Annunciazione

Fin dall'antichità, si sono prodotte metafore e allegorie della memoria. Più recenti sono immagini simboliche riferite all'inconscio, dove la memoria individuale o collettiva ripesca non di rado i suoi ricordi. Qui si tratta per lo più di vere e proprie figure, da Mnemosine dea della reminiscenza a Gradiva, Musa del Surrealismo e ancor prima della psicoanalisi. Se esse si adattano alla memoria del passato, non coprono però tutta la complessità dell'inconscio. Ve ne sono altre, quali l'“Angelus” di Millet e di Dalí o l'“Angelus Novus” di Klee e di Benjamin, che meglio ne esprimono una componente fatta di annunciazione o di prefigurazione, ma anche di aspettative e di delusioni...

Depuis l'antiquité, dans l'histoire de la civilisation, le motif de la colonne est employé fréquemment comme symbole politique ou religieux. On connaît les exemples de l'obélisque égyptien ou de la colonne votive de l'antiquité gréco-romaine. L'usage de cet élément a été légué à l'art paléochrétien et de l'époque médiévale. Souvent, son rôle dans l'art du moyen âge peut être symbolique, lorsque sa présence n'a pas une raison d'être fonctionnelle. Le présent travail est consacré à l'examen du symbolisme de la colonne dans certaines Annonciations occidentales et byzantines. Dans ce but et dans le cadre de la problématique que ce motif iconographique pose, nous allons plus particulièrement évoquer la manière dont les textes patristiques grecs et latins ainsi que les hymnes liturgiques ont pu influencer la création artistique en Occident et à Byzance, depuis l'époque paléochrétienne.

Nelle diverse stagioni della sua lunga e fortunata carriera, Tiziano ha più volte affrontato il tema dell’Annunciazione, sviluppandolo in maniera sempre diversa e
originale, sia dal punto di vista formale che iconografico. La rappresentazione del mistero dell’Incarnazione, infatti, si è trasformata nel percorso artistico del cadorino a ritmo incalzante, secondo modi e tempi che hanno coinciso con la sua personale evoluzione stilistica, tra naturalismo e impegno manieristico, classicismo cromatico e pittura di macchia.
Il contributo affronta le principali tappe di questa evoluzione stilistica attraverso le opere tizianesche dedicate a questo tema, dall'Annunciazione per l'altare della cappella Malchiostro nel duomo di Treviso, alla più estrema pala della chiesa di San Salvador a Venezia, fornendone una lettura stilistica e formale anche in relazione agli altri dipinti coevi.

Nella basilica di San Pietro di Modena, tempio benedettino secondo solo al Duomo per valori storico-artistici, la prima cappella sulla sinistra si presenta fra le più cospicue, in quanto conserva ancora, oltre al notevole complesso dell’altare, decorazioni parietali a rilievo e ad affresco e lapidi sepolcrali, anche grazie alla sua stessa collocazione a ridosso della facciata interna. Era questa l’antica cappella dei Carandini, nobile famiglia il cui prestigio ancora si esprime nella bella pala dell’Annunciazione, opera di Ercole dell’Abate (1562-1613), nipote del celebre Nicolò, fra i protagonisti del più maturo manierismo modenese, prossimo al suo tramonto.
Le pitture a soggetto mariano che ricoprono la volta a crociera della cappella  sono state attribuite dalla tradizione storiografica allo stesso Ercole dell’Abate, a iniziare da don Mauro Alessandro Lazarelli, storiografo del monastero ai primi del secolo XVIII. Ora, sulla base di confronti stilistici si ipotizza che le pitture della volta e della lunetta spettino interamente a Ercole Setti, assieme all’ottagono dell’Assunta e alla lunetta laterale superstite, in quello che è uno tra i più interessanti cicli superstiti della tarda Maniera modenese.

Comparative study on the iconography of the Annunciation in Byzantine and Western European art, based on my second doctoral thesis (1994, Doctorat de l’Université, Paris I Sorbonne-Panthéon). For this monograph I received the Maria Theohari Prize (Έπαθλο Μαρία Θεοχάρη) for the best publication on Byzantine art in 2008.

The Incarnate Word and the Virgin Mary, representative of the human species, united in the Annunciation. This event has been considered as the cornerstone for the foundation of the Church. Thus, both in Byzantium and the medieval West the representations of the Annunciation are enhanced by certain symbolical features, which relate to the Incarnation and the Virgin and which by extension pay an emphasis to the foundation of the Holy Church.

