Età Del Ferro

"The district of Cugno Case Vecchie is located about 3 km in the north-west of the modern town of Canicattini Bagni, in the province of Siracusa. This territory has been occupied from Prehistory to the present day because of the abundant presence of raw materials and water courses and its strategic location along the ancient Via Acrense. In Cugno Case Vecchie, in fact, is located a small necropolis of the Early Bronze Age, a second cemetery dating to the Late Bronze Age and a rocky settlement of Late antiquity and Medieval Age, populated in later times by shepherds and farmers.
The purpose of this article is to present the first results of a survey conducted in September 2008 during which two tombs with pseudo-pillars and one tomb with pilasters dating XVIII century A.D. were found."

At the foot of the Ortler Mountain, two settlements developed from the Middle Bronze Age onwards near the Stilfs chalcopyrite deposit in the Vinschgau (South Tyrol). It was the beginning of a long settlement history, which lasted at least until the end of the Iron Age. The location of the settlement sites "Kaschlin" and "Weiberbödele" near the chalcopyrite deposit has long given reason to assume that the prehistoric traces of settlement as well as the historic village of Stilfs were connected with mining.
The discovery of prehistoric copper slags on the Prader Berg now provides clear evidence of Bronze Age mining in the Ortler region. On the basis of ceramic finds of the Laugen-Melaun A level, the slag heap can be dated to the 13th/12th century BC. The mining archaeological discovery led to further investigations and a research project that will start shortly. In addition to its importance for metal extraction, the entrance to the Sulden Valley at Prad and Stilfs represents a traffic-geographically important point. In this area, the path to the Stilfser Joch (Lombardy) and the Ofen Pass (Switzerland) branches off the path over the Reschen Pass (Danube-Adriatic Sea). The prehistoric artefacts in the upper Vinschgau bear witness to the extensive connections via these traffic routes. The Etruscan warrior statuette from the Suldenbach near Prad deserves special mention.

Segnalazione di ritrovamenti di materiali attribuibili all'età del Ferro effettuati durante sopralluoghi ispettivi presso la collina denominata "Castellaro di Verezzi" (comune di Borgio Verezzi - SV). Pubblicato in NOTIZIARIO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA - 3.I Italia settentrionale e peninsulare. ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA 2016, ISSN 2384-8758, pp. 5-6.

http://www.iipp.it/wp-content/uploads/2011/11/ipp-riassunti-versione-web.pdf


Abstract: Le tombe dell’età del ferro, scavate tra il 1884 e il 1886 nel fondo Cacciabella di Remedello da Giovanni Bandieri e da Luigi Ruzzenenti, sono già state oggetto di una parziale pubblicazione da parte di Raffaele C. de Marinis, nel 1986, nel catalogo della mostra Gli Etruschi a Nord del Po. In quella sede si sottolineava, rimarcando lo scarso interesse dimostrato per le evidenze in questione da parte dei due studiosi, senz’altro maggiormente attratti dalla necropoli dell’età del rame, la mancanza di dettagliate notizie sulle circostanze della scoperta. Più nello specifico, de Marinis evidenziava come le fonti d’archivio lasciassero irrisolti diversi dubbi, e come particolarmente problematico fosse il caso della tomba 1, caratterizzata da un corredo composto da manufatti databili ad epoche differenti. Sulla base di alcune lettere inedite del Bandieri conservate nel Fondo Pigorini dell’Università di Padova, è stato tuttavia possibile ritornare sulla questione. In particolare, la lettera del 10 maggio 1886 costituisce una vera e propria relazione sulle operazioni svolte, comprensiva di una dettagliata descrizione dei manufatti rinvenuti e corredata da uno schizzo dell’area più dettagliato rispetto a quelli presenti in letteratura. Alla luce della documentazione acquisita risulta quindi possibile puntualizzare meglio la composizione dei corredi tombali, nonché fornire nuove ipotesi interpretative relative alle strutture rinvenute in questo settore della necropoli.

