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Gli esuli italiani in Europa

Atlante della letteratura italiana, S. Luzzatto et G. Pedullà (ed.), vol. II, Einaudi, Turin, 2011, p. 269-274

Le quattro carte d'Europa illustrate in questo saggio consentono di delineare la geopolitica continentale dell'esilio di altrettanti italiani, a partire dal soggiorno di Giordano Bruno a Ginevra nel 1578 fino agli anni parigini, dal 1634 al 1639, di un Tommaso Campanella finalmente libero.

Gli esuli italiani in Europa Le quattro carte d’Europa illustrate in questo saggio consentono di delineare la geopolitica continentale dell’esilio di altrettanti italiani, a partire dal soggiorno di Giordano Bruno a Ginevra nel 1578 fino agli anni parigini, dal 1634 al 1639, di un Tommaso Campanella finalmente libero. Chierici o giuristi, i letterati che dall’ultimo quarto del xvi secolo perpetuarono la tradizione dell’umanesimo peninsulare si scontrarono violentemente con l’inasprimento delle istituzioni religiose e civili, in un’epoca in cui la quasi totalità dell’Italia si ritrovò sottoposta alla duplice dominazione – più o meno diretta – della Congregazione del Sant’Uffizio nella sfera spirituale e della corona spagnola nell’ambito temporale. Spesso, questi dotti furono costretti alla fuga a causa della loro eterodossia religiosa: nel 1578 Giordano Bruno, domenicano apostata che si spinse a contestare persino il dogma trinitario (fig. 1); nel 1579 Alberico Gentili, giurista di origine marchigiana sfuggito, insieme al padre, dalla repressione inquisitoriale per inserirsi entro la comunità protestante (fig. 2). Ma le ragioni dell’esilio poterono anche essere di ordine politico. Nel 1612 il carmelitano Giulio Cesare Vanini riparò in Inghilterra per sottrarsi alle minacce del generale del suo ordine religioso, provocate da una contestazione del «papismo» che lo aveva visto impegnato nell’ambito del circolo veneziano di Paolo Sarpi (fig. 3). Quanto al frate domenicano Campanella, fuggì in Francia nel 1634, con la protezione dell’ambasciatore François de Noailles, perché nuovamente sospettato di avere complottato contro la dominazione spagnola nel regno di Napoli (fig, 4). Così, per un movente o per l’altro, tutti e quattro furono costretti a un pellegrinaggio forzato in terre in cui speravano di trovare accoglienza, unitamente alla possibilità di esercitare il loro magistero e di pubblicare le proprie opere. Va inoltre notato – a smentire una convinzione assai diffusa – come tutti venissero accusati e perseguitati non tanto per i loro scritti, quanto per le loro parole. Bruno e Campanella erano frati predicatori dotati di una straordinaria capacità di convinzione, rafforzata da una eccezionale preparazione in ambito filosofico e teologico. Il carmelitano Vanini lasciò l’Italia dopo avere predicato nella basilica di San Marco, ed essersi pubblicamente schierato in favore di Venezia contro papa Paolo V; neanche trentacinquenne, venne arrestato e condanna- to al rogo a Tolosa non a causa delle sue opere ma perché, con lo pseudonimo di Pompeo Usciglio, aveva pronunciato «blasfemie» e «insegnato l’ateismo» alla gioventù aristocratica della città. Davanti a questi uomini in fuga, tre sono le aree di rifugio che si delineano come aperte, per quanto garanti di libertà sovente piuttosto precarie: i regni di Francia e Inghilterra, le città e gli stati principeschi dell’Impero. Se Parigi e Londra furono – senza sorprese – le destinazioni principali, i pellegrinaggi dei quattro disegnano comunque una cartina più varia, articolata intorno a un gran numero di luoghi del sapere, sedi di università, centri editoriali