STORIA E CULTURA MILITARE
Senza alcuna pietà
Quando fiction e realtà condividono lo stesso «padre»
Claudio Rizza
Corto circuito
Nel maggio del 1940, poco prima che le armate del
Terzo Reich dessero il via all’offensiva sul versante
occidentale dell’Europa continentale, «si verificò la
versione crittografica di un disastro» (1). L’Esercito
e l’Aeronautica tedeschi modificarono infatti la mo-
Ufficiale superiore di vascello in servizio, ha ricoperto, tra gli altri, l’incarico di responsabile degli Archivi dell’Ufficio Storico
della Marina e collabora, oltre che con la Rivista Marittima, anche con i periodici Storia Militare e Gnosis. È inoltre membro del
Comitato Editoriale del Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare.
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Rivista Marittima Ottobre 2022
Ian Fleming al lavoro a uno dei suoi romanzi nella sua tenuta giamaicana chiamata «Goldeneye» (www.ianfleming.com).
cito polacco, riuscirono a sfruttare per riuscire a leggere, già dal 1933, il traffico radiotelegrafico tedesco
con un ritardo di pochissime ore. Nel luglio del 1939,
quando la Polonia era ormai in procinto di essere invasa delle armate tedesche, l’esperienza acquisita dai
crittografi polacchi fu trasferita, nel corso di una
drammatica riunione svoltasi a Varsavia, ai colleghi
francesi e britannici. Questi ultimi, in particolare, riuscirono a replicare, presso la loro sede segreta di
Bletchley Park, il metodo di decrittazione della
Enigma messo a punto dai polacchi e basato sulla sovrapposizione di speciali fogli perforati. Grazie a
quel metodo, i britannici riuscirono a leggere, a partire dall’aprile del 1940, i radiogrammi tedeschi entro
La residenza patronale di Bletchley park vista dal prospicente laghetto
artificiale (www.ianfleming.com).
dalità con cui la chiave o «indicatore» di messaggio,
diverso per ogni singolo radiogramma, veniva trasmesso dalla stazione originatrice a quella ricevente,
cifrandola, cioè, due volte di seguito all’inizio del
testo del dispaccio. Quella particolare modalità di trasmissione dell’indicatore di messaggio, per quelle
che erano le caratteristiche crittografiche della macchina Enigma, costituì il vulnus che i matematici (2)
del Biuro Szyfrow, l’ufficio di crittoanalisi dell’Eser-
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La macchina Enigma a tre rotori esposta presso il Museo della scienza e
della tecnologia «Leonardo da Vinci» di Milano (www.wikipedia.it).
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La «Baracca 8» come appare oggi, dopo l’accurato restauro effettuato nel
corso dell’allestimento del museo di Bletchley park (foto autore).
Elenco di chiavi crittografiche (impostazioni) mensili della macchina cifrante
Enigma a tre rotori esposto presso il museo di Bletchley Park (foto autore).
le 24 ore successive alla loro intercettazione. Ma quel
successo, come detto, si rivelò effimero.
Si dovette attendere l’agosto successivo, quando il
modello «avanzato» di «Bomba» (3), il calcolatore elettromeccanico ideato da Alan Turing e perfezionato da
Gordon Welchman, divenne operativo, affinché Bletchley Park riuscisse nuovamente a leggere il traffico radiotelegrafico della Luftwaffe e dell’Esercito tedesco.
Ma se nell’estate del 1940 i crittoanalisti della Hut (Baracca) 6 (4) erano riusciti a uscire dal blackout causato
dal cambio di modalità di trasmissione degli indicatori
di messaggio, lo stesso non poteva dirsi per i loro colleghi della Hut 8 (5). La
Kriegsmarine aveva infatti adottato accorgimenti e procedure
differenti dalle altre
Forze armate tedesche al
fine di rendere più sicura la propria versione
della macchina Enigma
(6). Oltre ad aver introdotto ulteriori tre rotori,
portando a un totale di
Il matematico britannico Alan Turing, otto quelli in dotazione a
ideatore dei calcolatori elettromeccanici ogni macchina cifrante
chiamati «Bombe» e capo dei crittografi
della «Baracca 8» di Bletchley Park fino (7), la Marina tedesca
al novembre del 1942 (www.storicang.it).
aveva abbandonato, fin
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L’ufficio di Alan Turing, così come è stato ricostruito all’interno della «Baracca
8» a Bletchley Park (foto autore).
La «Bomba» ideata da Alan Turing (www.wikipedia.it).
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Il peschereccio POLARES, alias SCHIFF 26, fotografato da bordo di una unità
britannica il 26 aprile del 1940. Si noti, in lontananza, l’imbarcazione con a
bordo la squadra di abbordaggio che effettuò la cattura dei documenti segreti
sul quel peschereccio armato tedesco (tratta da: H. Sebag-Montefiore,
Enigma. The battle for the code).
dal maggio del 1937, il sistema di cifratura degli indicatori di messaggio utilizzato dall’Esercito e dall’Aeronautica, adottando un metodo basato su trigrammi
scelti a caso da un apposito cifrario. I trigrammi così selezionati venivano dapprima trasformati in bigrammi,
quindi cifrati mediante apposite tabelle di sostituzione.
Tale articolato metodo di cifratura poneva rimedio a due
problematiche che avevano permesso di attaccare
Enigma: la scelta arbitraria degli indicatori di messaggio
da parte degli operatori e la loro cifratura con la stessa
macchina Enigma. Da quel momento, dunque, la
Enigma della Marina divenne molto più sicura rispetto
a quelle utilizzate dalle altre Forze armate tedesche,
tanto che, nel biennio 1937-39, lo stesso Biuro Szyfrow
non riuscì a decrittare che una manciata dei messaggi
trasmessi dalla Kriegsmarine (8).
Alla fine del 1939 Alan Turing, grazie alle informazioni fornite dai colleghi polacchi, era riuscito a intuire
come funzionasse il sistema degli «indicatori» usato
per la Enigma navale, ma senza poter disporre delle tabelle di sostituzione dei bigrammi, fu comunque impossibile per lui venirne a capo. Per ricostruire le
tabelle dei bigrammi era necessario decrittare una nutrita quantità di messaggi, ma la complessità del sistema in uso alla Marina tedesca impediva di
conseguire un tale risultato. Nell’aprile del 1940, si aprì
però un inaspettato spiraglio nelle «tenebre crittografi-
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che» che avvolgevano la Enigma della Kriegsmarine.
Il 26 di quel mese, infatti, un gruppo di cacciatorpediniere britannici impegnati in un’operazione in supporto
dell’Esercito britannico in Norvegia s’imbatte in quelli
che apparentemente sembravano innocui pescherecci
olandesi intenti in una battuta di pesca nel Mare del
Nord. Si trattava in realtà di pescherecci armati tedeschi che furono ben presto identificati e attaccati. Il
primo dei due fu affondato dal HMS Arrow e dal HMS
Birmingham (9), mentre il secondo, che aveva impresso sulla fiancata il nome Polares (10) fu abbordato
da una squadra inviata dal HMS Griffin. I britannici
riuscirono abilmente a recuperare un sacco di iuta
colmo di documenti segreti che l’equipaggio del trawler tedesco non era riuscito a far affondare. Il materiale catturato, tra cui i testi in chiaro e in cifra di
numerosi radiomessaggi, fu prontamente inviato a
Bletchley Park, rivelandosi di straordinaria importanza.
