Collana del laboratorio di Cartografia e toponomastiCa storiCa
Dipartimento di Scienze Politiche Sociali e della Comunicazione
dell’Università degli Studi di Salerno
Università degli stUdi di salerno
Dipartimento di Scienze Politiche Sociali e della Comunicazione
STUDI del LA.CAR.TOPON.ST.
(Numero speciale)
Scritti dedicati
a Vincenzo Aversano
a cura di Silvia Siniscalchi
Vol. I
Università degli Studi di Salerno
© 2014
© 2014-Edizioni Gutenberg
ISBN 978-88-7554-072-2
84084 Fisciano (Sa) - Via Giovanni Paolo II, 33
Tel. e Fax 089.891385
tip.gutenberg@tiscali.it - www.gutenbergedizioni.it
I edizione: dicembre 2014
Vincenzo Aversano in una recente immagine fotografica (foto Studio Cerzosimo, Salerno)
Comitato Scientifico
franCesCo barra
Università degli Studi di Salerno
gianfranCo battisti
Università degli Studi di Trieste
giovanni branCaCCio
Università degli Studi di Chieti-Pescara “Gabriele d’Annunzio”
niColino Castiello
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
ClaUdio Cerreti
Università degli Studi “Roma Tre”
Carmelo formiCa
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
ernesto mazzetti
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
alberto melelli
Università degli Studi di Perugia
leonardo rombai
Università degli Studi di Firenze
lUisa rossi
Università degli Studi di Parma
lUigino rossi
Università degli Studi di Salerno
giUseppe sCanU
Università degli Studi di Sassari
Edoardo Boria*
RAPPRESENTARE IL CONFINE: LE INADEGUATEZZE
DELLA CARTA GEOGRAFICA
Poiché il concetto di frontiera evoca allo stesso tempo sia una dimensione materiale che simbolica, il confine non può essere valutato solo in
quanto artificio istituzionale ma anche come costruzione sociale che vive
e si alimenta attraverso prodotti culturali. Tra questi vi sono le carte geografiche.
Nelle carte a piccola scala i confini di Stato occupano un posto di
grande rilievo: i marcati segni continui che li rappresentano, ben evidenti
all’osservatore della carta, definiscono il contenitore all’interno del quale si esprime in termini esclusivi il potere dello Stato. Un’impostazione
evidentemente statocentrica, come rileva il fatto che il riguardo di cui i
confini hanno goduto nelle carte è cresciuto progressivamente in parallelo all’affermazione degli Stati moderni: ancora nel Cinquecento, infatti, i
confini erano riportati sulle carte in modo approssimativo e solo dal Settecento le carte vennero accluse ai trattati diplomatici. Ciò si deve anche
al fatto che il confine inizialmente non è un elemento lineare: nelle regioni scarsamente popolate e dalle aspre condizioni geografiche, il confine è
semplicemente una ‘terra di nessuno’, una frontiera sottratta al controllo
di qualsivoglia potere politico. Solo successivamente, quando si affermerà
il concetto di confine lineare e ogni Stato sarà in grado di esercitare pienamente la propria sovranità fino al punto in cui inizierà la sovranità di un
altro Stato, allora si osserva nelle carte una chiara attenzione a riportare
con precisione i confini. Da quel momento, lo spazio politico che le carte intenderanno rappresentare sarà proprio quello individuato dai confini,
cioè lo spazio incentrato attorno alla figura del soggetto statale.
Oggi, però, risulta sempre più chiara alla scala sovrastatale la distinzione di uno spazio politico su due livelli: quello internazionale e quello
transnazionale. Il primo rimane imperniato sugli Stati e fa riferimento alle
relazioni che questi intrattengono sulla base della sovranità esercitata su un
*
Dipartimento di Scienze Politiche, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
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STUDI del LA.CAR.TOPON.ST.