dell’Europa di fine Cinquecento: Venezia, Padova, Lione, Oxford, Marburgo, Wittenberg, Tubinga, Helmstedt, Francoforte. L’esemplarità di queste cartine è in parte legata al fatto che consentono di precisare due figure diverse di esiliato: il nomade e il sedentario. Alcune forme di eterodossia radicale comportarono un nomadismo costante, entrando in contrasto non soltanto con i dogmi cattolici, ma con ogni altra forma di istituzione ecclesiastica. Così, l’ampiezza geografica del percorso di Bruno è legata alle scomuniche promulgate contro di lui – una dopo l’altra – dalle tre principali confessioni cristiane dell’Europa occidentale (nel 1576 dai suoi superiori domenicani a Napoli, nel 1579 dal concistoro calvinista di Ginevra, dieci anni più tardi dal sovrintendente della Chiesa luterana di Helmstedt); è legata, inoltre, agli strascichi lasciati dalle violente polemiche dottrinarie che Bruno ingaggiò nei luoghi in cui godeva di alte protezioni (ad esempio, fu costretto ad abbandonare Parigi nel 1586 nonostante le sue strette relazioni con l’ambiente dei politiques). Neppure Vanini, nel 1612, beneficiò dello spirito di tolleranza che aveva confidato di trovare presso i suoi ospiti londinesi; e in seguito egli sovrastimò il potere dei suoi protettori a Parigi, che pure dovette lasciare dopo la condanna da parte della Sorbona del suo De admirandis naturae arcanis nell’autunno 1616, proprio quando in Francia si riaccendevano l’ultramontanismo religioso e l’odio politico per gli italiani. Nel caso di entrambi questi eretici conclamati, solo la morte sul rogo mise fine alla loro perpetua erranza europea (anche se, a differenza di Bruno, fu un tribunale civile a condannare Vanini al supplizio dopo averlo riconosciuto colpevole di ateismo). 270 L’età di Roma Giordano Bruno (1548-1600) Nola 1548 Napoli 1562 Roma febbraio 1576 Genova, Noli 1576 - inizio 1577 Savona, Torino, Venezia, Padova, Bergamo, Milano 1577 Chambéry 1578 Ginevra 1578-79 Lione settembre - ottobre 1579 Tolosa fine 1579 - estate 1581 Parigi 1581 - primavera 1583 Londra aprile 1583 Oxford estate 1583 Parigi ottobre 1585 Magonza giugno 1586 Wiesbaden 1586 Marburgo 25 luglio 1586 Wittenberg estate 1586 - marzo 1588 Praga primavera - autunno 1588 Helmstedt autunno 1588 - aprile 1590 Francoforte giugno 1590 - febbraio 1591 Zurigo 1591 Francoforte 1591 Venezia agosto 1591 Padova fine 1591 - inizio 1592 Venezia inizio 1592 - 19 febbraio 1593 Roma 27 febbraio 1593 - 17 febbraio 1600 Oxford Helmstedt Londra Wittenberg Marburgo Francoforte Wiesbaden Magonza Parigi Praga Zurigo Ginevra Bergamo Lione Milano Chambéry Torino Noli Padova Venezia Genova Savona Tolosa Roma Nola Napoli Figura 1. Gli itinerari di Giordano Bruno (1548-1600). In scuro le aree protestanti attorno all’anno 1600. Invece, il protestantesimo eclettico di Alberico Gentili, segnato da posizioni moderate e tolleranti, gli consentì di risiedere stabilmente nello spazio confessionale anglicano durante i regni di Elisabetta e di Giacomo I; consacrata da una cattedra di regius professor di diritto civile all’Università di Oxford, tutta la sua carriera fu dedicata ad affilare le armi giuridiche e politiche necessarie alla corona inglese per contrastare le pretese della sfera religiosa nella giurisdizione temporale. Quanto a Campanella, il quale rivendicò sempre una per- fetta ortodossia dogmatica, l’ubicazione esclusivamente parigina del suo esilio non rappresentò solo la reazione speculare all’immobilità forzata che aveva segnato i ventisette anni da lui trascorsi nelle carceri napoletane (1599-1626): il domenicano si installò nella Francia di Luigi XIII perché vi