Grazie a esso, infatti, gli specialisti della Baracca 8 riuscirono a decrittare, entro il maggio successivo, il traffico radiotelegrafico della Kriegsmarine per il periodo
tra il 22 e il 27 aprile successivo. La disponibilità di
quei primi decrittati consentì ad Alan Turing di ricostruire parzialmente le tabelle di sostituzione dei bigrammi e, successivamente, mettere a punto una
tecnica, chiamata «Banburismus» (11), con la quale attaccare la Enigma navale tramite le «Bombe». Ma
anche quello spiraglio di luce durò poco. Il primo luglio
successivo, infatti, la Kriegsmarine fece entrare in vigore una nuova edizione delle tabelle di sostituzione
dei bigrammi, rendendo di fatto inutilizzabile la tecnica
del «Banburismus».
Nell’autunno del 1940 la Baracca 8 si trovava dunque nuovamente in un vicolo cieco. Ma anche la Intelligence
Division
dell’Ammiragliato
stava
fronteggiando una situazione critica. L’introduzione
della tattica del «branco di lupi» (12) da parte del Comando in capo dei sommergibili della Marina tedesca,
stava pericolosamente moltiplicando gli affondamenti
dei mercantili che trasportavano, attraverso l’Atlantico,
i preziosi rifornimenti indispensabili alla Gran Bretagna per proseguire lo sforzo bellico. Ma senza la Special intelligence fornita da Bletchley Park, la
«submarine tracking room» dell’Ammiragliato non era
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che potesse mettere a punto degli
“schemi originali”» (14), cioè metodi
non convenzionali di cattura di materiale
cifra nemico che consentissero di raggiungere il risultato sperato senza insospettire la Marina tedesca. Tra la fine di
agosto e i primi di settembre del 1940 furono quindi elaborati vari piani per appropriarsi di una macchina Enigma
«navale», tutti vagamente discussi in
maniera informale all’interno di quel
nuovo gruppo di lavoro, ma la prima
proposta concreta fu avanzata, attraverso
una nota scritta al direttore dell’intelligence navale (15), da quello che era il
suo assistente personale: il capitano di
corvetta della Royal Navy Voluntary Reserve Ian Fleming.
Il mio nome è Fleming, Ian Fleming
Nel gennaio del 1939, mentre le diplomazie tedesca e polacca stavano invano trattando per trovare un accordo sul
Una foto di gruppo di alcuni Ufficiali del QUEEN’S OWN OXFORDSHIRE USSARS. In ultima fila cosiddetto «corridoio di Danzica», l’ama destra Valentine Fleming, padre di Ian, e, al centro, un giovanissimo Winston Churchill
miraglio John Godfrey successe al col(www.ianfleming.com).
lega James Troup alla guida della N.I.D.
dell’Ammiragliato. Godfrey era un
in grado di localizzare gli U-Boat nemici e, dunque, di
esperto marinaio e un uomo molto pratico. «Era anche
dirottare i convogli aggirando i «branchi di lupi».
un ufficiale di Marina atipico, un uomo dai molteplici
In quella drammatica situazione, la pressione eserinteressi, energico e di grande determinazione, un incitata dalla Naval Section di Bletchley Park sull’Amnovatore dal pensiero originale e non uno di coloro che
miragliato affinché, per venire incontro alle difficoltà
ritenevano che ciò che andava bene ai tempi di Nelson
dei crittografi della Baracca 8, cercasse di organizzare
non necessariamente sarebbe andato bene per la Royal
in qualche modo la cattura di una macchina cifrante
Navy nel 1939» (16). Quando Godfrey assunse l’incaEnigma «navale», si fece sempre più intensa. Il diretrico di direttore dell’intelligence navale britannica (Ditore dell’intelligence navale, l’ammiraglio sir John
rector Naval Intelligence - D.N.I.), il Servizio
Godfrey, che, dal canto suo, «voleva che il suo diparinformazioni della Royal Navy era ridotto a un’ombra
timento adottasse un ruolo più “proattivo”» (13),
di quella che era stato, sotto la guida illuminata delscrisse a Frank Birtch, il capo della Sezione navale di
l’ammiraglio sir Reginald «Blinker» Hall (17), la
Bletchley Park, per dirgli che egli stava «mettendo a
N.I.D. dell’Ammiragliato durante la Grande guerra
punto un’organizzazione per pianificare delle “cat(18). In quel momento, mentre sull’Europa stavano riture” e che riteneva che la soluzione al problema sacominciando a spirare sempre più minacciosi nuovi
rebbe stata quella creare una squadra di “menti
venti di guerra, Godfrey si trovò a dover riorganizzare
talentuose”, selezionate da entrambe le organizzazioni,
e ampliare il Sevizio per prepararlo, nel solco della sua
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Rivista Marittima Ottobre 2022
Senza alcuna pietà
Il giovane Ian Fleming durante una gara di atletica negli anni trascorsi all’Eton
College (www.ianfleming.com).
celebre tradizione, a un sempre più probabile nuovo
conflitto europeo. Fortunatamente per Godfrey, l’ammiraglio Hall era ancora vivo e, pertanto, egli poté fungere da mentore in quella delicata fase di rinascita della
N.I.D. Da sir Reginald il nuovo direttore dell’intelligence navale «aveva imparato, tra l’altro, che le organizzazioni informative richiedono talenti non sempre
sottomano tra il personale in servizio. Anzi, gran parte
del suo successo Hall lo dovette a collaboratori esterni,
profani ricchi di estro e d’inventiva. L’ammiraglio
Godfrey intendeva fare lo stesso, e fin dal primo giorno
lavorò sodo a esercitare il suo fiuto di talent scout tra
professori scienziati, giornalisti, avvocati che un
giorno gli sarebbero potuti riuscire utili» (19).
Una delle posizioni in quel momento ancora scoperte all’interno della N.I.D. era quella dell’assistente
del direttore. Per selezionare la persona giusta per quel
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fondamentale incarico Godfrey decise di chiedere ancora una volta consiglio al suo illustre predecessore.
«Blinker» Hall aveva voluto come suo assistente un ufficiale della Riserva Volontaria che nella vita civile
esercitava la professione di agente di borsa nella City.
