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Il diario di Alberto Nessi

2020, "L'Osservatore" (Lugano, Switzerland)

Recensione di ALBERTO NESSI, "Corona Blues. Diario per l'anno 2020", Bellinzona, Casagrande, 2020.

26 dicembre 2020 Il diario di Alberto Nessi (e i virus di sempre) di Pietro Montorfani N ell’anno della pandemia, complici la pausa estiva e l’illusione di averla in qualche modo scampata, non sono stati pochi gli editori che abbiano promosso titoli ad hoc, a incudine ancora calda, per sfruttare un tema inaggirabile, vicino alla sensibilità di tutti. Personalmente ho evitato di lasciarmi tentare, ritenendo suffi­ cienti i bollettini di guerra e i di­ battiti sull’efficacia delle mascherine distillati a cadenza giornaliera dai media. Ho fatto un’unica eccezio­ ne, e non me ne sono pentito, per il diario poetico di Alberto Nessi. Per colui che è oggi il decano dei poeti svizzeri di lingua italiana il 2020 è stato un anno importante. Già insignito nel 2016 del Gran Pre­ mio Svizzero di Letteratura, con il compimento degli 80 anni negli ulti­ mi mesi Alberto Nessi ha ricevuto una consacrazione editoriale degna di nota: un’antologia con inediti uscita da Interlinea (Perché non scrivo con un filo d’erba), un libro­ omaggio curato dalla Casa della Letteratura (Rampe di lancio doga­ nieri nuvole, pubblicato dalle Edi­ zioni Sottoscala), un graphic novel su Vincenzo Vela (Ti chiamavano Cenzìn, con illustrazioni di Hannes Binder) e infine questo diario usci­ to da Casagrande, che non nasconde la sua natura ibrida, di quaderno ta­ scabile, quasi una serie di istanta­ nee verbali a stretto contatto con la realtà dei fatti. Il diario copre i quattro mesi pri­ maverili della prima ondata, con © Ayse Yavas Cultura Il canto dei libri Il poeta svizzero Alberto Nessi. maggiore enfasi su quello di maggio, simbolicamente decisivo (la festa dei lavoratori, la natura che rifiori­ sce), tanto più in tempi di prospetti­ ve asfittiche e di tanti drammi personali, piccoli e grandi. Colpi­ sce nel complesso la discrezione con cui il tema del virus entra nelle riflessioni dell’autore, quasi fosse uno sfondo, un perimetro, non un protagonista assoluto. Protagonista è il mondo, la natura, il fattore uma­ no in sé considerato, letto con lo sguardo vigile dell’uomo di cultu­ ra, che richiama alla mente letture da Leopardi, Fenoglio, Goethe, Shelley, ma anche Kurt Kläber, Max Frisch, Maria Zambrano, e non di­ mentica la musica (Schubert) o la storia dell’arte (soprattutto gli impressionisti) nel proporre un personale pantheon che diventa qua­ si un gruppo di sostegno in un mo­ mento difficile. Alcuni pensieri di Nessi – non me ne vorrà l’amico Alberto – sono ideologicamente connotati e forse un po’ troppo semplicistici (i poveri tutti buoni, i ricchi tutti cattivi), ma non è privo di significato lo sforzo teso a un parlare comune, immediato, comprensibile a tutti nel suo esse­ re comunque poetico: «Mi alzo pre­ sto come al solito e sento il canto del cuculo: è in anticipo. Questa pri­ mavera è tutto sballato. Il cuculo m’intenerisce con le sue due note, una alta e una bassa: quale sarà a prevalere?». L’autore alterna ai passaggi in pro­ sa, preponderanti, alcuni versi re­ centi che si intrecciano al discorso in un prosimetro ben sostenuto, davvero una sorta di “blues”. Impli­ cita, in questa operazione molto personale, l’importanza dello sguardo poetico – opposto a quello più arido del giornalismo o della politica – per meglio leggere un mo­ mento storico di portata ecceziona­ le. «La poesia scopre le vene nude dell’esistenza, la sua precarietà». Come dargli torto? Alberto Nessi Corona Blues Diario dell’anno 2020 Edizioni Casagrande 3