territorio definito. Il secondo è quello delle relazioni economiche, finanziarie, religiose, culturali che travalicano spontaneamente i confini statali e si
manifestano su uno spazio solo debolmente riferito agli Stati. è chiaro che
queste due dimensioni spaziali sviluppano logiche diverse e opposte: una
giustapposizione di territori sovrani per lo spazio internazionale, che vede
nel confine l’oggetto geografico più significativo; una struttura a rete per lo
spazio transnazionale. Lo studio delle relazioni internazionali fa riferimento a entrambe queste due dimensioni spaziali, ma la loro rappresentazione
cartografica ha visto la prevalenza dello spazio internazionale su quello
transnazionale. Oggi, il relativo indebolimento del primo a favore del secondo richiede uno sforzo di riflessione sulle modalità di rappresentazione
dello spazio transnazionale e della sua natura.
Invece, la perpetuazione di schemi obsoleti ha finito per enfatizzare sulle carte i segni riferiti ai confini deproblematizzandone allo stesso tempo il
significato, reso un dato naturale a scapito della sua artificialità, con l’effetto di esaltare il tema della sovranità e del controllo del territorio. Permane dunque un’accentuata attenzione verso la dimensione fissa e immobile
del confine, mentre risulta totalmente trascurato quello spazio fluido di
mobilità in perenne evoluzione che è la frontiera.
Occorre poi rilevare che la semplificazione della realtà politica operata
dalle carte a piccola scala attraverso l’esaltazione del segno indicante i
confini non è neutrale rispetto alla nostra comprensione del sistema delle relazioni internazionali: esse spingono a considerare tale sistema come
intrinsecamente dotato di un ordine razionale, perfettamente inserito nella visione di un disciplinato mondo ideale. La carta politica del mondo,
da noi acquisita cognitivamente fin dall’infanzia, composta da tanti Stati
ognuno di un colore diverso separato dagli altri da confini ben marcati,
fornisce una precisa visione del quadro politico internazionale: quella di
un mondo ordinato, regolare e uniforme, nel quale i protagonisti della vita
politica sono gli Stati e i confini assumono un’importanza fondamentale inducendoci a guardare al mondo come composto da aree omogenee
all’interno e distinte tra loro, annullando le gradazioni di diversità e i territori ‘grigi’. La visione di uno spazio unificato e standardizzato che ricorda
l’ideale wilsoniano di un mondo isotropico i cui soggetti politici dominanti
(e pressoché esclusivi!) sono gli Stati e che, guardando ancora più indietro,
è stata funzionale in epoca moderna al concepimento dei piani espansionistici delle potenze europee (Ó’Tuathail, 1996).
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Sappiamo bene, invece, che i presupposti di questa visione sono contestabilissimi e il significato attribuito dalle carte ai confini è fuorviante:
l’uniformità tra Stati e interna agli Stati è palesemente falsa, visto che nella
realtà le sperequazioni economiche e sociali sono fortissime in seno agli
Stati stessi e diventano strabilianti nel confronto tra i diversi Stati; il peso
politico degli Stati sulla scena internazionale è fortemente differenziato;
addirittura alcuni Stati, così diligentemente riportati sulla carta, sono in
realtà contenitori vuoti in quanto frantumati al loro interno da poteri concorrenti e alternativi (si pensi alla fragilità dello Stato in molte regioni
africane).
La raffigurazione del confine sulle carte rimanda invece all’idea di un
blocco territoriale compatto, in cui l’autorità centrale esercita un controllo
esteso all’intera area e del medesimo grado per ogni singolo luogo. Ma
questo non è il caso nei paesi politicamente instabili (così frequenti oggi in
alcune aree del pianeta): man mano che ci si allontana dal centro il controllo del territorio tende a scemare, e presso i confini può divenire addirittura
nullo, pur in paesi formalmente sovrani e pienamente riconosciuti dalla
comunità internazionale. Dunque, le carte tradizionali, con i loro confini
certi e stabili, sono più una proiezione idealizzata di un’autorità statale che
una descrizione dell’effettivo esercizio del potere sul territorio.