Claude Serocold, l’uomo scelto dall’ammiraglio Hall
quale suo assistente personale, grazie alla sua abilità di
mediazione e convincimento si era rivelato una figura
chiave per il buon funzionamento di quell’eterogeneo
gruppo di talenti che fu la N.I.D. durante la Prima
guerra mondiale, pertanto l’ammiraglio Hall non poté
che consigliare Godfrey di scegliere un altro agente di
borsa quale suo assistente. Ma Godfrey, che aveva dedicato tutta la sua vita alla Marina, non aveva alcuna
conoscenza all’interno della City. Egli decise quindi di
rivolgersi allo stesso Serocold e all’ammiraglio Aubrey
Hugh-Smith, il cui fratello era un socio anziano dell’agenzia di borsa londinese Rowe & Pitman’s, per
avere dei candidati dai quali selezionare il proprio assistente personale. Serocold e Hugh-Smith, a loro volta,
interessarono il governatore della Banca d’Inghilterra,
Norman Montegu, che, poco tempo dopo, fu in grado
d’indicare all’ammiraglio Godfrey il candidato che egli
riteneva il più adatto per quell’incarico. Si trattava del
giovane nipote di un facoltoso banchiere di origine
scozzese, anch’egli socio della Rowe & Pitman’s ma
più noto nella buona società londinese per la sua fama
di amante della bella vita e accanito playboy piuttosto
che per la sua abilità di agente di borsa. In realtà Ian
Fleming, nipote di Robert, il fondatore della Fleming
Bank, e figlio di Valentine, deputato conservatore alla
Camera dei Comuni morto da ufficiale degli Ussari in
Francia nel 1917, non era il genere di persona che appariva a proprio agio nel vestire un’uniforme.
Il suo carattere eccentrico e poco incline alle regole
gli aveva creato seri problemi sia a Eton che all’Accademia militare di Sandhurst, dalla quale fu allontanato
nel corso del primo anno per indisciplina. La madre
Evelyne, che dopo la morte del marito aveva deciso di
occuparsi in prima persona dell’educazione dei suoi ragazzi, esasperata da quel figlio problematico, nel 1927
decise di mandare il giovane Ian a studiare in Austria
per prepararlo al concorso di ammissione al ministero
degli Esteri. Fu scelta una piccola scuola di Kitzbühel,
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Senza alcuna pietà
gestita da due inglesi: Erman Dennis, un ex agente
dell’intelligence britannica, e dalla scrittrice Phyllis
Bottome, sua moglie, la quale ebbe su Ian una grande
influenza, incoraggiandolo a usare la fantasia per scrivere dei racconti (20). L’ambiente più informale e stimolante e, soprattutto, la lontananza dal fratello Peter,
i cui successi scolastici erano vissuti da Ian in maniera
problematica, gli consentirono di ottenere dei buoni risultati. «Fleming seguì corsi di politica estera all’Università di Monaco e di antropologia sociale a quella
di Ginevra. Perfezionò il francese, già parlando correttamente il tedesco e un pò di russo» (21). Tuttavia,
nonostante quell’inusuale percorso di studi, Ian non
riuscì a vincere il concorso e a realizzare il suo progetto
di essere assunto come funzionario al Foreign Office.
Fu un altro bruciante insuccesso, un duro colpo che lo
costrinse, oltretutto, a dover nuovamente dipendere
dall’appannaggio concessogli dalla madre. «Nonostante l’amarezza, fu proprio sua madre a procurargli
un lavoro che gli andava a genio. Sir Roderick Jones,
direttore della agenzia di stampa Reuters acconsentì a
un incontro. Il giovanotto gli piacque e gli offrì sei mesi
di prova a 300 sterline all’anno» (22). Per la Reuters,
Fleming seguì il processo, celebrato in Russia, ad alcuni tecnici della società elettrica Metropolitan-Vickers
accusati di spionaggio. In quell’occasione il giovane
Ian si dimostrò un abile cronista, capace di scrivere velocemente ottimi e accurati resoconti battendo sul
tempo gli altri inviati.
La promettente carriera da giornalista di Ian Fleming
non durò però molto. Tre anni dopo l’ingresso alla Reuters, nel 1933, Ian lasciò l’agenzia per il mondo della
finanza attratto dalla prospettiva di facili guadagni.
Dopo due anni passati all’istituto di credito Cull & Co,
durante i quali i profitti auspicati non si realizzarono,
egli divenne socio della Rowe & Pitman’s. Il suo successo presso quella rinomata Agenzia di borsa della
City fu però dovuto, più che alla sua abilità di broker,
al buon nome della sua famiglia e, soprattutto, alla sua
capacità di attrarre i facoltosi clienti, che egli invitava
a pranzo in lussuosi e raffinati ristoranti e ammaliava
con le sue capacità comunicative e di convincimento.
Conquistato il cliente, Fleming «lo passava al reparto
investimenti e il suo compito era finito» (23).
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Ian Fleming ritratto con il grado di capitano di fregata (commander) della
riserva volontaria della Royal Navy, probabilmente all’interno della stanza
n. 39 dell’Ammiragliato (tratta da: M. Batey, From Bletchley with love).
Furono probabilmente quelle qualità di Ian che, nel
corso dell’incontro avvenuto nell’esclusivo ristorante del
Carlton Hotel di Londra nel maggio del 1939, convinsero
l’ammiraglio Godfrey del fatto che il giovane Fleming
fosse l’uomo giusto per il posto di suo assistente personale. Ben presto, dunque, Fleming si trovò a vestire la divisa della Royal Navy e a lavorare nella stanza n. 39
dell’Ammiragliato, la grande anticamera dell’ufficio del
direttore dell’intelligence navale accanto alla cui porta
d’ingresso era stata sistemata la sua scrivania. In quell’affollato stanzone Fleming «si trovò a lavorare con due
mediatori di borsa, un preside di scuola, un giornalista,
un collezionista di libri, un docente di filosofia classica
di Oxford, un impiegato di uno studio legale e un agente
di assicurazioni. Uno staff scombiccherato che l’Ammiraglio gratificava della definizione di “menti a cava-
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tappi”, tanto erano brillanti ma contorte
le loro personalità» (24). Ma ciò che Godfrey apprezzò maggiormente in Fleming
fu la sua capacità di mediazione, la sua
brillante intelligenza fuori dagli schemi e,
soprattutto, la sua capacità di confrontarsi
schiettamente con le alte gerarchie militari
senza alcun timore reverenziale tanto che
il D.N.I. sempre più spesso prese a delegare Ian a rappresentarlo nell’ambito di
riunioni e comitati di coordinamento con
le altre agenzie d’intelligence e gli enti governativi, tra questi anche la GC&CS, recentemente trasferitasi dal centro di
Londra alla sua sede di guerra decentrata
a Bletchley Park nel Buckinghamshire.
Una squadriglia di dragamine tedeschi del tipo «R-Boot» in navigazione a largo della costa francese
(Bundesarchiv 101ii-MW-1562-23).
Operazione «Ruthless»
I prodromi del piano ideato dal comandante Fleming,
erano contenuti in un dettagliato rapporto redatto da
Bletchley Park il 10 settembre del 1940 (25), all’interno
del quale veniva esposto ciò che fino a quel momento la
Naval Section di quell’agenzia d’intelligence era riuscita
a scoprire sulle diverse unità navali tedesche che, a vario
titolo, operavano all’interno del Canale della Manica. Le
informazioni contenute in quel rapporto erano state ottenute principalmente dall’ascolto delle comunicazioni
radio in chiaro scambiate sulle frequenze utilizzate per
le operazioni di soccorso ai velivoli della Luftwaffe costretti ad ammarare nella Manica.
