LL.AA.RR.74, le pareti
erano in legno, canniccio e intonaco75, e fu impreziosito da
una “macchina componente la persona di un Romito, stato
nell’or passato autunno postata nel Romitaggio costruttosi
nel Giardino all’Inglese del Real Castello di Govone”76 e decorato nel 1825 da Baldassare Luigi Reviglio77.
L’AMPLIAMENTO DELLA REGINA MARIA CRISTINA
Il primo soggiorno a Govone di S.M. la regina Maria Cristina dopo la morte del marito Carlo Felice nel 1832 fu l’occasione
[…] per rimettere nel dovuto stato di servizio li Giardini dipendenti dal
Real Castello di Govone in occasione massime dell’attuale Villeg. Colà
di S.M. la Regina e così dal 18 a tutto il 31 Luglio scorso […]78;
ma, soprattutto, per progettare un nuovo ampliamento
nella valle di Tresenda verso nord in modo da cingere completamente il giardino settecentesco sui due lati lungo i
quali si estendeva maggiormente.
La valle di Tresenda faceva quasi completamente parte
del patrimonio della regina a eccezione di alcuni appezzamenti di terra di piccoli proprietari locali79, che furono subito acquistati per procedere nel più breve tempo possibile
alle opere di ampliamento iniziate nel dicembre del 183380.
135
136
IL CASTELLO DI GOVONE
Nei Testimoniale di stato di S.M. la Regina Maria Cristina81 del 1832 è registrato lo stato dei terreni nella valle
oggetto di ampliamento e si può facilmente ipotizzare l’estensione che avrebbe assunto il nuovo giardino a lato di
quello progettato da Xavier Kurten e indicato come “Bosco
Inglese”. Purtroppo non esiste altra documentazione iconografica che possa aiutare a delineare e descrive precisamente la consistenza dell’ampliamento del giardino e anche le informazioni documentali sono molto esigue.
Attraverso le relazioni degli intendenti82 è possibile, però, ricostruire sommariamente la conformazione
dell’ampliamento del giardino caratterizzato da boschetti e
da almeno tre viali che avevano origine dai percorsi esistenti nel giardino di Xavier Kurten sul lato di ponente e, dopo
aver superato un corso d’acqua con tre ponticelli, terminavano in una radura con piramidi in cotto83.
L’ampliamento del giardino del castello di Govone verso
nord è sorprendentemente registrato dall’Istituto Geografico Militare nella ricognizione del 1864, dove sono individuabili i nuovi viali in prosecuzione dei percorsi sinuosi
del primo “giardino inglese” e la posizione delle piramidi,
completamente cancellati dagli interventi dei duchi di Genova.
Con la morte della regina Maria Cristina di Borbone nel
1749 il castello di Govone e in particolare i suoi giardini subirono, infatti, un lento ridimensionamento. Già nel 1852
il giardiniere Antonio Capella fu incaricato dal duca di
Genova Ferdinando di Savoia, nuovo proprietario del castello, di eliminare la porzione fatta realizzare nel 1834 per
ottenere nuovi terreni coltivabili84, ma è nel 189785, quando
gli ultimi proprietari privati decisero di vendere il palazzo e parte del giardino settecentesco al Comune di Govone,
mantenendo in proprietà il giardino di Xavier Kurten, che
il parco del castello assunse l’estensione attuale.
I GIARDINI DEL CASTELLO TRA SETTECENTO E OTTOCENTO
NOTE
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ASCGovone, m. w201, Vendita del Castello di Govone con tutta l’area circondata da muri
mobili ed ornamenti per corrispettivo di £ 100000, 24 luglio 1897. I precedenti proprietari vendettero al Comune di Govone solo la porzione di giardino settecentesco cinto da
muri.
