Romance dialectology

Este artigo pretende chamar a atención sobre a existencia dalgúns fenómenos dialectais que mostran a existencia dunha área xeolingüística galego-asturiana (que inclúe o Baixo-Minho portugués) que xa ten a súa orixe no mesmo momento da romanización. De feito, retómase a noción xeo-histórico-lingüística de Gallaecia Magna demarcada por Joseph M. Piel como locus xeográfico orixinario do nacemento do portugués, do galego e do asturiano. Esta área estaba formada polo noroeste de Portugal, as provincias de Pontevedra, Coruña, Lugo e a metade occidental de Oviedo. Algunhas diferenzas entre galego e portugués (que agrupan galego con asturiano) deben remitirse á inclusión de Galicia e do oeste de Asturias nesta área. Os fenómenos mostran un prolongado contacto galego-asturiano e unha fidelidade do galego e do asturiano a esta área e un comportamento independente e, ás veces, unitario do portugués e do castelán con respecto a estes fenómenos.

La letteratura descrive unanimemente il gallo-“italico”  come caratterizzato da tutti i tratti linguistici/strutturali che distinguono il gallo-romanzo dalle altre varietà. Tuttavia, mentre alcuni studiosi lo affiliano al ‘gallo-romanzo’ altri lo affiliano all’‘italo-romanzo’ (studiosi ‘pro-italo-’). Queste due affiliazioni sono inconciliabili in quanto le due denominazioni ‘gallo-romanzo’ e ‘italo-romanzo’ sono normalmente utilizzate nel modello ad albero per indicare due taxa ‘cugini’: il gallo-romanzo è lingua-figlia del romanzo occidentale, mentre l’italo-romanzo è lingua-figlia del romanzo orientale. Nel presente contributo sosterrò che questo problema può essere meglio compreso applicando la distinzione klossiana Abstand vs. Ausbau (Kloss, 1952, 1967). Mostrerò, tramite un esempio riassuntivo, che nelle classificazioni da essi proposte, gli studiosi ‘pro-italo-’ mischiano i criteri Abstand e Ausbau e che ciò è incoerente con gli obiettivi della scienza classificatoria. Infatti, seguendo Kloss (1967), lo status di lingua Abstand e quello di lingua Ausbau sono definiti entro due dimensioni – cioè secondo due variabili – che sono ontologicamente e concettualmente indipendenti. Infatti, comunque una varietà linguistica sia classificata in una di queste due dimensioni, ciò non condiziona la sua classificazione nell’altra dimensione. Quindi Abstand e Ausbau devono intendersi come criteri classificatori di due classificazioni indipendenti. Sosterrò che in ambito scientifico le classificazioni hanno una funzione informativa e che applicando tale criterio misto, gli studiosi ‘pro-italo-’ hanno prodotto “classificazioni” fallaci che non sono informative né dello status Abstand né di quello Ausbau delle varietà “classificate”, quindi non sono utili per scopi scientifici e perciò devono essere rifiutate.