Sebbene le motolance del servizio navale dell’Aeronautica tedesca (26) non disponessero di macchine cifranti, la Naval Section di Bletchley Park aveva appurato
che, in alcuni casi, anche i dragamine tedeschi del tipo
R-Boat e M-Boat (27), i quali operavano quotidianamente nelle acque antistanti Calais e Boulogne, venivano
saltuariamente distratti dai loro compiti specifici per portare soccorso ai velivoli della Luftwaffe costretti ad ammarare nella Manica. A differenza delle piccole lance di
salvataggio dell’Aeronautica tedesca, quei dragamine,
sulla base delle informazioni raccolte dalla Naval Section, ricevevano regolarmente traffico radiotelegrafico
cifrato sulla frequenza di 4.870 KHz. Ma, poiché quelle
unità navali non effettuavano operazioni di salvataggio
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con regolarità, la possibilità di una catturare del materiale cifra abbordandole dipendeva sostanzialmente dalla
capacità di sferrare un attacco di sorpresa esattamente
nel momento in cui a esse veniva ordinato di operare più
lontano dalla costa in soccorso a qualche velivolo sinistrato. Tale circostanza avrebbe altresì garantito l’assenza di testimoni che, da terra, avrebbero potuto
assistere alla cattura. In caso contrario, il nemico avrebbe
certamente preso delle immediate contromisure, ritenendo presumibilmente compromessa la sicurezza delle
proprie comunicazioni classificate.
Fu la prolifica fantasia del futuro «padre» dell’agente segreto «007» a partorire un possibile piano
che consentisse di catturare una di quelle piccole unità
navali senza destare sospetti nel nemico.
Il 12 settembre 1940, infatti, Fleming consegnò al
proprio superiore un sintetico memorandum in cui delineava un piano da lui ideato per catturare, intatta, una
macchina cifrante Enigma:
«D.N.I., suggerisco di procurarsi il bottino con i seguenti mezzi:
1. ottenere dal ministero dell’Aeronautica un bombardiere tedesco in grado di volare;
2. scegliere una squadra di cinque persone brutali, tra
cui un pilota, un operatore radio e un madrelingua
tedesco. Vestirli con l’uniforme dell’aeronautica tedesca, aggiungere sangue e bende per dare realismo;
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3. far precipitare l’aereo nella Manica dopo aver trasmesso in chiaro l’S.O.S. al servizio di salvataggio;
4. una volta a bordo dell’unità di soccorso, sparare
all’equipaggio tedesco, gettarlo in mare, portate
l’imbarcazione di salvataggio in porto inglese.
Al fine di catturare [una unità tipo] R. o M. dotate
del bottino più ricco, l’ammaraggio dovrà avvenire al
centro del Canale della Manica. I tedeschi impiegherebbero presumibilmente una [delle imbarcazioni] di
questo tipo per le navigazioni più lunghe e pericolose.
F. 12.9.1940» (28).
Per quanto stravagante, il piano ideato dal comandante Fleming ottenne l’avallo del vice direttore dell’intelligence navale, capitano di vascello Jock Clayton, il
quale, in una nota recante la stessa data e indirizzata all’ammiraglio Godfrey, descrisse quell’espediente come
una «valida possibilità di ottenere ciò che vogliamo»,
cioè la cattura di una Enigma «navale» di cui Turing e i
suoi uomini avevano in quel momento un disperato bisogno. Poiché Clayton non era solito lasciarsi andare a
immotivati entusiasmi, «il suo appoggio incondizionato
contribuì a dare solidità al progetto» (29).
Ottenuta l’approvazione del D.N.I., Fleming produsse una versione più dettagliata del suo piano. Il velivolo catturato al nemico si sarebbe dovuto levare in
volo possibilmente al tramonto per unirsi, senza dare
troppo nell’occhio, alla coda di un’ondata di bombardieri diretti verso le proprie basi al termine di una missione sul territorio britannico. Una volta giunto al
centro della Manica, l’equipaggio del velivolo avrebbe
dovuto simulare un’avaria a uno dei motori, resa ancora
più credibile dall’accensione di un fumogeno bianco
appositamente predisposto, perdere quota lentamente,
lanciare via radio l’S.O.S. e ammarare quanto più dolcemente possibile. Una volta in acqua, il falso equipaggio tedesco avrebbe dovuto affondare l’aeroplano e
attendere, a bordo del canottino di salvataggio, l’arrivo
della più vicina imbarcazione di soccorso tedesca. L’affondamento del bombardiere aveva lo scopo di evitare
che l’equipaggio dell’unità navale nemica, una volta in
zona, potesse valutare come ancora recuperabile il velivolo chiedendo via radio l’invio di rinforzi.
Una volta saliti a bordo dell’imbarcazione di salvataggio i falsi aviatori tedeschi avrebbero dovuto estrarre
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di sorpresa le armi e sopprimere tutti i membri dell’equipaggio della nave nemica, in maniera da non lasciare testimoni della cattura del macchina Enigma.
L’intelligence britannica aveva infatti appurato che i
prigionieri tedeschi erano in grado di comunicare in patria le notizie importanti di cui venivano a conoscenza
attraverso un codice segreto che veniva utilizzato nella
corrispondenza indirizzata ai propri familiari per il tramite della Croce Rossa internazionale. Se la notizia
della cattura di una macchina Enigma fosse giunta alle
orecchie del Servizio comunicazioni della Marina tedesca, quest’ultimo avrebbe certamente messo in pratica ulteriori misure di sicurezza le quali avrebbero
probabilmente vanificato per sempre il lavoro dei crittografi di Bletchley Park.
Fleming non tralasciò neanche di contemplare
l’eventualità in cui fosse stato il manipolo di britannici
ad avere la peggio. In una nota conclusiva al suo piano
scrisse: «poiché gli attaccanti vestiranno le uniformi
nemiche, essi potrebbero essere fucilati quali spie qualora catturati e l’incidente potrebbe essere utilizzato ai
fini della propaganda. In questo caso la storia di copertura dovrà essere che si è trattato di uno di un colpo
di testa messo di un gruppo di giovani facinorosi per i
quali la guerra era troppo noiosa e che volevano
menar le mani con i tedeschi. Essi hanno rubato l’aeroplano e l’equipaggiamento sapendo di cacciarsi nei
guai al loro ritorno. Questo espediente eviterà che il
nemico sospetti che quegli uomini stessero cercando di
catturare qualcosa di più prezioso di un’imbarcazione
di salvataggio» (30).
Il bizzarro piano del comandante Fleming era dunque delineato nella sua parte generale e pronto per passare alla fase esecutiva. Ma poiché la Royal Navy non
disponeva tra le fila della Fleet Air Arm né di un bombardiere nemico, né di un pilota in grado di pilotarlo,
né, tantomeno, di equipaggiamento di volo originale
tedesco, il D.N.I. decise di chiedere, nell’ambito di una
riunione del Joint Intelligence Committee (31) svoltasi
il 17 ottobre successivo, il supporto del ministero
dell’Aeronautica il quale, di buon grado, mise a disposizione quanto necessario al «Senior Service».
