Books by Gianluca Valenti
Se «le tracce d’uso possono dirci come i manufatti siano stati utilizzati dagli esseri umani» (St... more Se «le tracce d’uso possono dirci come i manufatti siano stati utilizzati dagli esseri umani» (Stoddard), allo stesso modo le glosse manoscritte forniscono preziose informazioni su come i testi antichi sono stati letti e interpretati. In particolare, i segni lasciati dai fruitori cinquecenteschi dei primi manuali di grammatica italiana potranno introdurci ai loro dubbi grammaticali, ai loro metodi di apprendimento e ai loro usi linguistici, e ci permetteranno di aggiungere alcuni tasselli alla nostra conoscenza della storia della nostra lingua.
La ricerca si concentra su due monumenti della storia grammaticale italiana, le Regole di Fortunio e le Prose di Bembo, da cui è partita la grande riflessione linguistica del XVI secolo. In questo libro viene infatti esaminata una selezione di documenti composta dalle due principes e da tutte le edizioni anteriori al 1550, incluse le stampe delle Regole successive alla morte di Fortunio e le versioni contraffatte o non autorizzate delle Prose.
L’analisi di tale corpus permette non solo di comprendere meglio alcuni aspetti relativi alla funzione, all’ubicazione e alla tipologia grafica delle glosse ai testi a stampa, per le quali viene tra l’altro formulata una nuova proposta tassonomica. Più in generale, attraverso la medesima analisi si perviene a delle informazioni che consentono di delineare i profili linguistici, culturali e sociali dei lettori delle prime grammatiche del volgare.
I saggi qui raccolti affrontano da varie prospettive una materia, i carteggi farnesiani, da sempr... more I saggi qui raccolti affrontano da varie prospettive una materia, i carteggi farnesiani, da sempre al centro dell’attenzione degli studiosi. Ne indagano la genesi e ne descrivono i depositi; illustrano alcune delle figure di spicco tra le molte coinvolte direttamente nella loro gestione; ne discutono le tematiche d’elezione; si interrogano sullo statuto formale di loro spezzoni; ne propongono letture comparative rispetto a altri casati.
Tutto questo nella consapevolezza di una specificità forte di materiali nei quali il Cinquecento, e cioè il secolo dei libri di lettere e delle trattazioni sul segretario, vide dei modelli e che oggi può rappresentare oltre che un argomento di indagine privilegiato anche un filo d’Arianna cui ricorrere con fiducia sia per muovere alla ricostruzione e alla lettura unitaria di una vicenda segnata ancora a fondo dalla frammentazione geografica, sia per avviare una narrazione piena della storia del casato e attraverso di essa delle stagioni e delle società nelle quali – dalla Tuscia a Roma, dall’Emilia a Napoli, e anche nelle Fiandre e in Spagna – i Farnese svolsero la loro azione di governo.
Nel volume figurano contributi di Lorenzana Bracciotti, Michele Comelli, Andrea Donati, Angela Lanconelli, Paolo Marini, Enrico Parlato, Paolo Procaccioli, Emilio Russo, Marcello Simonetta, Lorenzo Terzi, Franco Tomasi, Gianluca Valenti.
Dans l’Italie du XVIe siècle, tout langage – entendu comme « système de signes » – est interrog... more Dans l’Italie du XVIe siècle, tout langage – entendu comme « système de signes » – est interrogé, remis en question, refondé. Cet ouvrage se propose de rendre évidents certains des parcours normatifs suivis par les écrivains et artistes en quête d’un code partagé.
Les deux premières parties, dédiées à l’examen des choix linguistiques effectués par différents auteurs et aux modifications subies par les lexiques techniques pour s’adapter à un monde en pleine mutation, rendent compte des multiples facettes de ce phénomène complexe.
La troisième partie teste la fonctionnalité d’une interprétation linguistique de la norme pour expliquer certaines tendances normatives qui opèrent, à la même époque, également dans les arts. L’analyse de cas relevant d’autres champs de l’activité humaine que la langue permet d’aborder, entre autres, l’œuvre de Parmigianino et le « style » de Raphaël, les écrits de Lomazzo, les dessins de Francesco di Giorgio, ou encore la fondation de l’Accademia della Virtù.