ASCGovone, m. w147, Registro verbali originali del Consiglio Comunale dal 1 gennaio 1896
al 31 dicembre 1900. Verbale n° 54/1898, 22 maggio 1898. Non è stata trovata documentazione in merito alla demolizione della galleria, ma nel maggio del 1898 il Consiglio
Comunale provvide ad assegnare un nome alle piazze, aiuole, viali realizzati a seguito
dell’acquisto del castello e la nuova via di collegamento tra via Boetti e la piazza San Secondo, l’attuale viale, fu intitolata a Garibaldi, mentre il “parterre di levante” a Cavour
e quello di “ponente” a Mazzini. Il piazzale antistante al castello fu chiamato piazza
Roma, mentre l’antica basse cour fu intitolata a Vittorio Emanuele II.
ASTo, Riunite, Duca di Genova, Tenimento Govone, m. 2, f. 62, Esercizio 1823, Calcolo
della Spesa occorrente per l’esecuzione delle infrascritte Opere, 4 ottobre 1822.
Per un maggiore approfondimento sulla realizzazione del “Parco della Rimembranza”
e del Monumento ai Caduti si consiglia la lettura dell’autore, Il Parco della Rimembranza di Govone, esempio di trasformazione di una preesistenza, in Chiara Devoti (a cura
di), Gli spazi dei militari e l’urbanistica della città. L’Italia del nord-ovest (1815-1918), in
“Storia dell’urbanistica”, 2018, n. 10, pp. 500-504.
Anonimo, Govone rende omaggio alla memoria dei suoi figli caduti, inaugurandone
il Monumento con solennità di rito alla presenza delle Autorità e del Popolo, in “Bollettino Parrocchiale”, 1926, anno 1, n. 16, pp. 1-3.
ASCGovone, m. w151, Registro delle Deliberazioni originali del Consiglio Comunale 5 febbraio 1923 - 5 febbraio 1929. Verbale N° 90/1927, 31 luglio 1927.
Il paragrafo relativo al “giardino antico” è una rielaborazione delle fonti e degli argomenti trattati nella tesi di specializzazione dell’autore, Il castello di Govone in età moderna. Analisi per la tutela e la messa in valore, Politecnico di Torino - ScuDo, Scuola di
Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio, tutores C. Devoti, M. Naretto,
S. Valmaggi, 2016.
Ottavio Francesco Solaro, conte di Govone, fu ambasciatore in Svizzera per il duca Vittorio Amedeo II fino al 1692 circa (ASTo, Corte, Archivi di famiglie e persone, Alfieri, m.
81, Lettere al Conte Ottavio Solaro, ambasciatore in Svizzera per S.A.R., 1686-1692).
ASTo, Corte, Lettere di Particolari, m. 84, [Lettera di Ottavio Solaro al Marchese di San
Tomaso a Ottavio Solaro], 29 ottobre 1697. L’ingegnere Antonio Bertola era impegnato
nella costruzione del castello di S. Martino nello stesso periodo (Ernesto Masi, Asti e
gli Alfieri nei ricordi della villa di S. Martino, Firenze, 1903)
ASTo, Corte, A.A., m. 221, Codicillo di S.E. Signor Conte Ottavio Solaro di Govone, Cavagliere del Supremo Ordine della Santissima Annunziata e Ministro di stato di S.M. Renoncia dell’Illustrissimo Abbate carlo Solaro di Govone a favore di S.E. il Signor Conte Suo
Padre, 23 settembre 1731.
ASTo, Corte, Archivi di famiglie e persone, Alfieri, m. 82, f. 19, [Memoriale del marchese
di Breglio], [metà XVIII secolo]. Il “padiglione nuovo” fu realizzato dal gran priore Roberto Solaro alla fine del XVII secolo e corrisponde alla manica est del castello.
ASTo, Riunite, Camera dei Conti, Piemonte, art 373/1, n. 365, Consegna dell’Ill.mo, et ben.
mo Sig. Conte Ottavio Solaro di Govone per il feudo, e beni di Govone dipendenti dal Vescovado d’Asti, 1721.