Secondo gli accordi, l’operazione «Ruthless» sarebbe
stata condotta dal Nore Command della Royal Navy, si-
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1 - Alcuni armieri riforniscono di munizioni un caccia Spitfire appartenente al N° 602 Squadron, i cui velivoli abbatterono, il 9 febbraio 1940,
l’Heinkel HE 111, poi catturato dai britannici, protagonista di questa storia
(www.worldwarphotos.info).
2 - Il bombardiere Heinkel He 111 codice di fiancata 1H-EN, così come appariva il 9 febbraio 1940, dopo l’atterraggio di fortuna effettuato a North Berwick
Law nell’East Lothian (tratta da: Aeroplane illustrated).
3 - Lo stesso velivolo, con le ali smontate, viene rimorchiato presso una base
RAF per una prima ispezione (IWM HU104736).
4 - L’Heinkel He111 catturato il 9 febbraio 1940 ripreso in un hangar della base
RAF di Farnborough dopo essere stato riparato e rimesso in grado di volare.
Si noti sulla fiancata, subito dietro la postazione di pilotaggio, l’emblema araldico del Kampfgeschwader (KG) 26, cui originariamente apparteneva il velivolo (IWM HU104726).
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tuato a Chatham e con giurisdizione sul Canale della Manica, supportato dal Coastal Command della Royal Air
Force. La Marina britannica avrebbe fornito un «Navigator», e un motorista navale per condurre il dragamine
catturato in porto, oltre che un madrelingua tedesco, alle
armi del manipolo di assaltatori e una motobarca, la quale
sarebbe dovuta eventualmente intervenire per rimorchiare l’imbarcazione tedesca in caso di necessità. La
RAF avrebbe messo a disposizione tutto il resto, compreso l’elemento centrale del piano ideato da Fleming,
cioè un bombardiere tedesco in grado di volare.
Atterraggio di emergenza
Il bombardiere Heinkel He111-H3, codice di fiancata
1H-EN, appartenente al 5 Staffel del Kampfgeschwader
26 «Löwen», decollò per la sua ultima missione nella
Luftwaffe da Westerland, sull’isola di Sylt, alle 09.30
del 9 febbraio 1940. Il suo compito quel giorno era una
ricognizione armata lungo la costa orientale della Scozia
in cerca di naviglio alleato da attaccare. Giunto nella
zona del Firth of Forth, l’equipaggio del velivolo tedesco individuò un mercantile di circa 6.000 tonnellate
che si apprestò subito ad attaccare quando si accorse
che batteva bandiera danese. Pochi istanti dopo, gli
aviatori tedeschi avvistarono anche una nave da guerra
britannica che aprì immediatamente il fuoco contro di
loro. Ritenendo a quel punto che il mercantile fosse
parte di un convoglio in corso di costituzione, i tedeschi
si prepararono di nuovo ad attaccarlo. Proprio in quel
momento, il radiotelegrafista di bordo, che presidiava
la postazione difensiva dorsale, individuò alcuni caccia
britannici in avvicinamento, pertanto il capo equipaggio
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Senza alcuna pietà
decise d’interrompere l’attacco e dirigersi verso le nuvole. Un terzo tentativo d’attacco fu nuovamente frustrato dalla reazione dei caccia inglesi e dall’artiglieria
contraerei della nave da guerra. Il capo equipaggio del
bombardiere decise a quel punto d’interrompere definitivamente la missione e di rientrare alla base ma,
dopo aver volato per alcuni minuti in direzione della
costa tedesca, cambiò nuovamente idea, decidendo di
tornare indietro e tentare ancora una volta l’attacco.
Ma mentre volava in direzione sud a circa 2.300 piedi
di quota, il bombardiere tedesco fu attaccato da tre
Spitfire del 602° Squadrone, che ferirono mortalmente
il radiotelegrafista e danneggiarono irreparabilmente
entrambi i motori. Tallonato in coda dai tre caccia britannici che non intendevano mollare la presa sulla
preda, il velivolo riuscì a giungere in prossimità del
faro di Bass Rock e, a quel punto, il pilota decise di
tentare un atterraggio di fortuna. Il bombardiere tedesco riuscì quindi ad atterrare fuori campo all’estremità
orientale di Bass Rock Farm, vicino a North Berwick,
nell’East Lothian. Nella sua corsa di atterraggio l’aereo corse parallelo alla siepe di confine di una fattoria,
senza tuttavia toccarla, ribaltandosi infine sul muso
quando le ruote del carrello s’infilarono nel terreno
soffice e fangoso.
Per evitare la cattura da parte del nemico il velivolo
era dotato di due piccoli ordigni incendiari di autodistruzione, ma l’equipaggio, ancora stordito dal combattimento aereo e dal conseguente atterraggio
d’emergenza, non fece in tempo a innescarli a causa
del tempestivo arrivo di un contadino della zona che,
fucile da caccia spianato, intimò la resa ai tre aviatori
tedeschi sopravvissuti.
Il bombardiere tedesco, tutto sommato in buone condizioni, fu smontato dai tecnici della RAF e trasportato
via terra al Royal Aircraft Establishment (R.A.E.) di Farnborough, dove fu riparato e rimesso in grado di volare
in vista di un suo futuro impiego come velivolo «target»
presso l’Air Fighting Development Unit di Duxford,
l’unità per l’addestramento avanzato dei caccia del Fighter Command della RAF che, nel dicembre successivo, sarebbe divenuta il N° 1426 (Enemy aircraft) Flight
(32), meglio noto all’interno dell’Aeronautica militare
britannica col nome colloquiale di «Rafwaffe».
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Agguato all’alba
A seguito della riunione del 17 ottobre, l’Air Ministry
fornì ai comandi dipendenti coinvolti nell’operazione
«Ruthless» delle istruzioni di dettaglio (33), in base alle
quali l’esecuzione del piano veniva suddivisa in due distinti momenti: una prima fase preparatoria durante la
quale i velivoli e il personale necessario si sarebbero dovuti concentrare presso la base RAF di Hawkinge, situata
a nord di Folkstone, e una seconda fase esecutiva che sarebbe stata lanciata non appena fosse terminata la prima.
Alla ricezione del messaggio di attivazione della
prima fase dell’operazione, il Coastal Command della
RAF avrebbe dovuto distaccare un velivolo da ricognizione presso l’aeroporto di Hawkinge (34), mentre il
bombardiere Heinkel He 111 catturato avrebbe dovuto
lasciare Farnborough e raggiungere la base di operazioni con le insegne tedesche oscurare da una sottile
mano di vernice lavabile e sotto scorta di velivoli del
Fighter Command. La prima fase dell’operazione «Ruthless» si sarebbe completata alla ricezione, da parte
dell’Ammiragliato e del ministero dell’Aeronautica,
del messaggio cifrato con il quale il comandante della
base di Hawkinge avrebbe confermato dell’arrivo in
sede di entrambi i suddetti velivoli.