È passato ormai mezzo millennio da quando Giovan Francesco Fortunio, giurista friulano appassiona... more È passato ormai mezzo millennio da quando Giovan Francesco Fortunio, giurista friulano appassionato di lettere, nonché attento filologo e lettore dei classici latini e volgari, pubblicò, a fine estate 1516 e a proprie spese, il primo esemplare di un genere librario del tutto nuovo, quello delle grammatiche del volgare. Naturalmente, Fortunio non poteva essere consapevole dell’enorme impatto che imprese come la sua avrebbero prodotto non solo sul pubblico a cui direttamente si rivolgeva, ma anche sulle generazioni successive di scriventi prima, di parlanti dell’italiano poi.
Il cinquecentenario della pubblicazione delle Regole grammaticali della volgar lingua è stata così l’occasione per riflettere di nuovo su un testo che troppo spesso è stato ingiustamente considerato, dagli studiosi, solo nell’ottica di un confronto con il modello bembiano delle Prose della volgar lingua.
In questo volume, che convoca alcuni fra i maggiori esperti della storia della lingua e della grammatica italiane, si è voluto mettere Fortunio al centro della discussione e lasciare che gli altri attori del dibattito grammaticale cinquecentesco gli ruotassero attorno. Ne emerge un ritratto in costante evoluzione, che viene progressivamente arricchito da nuovi dettagli, i quali affiorano dalla sovrapposizione di singole focalizzazioni su alcuni dei principali nodi irrisolti dell’ideazione, della scrittura e della ricezione delle Regole. Partendo dunque dallo studio delle interazioni con il Trissino, con il Bembo, con i teorici cortigiani e altri; dall’esame delle fonti, tanto letterarie quanto giuridiche e storiche dell’opera fortuniana; dall’analisi della sua ricezione nei decenni successivi alla prima stampa, si è avviata una riflessione comune su quei processi che condussero, nel XVI secolo, alla costituzione di una norma grammaticale accettata – seppure lentamente e certo non linearmente – da quasi tutti gli scriventi della Penisola.
Nei secoli XII e XIII la liturgia rivestì un ruolo chiave nella vita di ogni persona. A partire d... more Nei secoli XII e XIII la liturgia rivestì un ruolo chiave nella vita di ogni persona. A partire da questa premessa, il presente lavoro indaga l’influenza della liturgia sui componimenti dei trovatori occitani; in particolare, viene mostrato come un ampio numero di canzoni provenzali celi, dietro la lettera del testo, il ricorso – non necessariamente volontario – a fonti di tipo liturgico.
Lo studio è diviso in sezioni che mirano a proporre una panoramica esaustiva tanto della liturgia medievale, quanto del fenomeno della fin’amors. Nello specifico, l’analisi mostra: l’influsso su Guglielmo IX della struttura metrico-melodica di inni e prosule, nonché del culto dei santi nel limosino; il riuso di formule liturgiche, preghiere e letture bibliche in Marcabru e Peire d’Alvernhe; la sovrapposizione fra la gestualità del fedele a messa e quella di Gaucelm Faidit nell’atto di pregare la domna; l’influsso dei sacramenti, e in particolare la penitenza, su alcuni dei principali trovatori; infine, il ricorrente impiego in ambito cortese di metafore di origine liturgica, come quella del ‘fuoco d’amore’.
Editions by Gianluca Valenti
This book offers an overview of issues related to the regulated, formal organization of sound and... more This book offers an overview of issues related to the regulated, formal organization of sound and speech in verse intended for singing. Particularly, it is concerned with the structural properties and underlying mechanisms involved in the association of lyrics and music. While in spoken verse the underlying metrical scheme is grounded in the prosody of the language in which it is composed, in sung verse the structure is created by the mapping of specific prosodic units of the text (syllables, moras, tones, etc.) onto the rhythmic-melodic structure provided by the tune. Studying how this mapping procedure takes place across different musical genres and styles is valuable for what it can add to our knowledge of language and music in general, and also for what it can teach us about individual languages and poetic traditions. In terms of empirical coverage, the collection includes a wide variety of (Western) languages and metrical/musical forms, ranging from the Latin hexameter to the Norwegian stev, from the French chant courtois to the Sardinian mutetu longu. Readers interested in formal analyses of vocal music, or in metrics and linguistics, will find useful insights here.
Battista Guarino (1434-1503), figlio del celebre umanista Guarino Veronese, è conosciuto quasi es... more Battista Guarino (1434-1503), figlio del celebre umanista Guarino Veronese, è conosciuto quasi esclusivamente per la sua attività erudita di insegnante e traduttore, e non è un caso che la sua opera più famosa – il De ordine docendi ac studendi – sia un manuale di didattica.