An overall view on the presence of Attic pottery in Golasecca culture contexts

Dalla metà del VI, per tutto il V sec. a.C., giunse nel cuore della pianura padana una grande quantità di ceramica attica, destinata in parte a un uso locale, in parte a essere distribuita a nord delle Alpi. Fu acquisita in parte anche dalle popolazioni dell’Italia settentrionale, tra cui i Celti golasecchiani, che tra le varie forme scelsero soprattutto kylikes, skyphoi e kantharoi.
Nella cultura di Golasecca le importazioni di ceramica attica iniziarono in ritardo rispetto alle prime attestazioni nella pianura padana, che si collocano verso il 540/530 a.C., facendo supporre difficoltà nell’accettare questo nuovo prodotto.
La distribuzione della ceramica attica all’interno della cultura di Golasecca riguarda i centri protourbani, in particolare Como, sede degli scambi e dei gruppi aristocratici. Le sporadiche presenze nelle sepolture rivela difficoltà di accogliere questo vasellame nell’ideologia funeraria. La totale assenza di questi prodotti tra i Leponzi deve essere considerata una scelta culturale.
I Golasecchiani non assimilarono, insieme ai manufatti, anche la complessa matrice ideologica che regolava la pratica del simposio greco. Questi oggetti di prestigio sostituirono quelli di tradizione locale oppure furono impiegati per consumare il vino, una nuova bevanda.

in P. von Eles, L. Bentini, P. Poli, & E. Rodriguez (Hrsg.), Immagini di uomini e di donne nelle necropoli villanoviane di Verucchio: Convegno di Studi dedicato alla memoria di Renato Peroni (Verucchio 20-22 Aprile 2011), Quaderni di Archeologia dell'Emilia Romagna; Band 34, Sesto Fiorentino (FI): All'Insegna del Giglio.

Il contributo prende in esame, in via preliminare, i materiali pre-protostorici provenienti dagli scavi archeologici condotti in Valtellina tra il 1995 e il 2012 nell’ambito dell’azione di tutela svolta dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia.

Il numero 135 della Rassegna è frutto anzitutto di due iniziative maturate all'interno della Società Gallaratese per gli Studi Patri e dell'Associazione Museo Studi Patri: si tratta della riproposizione in forma di brevi saggi corredati da un ricco apparato iconografico del Percorso espositivo "CIBVS" organizzato prendendo spunto dal tema dell'EXPO Milano 2015 e dalla prima manifestazione "'15-'18 tempore belli" tenutasi nella primavera del 2016. La seconda parte ospita una Miscellanea di brevi saggi di diversa natura e di diverso argomentano che ancora una volta testimoniano interessi multidisciplinari di una Rassegna votata alla valorizzazione di una storia locale aperta ad orizzonti ampi e tendenzialmente globali.