trovò ammiratori e solidi protettori. Egli non aveva dunque ragione alcuna di lasciare Parigi e proseguire altrove il suo cammino d’esilio, che lo aveva condotto, grazie a quello che gli parve un «fato prodigioso», nella «patria della libertà» di cui fu il can- Gli esuli italiani in Europa 271 Alberico Gentili (1552-1608) San Ginesio Perugia Ascoli San Ginesio Lubiana Tubinga Heidelberg, Neustadt Colonia, Anversa Londra Wittenberg Oxford, Londra 1552 1569-72 1573-75 novembre 1575-79 1579 fine 1579 maggio 1580 giugno 1580 agosto 1580 - primavera 1586 autunno 1586 1587 - 19 giugno 1608 Oxford Londra Colonia Wittenberg Anversa Heidelberg Tubinga Neustadt Lubiana Perugia San Ginesio Ascoli Figura 2. Gli itinerari di Alberico Gentili (1552-1608). In scuro le aree protestanti attorno all’anno 1600. tore, tanto più che aveva investito quella monarchia della missione universale e imperiale che stava al cuore del suo profetismo politico e religioso. Alla mitizzazione eroica che la storiografia ha spesso proposto dei tragitti di questi “liberi pensatori” d’eccezione, va dunque opposta la natura tutta diplomatica delle loro tribolazioni. Bruno fu ospite a Londra dell’ambasciatore di Francia Michel de Castelnau (1583-85) e, probabilmente, partecipò alle trattative tra i politiques francesi e inglesi nel quadro di un progetto di distensione politico-religiosa su scala europea. La scelta dell’Inghilterra di Vanini si spiega anzitutto con l’alleanza tra i nemici veneziani di Roma e l’ambasciatore inglese Dudley Carleton, e in seguito con l’ostilità virulenta del re Giacomo I nei confronti del papato, che spinse il sovrano ad accogliere a braccia aperte i transfughi di origine cattolica. E Vanini lasciò un’Inghilterra divenutagli presto insopportabile approfittando della rivincita che le diplomazie romana e spagnola vollero prendersi sugli inglesi nel 1614, riammettendo 272 L’età di Roma Giulio Cesare Vanini (1585-1619) Taurisano 1585 Napoli 1600 Boemia, Strasburgo, Francoforte 1606-1608? Padova e Venezia 1608? Raggiunge l’Inghilterra via Bologna, Venezia, Milano, Chiavenna, Grigioni, Berna, valle del Reno, Strasburgo, Amsterdam, Anversa, Flessinga 1608-12 Londra giugno 1612 Oxford dicembre 1613 Cambridge gennaio 1614 Bruxelles (via Anversa) primavera 1614 Parigi giugno-ottobre 1614 Genova fine 1614 - inizio 1615 Lione 1615 Parigi agosto 1615 - autunno 1616 Tolosa novembre 1617? - 9 febbraio 1619 Cambridge Oxford Amsterdam Flessinga Londra Anversa Praga Bruxelles Francoforte Parigi Strasburgo grigioni Berna Lione Chiavenna Milano Padova Venezia Bologna Genova Tolosa Napoli Taurisano Figura 3. Gli itinerari di Giulio Cesare Vanini (1585-1619). In scuro le aree protestanti attorno all’anno 1600. nel gregge cattolico una pecorella smarrita. Dal canto loro, agli inglesi non dispiacque che Vanini fuggisse dal loro territorio come un ladro: poterono così evitare di comminargli la pena della deportazione prevista per gli apostati dall’anglicanesimo, condanna che sarebbe stata imbarazzante in un momento di riavvicinamento fra Inghilterra e Spagna. Quanto alla fuga di Campanella – che lasciò Roma travestito da frate dei minimi la notte del 21 ottobre 1634, e si imbarcò a Livorno per Marsiglia –, essa costituì un caso sin- golare. Organizzata dall’ambasciatore francese François de Noailles, la fuga di Campanella fu forse incoraggiata dallo stesso papa Urbano VIII. A lungo perseguitato dal Sant’Uffizio, che pretendeva di disputare agli spagnoli il privilegio della sua incarcerazione, il filosofo raggiunse il paese che gli garantì libertà di pensiero e azione con il tacito assenso del sovrano pontefice, in