Un codice manoscritto allestito agli inizi del Cinquecento, e attualmente conservato presso una collezione privata, trasmette un testo databile tra il 1464 e il 1471 della cui esistenza si era fino a oggi persa ogni traccia, la cui riscoperta permette di scorgere il lato più ludico e leggero dell’austero Battista. Questi mette in scena un dialogo fittizio che lo vede protagonista, assieme al cortigiano Teofilo Calcagnini, di un brillante ragionamento sulle caratteristiche, le virtù e i metodi di allevamento di cani e cavalli. Nonostante l’esistenza di molteplici opere – greche, latine, arabe e romanze – dedicate alla cura di tali animali, l’autore mostra di saper sviluppare l’argomento in modo originale: infatti, lungi dall’inserirsi in un genere letterario predefinito, il Sermone si situa al crocevia fra un testo enciclopedico, un trattato di caccia e un manuale di veterinaria.
Fonti letterarie e tecniche, fonti classiche e contemporanee si trovano sapientemente mescidate a formare un’opera organica, rispettosa della tradizione ma al tempo stesso profondamente innovativa: un’opera in cui convivono storie di un passato ormai remoto, storie mitologiche e storie della realtà quotidiana della corte d’Este, le quali si sovrappongono, convergono e infine si fondono con estrema naturalezza in un’unica vicenda lineare.
Il testo, apparentemente caduto nell’oblio già a partire dalla metà del XVI secolo, viene qui presentato in un’edizione critica corredata di ampia introduzione storica (in cui particolare risalto è dato al rinvenimento delle fonti), commento linguistico e glossario.
Papers by Gianluca Valenti
Nella sostanziale inadeguatezza dei metodi ricostruttivi applicati all’edizione di testi epistola... more Nella sostanziale inadeguatezza dei metodi ricostruttivi applicati all’edizione di testi epistolari, uno degli aspetti più delicati per i filologi che si cimentano con lettere di età moderna concerne tanto la scelta dei testimoni da porre a testo (originale, minuta, copia a stampa…) quanto i criteri di trascrizione da adottare. Dopo una breve discussione sulle attuali pratiche ecdotiche in questo specifico campo di studi si procederà all’edizione di alcune minute del medico Andrea Trevigi evidenziando, attraverso le stratificazioni testuali delle differenti redazioni, il labor limæ retorico-pragmatico dello scrivente affinché le sue suppliche venissero accolte dai destinatari : il duca di Mantova Vincenzo I e altri esponenti della famiglia Gonzaga.
Les Italiens aux anciens Pays-Bas Chaque démarche communicative entre deux interlocuteurs autoris... more Les Italiens aux anciens Pays-Bas Chaque démarche communicative entre deux interlocuteurs autorise une réflexion de plus ample envergure sur la reconstruction critique de tout événement historique. De ce point de vue, les textes épistolaires-bien que s'agissant de dialogues décalés dans le temps (2)-représentent une source historique de grande valeur. Puisque l'expéditeur d'une lettre ne peut jamais faire abstraction de la personne avec laquelle il interagit, son point de vuevariant selon ses connaissances à propos de l'événement décrit, des opinions du destinataire et de leurs rapports réciproques-permet, à chaque fois, d'accéder à des informations complémentaires sur les sujets qu'il est en train de traiter. Parallèlement, les témoignages laissés par des hommes et des femmes qui habitaient dans un pays dont ils n'étaient pas originaires, attestent d'une perspective nouvelle sur les faits contemporains auxquels ils assistaient, et desquels ils étaient les protagonistes. Dans cette étude, nous avons choisi de nous concentrer sur une catégorie d'auteurs bien spécifique, les Italiens aux anciens Pays-Bas. Avant toute analyse, il est nécessaire de se pencher sur des questions de nomenclature. En premier lieu, pour la période entre le xV e et le xVii e siècle, nous ne pouvons pas parler uniformément de Pays-Bas « bourguignons », « espagnols » ou « habsbourgeois », car-pendant ces trois siècles-le territoire considéré consiste en une entité géopolitique aux frontières et dénominations fluides. (1) Cet article a été entièrement conçu et élaboré d'un commun accord par les deux auteurs. Néanmoins, la responsabilité scientifique des parties 1, 4 et de l'annexe revient à Gianluca Valenti ; celle des parties 2 et 3 revient à André Rocco. Sigles utilisées dans ce article : agR = Bruxelles, Archives générales du Royaume ; ags = Simancas, Archivo General de Simancas ; dbi = Raffaele Romanelli, éd., Dizionario Biografico degli Italiani, Rome, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1925-, en ligne : https://www.treccani.it/biografico/ ; kbR = Bruxelles, Koninklijke Bibliotheek van België / Bibliothèque royale de Belgique. (2) La question a été soulevée à plusieurs reprises, notamment lorsqu'il s'agit de concevoir l'édition de la correspondance d'un auteur particulier ; par exemple, pour ce qui concerne Giovanni Della Casa, cf.