Seppur sono stati molti i contributi che hanno messo in luce i caratteri del popolo dei Piceni, è tuttavia venuto a mancare uno sguardo d’insieme che sottoponesse a specifiche analisi tutti i numerosi aspetti e le varie ideologie di cui si è andata a comporre nel corso dei secoli la ritualità funeraria adottata dalla suddetta cultura.
Solo recentemente grazie all’edizione di nuove e importanti scoperte e alla pubblicazione, seppur molte volte parziale, di alcuni vecchi rinvenimenti, sono emersi nuovi importanti dati, senza tuttavia avere ancora un chiaro scenario riguardo l’ideologia funeraria dei Piceni.
È in questo panorama che si inserisce il presente elaborato, in cui si è cercato di analizzare il rituale funerario piceno tra la Prima età del Ferro (IX sec. a.C.) e il pieno Arcaismo (VI sec. a.C.). Tale lavoro vuole porsi come uno dei tanti e piccoli tasselli che negli ultimi anni cercano di avvicinarsi all’obiettivo di definire un quadro sistematico e generale riguardo le numerose componenti della ritualità funeraria adottata dalla civiltà picena. Essendo però allo stesso tempo consapevoli che le osservazioni da qui scaturite non riflettono con certezza una situazione alquanto complessa, che solo con un assiduo studio delle componenti non ancora edite potrà chiarire.
Uno dei primi obiettivi che si sono prefissati, è stato quello di arrivare a definire una
completa catalogazione di tutte le sepolture marchigiane edite, riferibili al periodo tra il IX e il VI sec. a.C. La schedatura delle suddette tombe si è ritenuta fondamentale affinché si potesse avere successivamente un valido supporto su cui poter fondare l’analisi riguardante lo sviluppo e la comprensione della ritualità funeraria picena tra la Prima età del Ferro e il pieno Arcaismo, costituente il secondo principale obiettivo di questa tesi.
Al fine di poter fornire un quadro più completo possibile sulla cultura picena e sulle
metodologie di analisi, la Tesi si è sviluppata secondo dei capitoli introduttivi alla catalogazione delle sepolture e all’esame della ritualità funeraria.
Oggetto del terzo capitolo sono la catalogazione e la schedatura delle sepolture individuate come base di ricerca per le successive valutazioni sul rituale funerario. Per ogni tomba si presenta una scheda schematica in cui sono raccolte le principali informazioni desunte dalla bibliografia di riferimento. All’interno delle schede si è posto l’accento in particolare su alcune componenti quali il rito, la tomba e il corredo di accompagnamento, valutati come fattori determinanti per la ricomposizione della ritualità funeraria. Nell’ultimo capitolo, il quarto, si presenta lo studio analitico sul rituale funerario piceno, basato su campione di 161 tombe individuate nella precedente fase di catalogazione, che si distribuiscono lungo un arco cronologico di circa tre secoli. Al termine di questo quarto capitolo, si è poi inserito un primo studio comparativo, soprattutto in merito a quanto emerso dai precedenti paragrafi, riguardo le dinamiche funerarie riscontrabili nella tomba T.100 di Corinaldo, rinvenuta nel 2018 nell’ambito del progetto “ArcheoNevola”, al fine di poter fornire delle iniziali valutazioni sulle norme funerarie che hanno regolato questo particolare contesto, tutt’ora in fase di restauro e studio.

This paper presents an update of the excavations carried out by Sapienza University of Rome at Saturo (Taranto) - Acropoli, between 2014 and 2017. The new data are contextualized within the historical framework of the Tarantine region, with particular attention to the phases close to Greek colonization, starting from the second half of the VIII century B.C. The new discoveries related to the Japigian settlement, together with the review of the previous excavations carried out on the site in 1959, allow to define more precisely also the main phases of the Greek sanctuary, that remains active until the Hellenistic Age. The discovery of a Roman necropolis on the south-eastern slope of the hill confirms the frequentation of the area in association with the villa maritima on the coast. Finally, the analysis of the botanical remains and the georadar surveys have made it possible to further enhance the obtained results and to plan future interventions.

The pre-roman pottery production: analysis of the shapes. The study of the pottery from the pre-Roman layers of via Moneta met three main difficulties: the large amount of finds from the site, our poor knowledge of the pottery from late Iron Age  settlements and the lack of a well-established chronological sequence. Our knowledge of the pottery of this period is mainly from burials, which are the main evidence
available for the whole Iron Age in Northern Italy and the most common pottery shapes found in graves are quite rare in settlements. The Authors acknowledge the limits of their present study, for example: all the earliest stratigraphical units (US in our text) were studied, while only a part of the LTC and D units was taken into consideration, thus the finds belonging to these phases are somehow underrepresented; nor the percentages of the types in each stratigraphical unit wer e subjected to scrutiny. All the above will need further studies which will deliver new meaningful results.
Within these limits the study of the pottery and of its context has shown that during the four and half centuries before the annexation of the territory of the Insubres to the Roman Empire their pottery production shows only one important change, which occurred a t the end of the LT C1 phase. There is no interruption in the local pottery production after the Gaulish invasion in the year 388 BC, but only the introduction of new shapes appearing alongside those of the earlier Golasecca tradition. Since the 5th century BC the main feature of the pottery in Milan is the presence of Ligurian types. It is a coarse hand-made ware locally made by Ligurian artisans who had moved into the oppidum of Mediolanum. Here this type of ware will have its own evolution and will become part of the local culture. There are just a few pottery types showing a connection with Transalpine Europe, suc h as the pear-shaped pots (vases balustres) which have their origin in the Marne and Champagne regions. In via Moneta a LT B2 pre-top shaped pot (vaso pre-tr ottola) and fragments of LT C and D painted top-shaped pots were found. They seem to originate from a mixture of the local pottery tradition and that of the pear-shaped transalpine vases.
Between the 2nd and the 1st century BC the amount of pottery shapes decreases and they become more standardized, locally made low-quality black-glazed pottery appears, possibly because of the influence of the Central Italian pottery production.
The painted decoration on LT B wares shows the continuity of the Golasecca tradition. Ther e are few pots à bourrelet and à tonnelet which show links with Eastern France and mainly with the Massif Central area. One of the featur es of LT C and D painted pottery is the graphite decoration since this ore is quite rare in the Central
Alps its possible origin is discussed.