Inoltre, se nella sua formulazione teorica il concetto di autorità appare
ovvio, è evidente che nella realtà il suo esercizio assume una molteplicità
di forme. Solo per fare alcuni esempi: l’Antartide e i grandi spazi oceanici prevedono una corresponsabilità degli Stati nel loro uso, ma la logica
cartografica non ne prevede la rappresentazione; o ancora: nelle aree regionali ad avanzato processo di coesione le regioni transfrontaliere vivono
dinamiche cooperative di sviluppo e gestione del territorio che superano
la tradizionale organizzazione gerarchica di governo del territorio. Ancora
una volta le carte tradizionali si mostrano più attente a descrivere una condizione teorica e astratta piuttosto che le forme e manifestazioni reali con
le quali l’autorità effettivamente si manifesta.
In questa visione del mondo per spazi discreti, l’impostazione rigida e
lineare del confine svolge una fondamentale funzione nel processo di costruzione delle identità nazionali, contribuendo a radicalizzare le identità
e le differenze, concause decisive della costante conflittualità del mondo
moderno. Lo spazio politico definito dal confine lineare è infatti uno spazio omogeneo all’interno di ogni singolo Stato (l’autorità, la giurisdizione,
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STUDI del LA.CAR.TOPON.ST.
la lingua sono i medesimi per tutti i cittadini) ma differenziato all’esterno
di esso. Il confine è proprio l’elemento discriminante che segna il passaggio da un sistema statale a un altro, e dunque riveste un ruolo fondamentale
nella descrizione dello spazio politico. Se ne deduce che l’idea che si dà
del confine nelle carte è di tipo repulsivo, non attrattivo; esso è fondamentalmente un elemento di difesa, fortemente militarizzato e presidiato, non
un luogo favorevole a intrattenere relazioni politiche e scambi economici potenzialmente utili a entrambi i paesi. Linea di frattura, non linea di
sutura come invece il confine si va trasformando in alcuni casi. Rileva
facilmente Michel Foucher che «l’ouverture concertée des frontières, dans
l’Europe contemporaine… invite à passer d’une identité close et défensive
à une identité ouverte» (Foucher, 2007, p.24).
Il significato e la percezione delle frontiere sono oggi profondamente
diverse rispetto al passato, ma a ciò non è corrisposto un loro adeguamento
sulle carte geografiche. I confini continuano infatti a essere rappresentati
da linee continue secondo una concezione rigida che spesso non corrisponde alla realtà, non solo per l’ovvia constatazione della presenza di confini
contestati, ma anche perché alcuni confini al giorno d’oggi hanno perso
gran parte della loro funzione di elemento di separazione tra comunità (ad
esempio quelli interni all’Unione Europea). L’abitudine di riportare tutti i
confini politici utilizzando lo stesso segno (la linea continua) privilegia un
criterio formale (l’istituzionalizzazione di una divisione amministrativa) a
uno sostanziale (la reale permeabilità di quel confine). In pratica, si cade
nella generalizzazione di usare la medesima simbologia (il confine lineare)
per rappresentare cose diverse (confini classici e confini defunzionalizzati), equiparando situazioni molto differenti tra loro, come se quelli di
confine e frontiera fossero concetti stabili nel tempo e universali nella loro
diffusione.
Le difficoltà che la carta trova nel rendere la complessità di significati
che le frontiere vanno assumendo al giorno d’oggi, e in generale la difficoltà di descrivere la dimensione politica del mondo, risiedono essenzialmente nel fatto che essa discende dal modello della carta topografica di
matrice geometrico-euclidea, impostosi come l’unico modello scientificamente legittimo a partire dal XVI secolo. Quel modello cartografico impone che i soggetti rappresentati possiedano una loro spazialità e che tale
spazialità sia conforme a quella statuale, cioè individuabile in un territorio
continuo e dai confini certi, mentre nella realtà la continuità territoriale va
Sezione ii - Geocartografia, Geografia storica, Storia della Geografia e Letteratura di viaggio 411
perdendo peso come elemento distintivo dei corpi politici e contestualmente si vanno affermando gerarchie fluide di competenze e prerogative.
