postumanesimo

Most contemporary scholarly work on posthumanism and transhumanism rests on the idea that both perspectives are part of an ontological continuum. This article, however, acknowledges and explores the differences between them. In order to prove that evident theoretical –and, therefore, practical– differences exist between both positions, a genealogy of their development from the 1980s is proposed. The definition of the two different ontologies associated to each of the discussed positions is followed by an analysis of the consequences that this theoretical separation would have for research. This paper also lays out a revision of their epistemologies and their ethical and practical implications. To conclude, we offer a contextualized justification of why the two discussed positions are actually antithetic, and how considering them as such would be useful for future research in the field.

Il cosiddetto “animal turn” degli ultimi due decenni ha dato vita a un nuovo focus accademico su animali e animalità che attraversa l’intero spettro delle scienze umane e sociali. Certo parte di un fenomeno culturale più ampio – la crisi dell’umanesimo alla fine del ventesimo secolo –, l’“animal turn” ha a sua volta influenzato e trasformato il pensiero postumanista, non solo permettendogli di sondare i confini dell’“umano”, ma anche riorientandolo parzialmente verso le questioni dell’immanenza, della corporeità, degli affetti, e dotandolo di un impulso etico e politico più marcato. D’altro canto, l’incontro con il postumanismo ha a sua volta portato la nuova disciplina degli Animal Studies alla consapevolezza dei limiti degli approcci tradizionali, e ancora molto umanisti, all’etica animale e della necessità di un superamento del paradigma umanista, di un nuovo approccio teorico e metodologico.

[This article is the ITALIAN TRANSLATION] 'Posthuman' has become an umbrella term to refer to a variety of different movements and schools of thought, including philosophical, cultural, and critical posthumanism; transhumanism (in its variations of extropianism, liberal and democratic transhumanism, among others); the feminist approach of new materialisms; the heterogeneous landscape of antihumanism, metahumanism, metahumanities, and posthumanities. Such a generic and all-inclusive use of the term has created methodological and theoretical confusion between experts and non-experts alike. This article will explore the differences between these movements, focusing in particular on the areas of signification shared by posthumanism and transhumanism. In presenting these two independent, yet related philosophies, posthumanism will stand as a more complete standpoint to reflect upon possible futures.

The ontology of animality, starting from Derrida's writings, determines the reconsideration of the human being and his ontological condition within an environment (Umwelt) in which the anthropocentric point of view has hitherto been predominant. The post-human represents the urgency for ethics willing to reflect on a world inhabited both by hybridizing life forms breaking the boundaries, and a common and immanent substratum yearning for its own limit: the animality partaken by all of us. The boundaries will be deconstructed starting from the ontology, through the epistemology, in order to define post-human ethics.

Introduzione I CAPITOLO PRIMO Il postumanesimo di Roberto Marchesini: dall'ontologia riflessiva all'ontologia relazionale 1 1.1. L'essenza umana tra i paradigmi umanistici dell'incompletezza e della purezza 3 1.2. I limiti del dualismo e della dicotomia antropocentrica 14 1.3. Il superamento dell'antropocentrismo ontologico: l'antropopoiesi come processo ibridativo 21 1.4. La soggettività tra umanesimo e postumanesimo: prerogativa umana o emergenza dall'animalità? 32 1.5. L'epifania animale come fondamento estetico dell'ontologia relazionale 40 CAPITOLO SECONDO Il postumanesimo di Rosi Braidotti: un'etica nomade per soggettività incarnate 48 2.1. Dal soggetto universale dell'umanesimo al soggetto incarnato del materialismo postumanista 51 2.2. Itinerari di divenire-minoranza: un progetto etico-politico per soggettività relazionali 59 2.3. Leggere l'alterità: dall'essenzialismo alle cartografie nomadi 68 2.4. Il postumanesimo come sperimentazione di molteplici divenire 76 CAPITOLO TERZO Soggettività post-umane: analogie tra Marchesini e Braidotti e criticità del postumanesimo 82 3.1. La fine del dualismo ontologico e il ruolo dell'alterità nella soggettività 84 3.2. Il post-umano tra la crisi dell'umanesimo e la fine dell'antropocentrismo 90 3.3. Le priorità del postumanesimo: complessità, differenze e relazioni 96 3.4. Il desiderio come centro e propulsore della soggettività 101 3.5. Il postumanesimo come umanesimo e criticità dell'ibridazione mutazionale 105 Conclusioni 113 Bibliografia 118