Forse più che per altre aree del dominio romanzo è necessario, trattando di proverbi ladini, spendere qualche parola sulla delimitazione dell'area di nostro interesse: come è noto, infatti, non c'è accordo fra gli studiosi (e meno ancora fra i parlanti e gli abitanti di queste zone) su che cosa costituisca la Ladinia dolomitica, su che cosa la delimiti, linguisticamente, geograficamente e culturalmente, e sui rapporti che le varietà di quest'area intrattengono con quelle cosiddette (reto)romance a ovest e friulane ad est. Figura 1: distribuzione attuale delle varietà romance. ladine e friulane Il plurisecolare dibattito, alla cui origine si suole porre l'uscita dei cosiddetti Saggi Ladini di Ascoli (Ascoli 1873) è tuttora molto vivace; nella ovvia impossibilità di riprenderlo anche solo in parte, né di esprimere sul tema in questa sede convinzioni scientifiche pertinenti, ci limiteremo, ai fini di questo contributo, a considerare «ladini» i proverbi provenienti dalle cinque valli dolomitiche in cui il ladino è lingua ufficiale riconosciuta da più di dieci anni, e «ladino» la lingua espressa da questi 1 . Si tratta del territorio storico in cui la minoranza ladina ha raggiunto piena consapevolezza già nei decenni centrali del 1800, e che ha fatto parte della Duplice monarchia asburgica prima dell'annessione all'Italia * Desidero ringraziare sentitamente Nadia Chiocchetti (Ufficio Linguistico dell'Union Generela di Ladins dles Dolomites) e Evelyn Bortolotti (Istitut Cultural Ladin «Majon di Fascegn»): senza le loro competenze e il loro generoso aiuto questo contributo non avrebbe potuto né essere scritto né concepito. Un ringraziamento va anche a Daria Valentin, Vittorio Dell'Aquila e a Guido Borghi. 1 Parimenti indicheremo con «Ladinia» il territorio delle cinque valli summenzionate. È necessaria la specificazione «da più di dieci anni», dal momento che la legge italiana 482 del 1999 ha dato statuto di lingua ufficiale anche ad una serie di varietà autodenominatesi «ladine» e situate fuori dai confini del territorio da noi considerato. Sulla legge 482/99, a proposito della quale è in corso di ultimazione un'inchiesta generale promossa dal Ministero della Pubblica Istruzione italiano e coordinata da chi scrive, si veda almeno Dal Negro 2000, Dutto 2006. nel 1919: le valli Badia e Gardena, nell'attuale provincia autonoma di Bolzano / Bozen, Fassa nella provincia autonoma di Trento, e dei territori dei comuni di Cortina d'Ampezzo e Livinallongo del Col di Lana in provincia di Belluno. Ecco un prospetto completo delle località: Regione Provincia Valle Comune Gardena/ Gröden/ Gherdëina

Greek-speaking people have been sailing the Mediterranean for millennia.
At various stages of their development from Latin, the Romance languages
have been influenced by their idiom. In Italy and in its islands, this role has been
particularly evident due to the many rich and culturally active colonies in Southern
Italy before and during the Roman period on the one hand, and through the later
Byzantine occupation, which lasted several centuries in some areas, on the other.
In this article, after a brief summary of the historical background (2.), the characteristics
of the lexical borrowings from Greek in the local idioms of Southern (3.) as
well as of Central and Northern Italy (4.) will be sketched. Here and there, and in
the conclusions (5.), the status quaestionis and the latest orientations of the research
will also be broadly outlined.

L a ricerca oggetto di questo contributo trae spunto dallo spoglio sistematico del "Dizionario Toponomastico e Onomastico della Calabria" (DTOC) di Gerhard Rohlfs dal quale è emersa, nella resa dell'aspirata greca 1 [x] in nomi di persona e di luogo calabresi di derivazione diretta, una frequente alternanza tra le fricative sorde velare [x], laringale [h] e labiodentale [f] : 2 Afrundu (Afrandu), località in montagna sopra San Luca con ruderi di un monastero basiliano : gr. a[ cranto~ 'puro, immacolato', con riferimento alla Madonna. Farcó, contrada di Antonimina, Bruzzano, Cánolo, Palmi, San Lorenzo, da antico nome di persona (cfr. cognome Carcó a Reggio Calabria e in Sicilia) : gr. Calkoṽ = calkoṽ 'rame'. Falcomatá, Farcomatá, cognome a Reggio Calabria e in Sicilia : cfr. gr. mod. pressi di Francavilla Angitola, dial. Xelandaru, Xalandari, cfr. gr. Cilandariv ou Monhv 'Monastero sul monte Atos'. 1 Com'è noto le occlusive sorde aspirate greche d'età classica passano a fricative sorde in greco tardo e bizantino. Tracce di spirantizzazione sono attestate nelle parlate doriche fin dal II sec. a. C. col passaggio di [q] > [s], aneseke = aj nev qhke (Meillet 2003 : 371).