Si analizzano le abitazioni a pianta ellittica scoperte a Sorgenti della Nova sui terrazzi artificiali ricavati nei fianchi della rupe. Queste strutture di cui rimangono solo le canalette e i buchi di palo che ne costituivano le fondamenta, erano caratterizzate da una suddivisione interna in ambienti principali, definiti da pareti che isolavano le aree delle absidi, e ambienti secondari. Vengono proposte alcune considerazioni in merito alle tipologie delle fondazioni, alle dimensioni delle strutture, ai sistemi di copertura, agli ingressi, alle suddivisioni e agli arredi interni, operando anche confronti con strutture che presentano pianta simile appartenenti all’Etruria, al territorio Falisco e al Latium vetus. Si operano anche confronti di tipo etnografico per meglio comprendere l’aspetto funzionale dei vari ambienti.


The paper analyzes the elliptical-plan huts brought to light at Sorgenti della Nova (Farnese, Viterbo) and built on artificial terracing on the sides of a tuff crag. Gullies and postholes, i.e. the foundations, are all what is left of these houses that were
characterized by internal division: the apses and the secondary rooms were separated by partitions of perishable materials. We here suggest some considerations about the kinds of foundations, the size of the structures, the roof system, the entrance, the internal subdivision and the furniture, also examining some dwellings with similar plan belonging to settlements of Etruria, the Faliscan territory and Latium vetus. We also examine ethnographic comparisons to better understand the functional aspects of the different internal areas.

he article presents tree grave goods found at Sesto Calende in via Sempione in 2005. The graves are of the
pit type, with indirect cremation, and have been dated to the first phase GIC of the Golasecca culture (7th
century B.C.). Some aspects of the funeral ritual are discussed.

Quaderno n. 2 –– Conferenze 1996, stampato per conto del Circolo da De Bastiani ed., Vittorio Veneto, novembre 1996 –– Sommario: (1) IMPERIO Loredana, 1095-1099. La Prima Crociata pp. 2-19; (2) GUSSO Massimo, Il Calendario Romano, alle origini di quello moderno (conferenze del 9-2-1996, prima parte, e 11-10-1996, seconda parte) pp. 21-47; (3) ARNOSTI Giorgio, L’Età del Ferro nell’antico cenedese (appunti dalla fine dell’Età del Bronzo alla romanizzazione pp. 48-86; (4) PERISSINOTTO Aldo, Viaggio a Troia pp. 87-91; (5) DOMINI Roberto, La corazzata Vittorio Veneto pp. 93-111

RIASSUNTO – I concotti del castelliere di Pozzuolo (trincea E4) – Nel corso degli scavi condotti tra il 1980 e il 1986 dall’Università di Trieste nel castelliere dei Cjastiei presso Pozzuolo del Friuli, nella Trincea E4 venne indagata una fossa con riempimento riferibile al VI-V sec. a.C. Il riempimento, parzialmente selettivo, comprendeva frammenti di anelloni fittili e di pareti d’impasto di grande spessore. Tra questi ultimi, tramite un lungo lavoro di ricomposizione, è stato possibile ricostruire alcune ampie sezioni di elementi di forma diversa, forse pertinenti ad un unico manufatto relativo alla categoria dei forni ad elementi mobili.