La seconda fase dell’operazione prevedeva il decollo
su allarme, al tramonto, del velivolo da ricognizione, il
quale si sarebbe dovuto dirigere nella zona del Canale
della Manica dove l’intelligence fornita dall’Ammiragliato riteneva altamente probabile la presenza di un dragamine tedesco del tipo R-Boat. Una volta individuato il
bersaglio, il messaggio di avvistamento trasmesso dal ricognitore avrebbe dato il via libera al decollo del bom-
Il bombardiere Heinkel He111 protagonista di questa vicenda fotografato probabilmente sul campo d’aviazione di Duxford con le insegne britanniche (IWM
MH31314).
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Senza alcuna pietà
bardiere, il quale, una volta sopraggiunto, avrebbe dapprima atteso l’alba, quindi avrebbe messo in atto la simulazione di avaria e il conseguente ammaraggio.
Durante la fase di recupero dell’equipaggio di volo
da parte dei marinai tedeschi, il velivolo da ricognizione, che nel frattempo sarebbe dovuto rimanere in
zona seppure a debita distanza, avrebbe dovuto serrare
le distanze e condurre un falso attacco al dragamine nemico in maniera da distrarre l’attenzione dei soccorritori e facilitare il compito di sopraffarli da parte dei
falsi aviatori tedeschi (35).
Ma prima ancora che l’operazione potesse essere lanciata, il 16 di ottobre del 1940, il Vice Ammiraglio Comandante la base di Dover, sulla base dell’esito
negativo di numerosi voli di ricognizione effettuati in
precedenza dai velivoli del Coastal Command della
RAF, nonché sull’assenza d’intercettazioni radiogoniometriche che suggerissero la presenza nel canale della
Manica di dragamine tedeschi, propose all’Ammiragliato di posticipare l’esecuzione dell’operazione in attesa d’individuare una diversa area di possibile presenza
di quel tipo d’imbarcazioni della Kriegsmarine (36).
L’ipotesi di cancellazione dell’operazione «Ruthless»
provocò la reazione preoccupata di Frank Birch, che, in
una lettera del 20 ottobre successivo indirizzata al comandante Fleming, ribadì come, senza la cattura di una
Enigma «navale» o di materiale cifra a essa associato,
Turing e il suo team di crittografi non sarebbero stati in
grado in tempi brevi di poter violare quella macchina
cifrante. Birch era ben cosciente che il perdurare del
blackout di decrittazioni ai danni della Marina tedesca
avrebbe senza dubbio comportato drammatiche conseguenze per le sorti della Battaglia dell’Atlantico (37).
A stretto giro Fleming rispose che l’importanza
della cattura di quel materiale era ben lungi dall’essere stata sottovalutata da parte dell’Ammiragliato, e,
soprattutto, che l’operazione «Ruthless» era ancora in
piedi, dal momento che egli ben sapeva che il giorno
successivo il Ministero dell’Aeronautica britannico
avrebbe emanato le sue dettagliate istruzioni per
l’esecuzione della stessa. Fleming concluse la propria
missiva, sempre con tono rassicurante, l’attesa era dovuta al fatto che la Royal Navy e la RAF stavano semplicemente attendo l’occasione favorevole per
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lanciare l’operazione. Ma quell’occasione non giunse
mai e l’operazione «Ruthless» fu definitivamente accantonata alla fine del 1941 (38).
Epilogo
Il complesso e fantasioso piano ideato da Fleming, le
cui probabilità di successo erano oggettivamente minime,
rispecchiava probabilmente la situazione di disperazione
e frustrazione in cui versavano, alla fine del 1940, sia la
Naval Section di Bletchley Park che la N.I.D. dell’Ammiragliato difronte alla inviolabilità dimostrata, fino a quel
momento, della macchina Enigma della Kriegsmarine.
Si dovette attendere fino al marzo del 1941 per la
tanto agognata svolta. Il giorno 4 di quel mense, infatti,
nell’ambito dell’operazione «Claymore», un colpo di
mano anfibio condotto dai Royal Marine Commando
contro alcuni impianti industriali controllati dai tedeschi
nelle isole Lofoten, il cacciatorpediniere britannico HMS
Somali neutralizzò con le proprie artiglierie il trawler armato Krebs, il quale, non più in grado di governare, si
arenò a pochi metri dalla riva di un piccolo isolotto roccioso difronte al villaggio di Svolvaer (39). La squadra
d’abbordaggio che fu subito inviata sul peschereccio armato tedesco rientrò a bordo del Somali con un «bottino» tanto prezioso quanto insperato: il documento
etichettato «Schlusseltafeln M-Allgemein Heimische Gewasser Kennwort HAU» (40), in pratica le chiavi crittografiche Enigma del mese di febbraio 1941 utilizzate sul
circuito radiotelegrafico detto «Heimische Gewasser»
(acque nazionali), in uso alle navi e ai sommergibili tedeschi nel Mare del Nord e in Atlantico. Grazie a quell’inasperato «dono», Turing e la sua squadra riuscirono
a decrittare il traffico radiotelegrafico della Marina tedesca del mese di febbraio e, successivamente, a ricostruire le nuove tabelle di sostituzione dei bigrammi,
aprendo così la porta alla lettura –– più o meno continuativa –– del traffico della Enigma «navale» a tre rotori
a partire dalla seconda metà di quell’anno (41).
Il comandante Fleming continuò a essere l’uomo di
fiducia dell’ammiraglio Godfrey, divenendo pian piano
una delle persone più influenti all’interno dell’Ammiragliato e suscitando, peraltro, le gelosie di molti alti ufficiali di carriera impiegati presso quell’Alto Comando
navale. Nell’autunno del 1944 Fleming fu inviato a Kin-
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Senza alcuna pietà
gston per rappresentare il D.N.I. a una conferenza alleata
sulla minaccia dei sommergibili tedeschi nel Mar dei Caraibi. Fu l’episodio che gli cambiò la vita. Affascinato
dalla Giamaica, nel 1946 egli decise di acquistare in
quell’angolo di paradiso una tenuta di 15 acri affacciata
sul mare, costruirvi una spartana abitazione, che chiamò
«Goldeneye», e trasferirvisi per il resto della vita. Fu in
quella residenza che, nell’inverno del 1952, la fervida
fantasia di Fleming creò il personaggio della spia più famosa al mondo: James Bond - «007».
Era il tipo di agente segreto che egli stesso avrebbe
voluto essere: un tombeur de femmes con licenza di uccidere e, soprattutto, senza alcuna pietà.
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Ian Fleming e l’attore Sean Connery, che interpretò per primo l’«Agente
007», sul set giamaicano di uno dei film della saga di James Bond
(www.volture.com).
L’autore desidera ringraziare il signor Platon Alexiades per i preziosi consigli forniti e per il supporto nel reperire
la documentazione d’archivio di fonte britannica senza i quali questo saggio non avrebbe potuto vedere la luce.
NOTE
(1) H. Sebag-Montefiore, Enigma: The battle for the code, op. cit. in bibliografia, pag. 79.