ASTo, Corte, Archivi di famiglie e persone, Alfieri, m. 222, Memoria di S.E. Sig. M.se Solaro di Breglio su quanto fu fato a Govone, [1760]. Estratti sono stati pubblicati in Silvia
Brovia, Il Castello di Govone, tesi di laurea, Politecnico di Torino, Facoltà di Architettura, rell. C. Roggero Bardelli, V. Defabiani, 1994-1995; Silvia Brovia, L’architettura
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fra modelli, progetti e cantieri, in Laura Moro (a cura di), Il castello di Govone. L’architettura, Torino 1997, pp. 25-43.
ASTo, Corte, Archivi di famiglie e persone, Alfieri, m. 222, [Conto dei lavori], 1755.
ASTo, Riunite, Duca di Genova, Tenimento Govone, m. 2, f. 29, Calcolo della spesa necessaria per la riparazione delle due Cisterne annese al R. Castello di Govone poste una
nell’Angolo della terrazza tra ponente, e notte, e l’altra contro il muraglione della Terrazza a
mezzanotte, 28 agosto 1797.
ASTo, Corte, Archivi di famiglie e persone, Alfieri, m. 82, f. 17, [Lettere a Favria], 26 luglio
1740. Per un approfondimento sulla figura di Michel Benard si rimanda alla lettura di
Paolo Cornaglia, voce Benard, famiglia, in Vincenzo Cazzato (a cura di), Atlante del
giardino italiano 1750-1940. Dizionario biografico di architetti, giardinieri, botanici, committenti, letterati e altri protagonisti, Roma 2009, I.
Inventario / delle carte /e / disegni esistenti / nel particolare archivio / di / S.S. R.M., 1764,
Biblioteca Reale di Torino, Storia Patria 733, n. 54. Per un approfondimento sulla figura
di Paolo Antonio Masazza si rimanda alla lettura di Paolo Cornaglia, voce Massazza
di Valdandona Paolo, Atlante del giardino italiano 1750-1940, cit.
La “citroniera” è stata individuata mediante la descrizione in Biblioteca Popolare di
Govone, s.c., Atti di riduzione a mano Regia del Feudo di Govone in seguito alla morte del
Conte Vittorio Amedeo Solaro di Favria, 1792-1796.
Conto dei lavori, cit. e Memoria di S.E. Ill.mo M.se Solaro di Breglio su quanto fu fatto a
Govone, cit. La “fontana della Ninfa” e quella “del Tritone”, sono decorate da statue
proveniente probabilmente dai giardini della Reggia di Venaria (Paolo Cornaglia,
Giardini di marmo ritrovati. La geografia del gusto in un secolo di cantiere a Venaria
Reale (1699-1798), Torino 2006).
Conto dei lavori, cit.
Fondazione Torino Musei, Archivio di Palazzo Madama, Raccolta Vandone,
n. 105V, Nicchia del palazzo del Marchese Solaro di Breglio, XVIII secolo. Il disegno
rappresenta una nicchia che per dimensione e caratteristiche degli ornati è molto
simile alla nicchia posta sulla facciata di ponente del castello reale di Govone.
Conto dei lavori, cit.
Ivi e Memoriale del marchese di Breglio, cit.
Atti di Riduzione a mano Regia, cit.
Il termine è utilizzato in Conto dei lavori, cit. e in Atti di Riduzione a mano Regia, cit.,
per indicare il fabbricato contenere le scuderie e i granai che si affaccia sulla basse
cour e sorregge le rampe di accesso al castello costruito tra il 1750 e il 1755.
Giardini di marmo ritrovati, cit.
Conto dei lavori, cit.
La descrizione del portale monumentale è riportate in Atti di riduzione a mano Regia
, cit. e corrisponde alla all’attuale ingresso del viale Giacomo Violardo, posto su via
Boetti.
