Gothic Illuminated Manuscripts

The paper will examine illuminated scenes and sculpted iconographic devices whose protagonists are anthropomorphic animals or beasts. It will be highlighted the influence which ideas concerning Jews' and Muslims' alleged faults and flaws had on the characterisation of animal-shaped figures; also, how a number of caricatures hid the fear of moral subversion while attempting to exorcise social disorder; and lastly, the points of contact between the satirical and discrediting function of animal presences in illuminations, and the alienating and derisory effect introduced into religious architecture by the transfiguration of the Enemy, sculpted into a beast-like being.
This session will focus on the depiction of Jewish Otherness in architecture. It will focus on the sculptural and painted decorations showing Jewish dance, flowers, plants, and animals related to Jewish tradition, Hebrew and Hebraic inscriptions which show foreign tradition regarding Christian tradition in Europe. The focus is set on the link between private and public spaces, political, economic and cross-cultural relationships focusing on the architectural and spatial construction of Jewish and Christian otherness and identity during the Middle Ages (1215-1500).

La prima metà del XIV secolo costituisce un momento di fioritura della produzione di codici miniati in ambito abruzzese e, nonostante le numerose perdite subite, il patrimonio di libri liturgici realizzati in questo periodo costituisce tuttora un nucleo significativo di materiali di livello sostenuto e di notevole interesse per originalità di soluzioni stilistiche e iconografiche 1 . La miniatura abruzzese è tuttavia stata oggetto di un'attenzione marginale nell'ambito degli studi di storia della miniatura, dopo il pionieristico lavoro compiuto all'inizio del Novecento da Grazia Salvoni Savorini 2 . Un censimento di tale patrimonio librario, attualmente in corso, ha rivelato come il quadro delineato dalla studiosa sia oggi notevolmente cambiato, in seguito a furti, dispersioni o all'irreperibilità di molti materiali 3 . Tra le opere più significative della prima metà del Trecento, il Graduale firmato da Guglielmo di Berardo da Gessopalena, già noto dagli inizi del Novecento grazie agli studi di Vincenzo Balzano e della Salvoni Savorini 4 , risultava da svariati decenni irreperibile con l'antica segnatura, ripetutamente citata negli studi successivi, di Salterio A dell'Archivio del Capitolo di S. Pietro 5 . Il libro liturgico non si trovava tra i manoscritti dell'Archivio del Capitolo di San Pietro, confluiti nell'omonimo fondo della Biblioteca Apostolica Vaticana negli anni quaranta del Novecento 6 , e solo attraverso una ricerca all'interno della basilica è stato possibile verificare che il manoscritto, insieme ad altri libri di canto utilizzati dai canonici, era effettivamente confluito nella Biblioteca Vaticana, ma in un altro fondo della basilica depositato nella stessa epoca, il fondo Cappella Giulia 7 . I manoscritti della Cappella Giulia erano stati oggetto di una catalogazione che, analizzandone esclusivamente il contenuto liturgico musicale, li datava tutti successivamente alla data di fondazione della Cappella Giulia, avvenuta nel 1513 8 . Il codice di Guglielmo (figg. 1a e 1b) è invece esplicitamente datato al 1337, come si legge nell'iscrizione in lettere d'oro che corre in verticale nel margine interno della pagina d'incipit: "Ego presbiter Guilielmus magistri Berardi de lu gipso scripsi et illuminavi | hoc opus pro sacrosancta basilica principis apostolorum de urbe anno domini mcccxxxvii V ind." 9 . Presbiter Guilielmus -copista e miniatore -sceglie un materiale prezioso e uno spazio di grande rilievo per firmare la sua opera. Il Graduale dei canonici appare oggi incompleto, perché conosciamo solo i due volumi contenenti il Temporale (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Cappella Giulia XVII.2 e XII.2) e non si hanno notizie della parte contenente il Santorale 10 . La pagina d'incipit presenta l'iniziale istoriata dell'introito della prima domenica dell'Avvento (Ad te levavi animam meam), che segue l'iconografia consueta per questo momento dell'anno liturgico: un gruppo di personaggi inginocchiati innalzano l'animula avvolta nelle fasce verso Cristo in Maestà 11 . Entro l'iconografia abituale sono state aggiunte alcune figure che adat-