(2) Si trattava di Marian Rejewski, Henryk Zygalski e Jerzy Rózycki. Rejewski iniziò il suo attacco alla Enigma dopo aver scoperto che la concatenazione tra la prima
e la quarta lettera dell’esagramma costituito dalla doppia cifratura dell’indicatore di messaggio era una «caratteristica» delle sostituzioni monoalfabetiche eseguite
da quella macchina per lettere che si trovavano in tali posizioni. In seguito, Rejewsky riuscì a ricostruire i cablaggi interni dei rotori basandosi esclusivamente su
calcoli matematici, cosa che permise al Biuro Szyfrow di ricostruire la macchina cifrante tedesca (cfr. S Budiansky, La guerra dei codici, op. cit. in bibliografia, pagg.
145-193).
(3) Il primo modello di «Bomba» ideato da Turing fu consegnato a Bletchley Park il 18 marzo del 1940. Essa fallì però nel realizzare quanto originariamente pensato
da Turing (cfr. H. Sebag-Montefiore, op. cit., pag. 56 e H. Hinsley, The British intelligence in Second world war, op. cit. in bibliografia, vol. 3, pag 954).
(4) Si trattava di una costruzione in legno realizzata all’inizio del 1940 e situata a nord-est della residenza patronale. Essa ospitava i crittografi che si occupavano di
«attaccare» la Enigma utilizzata dall’Esercito e dall’Aeronautica tedesche. I radiogrammi decrittati venivano inviati alla Hut 3 per la successiva traduzione e valorizzazione. I bollettini informativi realizzati dalla Hut 3 erano diffusi a un ristretto numero di destinatari tra i principali ministeri e gli Alti Comandi militari britannici (cfr.
History of Bletchley park huts and blocks. 1939-1945, op. cit. in bibliografia, pagg. 8-11).
(5) Situata pochi metri a sud-est della Hut 6, la Hut 8 ospitò i crittografi che si occupavano di decrittare la Enigma «navale». I testi in chiaro estrapolati dai crittografi
della Hut 8 venivano poi passati alla Hut 4 (Naval Section) e da questa, una volta tradotti, alla Intelligence Division dell’Ammiragliato. La Hut 8 fu inizialmente guidata
da Alan Turing, sostituito, nel 1941, dal matematico Hugh Alexander.
(6) La scelta della Kriegsmarine di aggiungere ulteriori tre rotori al set di quelli disponibili per ogni macchina Enigma «navale» (Schlüssel M), pur consentendo
quando necessario l’interoperabilità con l’Esercito e l’Aeronautica (utilizzando solo i rotori da VI a VIII), rendeva il traffico radiotelegrafico navale impenetrabile anche
alle altre Forze armate tedesche, precauzione che limitava il numero di persone che avevano accesso a tali informazioni (cfr. R. Erskine, Naval Enigma. The breaking
of Heimisch and Triton, op. cit. in bibliografia).
(7) I rotori della Enigma «navale» M3 n. VI e VII furono catturati addosso a uno dei superstiti dell’U-33 il 12 febbraio 1940, il rotore n. VIII fu invece catturato nell’agosto
dello stesso anno in circostanze mai chiarite dalle fonti ufficiali britanniche (cfr. D. Kahn, Seizing the Enigma, op. cit. in bibliografia, pagg. 131-147).
(8) H. Sebag-Montefiore, op. cit., pag. 71.
(9) Il primo dei due pescherecci armati tedeschi, lo Schiff 37, prima di essere affondato dai caccia britannici «vendette cara la pelle». Dopo aver fermato le macchine
a seguito dell’ordine impartito dallo HMS Arrow, il comandante tedesco attese l’avvicinamento del cacciatorpediniere britannico, il quale era intenzionato a inviare a
bordo una squadra ispettiva, e, quando le due imbarcazioni si trovarono circa 400 metri una dall’altra, alzò a riva la bandiera della Kriegsmarine, mise le macchine
avanti tutta e, dopo aver accostato violentemente in direzione del nemico, speronò la nave avversaria sul fianco sinistro. La coraggiosa azione del comandante
tedesco provocò uno squarcio sulla fiancata della nave britannica poco sopra la linea di galleggiamento che richiese una settimana di lavori di raddobbo in bacino.
Lo Schiff 37 fu poi affondato a cannonate dal HMS Birmingham dopo che l’equipaggio tedesco riuscì a mettersi in salvo sulle lance di salvataggio. Per quell’ingloriosa
azione il comandante dello HMS Arrow fu biasimato per iscritto dall’ammiraglio Forbes, Comandante in Capo della Home Fleet britannica (cfr. TNA, ADM 199/476:
Norway. First and second battle of Narvik).
(10) Si trattava del trawler Julius Pickenpack di 394 tonnellate, costruito ad Amburgo nove anni prima e trasformato, successivamente, in nave corsara (cfr. D. Kahn,
op. cit. pag. 137).
(11) Tale tecnica, ideata da Turing prese il nome dall’uso di grandi fogli di carta prodotti a Banburry utilizzati per la sua realizzazione pratica. La tecnica del Banburismus
si basava su una complessa analisi statistica applicata ai testi di quei radiogrammi Enigma della Marina tedesca che condividevano due lettere su tre dell’indicatore
di messaggio (es. KAG e KAF). Il Banburismus consentiva ai crittoanalisti di ridurre il numero di ordini di rotori da testare sulle «Bombe», riducendone drasticamente
il tempo di utilizzo. Per una dettagliata descrizione di tale tecnica crittografica veda H. Sebag-Montefiore, op. cit., appendice 3.
(12) I successi conseguiti dagli U-boat nell’autunno del 1940 erano il risultato della tattica d’attacco ideata dall’ammiraglio Dönitz nell’agosto precedente, detta del
«branco di lupi». Essa prevedeva l’utilizzo coordinato dei battelli in mare in maniera da poterli concentrare rapidamente contro un convoglio la cui presenza era
stata in precedenza segnalata da uno di essi. Tale tattica richiedeva però l’uso estensivo delle comunicazioni radio, sebbene la particolare codifica dei messaggi di
scoperta e di riporto utilizzata dagli U-boat consentisse loto di limitare le trasmissioni a pochi secondi. Esse erano, pertanto, difficilmente sfruttabili per ottenere un
«fix» radiogoniometrico. La «Special intelligence» fornita da Bletchley Park assumeva dunque grande importanza non solo per localizzare gli U-boat in mare, ma
anche per poter deviare dalla rotta originale un convoglio contro il quale i battelli tedeschi si stavano preparando a sferrare il proprio attacco di gruppo.
(13) H. Sebag-Montefiore, Enigma: The battle for the code, op. cit. in bibliografia, pag. 99.
(14) M. Batey, From Bletchley Park with love, op. cit. in bibliografia, pag. 4.
(15) The National Archives (TNA), fasc. ADM 223/464, pag. 263.
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Senza alcuna pietà
(16) P. Beesly, Very special intelligence, op. cit. in bibliografia, pag. 18.