Ibidem.
Il sito della cappella campestre di Santa Maria delle Grazie verrà scelto nel 1823 per
costruire il convento dei Padri Cappuccini, commissionato da S.M. Carlo Felice e progettato dall’ingegnere Barbavara di Asti, probabilmente per questa sua caratteristica
di essere collegato visualmente con il castello di Govone (ASTo, Riunite, Duca di Genova, Tenimento Govone, m. 10, Copialettere dal 1823 al 1831, 24 febbraio 1823).
Service Historique de la Défense, Château de Vincennes, Archives du Génie, Places
Etrangères, art. 14, Govone n. 362, Pianta del Castello di Govone unito al Capoluogo,
[1800]. La carta è stata pubblicata in Vittorio Defabiani, Dal giardino regolare sette-
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centesco al parco dell’ottocento, in Laura Moro (a cura di), Il castello di Govone. L’architettura,
cit., pp. 66-75.
Atti di Riduzione a mano Regia, cit.
Il 31 ottobre 1792 muore a Govone il conte Vittorio Amedeo Ludovico Solaro, senza eredi
(Atti di Riduzione a mano Regia, cit.). Il 16 giugno 1795, con regia patente, il re Vittorio Amedeo III acquista e infeuda i figli Carlo Felice duca del Genevese e Benedetto Placido conte
di Moriana per il luogo e giurisdizione di Govone (ASTo, Riunite, Camerale, Patenti Controllo e Finanze, r.96, f. 62, 1717 in 1801, 1795). Con l’armistizio di Cherasco del 28 aprile 1796
e del successivo Trattato di Pace di Parigi del 15 maggio 1796, il Regno di Sardegna perde i
territori della Nizza, Savoia e Genevese e infine il 6 dicembre 1798, Carlo Emanuele IV è
costretto a cedere alla Repubblica Francese anche i restanti territori di terraferma e tutti
i palazzi regi compreso il castello di Govone e trasferire il governo del Regno di Sardegna,
nell’omonima isola. Carlo Felice entrerà nuovamente in possesso del castello solo nel 1815,
acquistandolo dal marchese Teobaldo Alfieri di Sostegno (ASTo, Corte, Paesi A e B, G/Govone, m. 22, f. 2, Notizie date da Gregorio di S.Severino al Duca del Genevese sul prezzo richiesto
dal Marchese Alfieri per castello di Govone. Con una nota delle spese e primo acquisto di quelle
di riparazione e manutenzione dal 17 luglio 1810 al 1 ottobre 1815, 1815).
Il presente paragrafo è una rielaborazione dell’articolo dell’autore, Il giardino di Xavier
Kurten nella ‘Veduta del castello di Govone’ di Baldassarre Luigi Reviglio, in “Studi Piemontesi”, XLVII/1, 2018, pp. 71-86.
ASTo, Riunite, Duca di Genova, Tenimento Govone, m. 2, f. 21, Nuove fabbriche necessarie farsi
in aggionta al Reale Castello, e giardini di Govone per rendere questo castello atto ad una comoda villeggiatura per un Reale Principe senza interrompere l’ordine, e comparto esterno, ed interno dell’edificio, il quale attesa la sua esatteza, ed armonica combinazione non ammetterebbe
alcuna sensibile variazione, [1797].
Per approfondimenti sulla figura di Giuseppe Cardone, si consiglia la lettura di Paolo
Cornaglia, voce Giuseppe Maria Sisto Cardone, in Atlante del giardino italiano 1750-1940,
cit.
Nuove fabbriche, cit.
Ibidem.
Biblioteca Reale di Torino, misc 102-32, Inventario de’ Mobili ed effetti del Real Castello di Govone delli 4 luglio 1799, 31 luglio 1799.
ASTo, Riunite, Duca di Genova, Casa del Duca del Genevese, num. 7, Copia Ordini e Ricapiti
dal 1818 al 1819, 10 marzo 1819.