La crisi dello Stato westfaliano, sancita dalla messa in discussione del
principio che lo Stato esercita una sovranità esclusiva ed uniforme all’interno di limiti territoriali definiti, mette in crisi le modalità tradizionali di
rappresentazione cartografica. In questo quadro, anche il modo di rappresentare le realtà di frontiera appare inadeguato. Guardando indietro alla
storia della cartografia, non si rilevano molti tentativi di rinnovare la pratica cartografica riguardante i confini, dominati dalla concezione rigida
degli stessi. Tuttavia, vanno almeno ricordati tre esperimenti ‘eretici’ in
proposito, di breve durata ma indicativi delle possibilità di sviluppare soluzioni alternative nella rappresentazione delle frontiere. Il primo scaturì
dal pensiero anarchico, che con la sua avversione per le frontiere nel nome
di una libertà universale tenderà a postularne la cancellazione sulle carte;
si vedano in proposito le carte tendenzialmente prive di confini nell’opera
più nota di élisée Reclus, la Nouvelle Géographie Universelle, dove si
legge tra l’altro: «Le divisioni politiche sono del tutto in contrasto con i
limiti naturali che avrebbero potuto essere stabiliti per scelta spontanea dei
popoli» (Eva, 2005, p.280).
La seconda esperienza storica con ricadute cartografiche originali in
tema di confini si è avuta con le carte aeree diffuse da molti autori (Schulten, 1998, pp.174-188; Cosgrove, Della Dora, 2005, pp. 373-390) tra cui
il più noto è Richard Edes Harrison, che opportunamente definiva questo
genere di carte “unorthodox maps” (1944). Si tratta di quelle particolari
vedute prospettiche che danno una visione dall’alto di una porzione di
territorio generalmente vasta. Visualizzando la superficie terrestre come
uno spazio chiuso ed evitando di preferenza di riportare i confini, queste
carte alterano radicalmente l’attitudine a vedere le aree geografiche come
separate e al contrario ne valorizzano il senso di interdipendenza (Fig.1).
Infine, una terza stagione di produzione cartografica innovativa in tema
di frontiera si deve alle teorie organicistiche dello Stato introdotte da Friedrich Ratzel che, interessate ad analizzare le realtà politiche nel loro intrinseco dinamismo, concepivano la frontiera come un temporaneo punto
di equilibrio del rapporto di forza tra due Stati. Queste teorie forniranno
l’ispirazione per l’innovativa produzione di cartografia geopolitica degli
anni ’20 e ’30 del Novecento (Boria, 2008; Herb, 1997). Al riguardo, va
segnalata come promettente novità in campo cartografico oggi la diffusio-
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STUDI del LA.CAR.TOPON.ST.
ne di una particolare tipologia di carte concepite e prodotte esplicitamente
per descrivere e fornire chiavi interpretative a fenomeni di natura politica.
Tale produzione è ricca soprattutto in Francia e Italia, dove assume proprio
la denominazione di “cartografia geopolitica” e, pur non essendovi direttamente riconducibile, rilancia l’omonima produzione di qualche decennio
fa. Il potenziale innovativo di tale produzione riguarda anche la rappresentazione delle realtà di frontiera, che si giova della ricchezza di simboli e
soluzioni grafiche connessi al valore sociale dei luoghi e ai dati di flusso
(Fig. 2).
Oggi che la riflessione critica di stampo postmoderno rivolta alla cartografia tradizionale ne ha già ampiamente messo a nudo i limiti demolendone i fondamenti teorici (Harley, 1989; Dodge, Perkins, Kitchin, 2009;
Farinelli, 2009; Pickles, 2004), si vanno solidificando le fondamenta per
un ripensamento complessivo dello statuto epistemologico della carta. Sul
piano teorico queste impostazioni poggiano, più o meno direttamente, sulle stesse basi sulle quali si è sviluppata la critica alla modernità: Heidegger
sosteneva che la trasformazione del mondo presupponeva un cambiamento nella sua rappresentazione (Neske, Kettering, 1988). Oggi gli fa eco
Salman Rushdie: «quello di ridescrivere il mondo è il primo passo necessario a trasformarlo» (Rushdie, 1991).