Nel XIV secolo la reputazione e la rilevanza della università di Tolosa aumentarono e, di conseguenza, si consolidò anche la sua influenza sulla cultura giuridica della Francia meridionale e della Catalogna 1 . La ville rose rinforzò pertanto a quest'epoca il proprio ruolo di polo universitario internazionale nel quale confluivano professori e studenti di diverse nazionalità per frequentare gli insegnamenti di diritto civile e canonico 2 . Lo Studio tolosano deve aver costituito, molto probabilmente, uno dei fattori dello sviluppo economico cittadino e deve certamente aver favorito e incrementato l'espansione di un florido artigianato librario che fece di Tolosa uno dei centri editoriali più vivaci della Linguadoca, dove si raccolsero copisti e miniatori, ciascuno influenzato da componenti stilistiche di diversa origine 3 . Sicuramente non mancarono a Tolosa le occasioni per realizzare mano-* Questa ricerca è svolta nell'ambito del nostro progetto di ricerca post-dottorato, finanziato dalla Fundação para a Ciência e a Tecnologia (FCT) portoghese (nr. di riferimento SFRH/BPD/74298/2010) e svolto presso l'IEM (Instituto de Estudos Medievais -FCSH -UNL). 1 P. Maffei, La cultura giuridica fra Linguadoca e Catalogna nelle testimonianze dei manoscritti urgellensi, in «Rivista internazionale di diritto comune», 20 , pp. 147-177: 154. 2 Maffei, La cultura giuridica cit., p. 148; D. Maffei, Qualche postilla alle ricerche di E.M. Meijers sulle scuole di Orléans, Tolosa e Montpellier, in «Tijdschrift voor rechtsgeschiedenis», 36 (1968), pp. 387-400; A. Gouron,

Il libro è incentrato sull’analisi storica e storico-artistica dei manoscritti realizzati ad uso della Curia Papale e del Laterano dal VI al XIII secolo. La ricerca percorre tre direttrici principali: la delineazione delle modalità che, nei secoli centrali del Medioevo, hanno portato all’istituzione e allo sviluppo di un’attività scrittoria e di conservazione libraria in ambito papale; l’individuazione sistematica degli esemplari manoscritti superstiti, testimoni di tale attività; l’analisi degli esemplari medesimi, condotta mediante diversi approcci metodologici (storico-artistico, paleografico, codicologico, filologico, liturgico, ecc.). Si restituisce, in questo modo, un aspetto molto significativo, e finora poco esplorato nel suo insieme, della storia della miniatura medievale, grazie anche alla riunificazione, condotta in quest’opera per la prima volta, di quanto sopravvive della produzione manoscritta, in particolare miniata, legata al Laterano e alla Curia Papale.

The purpose of this paper is to examine a particular piece of Gothic Art that may stand as an example of the Byzantine influence in the West. Description, style and iconography of the art work will be discussed and a comparison between the particular art work and examples from the Middle Byzantine Art of various media will follow with an emphasis in style.

MARTEDÌ 15 NOVEMBRE La collezione di miniature di Vittorio Cini: origine della raccolta e i capolavori della scuola ferrarese Federica Toniolo | Università degli Studi di Padova GIOVEDÌ 24 NOVEMBRE L'eredità di Giotto nella miniatura toscana del Trecento Ada Labriola | storica dell'arte, Firenze

Webinar 17/18 settembre 2021 La Società internazionale di storia della miniatura invita gli studiosi della disciplina a comunicare le ricerche in corso in un webinar che si svolgerà nelle date indicate. Per la partecipazione è necessario inviare, entro il 15 giugno 2021, titolo e abstract (max 300 caratteri) dell'intervento all'indirizzo storiadellaminiatura@gmail.com. Le comunicazioni non dovranno superare i 15 minuti. Esse saranno pubblicate, in forma sintetica (max 2500 caratteri e 1 fotografia), in una apposita sezione della Rivista di Storia della miniatura Il Webinar è aperto ai membri della Società internazionale di storia della miniatura in regola con l'iscrizione e a studiosi della disciplina in possesso dei requisiti necessarî all'iscrizione che vorranno entrare a far parte della nostra Società.