Pinturicchio scenografo? Visto l'approccio al mondo del teatro da parte di numerosi artisti rinascimentali - che si cimentavano con l'allestimento di spettacoli nelle più disparate occasioni festive - e grazie alla lettura dell'Annunciazione della Cappella Baglioni a Spello, eseguita proprio da Pinturicchio, è possibile fare alcune ipotesi.

Il volume ripercorre la vita e le opere di Giovanni Santi (Colbordolo, 1439, ante? -Urbino, 1 agosto 1494), personaggio poliedrico e dotato di molti talenti, nonché padre e primo maestro di Raffaello. Attraverso i saggi del volume e il ricco apparato iconografico, viene indagata la sua attività, strettamente legata alla città di Urbino e alla committenza del potente duca Federico da Montefeltro, la cui azione politica e militare fu rivolta alla creazione di una città ideale fondata sulla cultura. Fortemente partecipe di questo clima stimolante, ma anche arricchitosi dalla frequentazione di altri importanti centri italiani, Giovanni Santi fu leader di una bottega che monopolizzò la produzione artistica del territorio, realizzando opere di grande qualità. La sua fama fu presto oscurata da quella dal figlio, Raffaello, il quale, rimasto orfano a soli undici anni, divenne tuttavia l'espressione più alta della temperie artistica che nel giro di pochi anni avrebbe completamente mutato il corso della storia della pittura. Raffaello sentì tuttavia fortemente il legame con la famiglia e con la terra d'origine, e volle sempre mantenere il ricordo del nome paterno e della città che lo generò.

Lo scultore fiorentino Pietro Torrigiani (1472-1528), il rivale astioso che ruppe il naso al giovane Michelangelo, lasciò opere di valore, specialmente in terracotta e in bronzo, non solo nella sua terra, ma anche in Inghilterra e in Spagna, dove finì la sua vita. Meno nota è la sua attività per le Marche: qui egli capitò negli anni intorno al 1500, quando, "fattosi in un tratto di scultore soldato", secondo le parole del suo biografo Giorgio Vasari (1568), si arruolò nell'esercito di Cesare Borgia, il famigerato Duca Valentino. Durante le campagne militari il Torrigiani non abbandonò l'arte: sappiamo infatti che nel gennaio 1500 doveva eseguire una pala d'altare in terracotta per la chiesa francescana dell'Annunziata a Fossombrone, della quale rimane la Madonna col Bambino (esposta nella Galleria Nazionale delle Marche a Urbino). Di recente si è cercata la sua mano nei portali di due chiese di Recanati, Sant'Agostino e San Domenico, mentre curiosamente è stata dimenticata, proprio in quest'ultima chiesa, un'opera che le fonti locali riconducono al Torrigiani fin dal 1601, cioè a meno di un secolo dalla morte dello scultore: mi riferisco alla statua in terracotta di San Sebastiano, nella quale si mostra, sotto la ridipintura, una qualità che potrebbe davvero indicare la paternità del fiorentino. A queste tappe marchigiane, l'una più certa l'altra meno, se ne aggiunge ora una terza: Camerino. Lo scultore vi si trovava nello stesso anno 1500, il primo di aprile, per stipulare un contratto con messer Giovanni Vittori e ser Vincenzo di ser Antonio di Pascuccio, rappresentanti della confraternita del Corpo di Cristo eretta nella cattedrale, per l'esecuzione di due statue in terracotta dipinta raffiguranti l'Arcangelo Gabriele e la Madonna Annunziata (Sezione di Archivio di Stato di Camerino, Archivio notarile di Camerino, 1626, Vincenzo di ser Antonio, cc. 372v-377v). Magister Pierus Torrisiani de civitate Florenzie s'impegnava a modellare le statue (luto finitas) entro la fine del mese corrente e a completarle in ogni loro parte (finitas, coptas et coloratas) entro il luglio; la confraternita avrebbe pagato le spese dell'argilla (ma solo per la figura dell'Angelo), i colori, l'oro, la cottura, nonché un compenso di 22 ducati d'oro, dei quali ben 14 furono versati al momento della stipula, possibile segno che l'opera era già avviata. Lo scultore doveva provvedere infine a collocare le statue nel luogo che sarebbe stato indicato da messer Giovanni. Garante del Torrigiani fu un tale Giovanni dall'Aquila, del quale non sappiamo di più (era forse un collega?), ma che ci richiama una città nella quale fiorirono botteghe di scultura in terracotta. Per ironia della sorte, in questa commissione al soldato del Valentino potrebbe essere stato coinvolto il futuro duca di Camerino, Giovanni Maria da Varano, il quale era forse priore della confraternita del Corpo di Cristo in quell'anno (lo era di certo cinque anni prima: stesso archivio, 182, Giovanni Battista d'Angelo, cc. 603r-606r, 14 settembre 1495) e ad essa fu tanto legato che al termine della vita dispose di essere sepolto in cattedrale sotto l'altare del Corpo di Cristo, con indosso l'abito della compagnia. E probabilmente non sarà un caso che uno dei due testimoni al contratto fosse Andrea Drago da Ancona, definito esplicitamente cortigiano (curialis) di Venanzio da Varano, il fratello maggiore di Giovanni Maria (e vittima del Borgia nel 1502). L'atto del 1° aprile 1500 non specifica il luogo di destinazione delle sculture, ma possiamo esser certi che si trattasse della cattedrale stessa, dove la confraternita aveva la sua sede e la sua cappella. Con ogni probabilità l'Annunciazione fu collocata in un punto focale della chiesa, ai lati dell'altare maggiore, su due colonne simmetriche nei pressi dell'arco absidale oppure su due mensole immurate nei pilastri del medesimo arco, secondo l'uso comune dell'epoca. Lo suggerisce anche un brano dell'inventario della chiesa redatto nel 1726: "Il choro è largo 24 piedi col suo arcone sopra l'altar magiore, vi sono due pilastri d'avanti, che sostengono due statue grandi, una della Beata Vergine e l'altra dell'angelo Gabrielle che annuncia la medesima, con in mezzo a detto arcone descritte le parole dell'angelo Ave Maria". Che queste