Elena Accati, Agnese Fornaris, Federica Larcher (a cura di), Xavier Kurten. Vita e opere
di un architetto paesaggista in Piemonte, Torino 2010. Per un approfondimento sulla figura
di Xavier Kurten si rimanda alla lettura di Alessandra Salina Amorini, Cultura del giardino
nel Piemonte tra ’700 e ’800. Problemi e progetti: Xavier Kurten, tesi di laurea, Università degli
Studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, rell. A. Griseri, R. Gabetti, 1993-1994; Xavier
Kurten: direttore del parco e giardini di Racconigi dal 1820, in M. Macera, I giardini del principe: atti del convegno, Atti del convegno (Racconigi, 22-24 settembre 1994), Roma 1994, pp.
705-713; e voce Kurten Antonius Xaverius, in Atlante del giardino italiano 1750-1940, cit.
Franca Dalmasso, Govone, residenza estiva di Carlo Felice e Maria Cristina. Lavori di riammodernamento tra il 1819 e il 1825, in “Studi Piemontesi”, IX/2, 1980, pp. 313-318.
ASTo, Riunite, Duca di Genova, Tenimento Govone, m. 11, Copialettere dal 1818 al 1822, 1° novembre 1819
Xavier Kurten. Vita e opere, cit.
Copialettere dal 1818 al 1822, cit., 6 novembre 1819.
Il giardiniere Giovanni Battista Delorenzi è una figura molto importante per la gestione
dei giardini di Govone, ne viene, infatti, nominato direttore e sarà incaricato di un primo
ampliamento attraverso la trasformazione del versante sud del giardino antico “per ridur-
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re a foggia di Giardino Inglese quello che contiene in sé la serra” (Copialettere dal 1818 al
1822, cit., 26 dicembre 1822). Inoltre verrà incaricato di fornire “piante, arbusti e fiori
dalla med.ma provvisti nello scorso 8bre a diligenza e Cura del Giardiniere de’ Reali
Giardini di Govone, per stabilire il piccolo giardino Inglese da S.M. ordinato al Real Castello (di Agliè), affidato per l’esecuzione allo stesso Delorenzi” (ASTo, Riunite, Duca di
Genova, Casa del Duca del Genevese, num. 12, Patrimonio Privato. Mandati di pagamento
dal 1824 al 1826, 10 dicembre 1825). Affiancherà il fratello Lorenzo, nominato Direttore
dei giardini di Agliè, nella realizzazione del giardino di Xavier Kurten. Per un approfondimento sulla figura di Giovanni Battista Delorenzi si consiglia la lettura di Paolo
Cornaglia, voce Delorenzi, in Atlante del giardino italiano 1750-1940, cit.
[Baldassare Luigi Reviglio], Veduta del castello di Govone, [1820-1822], olio su tela,
Castello di Agliè, Sala del bigliardo.
Ibidem.
Copialettere dal 1818 al 1822, cit., 9 aprile 1820.
La peschiera fu realizzata incanalando un rivo esistente nella valle di Casarito e
attraverso opere idrauliche di captazione delle risorgive progettate dall’architetto
Michele Borda (ASTo, Riunite, Duca di Genova, Tenimento Govone, m. 5, Lettere 18141826. Miscellanea, 27 marzo 1820). In seguito a un’estate siccitosa, già nel ottobre del
1820, il giardiniere Delorenzi viene incaricato di “annullare la peschiera riconpiendola in modo che vi resti un po di simuosità a guisa di piccola valle come gli venne
ordinato. Ed inoltre ritenga che dovrà però conservarsi un pozzo che riceverà la
vena d’acqua attigua a detta peschiera, lasciandola però a due trabucchi almeno distante dall’Eremitaggio e meglio come gli verrà significato in Torino” (Copialettere
dal 1818 al 1822, cit., 18 ottobre 1820).