This article provides both a diachronic and synchronic account of the generalization of perfective auxiliary BE in specific irrealis modal contexts across numerous Romance varieties spoken in Italy and more widely within the Romània which has essentially gone unnoticed in the descriptive and theoretical literature. In some cases (southern Calabrian, Latin American Spanish, Portuguese), the distribution of BE is to be interpreted as a residue of an original unaccusative syntax which was exceptionally preserved under higher V-movement in irrealis contexts, whereas in others (person-driven dialects of central and southern Italy, southern peninsular Spanish, Romanian) this original unaccusative signal has been reanalysed as a specialized marker of irrealis (lexicalizing a high Mood head) and extended to all verb classes. In the case of Alguerès, by contrast, general-ization of irrealis be is argued to be the result of language contact with surrounding Sardinian dialects where a specific pattern of dedicated irrealis marking of Mood has been replicated. Finally, the reverse pattern with generalization of irrealis HAVE, the reanalysis of an aspectual dis-tinction between resultative and experiential perfects found in early Romance varieties (Neapoli-tan, Sicilian, Spanish, Catalan), is shown to involve a similar pattern of dedicated irrealis mark-ing in Mood.

Il siciliano presenta alcuni tipi lessicali che si prestano a riflessioni sulle complesse vicende linguistiche dell’isola, attraversata da correnti multiple di lingue e culture. In questo lavoro si discutono le forme, i valori semantici e l'etimologia di voci mai registrate sinora, o pur registrate ma che hanno goduto di scarsa attenzione.

Como resultado de los cambios sociales y de la reciente participación femenina en muchos ámbitos profesionales, el español europeo ha experimentado en los últimos cincuenta años una evolución grande en la formación de femeninos para nombrar profesiones. Hasta hace relativamente pocos años en los pueblos de Madrid los hablantes no tenían experiencia de tratar con mujeres que desempeñasen profesiones como la de juez o la de médico y, en consecuencia, algunos femeninos populares no se referían a las mujeres profesionales, sino a las casadas con varones que desempeñaban esas profesiones.

1 7 en Obrador de Lingüistica Occitana, Munich 6-8 juillet 2015 (Version corrigée 18 août 2015) « [hɪ lu hʲˈaw tˈumbɞ tu luɦ owɦˈew hum pʁˈi] » (Se lo cial tomba tot los ausèls son pris) Les réalisations du phonème /S/ dans le parler occitan d'Espagnac (Corrèze)

https://classiques-garnier.com/gascon-et-francais-chez-les-israelites-d-aquitaine-documents-et-inventaire-lexical.html

Cette étude se penche pour la première fois sur l'histoire linguistique des Israélites dits portugais du Sud-Ouest de la France. Après avoir adopté la langue gasconne, ce groupe s'est forgé une identité linguistique en emprun-tant force mots hébreux, espagnols et d'autres langues, véhiculés notamment par la liturgie synagogale sur laquelle reposait la cohésion du groupe. Ce gascon judaïsé dans lequel survivent de rares textes jusqu'alors inédits a cédé la place au cours du xix e siècle à un parler français riche de plus de 850 particularismes, dont on dresse un inventaire lexicographique et lexicologique en rapportant les relevés anciens aux fruits d'une enquête de terrain commencée en 2014 auprès des derniers locuteurs.

Le congiunzioni subordinanti ben che, fin che, per che A feature of the Piedmontese regional variety of Italian, the subordinating conjunctions ben che, fin che, per che, is here analyzed in the framework of the contact between the national language and the Italoromance dialects. Considered as due to substratum influence, the phenomenon is discussed with respect to theoretical issues concerning language contact: factors and constraints that regulate interference, mechanisms of structural patterns transfer, processes of contact-induced grammaticalization. Finally it is argued that at a deep level these conjunctions actually show two different structures each, according to socio-demographic variables.