Non c’è dubbio che tra gli impegni nell’agenda della ‘nuova cartografia’ dovrà figurare un profondo ripensamento del concetto della frontiera,
che sappia valorizzare il concetto di spazio reticolare al posto dello spazio
areale, in quanto l’elemento costitutivo della globalizzazione è la mobilità.
Si deve cioè tentare di rappresentare il senso topologico del mondo, che
oggi è diventato preminente, e dunque liberarsi dal vincolo di uno spazio
geometrico continuo valorizzando le relazioni tra gli elementi vivi di questo spazio.
Sezione ii - Geocartografia, Geografia storica, Storia della Geografia e Letteratura di viaggio 413
BIBLIOGRAFIA
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COSGROVE D., DELLA DORA V., “Mapping Global War: Los Angeles, the Pacific, and Charles Owens’s Pictorial Cartography”, Annals of the
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FOUCHER M., L’obsession des frontières, Paris, Perrin, 2007.
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1918-1945, London, Routledge, 1997.
NESKE G., KETTERING E. (a cura di), Antwort: Martin Heidegger im
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Ó’TUATHAIL G., Critical Geopolitics: the Politics of Writing Global
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RUSHDIE S., Imaginary Homelands, London, Granta-Penguin, 1991
(trad. it. Patrie immaginarie, Milano, Mondadori, 1991, p.18)
SCHULTEN S., “Richard Edes Harrison and the Challenge to American Cartography”, in Imago Mundi, 50, 1998, pp.174-188.
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STUDI del LA.CAR.TOPON.ST.
Riassunto
Strumento primario di rappresentazione del territorio è la carta geografica. Nonostante
l’apparente neutralità garantita dal formalismo tecnico, proprio tale rigida codificazione
testimonia la natura della carta di prodotto culturale storicizzato. Erede di una tradizione
profondamente radicata nella modernità, e in particolare nelle categorie fondamentali
dello Stato per gli aspetti più esplicitamente politici, la carta geografica adotta per la rappresentazione dei confini la soluzione lineare, in coerenza con la concezione parimenti
lineare del confine statuale.
Tale scelta occulta la complessità delle reali dinamiche confinarie nel nostro mondo
globalizzato, per non parlare del concetto di frontiera che i border studies invitano oggi a
privilegiare ma che le carte sacrificano largamente.
Questo articolo porta all’attenzione alcuni esperimenti di rappresentazione del territorio del passato e del presente estranei alla tradizione ufficiale evidenziandone la portata
innovativa e le potenzialità ancora tutte da esplorare.
Abstract
The map is a primary tool of territorial representation. Despite the apparent neutrality
guaranteed by the technical formalism, this strict codification really testifies the nature of the
map as a cultural historical product. Inheriting a tradition deeply rooted in modernity, and in
particular in the key categories of the state for the most explicitly political aspects, the map
takes the linear solution to represent the boundaries, in line with the equally linear conception
of the borders of the state. This option hides the complexity of the real border dynamics in
our globalized world, not to mention the concept of frontier that “border studies” invite today
to privilege, but which the maps widely sacrifice. This article brings to attention some experiments of territorial representation of the past and present, foreign to the official tradition,
highlighting their innovative capacity and their potential yet to be explored.
Résumé
La carte est un outil essentiel de la représentation territoriale. Malgré l’apparente neutralité garantie par le formalisme technique, cette codification stricte vraiment témoigne
la nature de la carte comme un produit historique culturel. Héritière d’une tradition profondément ancrée dans la modernité, et en particulier dans les catégories clés de l’état pour
les aspects les plus explicitement politiques, la carte utilise la solution linéaire pour représenter les limites, en ligne avec la conception tout aussi linéaire des frontières de l’Etat.
Cette option masque la complexité de la dynamique réelle des frontières dans notre monde
globalisé et contredit le concept de frontière que les border studies invitent aujourd’hui à
privilégier, mais que les cartes largement sacrifient. Cet article apporte à l’attention des
expériences de représentation territoriale du passé et du présent, au dehors de la tradition
officielle, mettant en évidence leur capacité d’innovation et leur potentiel encore à explorer.