Il sito dell’ampliamento del giardino del castello di Govone era già stato individuato
nella vallata di Casarito e probabilmente la stessa posizione dei nuovi edifici fu influenzata dal progetto di ampliamento del giardino di Giuseppe Cardone (Nuove fabbriche, cit.), se non addirittura da esso completamente progettati.
Ricapiti dal 1819 al 1821, cit., 30 novembre 1819.
Xavier Kurten. Vita e opere di un architetto paesaggista in Piemonte, cit.
Il marchese di Breglio aveva già previsto nel XVIII secolo due rampe di collegamento
tra le due terrazze, ma preferì successivamente demolirle (Conto dei lavori, cit.).
La presenza di una fontana con statua è avvalorata dalla rappresentazione stilizzata in Veduta del castello di Govone, cit., e probabilmente è conservata nei sotterranei del castello e raffigura una sirena.
Copialettere dal 1818 al 1822, cit., 2 maggio 1820.
Nella lettera scritta dall’architetto Michele Borda si legge: “Mi pervenne il disegno del
Ponte di discesa al Giardino Inglese, assieme a quello del parapetto in legno da collocarsi in capo allo stradone a mezzanotte del Castello; al sud. Ponte per qualche giorno
non si può metter mano stante che tutti i mastri da muro in n° di 30 circa sono occupati
ad ultimare tutti gli altri lavori, e non mi fu possibile di ottenere dagli Impresari che
ne venghi aumentato il numero scusandosi i medesimi con dire che a giorni non vi
rimarebbe più lavoro per tutti” (Lettere 1814-1826. Miscellanea, cit., 22 gennaio 1820).
Ibidem.
Il terrapieno con l’alto muraglione fu realizzato ricostruendo tutta la cinta verso
ponente del “giardino antico” lungo la “strada di Rovea” ed è ancora visibile tutt’oggi
circa a metà dei muri perimetrali del parco del castello e permette di individuare esattamente la localizzazione del “Ponte Egizio” (Copialettere dal 1818 al 1822, cit., 5 marzo
1821).
Ivi, 15 settembre 1821. Probabilmente, il muro di arrivo del ponte verso il giardino è
stato inglobato dell’abitazione oltre la strada vista la tessitura muraria discontinua.
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ASTo, Riunite, Duca di Genova, Casa del Duca del Genevese, num. 9, Ricapiti 1821, 1821 e
ASTo, Riunite, Duca di Genova, Tenimento Govone, m. 2, f. 62, [Relazione], [1821]. Francesco Novaro, scultore in legno, fu incaricato di decorare gli appartamenti reali destinati a Vittorio Emanuele I e alla moglie nel 1820, sul piano nobile del castello (Ricapiti dal
1819 al 1821, cit., 8 gennaio 1820) e gli appartamenti ducali di Carlo Felice e della moglie
nel 1819, al piano terra (Copia Ordini e Ricapiti dal 1818 al 1819, cit., 19 maggio 1819).
ASTo, Riunite, Duca di Genova, Tenimento Govone, m. 5, f. 62, Stato delle Opere, che
rimarrebbero da eseguirsi nella prossima primavera, 1821. La vasca in marmo del
“Ponte Egizio” era probabilmente inquadrata da statue in terracotta come si può
vedere in Veduta del Castello di Govone, cit.; la vasca e le gradinate sono state verosimilmente reimpiegate per realizzare lo scalone realizzato nei primi decenni del
XX secolo nell’angolo del parco tra via XX settembre e via Ferdinando di Savoia.
Non esiste documentazione, che riporti la presenza delle scala, né la sua costruzione. Si ringrazia Gian Lorenzo Boano per aver suggerito questa eventualità.
ASTo, Riunite, Duca di Genova, Tenimento Govone, m. 9, f. 142, Relazione del Sig. Gen.