On désigne communément sous le nom de marchois l’ensemble des parlers romans occitans du Nord-Limousin. Ces parlers des confins du Pays d’Oc, de par leur position géographique périphérique et du fait qu’ils présentent de nombreuses influences françaises, ont souvent été négligés par les spécialistes de l’occitan et les gens qui se préoccupent de la mise en valeur du patrimoine linguistique méridional. Le premier aspect de la problématique marchoise est donc celui des limites (septentrionales) de l’occitanité. Doit-on vraiment considérer que ces parlers sont occitans, et si oui peut-on toujours penser l’identité occitane de la même manière ?
L’occitanité du marchois étant admise, il semblerait cohérent d’utiliser la graphie occitane commune aux autres dialectes pour le transcrire. Mais ici encore, compte tenu des nombreux particularismes des parlers nord-limousins, leur passage à l’écrit revient véritablement à mettre la graphie occitane à l’épreuve du marchois.
Enfin, tout développement d’une norme écrite pour le marchois se doit d’intégrer le facteur social, une langue ou un dialecte étant avant tout l’expression des gens qui la parlent.
Dans l’exposé qui suit, j’illustrerai au moyen d’exemples pratiques tirés de ma connaissance du terrain nord-limousin les principaux tenants et aboutissants d’une éventuelle prise en considération du fait marchois dans l’écriture occitane.

This article sheds new light on the linguistic identity of the so-called 'Portuguese Jews' of Gascony. According to the currently accepted historical reconstruction, after being Spanish-speaking during the first centuries of their settlement in France, these communities all adopted standard French towards the end of the 18th century. However, their linguistic legacy has been misinterpreted: Spanish was a mere written tongue, used by learned members of the communities until the 18th century, whereas Gascon, the local vernacular, was spoken. This situation of diglossia, paralleling that of the local Christian inhabitants, who wrote in French yet spoke Gascon, resulted in differentiation of the common language of both communities, with the emergence of a distinctive Jewish variety. Now mostly obsolescent, this 'Jewish' language is being recovered through intensive study of textual evidence – samples of which are provided here along with some of our theories.

"Au Nord de la Haute-Vienne et de la Creuse et dans quelques villages du Sud de l'Indre, les parlers locaux présentent simultanément des traits occitans et français qui rendent leur classification malaisée. Cette frange septentrionale du Limousin est une partie du Croissant, vaste zone d'interpénétration de l'occitan et du français, qui se prolonge au Nord de l'Auvergne. La partie limousine du Croissant est souvent appelée Marche, du nom de l'ancien comté de la Marche, qui recouvrait approximativement cette région. Et les parlers qu'on y pratique encore aujourd'hui sont très souvent désignés sous le nom de marchois.
C'est ce marchois que je vais essayer de présenter ici, aussi complètement que possible, compte-tenu du temps qui m'est imparti et de ma compétence. Mon exposé comportera trois parties consacrées respectivement à:
- 1) la situation socio-linguistique actuelle du marchois.
- 2) l'identité linguistique des parlers marchois.
- 3) l'état de la recherche sur la zone marchoise et les enjeux qui y sont liés."

Este texto discute o estatuto sintáctico do expletivo "ele" em português europeu (PE). Tradicionalmente, as ocorrências de "ele" expletivo, notadas em variedades não-padrão de PE, têm sido analisadas como manifestações do sujeito em construções impessoais (em exemplos como Ele há cada uma!), inesperadas, no entanto, numa língua de sujeito nulo como o PE. Pontualmente, têm sido sugeridas análises alternativas que relacionam este elemento com posições estruturais diferentes da posição de sujeito, mais especifi camente situadas no domínio da periferia esquerda da estrutura frásica. O presente trabalho visa contribuir para a caracterização do expletivo "ele" em PE, centrando-se na descrição das propriedades sintácticas e dos efeitos discursivos das construções que envolvem este expletivo num corpus de variedades dialectais de PE, em parte resumindo a investigação desenvolvida em Carrilho (2005). A evidência empírica assim cotejada apoia as análises que distinguem "ele" expletivo de um sujeito impessoal, motivando uma proposta de análise que relaciona este elemento com a codificação na sintaxe de aspectos discursivos particulares, associados a manifestações de força ilocutória.

Dall'architettura della lingua italiana all'architettura linguistica dell'Italia Saggi in omaggio a Heidi Siller-Runggaldier A cura di Paul Danler e Christine Konecny Bibliografische Information der Deutschen Nationalbibliothek Die Deutsche Nationalbibliothek verzeichnet diese Publikation in der Deutschen Nationalbibliografie; detaillierte bibliografische Daten sind im Internet über http://dnb.d-nb.de abrufbar.