espanolGentile da Fabriano’s Annunciation in the Vatican Pinacoteca is one of the clearest and most interesting visualizations of a famous metaphor from Medieval hymn literature that compares Mary’s hymen to the glass of a window. The painting uniquely combines three elements: rays of light, a Gothic tracery window, and the shape of the window impressed on the Virgin’s body. Gentile’s painting is the culmination of a development in Tuscan art that can be traced back at least until about 1370. This makes it part of an Italian tradition of visualizing the so-called ut vitrum metaphor that must antedate analogous examples from Flemish art. espanolLa Anunciacion de Gentile da Fabriano en la Pinacoteca Vaticana es una de las visualizaciones mas claras e interesantes de una famosa metafora extraida de la literatura himnica medieval que compara el himen de Maria al cristal de una ventana. La pintura combina de forma unica tres elementos: los rayos de luz, una ventana de traceria gotica, y ...

Abstract: Gentile da Fabriano’s Annunciation in the Vatican Pinacoteca is one of the clearest and most interesting visualizations of a famous metaphor from Medieval hymn literature that compares Mary’s hymen to the glass of a window. The painting uniquely combines three elements: rays of light, a Gothic tracery window, and the shape of the window impressed on the Virgin’s body. Gentile’s painting is the culmination of a development in Tuscan art that can be traced back at least until about 1370. This makes it part of an Italian tradition of visualizing the so-called ut vitrum metaphor that must antedate analogous examples from Flemish art.

Resumen: La Anunciación de Gentile da Fabriano en la Pinacoteca Vaticana es una de las visualizaciones más claras e interesantes de una famosa metáfora extraída de la literatura hímnica medieval que compara el himen de María al cristal de una ventana. La pintura combina de forma única tres elementos: los rayos de luz, una ventana de tracería gótica, y la forma de la ventana impresa en el cuerpo de la Virgen. La pintura de Gentile es la culminación de un desarrollo en el arte toscano que se remonta al menos hasta aproximadamente 1370. Esto la convierte en parte de una tradición italiana consistente en visualizar la llamada metáfora ut vitrum, la cual debe anteceder ejemplos análogos en el arte flamenco.