Gaston III, comte de Foix, vicomte de Béarn, surnommé Fébus, a forgé lui-même sa propre renommée. Il a choisi ce surnom emblématique, Fébus, l'a intégré à son cri de guerre (Febus avant !), l'a apposé sur ses manuscrits, l'a tracé dans sa signature autographe, l'a fait graver sur ses florins d'or (Febus comes) ou dans la pierre de ses châteaux (Febus me fe). Utilisées seules ou combinées, ces marques personnelles ainsi que les pièces poétiques chantées, les documents d'archives, les chroniques ont fabriqué et relayé la gloire fébusienne, participant à la fascination des contemporains pour ce prince à la personnalité ambivalente.

Un siècle après la fameuse croisade des Albigeois, Toulouse connaît un exceptionnel renouveau artistique et une relative stabilité économique, politique et religieuse. Le quadrillage monastique de la ville dans la première moitié du XIIIe siècle a eu des conséquences inattendues : les Ordres Mendiants installés modestement à leur début sont maintenant à la tête d’établissements florissants qui font appel aux meilleurs bâtisseurs, comme pourront en témoigner les monastères des Cordeliers, des Jacobins, des Carmes et des Augustins, pour ne citer que les principaux d’entre eux.
Parmi les rares éléments de décor et de mobilier des églises parvenus jusqu’à nous, le Parement d’autel des Cordeliers, conservé au musée Paul-Dupuy, chef-d’œuvre de l’art gothique, permet de placer cette création à la hauteur de la splendeur architecturale.
Brodé d’or et de soie, le parement d’autel ilustre les principaux épisodes de la vie du Christ dans une succession de médaillons entre lesquels se glissent des images de saints martyrs et un cycle de saint François d’Assise.

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Grigoire Arbore Popescu (Foreword), Michael Kitson (Editor), M.A. Michael  (Author),  Bignamini (Author), David Blayney Brown (Author), Susan Foister (Author), Justine Hopkins (Author),Christopher New ll (Author), Sergio Perosa (Author),  Kim Sloan (Author).

Originalità e caratteristiche della produzione pittorica inglese dagli albori del medioevo agli sviluppi più recenti.

L’arte in Gran Bretagna, a differenza di quanto accade nella maggior parte dei paesi europei, non si presta molto alla abituale suddivisione per categorie storiche. La sua insularità ha avuto indubbiamente grande importanza nel determinare varianti e tradizioni locali del gusto occidentale, non tanto in forma di isolamento e di chiusura quanto piuttosto di scelta fra le diverse tendenze europee. Queste pervennero nell’isola a varie riprese fin dalla preistoria, con l’occupazione romana, con l’evangelizzazione, con le invasioni germaniche e la conquista normanna, e poi attraverso le complesse vicende politiche e religiose del medioevo e del Rinascimento, con le correnti culturali dell’illuminismo, del classicismo e del XIX secolo. Esse determinarono a loro volta elaborazioni locali che ebbero una notevole influenza sull’arte europea, giungendo talvolta a espressioni d’avanguardia rispetto al continente anche sul piano delle poetiche e del gusto figurativo.

Nel presente articolo viene illustrato il nuovo allestimento della Galleria delle Esposizioni all’inaugurazione del Museo Diocesano Arborense, che con la mostra “Ecclesia sante Marie de Arestano” curata da chi scrive e dalla direzione, con i contributi di docenti e esperti, intendeva ripercorrere la storia della perduta cattedrale medievale di Oristano, ricostruita quasi interamente nel Settecento. All’interno dell’articolo vengono presentate alcune importanti novità, opere inedite individuate e studiate dallo scrivente; vengono anche suggerite alcune piste d’indagine poi riprese negli studi successivi.