Questo articolo sostiene che la spiritualità, nel suo significato onnicomprensivo, corrisponde al senso fondamentale della prospettiva postumana post-dualistica. In questo senso, gli umani sono sempre stati postumani. Il postumano si estende oltre i confini dei domini accademici, tec-nologici e scientifici, e può essere tracciato genealogicamente in diversi tipi di conoscenze e sa-peri spirituali, risalenti all'inizio della civiltà. Ciò nonostante, il significato della spiritualità come fonte genealogica del postumano non è stato pienamente riconosciuto nel campo contemporaneo dagli studi postumani. La necessità di un tale riconoscimento diventa evidente quando si entra nel campo della pragmatica: cosa significa essere postumani/e nella nostra esistenza? Come pos-siamo attuare approcci postumani, post-dualistici e non gerarchici nell'etica delle nostre pratiche di vita quotidiane? La nozione di spiritualità ci aiuta a rispondere a queste domande, in quanto amplia radicalmente la nostra comprensione del postumano, permettendoci di studiare non solo tecnologie "tecniche" (come la robotica, la cibernetica, la biotecnologia e la nanotecnologia, tra le altre), ma anche le tecnologie dell'esistenza. Questo articolo vuole riconoscere l'importante con-tributo di diverse tradizioni spirituali nello sviluppo di un punto di vista postumano. A tal fine, prima di tutto fornisce un'introduzione alla questione del Postumanesimo e della spiritualità. In secondo luogo, mette in evidenza antiche tradizioni spirituali che sono in sintonia con l'approccio postumano; infine, approfondisce il tema dello sviluppo della politica spirituale del postumano, sottolineando l'importanza del Postumanesimo come una contemporanea filosofia di vita.
Traduzione di Alessia Imperatori

Nella patria di Dante la problematica filosofica è indubbiamente più presente, nella cultura e nella vita sociale, che nelle altre società europee. Questo fenomeno si inserisce nella lunga e ricca tradizione umanistica del Paese, che risale ad autori come Giambattista Vico, Francesco De Sanctis, Antonio Gramsci, Luigi Sturzo, Giovanni Gentile e Benedetto Croce. Una delle conseguenze di questa eredità culturale ed intellettuale così ricca consiste nella presenza della riflessione filosofica nelle università, nelle scuole, sulla stampa, nella cultura di massa e nella vita pubblica. Vacanze filosofiche, diversi festival dedicati ai temi della filosofia, conferenze scientifiche, dibattiti televisivi filosofici, filosofia di strada e passeggiate filosofiche, consulenza filosofica, incontri filosofici tenuti con diversi intellettuali e tavole rotonde – tutte queste inizitive ci mostrano oggi molte forme della promozione della riflessione filosofica nella società italiana e della possibilità di usare la filosofia nella vita personale e sociale.

Roberto Lacarbonara
Oltre l'Identità. Etica ed Estetica del Post-Umanesimo

Prefazione Alberto Abruzzese

Questo libro nasce dalla volontà di convocare gli elementi teorici e performativi che stanno alla base dell'attuale trasformazione delle proprietà naturali dell'umano. La società investe il pensiero e la ricerca in direzione di un miglioramento della dimensione umana e dello spazio esistenziale; tuttavia l'intensa manipolazione tecnologica da un lato e le applicazioni mediatiche, politiche ed economiche delle tecnologie dall'altro, ci inducono a riscrivere i paradigmi culturali della comunicazione e dell'etica della convivenza globale. Di fronte a ciò è opportuno interpolare le tappe di una maturazione epistemologica che ha messo in discussione l'essenza stessa del soggetto-uomo e che oggi sostiene la possibilità di ibridazioni tra il tessuto umano e quello di macchine o sistemi informatici. Prima di parlare di "post-umano" e "trans-umano" bisogna aver chiari gli orizzonti cognitivi, psico-sociali, culturali, etici ed estetici delle evoluzioni in atto. Un libro scritto con la cosciente consapevolezza della complessità tematica ma con altrettanta fiducia nella possibilità di attraversare gli inediti scenari della comunicazione e le estreme sperimentazioni dell'arte contemporanea.

Il transumanesimo è un movimento culturale trasversale che promuove l’idea di evoluzione autodiretta e l’uso di nuove tecnologie per prolun- gare la vita e potenziare l’organismo umano, prestando particolare attenzione agli scenari futuri che lo sviluppo scientifico dischiude. In questo articolo vie- ne proposta una disanima dei rapporti che questo movimento intesse con altri movimenti culturali, e in particolare con l’illuminismo, il futurismo italiano, il pensiero di Nietzsche, l’umanesimo, il postumanesimo e le ideologie politiche ereditate dal passato.

Da più di un decennio il concetto di "postumano" è entrato, a pieno titolo, nel vocabolario tanto della cultura loso ca quanto dell'immaginario popolare. Dal Cyborg Manifesto di Donna Haraway ai replicanti di Blade Runner, passando per le narrazioni post-apocalittiche della cinematogra a contemporanea, il postumano indica uno scarto lieve ma decisivo, tramite cui l'umano viene, al contempo, mantenuto e superato. La galleria di "immagini", qui offerta, esula da un'analisi meramente concettuale del termine per esibire, attraverso narrazioni, temi e discipline eterogenee, la posizione di scarto che le parole postumano e post-storia individuano. Dalle visioni mistiche di Philip K. Dick alla ne della storia di Alexander Kojève, dalle distopie romanzesche di Michel Houellebecq e H. P. Lovecraft al guardiano del godimento Sven Marquardt, i ritratti presentati si situano tutti nello spazio aperto di quel "post" che unisce e divide due volti speculari, ma irriducibili, dello stesso "umano".