Degiani nello stato delle terre e dei fabbricati del tenimento ducale di Govone e nelle opere
a farsi attorno ai medesimi, 4 febbraio 1859.
Veduta del castello di Govone, cit.
Patrimonio Privato. Mandati di pagamento dal 1824 al 1826, cit., 17 giugno 1824.
Stato delle Opere, cit.
Archivio Privato dei marchesi di Villahermosa, Sarroch, Lettere di Casa Savoia a Stefano Manca di Villahermosa, 31 agosto 1820.
Copialettere dal 1818 al 1822, cit., 11 febbraio 1820.
Il conte Galeassi di Canelli, fu ispettore delle Gallerie dei Reali Palazzi e fu incaricato
anche si soprintendere alla realizzazione degli ornamenti del “Ponte Egizio” (Patrimonio Privato. Mandati di pagamento da 1822 a tutto il 1823, cit., 17 dicembre 1823).
Copialettere dal 1818 al 1822, cit., 15 luglio 1820.
Ivi, 24 giugno 1820.
Ricapiti dal 1819 al 1821, cit., 16 ottobre 1820.
ASTo, Riunite, Duca di Genova, Tenimento Govone, m. 3, f. 93, [Visita dell’Agente Antonio Marchisio], 15 maggio 1832.
Copialettere dal 1818 al 1822, cit., 13 agosto 1820.
Nella lettera scritta dall’architetto Michele Borda si legge: “Il costruttore del medesimo mi disse, che di questa settimana si può mettere mano al plaffonamento delle
pareti e soffitti, ed al pavimento di marmorine nel Gabinetto destinato pel trattenn.
delle SS.AA.RR, stato ordinato ciò dai Superiori, prego perciò la S.V. Ill. a volermi partecipare la di lei intenzione riguardo l’eseguimento del sud. Lavoro” (Lettere 1814-1826.
Miscellanea, cit., 20 agosto 1820).
Copialettere dal 1818 al 1822, cit., 16 ottobre 1820. La presenza di un automa a Govone
rappresenta un’eccezione fuori tempo e precoce per questo genere di macchinari.
Non si sono riscontrate, fino ad ora, altre note e descrizioni relative al “romito”, si segnale però che nei sotterranei del castello è conservato un mezzo busto in terracotta
rappresentante un monaco, anche se non si ha evidenza di un diretto collegamento.
Patrimonio Privato. Mandati di pagamento dal 1824 al 1826, cit., 27 novembre 1825.
ASTo, Riunite, Duca di Genova, Casa di S.M. la Regina M. Cristina, m. 2, Casa di S.M. La
Regina Maria Cristina. Mandati di Pagamento. 1832, 8 agosto 1832, ASTo.
ASTo, Riunite, Duca di Genova, Casa di S.M. la Regina M. Cristina, m. 3, Mandati di pagamento. 1833, 2 dicembre 1833.
ASTo, Riunite, Duca di Genova, Casa di S.M. la Regina M. Cristina, m. 4, 1834. Mandati
d’Uscita, 7 aprile 1834.
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Biblioteca Popolare di Govone, s.c., Testimoniale di Stato del tenimento di Govone di S.M.
la Regina Maria Cristina. Foglio 11, 1832.
ASTo, Riunite, Duca di Genova, Tenimento Govone, m. 3, f. 93, Relazione di affari riguardanti il R.le Castello di Govone, giardini, Tenimento e dipendenze, 1835; e ASTo, Riunite
Duca di Genova, Tenimento Govone, m. 3, f. 99, Relazione concernente il Real Tenimento
di Govone, 17 dicembre 1836.
Ducal Tenimento di Govone, Relazione sullo stato delle terre e dei fabbricati, cit.
ASTo, Riunite Duca di Genova, Tenimento Govone, m. 9, f. 128, Progetto del Giardiniere
Capello per riordinamento del Parco di Govone, 1852.
Vendita del Castello di Govone con tutta l’area, cit.
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