Sezione ii - Geocartografia, Geografia storica, Storia della Geografia e Letteratura di viaggio 415
Fig. 1. R.E. Harrison, Europe from the Northwest.
Fonte: Look at the World. The Fortune Atlas for World Strategy, New York, Alfred A.
Knopf, 1944, pp. 26-27 (già pubblicata in Atlas for the U.S. Citizen, Fortune, 1940).
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STUDI del LA.CAR.TOPON.ST.
Fig. 2. L. Canali, Verso la Grande Gerusalemme.
Fonte: Limes. Rivista Italiana di Geopolitica, 3, 2005, p. 61 (successivamente ripubblicata nel volume 1/2009 e ancora nel Quaderno Speciale 2010 dal titolo La battaglia per
Gerusalemme).
INDICE DEL PRIMO VOLUME
Presentazione .......................................................................................................pag. 17
Introduzione ...........................................................................................................»
di Silvia Siniscalchi
27
Frammenti del passato. Appendice documentaria..................................................»
101
sezione i
declinAzioni toponomAstiche e linguistiche
Fabio Astone ..........................................................................................................»
Dalla lingua etrusca l’origine del toponimo Cilento?
131
Antonio Capano .....................................................................................................»
Trentinara: toponomastica e conoscenza geografica nelle fonti
storiche e documentarie dall’antichità al XIX secolo
155
Aldo Cinque ...........................................................................................................»
Cos’erano le veterine? Analisi di un oscuro vocabolo del lessico
medievale amalfitano, con riflessi sulla micro-toponomastica locale
205
Gino De Vecchis, Cosimo Palagiano
La lettura del paesaggio italiano attraverso gli studi di Toponomastica ..............»
223
Maria Teresa Greco .................................................................................................»
Antiche testimonianze nei toponimi storici di Picerno e Tito (Pz).
I catasti onciari e la toponomastica a Picerno e Tito
243
Fortunato Lepore, Marco Piccardi ..........................................................................»
La toponomastica toscana di un atlante nautico ottomano.
Il Kitab-I Bahriye di Piri Reis (XVI-XVII secolo)
271
Mauro Maxia...........................................................................................................»
Antichi toscanismi nella toponimia sarda
293
Pasquale Natella ......................................................................................................»
Origine e sviluppo del termine aglianico
305
Philippe Pesteil........................................................................................................»
Etiologie du manque et ethnonymes communaux. Le Moriani en exemple de l’éris
317
Ciro Senofonte ........................................................................................................»
Il linguaggio della sociologia
343
Giuseppe Vitolo ......................................................................................................»
Corsica: the Italian language as a tongue of historical memory
365
sezione ii
geocArtogrAFiA, geogrAFiA storicA,
storiA dellA geogrAFiA e letterAturA di ViAggio
Gabriella Amiotti ...................................................................................................»
Tradizioni antiche sulle isole Baleari
387
Claudio Azzara .......................................................................................................»
Marcare il confine nell’Italia dei Longobardi
395
Edoardo Boria .........................................................................................................»
Rappresentare il confine: le inadeguatezze della carta geografica
407
Anna Rosa Candura, Orio De Paoli .......................................................................»
Energia rinnovabile ed uso del suolo: premesse per un’analisi cartografica
417
Vincenzo Maria Cestaro ..........................................................................................»
La palude e la malaria nella cartografia della piana del Sele
431
Simonetta Conti .....................................................................................................»
Il viaggio verso l’Oriente “meraviglioso” e l’opera di Giuseppe Rosaccio
453
Stefano d’Atri .........................................................................................................»
«La qualità della n[ost]ra vicinanza, et sito dove siamo collocati ci ha
astretti»: l’Impero Ottomano visto da Ragusa (Dubrovnik)
487
Laura Federzoni ......................................................................................................»
La mappa della palata. Gli anni bolognesi di Egnazio Danti
507
Elio Manzi ..............................................................................................................»