Da più di un decennio il concetto di "postumano" è entrato, a pieno titolo, nel vocabolario tanto della cultura loso ca quanto dell'immaginario popolare. Dal Cyborg Manifesto di Donna Haraway ai replicanti di Blade Runner, passando per le narrazioni post-apocalittiche della cinematogra a contemporanea, il postumano indica uno scarto lieve ma decisivo, tramite cui l'umano viene, al contempo, mantenuto e superato. La galleria di "immagini", qui offerta, esula da un'analisi meramente concettuale del termine per esibire, attraverso narrazioni, temi e discipline eterogenee, la posizione di scarto che le parole postumano e post-storia individuano. Dalle visioni mistiche di Philip K. Dick alla ne della storia di Alexander Kojève, dalle distopie romanzesche di Michel Houellebecq e H. P. Lovecraft al guardiano del godimento Sven Marquardt, i ritratti presentati si situano tutti nello spazio aperto di quel "post" che unisce e divide due volti speculari, ma irriducibili, dello stesso "umano".

La fine della Storia: una filosofia eleuteretica per un nuovo inizio Quello che sta accadendo è probabilmente emblematico della postmodernità con il suo senso di "fine della Storia". E, se la Storia finisce, in qualche modo dovrà pur ripartire. Siamo alla fine della postmodernità? Siamo alla fine dell'effimero mondo ad essa legato, così effimero da essere durato tutto sommato solo una manciata di lustri? Siamo al giro di boa per riscrivere la Storia? Le risposte a questi quesiti le darà il tempo, probabilmente non subito a dispetto dell'immediatezza a cui la postmodernità ci ha abituati. Al momento è attivo un grande dibattito circa la perdita delle libertà, da quelle costituzionali a quelle di espressione a quelle sanitarie, circa obblighi vari, tracciamenti e così via. Si tratta di questioni di popolo o politiche, apparentemente. La realtà è che sono questioni ben più profonde, non solo perché legate all'aspetto concreto della libertà collettiva e individuale: sono questioni filosofiche, che la filosofia ha l'obbligo e il dovere di affrontare per contribuire a sciogliere nodi che potrebbero diventare troppo stretti. Si pensi al monito di Taylor che parla dei disagi della modernità (giacché la modernità, per quanto la postmodernità vi si contrapponga e tenti di decostruirla, è comunque sempre l'orizzonte entro cui si muove, al modo in cui tutto ciò che è post ha un inevitabile e imprescindibile riferimento in ciò che c'era prima e che in un certo senso c'è ancora: è postapocalittico ciò che vive ancora nell'apocalisse, è postpunk ciò che rompe col punk ma non può non riferirsi ad esso ecc.) e fra questi annovera la burocratizzazione e l'informatizzazione crescenti quali cause di subdole perdite di fette sempre più ampie di libertà. E forse è proprio la libertà il nucleo centrale dal quale partire per ricominciare a scrivere la Storia. La libertà è stata il leit motiv della postmodernità, sfociata però nel libertinismo e nel neoliberismo che hanno portato gravi danni all'uomo, alla società, ai macrosistemi e, in definitiva, alla libertà stessa, epigoni che l'hanno fagocitata. L'emergenza sanitaria internazionale, che da un lato esiste e dall'altro è stata sapientemente creata come costrutto culturale nella solita ambiguità intrinseca alla postmodernità, ci chiede di erodere altri spazi di libertà e non si può fare altrimenti in nome della tutela dei deboli ma anche di sé stessi poiché tutti ci scopriamo deboli e disarmati di fronte a tale contingenza. Questo ci porta a dover stare ben attenti a non farsi paladini della libertà fino a sfiorare la parodia: non servono proclami libertari, gridare a gran voce di volersi sottrarre al panopticon sanitario del terzo millennio. Serve invece fare una seria riflessione in merito alla libertà, a come tutelarla pur nella necessità di cederne un pezzetto in maniera apparentemente indolore, serve ristabilire una ontologia della libertà che evidentemente si è smarrita strada facendo con tutti i rischi del caso. Serve una, potremmo definirla così, filosofia eleuteretica, che si faccia voce attenta alle istanze che questo bene così prezioso avanza in questi anni. A.R. Scopece

Nella presentazione si propone una riflessione introduttiva sull’interrelazione tra posthumanism, animal studies e children’s literature, focalizzandosi in particolare sui giocattoli con tratti fisici animali in letteratura. Dopo una stringata introduzione critica, si analizzano i benefici che questo tipo di interrelazione può offrire ai giovani lettori che la incontrano. Infine, si offrono alcuni esempi pratici tratti da tre opere letterarie per l’infanzia: The Velveteen Rabbit (1922) di Margery Williams, The Mouse and His Child (1967) di Russell Hoban e Winnie-the-Pooh (1926) di A. A. Milne.