(17) Sir William Reginald Hall (28.06.1870-22.10.1943). Entrato in Marina nel 1884, fu promosso capitano di fregata nel 1898 e capitano di vascello nel 1905. Rivestì
l’incarico di ispettore all’addestramento meccanico dal 1906 al 2007 e dal 1911-13 quello di Assistant Controller della Royal Navy. A causa di problemi di salute, nell’ottobre del 1914, Hall fu sbarcato e nominato Direttore dell’Intelligence (D.N.I.) dall’Ammiragliato. Prestò servizio in tale veste fino al gennaio 1919 quando si ritirò
dal servizio attivo. Dopo il pensionamento, Hall fu eletto deputato del nel Partito Conservatore dal 1919 al 1929. Troppo vecchio per tornare in servizio allo scoppio
della Seconda guerra mondiale, Hall prestò comunque servizio nella Guardia nazionale britannica fino alla sua morte. Fu soprannominato «Blinker» a causa di una
contrazione facciale cronica che faceva sì che uno dei suoi occhi «lampeggiasse» come una lampada da segnalazione della Marina.
(18) Per il lettore che volesse approfondire l’argomento si consiglia: B. Beesly, Room 40. British naval intelligence 1914-18, Londra, Hamish Hamilton, 1982.
(19) J. Pearson, La vita di Ian Fleming, creatore di James Bond, Milano, Ghibli, 2019, pag. 92.
(20) Vds. www.ianfleming.com/ian-fleming.
(21) A. Charbonnier, Ian Fleming. Una «mente a cavatappi» al servizio di Sua maestà, op. cit. in bibliografia, pag. 28.
(22) J. Pearson, op. cit., pag. 56.
(23) Ibid., pag. 74.
(24) A. Charbonnier, op. cit., pag. 30.
(25) Il rapporto della Naval Section di BP, enumerato Z/191, è riportato integralmente nel fascicolo del TNA HW 8/46, The handling of naval special intelligence, alle
pagg. 189-192.
(26) Per un esaustivo elenco delle imbarcazioni facenti parte del servizio navale di salvataggio della Luftwaffe si veda: http://luftwaffe-zur-see.de/Seenot/BooteAusland.htm.
(27) R-Boot, contrazione della parola Räumboote, cioè dragamine in lingua tedesca, è un termine generico per indicare una vasta serie di piccoli dragamine costieri
impiegati dalla Kriegsmarine durante la Seconda guerra mondiale. Si trattava di circa 300 unità del dislocamento di circa 155 tonnellate (110-125 tonnellate le prime
realizzate nel 1939-40) lunghe 41 metri e larghe 5,5. I dragamine della classe «M» (M-Boot) erano invece unità di maggiori dimensioni (552 tonnellate di dislocamento,
68,4 metri di lunghezza per 8,5 di larghezza), realizzati in più serie tra il 1915 e il 1943 e utilizzati principalmente per la difesa delle basi navali tedesche.
(28) TNA, fasc. ADM 223/464, pag. 263.
(28) Ibid.
(30) Ibid.
(31) Minuta di riunione redatta dal direttore della Intelligence aeronautica datata 17.10.1940, TNA, fondo Air Ministry, fasc. AIR 20/5236.
(32) Lo Heinkel HE111 protagonista di questa vicenda fu effettivamente impiegato, con il «serial number» AW177, presso il N° 1426 (Enemy aircraft) Flight fino al
10 novembre 1943, quando andò perduto in un incidente di volo avvenuto sulla pista della base RAF di Polebrok che causò la morte di sette membri dell’equipaggio
e il ferimento degli altri quattro (cfr. https://aviation-safety.net/wikibase/180803).
(34) La base RAF di Hawkinge fu probabilmente scelta poiché in precedenza severamente bombardata e, per tale motivo, solo occasionalmente utilizzata dai velivoli
britannici nel corso della Battaglia d’Inghilterra. Tale circostanza avrebbe sicuramente contribuito a mantenere segreto il previsto rischieramento su quel campo di
volo del bombardiere tedesco Heinkel HE 111 catturato.
(35) Nonostante l’azione diversiva da parte del ricognitore britannico, il piano ideato da Fleming –– che peraltro ebbe l’avvallo dei massimi vertici della Marina e dell’Aeronautica britanniche –– appare eccessivamente ottimistico considerando che cinque falsi aviatori tedeschi, per quanto spietati e determinati, avrebbero dovuto
sopraffare un equipaggio composto da più di 30 persone.
(36) Messaggio radiotelegrafico 1069/16 ottobre del V.A. di Dover al D.N.I. dell’Ammiragliato, TNA, fondo Admiralty, fasc. ADM 223/464, pag. 264.
(36) Air Ministry instructions for operation «Ruthless» datate 21 ottobre 1940, TNA, fondo Air Ministry, fasc. AIR 20/5236.
(37) Ibid.
(38) Tre flottiglie di dragamine del tipo R-Boot operarono dai porti francesi, belgi e olandesi della Manica nel periodo in cui sarebbe dovuta avvenire l’operazione
«Ruthless», principalmente in preparazione all’operazione «Leone marino» (Op. Seelöwe, la progettata invasione tedesca dell’Inghilterra). Dalla documentazione
d’archivio consultata non si evince sulla base di quali specifiche evidenze la Naval Section di Bletchley Park avesse dedotto che tali unità fossero state impiegate
in operazioni di soccorso, peraltro di competenza del servizio navale della Luftwaffe (vds. nota n. 27). Probabilmente l’inesatta deduzione degli uomini di Frank Birch
fu alla base dell’abbandono dell’operazione. Un altro probabile motivo per l’abbandono dell’operazione fu il fatto che i raid aerei tedeschi si svolgevano nel cuore
della notte, dunque sarebbe stato difficilissimo per il bombardiere catturato accodarsi ad una di quelle ondate di centinaia di velivoli tedeschi e riuscire ad individuare,
nell’oscurità della notte, il dragamine bersaglio.
(39) Cfr. il Supplement to the London Gazette del 23 giugno 1948, pag. 3685.
(40) TNA, fondo Records created and inherited by the Government Code and Cypher School (GC&CS) and its successor the Government Communications Headquarters (GCHQ), fasc. HW 8/46, Appendix «C» to Chapter XIII, pag. 205. Tale documento è stato solo di recente versato al TNA di Londra dopo essere stato a
lungo custodito, senza possibilità di accesso al pubblico dal GCHQ britannico.
(41) L’introduzione, nel febbraio del 1942 di una macchina cifrante Enigma a quattro rotori per proteggere le comunicazioni radio degli U-Boat, causò un blackout di
ben dieci mesi nella capacità di leggere tale messaggistica da parte di Bletchley Park. Il problema fu risolto grazie a ulteriori catture ma, soprattutto, all’introduzione
in servizio delle «bombe» a quattro rotori prima britanniche e poi statunitensi. Per chi fosse interessato ad approfondire tale argomento si consiglia la lettura dell’ottimo
volume di David Khan, Seizing the Enigma, op. cit. in bibliografia.
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