un momento di riavvicinamento strategico della Santa Sede alla Francia. In fondo, Campanella si era sempre presentato come il migliore interprete – per quanto incompreso – Gli esuli italiani in Europa 273 Tommaso Campanella (1568-1639) Stilo Stignano San Giorgio Morgeto Nicastro Cosenza Altomonte Napoli Napoli Roma Firenze Bologna Padova, Venezia Padova Roma Napoli Stilo Castelvetere Napoli Roma Fugge in Francia, salpando da Livorno Marsiglia Aix-en-Provence Lione Parigi 5 settembre 1568 1581 1583 1586 1588 fine 1588 1589 maggio-agosto 1592 settembre 1592 ottobre 1592 ottobre 1592 inizio 1593 1594 ottobre 1594-97 1598 agosto 1598 settembre 1599 novembre 1599 - 23 maggio 1626 giugno 1626 - gennaio 1629 ottobre 1634 28 ottobre 1634 1° novembre 1634 15 novembre 1634 1° dicembre 1634 - 21 maggio 1639 Parigi Lione Padova Aix-en-Provence Marsiglia Venezia Bologna Firenze Livorno Roma Castelvetere Napoli Altomonte Cosenza Nicastro Stilo Stignano San Giorgio Morgeto Figura 4. Gli itinerari di Tommaso Campanella (1568-1639). In scuro le aree protestanti attorno all’anno 1600. degli interessi di Roma; lasciandolo fuggire allorché si prospettava una nuova prigionia napoletana, il papa correva il rischio di urtare gli interessi spagnoli. Tutti questi percorsi giocarono un ruolo decisivo nella maturazione delle opere e delle idee dei fuoriusciti. La lotta accanita di Giordano Bruno contro la pedanteria universitaria, in favore di una riforma dell’intero ordine del sapere, venne stimolata dalle aspre dispute che lo opposero ai professori di Oxford. E fu durante i due anni inglesi, 1584-85, che il No- lano diede corpo ai suoi capolavori, i dialoghi filosofici italiani: in particolare La cena de le ceneri, Spaccio de la bestia trionfante e De gl’Heroici furori. Così pure, se Alberico Gentili diventò uno dei fondatori del diritto internazionale moderno, ciò accadde principalmente grazie al suo esilio inglese. Eminente rappresentante della tradizione romanistica in un ordinamento giuridico dominato dalla common law, e in un’epoca in cui la rottura anglicana aveva escluso il diritto canonico – che per tradizione regolava le questioni diplomatiche e in- 274 L’età di Roma ternazionali – dal novero delle discipline accademiche formalmente riconosciute, Gentili finì per ricoprire oltre Manica una posizione atipica: quella di un giurista in grado di occuparsi delle questioni più scottanti che la monarchia inglese dovette affrontare per almeno un quarto di secolo (guerra con la Spagna, offensiva spagnola contro le Province Unite, colonizzazione delle nuove terre, ecc.). Diverso, certamente, il caso di Tommaso Campanella. Non fu perché questi si stabilì in Francia che, alla fine della sua vita, egli diventò un sostenitore dell’egemonia francese sullo scacchiere europeo: semmai potrebbe essere vero il contrario. Tuttavia, proprio la libertà di cui Campanella godette a Parigi gli permise di varare un programma sistematico di edizione delle sue opere maggiori. L’impegno del domenicano in favore dell’entrata della Francia nella guerra dei Trent’anni illustra la sua proposta di definizione degli equilibri politici della nuova Europa, quella del «secolo di Luigi XIV», segnata dal declino della Spagna. romain descendre v. spampanato, Vita di Giordano Bruno con documenti editi ed inediti, Principato, Messina 1921 (ristampa anastatica Gela, Roma 1988); g. aquilecchia, «Bruno, Giordano», in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. XIV, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1972, pp. 654-65; l. firpo, Campanella, Tommaso, ibid., vol. 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