In questa nota raccogliamo una serie di osservazioni sulla morfologia verbale di alcune varietà piemontesi appartenenti all'area sud-occidentale (per lo più della provincia di Cuneo). La scelta degli argomenti trattati è stata dettata dai nostri interessi e dalle curiosità suscitate dallo spoglio dei questionari del progetto ASIt, che ci hanno portato a riflettere sulle nozioni di irregolarità e di regolarizzazione nell'ambito dei paradigmi verbali. Oltre ai dati del progetto ASIt, un ulteriore questionario, specifico per la morfologia verbale, è stato da noi messo a punto e somministrato 2 1 Ringraziamo la Prof. Laura Vanelli per aver letto e commentato una prima versione di questo contributo. La responsabilità degli eventuali errori rimasti è comunque nostra.. Inoltre abbiamo avuto accesso a numerosi dati raccolti 2 Ringraziamo i nostri informatori: Nicola Duberti per le varietà di Viola (Cn) e Mondovì (Cn), Remigio Bertolino per la varietà di Montaldo Mondovì (Cn), Riccardo Regis per la varietà di Alba (Cn), Matteo Rivoira per la varietà di Rorà (To), e Miranda Bonino per la varietà di Biella. Nel riportare i dati raccolti abbiamo scelto di mantenere le convenzioni grafiche adottate dai nostri informatori, che spaziano dalla trascrizione fonetica a grafie di tipo intuitivo. Questo non dovrebbe comunque compromettere la comprensione da parte del lettore, per i fenomeni che metteremo in luce. Da Tos-Casalicchio 96 nell'ambito del progetto ALEPO. A questo proposito ringraziamo la Dott.ssa Monica Cini e il Dott. Riccardo Regis 3 Il lavoro si divide in due parti. La prima parte ha come oggetto la flessione di alcuni verbi che la tradizione etichetta come altamente irregolari. La seconda parte tratta un fenomeno che abbiamo interpretato come regolarizzazione.. Malgrado il (sotto)titolo scelto, teniamo a precisare che l'opposizione regolarità / irregolarità in morfologia è un problema complesso, oggetto di continuo dibattito: il presente contributo non nasce certo con il proposito di mettere ordine in tale questione. Piuttosto, partendo dall'osservazione dei dati, ci si propone di delineare e interpretare alcune tendenze che caratterizzano specifiche classi di verbi. 0.1 Terminologia adottata PARADIGMA: intuitivamente-insieme di tutte le forme flesse di un verbo. SOTTOPARADIGMA: insieme di forme flesse associate ad una determinata combinazione di valori di modo / tempo (ad es. Presente Indicativo). BASE TEMATICA (BT): unità morfologica minima impiegata nella costruzione delle forme flesse di un verbo (cfr. Pirrelli 2000: 26). Ad esempio, nella flessione del verbo italiano SALIRE sono presenti più BT (/salg-/ in 'io salgo' ma /sal-/ in 'tu sali'); queste sarebbero interpretabili come più unità sul piano morfologico, che però realizzano una sola entità sul piano lessicale (cioè un unico lessema). I verbi la cui flessione richiede più BT abitualmente sono definiti irregolari; in particolare, essi presentano allomorfia tematica.

"Cette méthode d’occitan donne à voir toutes les variétés (ou dialectes) d’occitan. La première partie de l’ouvrage présente le languedocien standard – une variété qui permet de comprendre assez aisément la plupart des autres dialectes occitans puisque l’aire languedocienne occupe le centre géographique de l’espace occitan. La méthode revient ensuite sur les six principaux dialectes de l’aire occitane (auvergnat, gascon, languedocien, limousin, provençal, vivaro-alpin) parlés dans trois pays (France, Espagne, Italie) et donne également accès à l’occitan médiéval sur une série de leçons. Les acteurs locaux, très actifs dans la promotion de leur langue, ont été partie intégrante de cet ouvrage à la fois par le biais des relectures et des enregistrements.
Cet ouvrage a été publié avec le soutien de la Direction Générale de la Langue Française et des Langues de France (Ministère de la Culture) et de l’Union Latine. "