Il mondo è fatto a scale: grande o piccola?
529
Peris Persi ...............................................................................................................»
Il viaggio, tra studio e riflessione, nella pratica del geografo
539
Emilia Sarno ...........................................................................................................»
La “fluttuazione” storica dei confini geo-politici della Turchia
551
sezione iii
geogrAFiA urbAnA, dinAmiche regionAli e globAli
trA presente e pAssAto
Giuseppe D’Angelo ...............................................................................................»
I limiti geografici dello sviluppo urbano di Salerno al di qua dell’Irno
569
Mario Fumagalli .....................................................................................................»
La Cina nel mondo globalizzato
587
Fernando La Greca .................................................................................................»
Cilento antico: conoscenze storiche, risorse e sviluppo economico odierno
601
Emilia Sarno ...........................................................................................................»
I processi urbani nel Mezzogiorno e il Decennio Francese:
il caso di Avellino
623
Maurizio Scaini ......................................................................................................»
Il neo-kemalismo di fronte alla modernità.
Democrazia, laicità, e islamismo in Turchia
645
Silvia Siniscalchi ....................................................................................................»
Comunità, paesaggio e attività nel territorio di Fisciano
attraverso la cartografia storica e contemporanea (secc. XV-XXI)
657
INDICE DEL SECONDO VOLUME
sezione iV
geogrAFiA dell’Ambiente trA ricercA e didAtticA
Federica Letizia Cavallo .........................................................................................»
Gli stagni di Sardegna al crocevia tra ambiente e cultura
9
Filippo Russo, Michele Sisto ..................................................................................»
Il dissesto dei paesaggi “interni” dell’Appennino Campano
come paradigma della crisi epocale della ruralità
25
Paolo Magliulo, Filippo Russo, Alessio Valente .....................................................»
Variazioni morfologiche recenti dell’alveo del fiume Calore
nei dintorni di Benevento
35
Michele Stoppa .......................................................................................................»
La didattica ambientale: problemi e prospettive
47
Alfonso Tortora .......................................................................................................»
Il Vesuvio in una prospettiva storica.
Ancora sull’eruzione vesuviana del 1631
65
sezione V
geogrAFiA del territorio e del turismo
Piero Innocenti ........................................................................................................»
Outgoing tourism and tourist-generating regions some
methodological considerations
79
Anna Maria Pioletti .................................................................................................»
La Via Francigena in Valle d’Aosta: un itinerario culturale
per lo sviluppo locale
105
Fabio Fatichenti ......................................................................................................»
Per una “via dei mulini” sul Tevere a Perugia
125
Teresa Amodio ........................................................................................................»
Capitale umano e performance economiche nelle aziende agricole italiane
145
Astrid Pellicano.......................................................................................................»
La provincia di Caserta tra opportunità mancate e nuove prospettive di
sviluppo turistico
169
Raffaela Gabriella Rizzo .........................................................................................»
I beni religiosi minori per lo special interest tourism.
Le colonnette votive dei cimbri nella regione culturale della Lessinia
195
sezione Vi
prospettiVe geogrAFiche multidisciplinAri
Vincenzo Esposito ...................................................................................................»
La canzone d’autore come performance culturale
223
Giuseppe Rescigno..................................................................................................»
Conservatori e istituti corporativi musicali nella Napoli moderna
237
Renato Trombelli ....................................................................................................»
Lo spazio ed il ruolo della Geografia nel sistema filosofico di G.W.F. Hegel
255
Ida Cutolo ...............................................................................................................»
Identità religione e folklore in Campania:
la festa della Madonna delle Galline nel comune di Pagani (Sa)
269
sezione Vii
contributi liberi
Claudio Gambino ....................................................................................................»
Dinamiche geopolitiche e flussi migratori nel contesto mediterraneo
291
Iosè Carluccio Gambino .........................................................................................»
La Greenway delle emozioni
327
Stampato presso la Gutenberg Edizioni
Via Giovanni Paolo II, 33 - 84084 Fisciano (Sa)
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