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è ubicata dal 2001 nella chiesa sconsacrata di San Girolamo. Tale sede prestigiosa si presta magnificamente alle attività della scuola, per via degli ampi spazi e dell'atmosfera solenne che vi si respira. Per reperire i manufatti necessari alle varie attività pratiche, la Scuola usufruisce di numerose convenzioni stipulate con istituzioni pubbliche e private, fra cui, a titolo di esempio, la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici delle Marche, il Pio Sodalizio dei Piceni, alcuni Comuni e Diocesi del territorio marchigiano 234 . Presso il laboratorio di San Girolamo, sono state restaurate numerose opere appartenenti all' Ateneo di Urbino, fra cui la Comunione di San Girolamo ubicata sull'altare maggiore di Luigi Vanvitelli, copia eccelsa della tela del Domenichino, l'Arma con gli stemmi Bernabei e Savini e San Pietro d' Alcantara riceve la regola dell'ordine da San Francesco di Filippo Bigioli, proveniente da Palazzo Passionei a Urbino 235 . Le due tele raffiguranti la Madonna Annunciata e l' Arcangelo Gabriele sono state ritrovate nel 2008 in stato di abbandono, all'interno di una cella dell'ex carcere annesso al convento di San Girolamo, prontamente ricoverate e messe in sicurezza nel Laboratorio della Scuola di restauro 236 . I restauri dei due manufatti hanno avuto inizio nel 2008 e si sono conclusi nel 2010, grazie alla partecipazione degli allievi della Scuola di Conservazione e Restauro, sotto la supervisione dei docenti restauratori 237 . Le opere ivi descritte presentano chiare analogie sia con l'Annunciazione dipinta dal Barocci negli anni 1582-84 per la cappella di Francesco Maria II della Rovere duca di Urbino, nella Basilica di Loreto e conservata dal 1820 presso la Pinacoteca Vaticana, sia con le numerose repliche realizzate dagli allievi ed epigoni del maestro 238 . Le somiglianze sono ancora più evidenti con la piccola Annunciazione ad acquaforte e bulino (1582-84) dell'Istituto Nazionale per la Grafica di Roma, delizioso esempio della celebre tecnica per morsure successive ideata da Barocci stesso e realizzata dopo il dipinto ora in Vaticano, quindi a scopi prettamente divulgativi. Le due tele di proprietà dell' Ateneo urbinate sono verosimilmente l'ennesima replica di un soggetto che conobbe grande fortuna, perfino dopo la morte del maestro e diffuso anche tramite le sue incisioni. L'imprenditore Barocci aveva colto l'importanza della divulgazione delle repliche per costruire sapientemente la sua immagine in termini mediatici. È noto, infatti, che la sua fama si consolida anche attraverso le repliche e le copie dei suoi soggetti più apprezzati. Sulle modalità di realizzazione delle copie si possono fare alcune supposizioni: in

The paper argues that the particular "fortuna" enjoyed by the depiction of the Annunciation in the Renaissance may also be understood in direct relation to the doctrine of the Immaculate Conception. In the fifteenth century, as the cult of the Virgin Immaculate was becoming increasingly popular, strong support was given in favor of this belief by a peculiar exegesis of the Pericope of Luke 1:26-38, and in particular to Gabriel's words to the Virgin Mary "Ave, gratia plena" (Lk. 1:28). Although well known to theologians, this aspect of the meeting of Gabriel and the Virgin Mary has so far been ignored, or even misunderstood, in the studies of the iconography of both the Annunciation and the Immaculate Conception.

Il Natale è di tutti, di chi crede e di chi lo vive come momento speciale dell'anno senza particolari altre implicazioni. Ma il Natale è anche un evento, storico, esistenziale, carico di significati e di mistero. Un giorno solo che non basta una vita intera per comprenderlo nei limiti della sua comprensibilità. Senza pretese di poter svelare tutto, con la speranza di dire qualcosa che valga la pena di essere detto.

Quattro simboli nell'iconografia medievale dell'Annunciazione alla luce della tradizione patristica e teologica 1° Lezione : Il gambo di gigli Lunedì , 7 Ottobre 2019, h.15-17 aula storia moderna e contemporanea. 2°Lezione La porta chiusa (porta clausa) Martedì 8 h. 11-13, aula paleografia 3° La casa su forma di tempio (templum Dei) Mercoledì 9 h. 15-17 aula archeologia 4°Lezione El letto (thalamus) Giovedì 10 h.15-17 aula archeologia Gli studenti che frequenteranno il ciclo di 4 Lezioni potranno acquisire 1 CFU

Scritto assieme a Gabriella Guandalini, il saggio è un primo contributo di studio circa uno dei maggiori rappresentanti del tardo Manierismo in ambito modenese. Giovan Battista Codebue, appartenente a un'illustre famiglia, fu versatile autore formatosi nella bottega di Lodovico Begarelli, nipote del celebre plastico Antonio. Sue le statue nella chiesa interna delle monache di San Paolo in Modena. Se della sua attività di progettista di architetture e di scenografo - in questa veste attivo anche per Ranuccio I Farnese a Parma -  rimane precipuamente la memoria documentaria o affidata alle fonti storiografiche, restano di lui alcuni dipinti fra cui l'Annunciazione innalzata nel 1596 del coro della chiesa di San Biagio nel Carmine, già chiesa di Santa Maria del Carmine un tempo annessa al convento dei Carmelitani, testo che compendia suggestioni manieristiche da Bologna, da Ferrara, da Parma, e il busto in marmo di Furio Molza sulla sua "memoria" funebre nello stesso tempio, con affinità con esemplari analoghi d'area ferrarese.