Mon exposé, fondé sur deux études de terrain récentes (1993 et 1994) faites dans des villages (Albon et Seyne) de la zone vivaro-alpine, a pour but de fournir des exemples précis sur la situation socio-linguistique des parlers occitans vivaro-alpins en cette fin de vingtième siècle, et d'aborder la question de la diversité dialectale de l'occitan et de la standardisation de la langue. Il comporte trois parties :
- 1) le vivaro-alpin : une marche marginale, qui fait le point sur la zone dialectale vivaro-alpine ;
- 2) du Vivarais aux Alpes, où des exemples pris dans mes relevés personnels permettent de se faire une idée plus concrète des réalités de terrain en vivaro-alpin ;
- 3) problèmes de standardisation, où on pose la question de la standardisation des dialectes, compte-tenu du fait occitan et des variations intradialectales.

In this chapter the editors introduce the book and its aim of showing how the study of comparative and historical data from the Romance languages can illuminate general linguistics. After a brief presentation of the volume and its structure, the editors reflect on  how their personal experiences of working with data from the Romance languages have led them to reflect on wider issues in general linguistics. Recurrent themes in their work have been, respectively, morphosyntactic change (Ledgeway) and sound change and its morphological consequences (Maiden). Among the topics whose theoretical implications are explored are: parametric variation, universals, typological variation, pro-drop, word order, linguistic theory and philology, complementizer systems, the interaction of phonological and morphological factors in morphologization, the problem of defining a language family, and the perils of ‘standard language bias’ in the practice of  historical linguistics. While these may appear a quite heterogeneous set of issues, they are treated in a way that prompts some major shared fundamental conclusions, in particular that Romance linguistics can make its most powerful contributions to general linguistics when Romance linguists exploit to the maximum the extraordinary wealth of historical and comparative data which the Romance languages and dialects offer them.

The scholarly literature unanimously describes Gallo-“Italic” as showing all the structural traits that distinguish Gallo-Romance from the other Romance varieties. Nonetheless, while some scholars classify Gallo-“Italic” as Gallo-Romance, others classify it as Italo-Romance (‘pro-Italo- scholars). These two labels (‘Gallo-Romance’ and ‘Italo-Romance’) are irreconcilable, as they are normally used in the family tree model to name two cousin taxa: Gallo-Romance is a Western Romance daughter, while Italo-Romance is an Eastern Romance daughter. In this chapter I argue that this problem can best be understood by applying Kloss’s distinction of Abstand vs. Ausbau. I will show that, in their proposed classifications, the pro-Italo- scholars mix the Abstand and the Ausbau criteria and that this is inconsistent with the aims of classificatory science. In fact, following Kloss (1993), the status of Abstand language and that of Ausbau language are defined on two dimensions – namely, according to two variables – that are ontologically and conceptually independent. Indeed, however a linguistic variety is classified along one of these two dimensions, it does not affect its classification along the other dimension. Therefore, Abstand and Ausbau must be seen as classificatory criteria for two independent classifications. I argue that, in science, classifications have an informative function, and that by employing mixed criteria, pro-Italo- scholars have provided a flawed “classification” that is informative neither of the Abstand nor of the Ausbau status of the varieties being classified, hence it is not useful for scientific purposes and should therefore be rejected. The final section sketches out how future research might consider how the acknowledgment of Gallo-“Italic” as Gallo-Romance collides with assumptions of nationalism, possibly constituting a taboo, which suggests that the unexpected classification of Gallo-“Italic” as Italo-Romance may be due to extra-linguistic reasons. In a preliminary analysis, I propose that contesting the Gallo-Romance genealogical-structural profile of Gallo-“Italic” varieties could be a means of preventing (many of) their speakers from developing awareness of the fact that they speak languages distinct from Italian (and not “Italian dialects”, as the nationalist rhetoric assumes), and consequently, inhibiting or containing a possible movement claiming the right of these languages to official public support.