A norma del codice civile italiano, è vietata la riproduzione, totale o parziale (compresi estrat... more A norma del codice civile italiano, è vietata la riproduzione, totale o parziale (compresi estratti, ecc.), di questa pubblicazione in qualsiasi forma e versione (comprese bozze, ecc.), originale o derivata, e con qualsiasi mezzo a stampa o internet (compresi siti web personali e istituzionali, academia.edu, ecc.), elettronico, digitale, meccanico, per mezzo di fotocopie, pdf, microfilm, film, scanner o altro, senza il permesso scritto della casa editrice. Under Italian civil law this publication cannot be reproduced, wholly or in part (including offprints, etc.), in any form (including proofs, etc.), original or derived, or by any means: print, internet (including personal and institutional web sites, academia.edu, etc.), electronic, digital, mechanical, including photocopy, pdf, microfilm, film, scanner or any other medium, without permission in writing from the publisher.
This paper proposes a new taxonomy for glosses on printed books, focusing on the glosses located ... more This paper proposes a new taxonomy for glosses on printed books, focusing on the glosses located on the 16th-century printed copies of Fortunio’s Regole grammaticali and Bembo’s Prose della volgar lingua. In analyzing those texts, three levels of classification will be taken into account: the function of the glosses; their location in the page; and their graphic style. For each of the twelve possible outcomes, resulting from the combination of these three levels, some examples from Regole and Prose will be provided.
Negli ultimi decenni si è assistito a un incremento significativo di ricerche digitali su testi e... more Negli ultimi decenni si è assistito a un incremento significativo di ricerche digitali su testi epistolari. Se molte di esse si concentrano su edizioni di lettere e su schedature di metadati, meno esteso è il numero di progetti al servizio dell’analisi – sia essa storica, linguistica o letteraria. Un algoritmo sviluppato di recente all’Università di Liegi permette di inserire un qualsiasi testo epistolare all’interno di un database collegato con le principali edizioni – digitali, ma non solo – di lettere italiane scritte tra il XV e il XVII secolo, per ottenere in ritorno le lettere ad esso semanticamente più prossime, facendo emergere connessioni inaspettate all’interno di quella 'respublica literaria' composta da scriventi di testi epistolari della prima modernità.
The evolution of the Roman language over time is a problematic topic, which has been analysed by ... more The evolution of the Roman language over time is a problematic topic, which has been analysed by many scholars and different points of view. Nonetheless, we do not know enough about the process of its Tuscanisation. With the help of some data visualisations, I show that from the sole analysis of the language of all known sources, it is not possible to clarify this issue. Conversely, new attention given to the physical supports that transmit the Roman documents can provide new, interesting insights.
L’articolo prende in esame una selezione di occorrenze del nome di Maria nelle liriche occitane m... more L’articolo prende in esame una selezione di occorrenze del nome di Maria nelle liriche occitane medievali. Due analisi condotte in parallelo permettono di delineare similitudini e differenze di approccio, nei trovatori, relativamente alle modalità di menzione della madre di Dio, le quali subiscono variazioni di forma e sostanza soprattutto in funzione di una specifica variabile, il macrogenere letterario considerato (canzoni sacre vs testi profani).
Several scientific works have focused on the linguistic analysis of documents written in Italian ... more Several scientific works have focused on the linguistic analysis of documents written in Italian by artists during fifteenth and sixteenth centuries. However, these studies did not sufficiently consider Bartolomeo Ammannati, a renowned sculptor and architect of Florence; indeed, when compared to other artists of the same time and place, we notice a lack of interest in his language. To fill this gap—albeit partially—we provide an edition of 56 unpublished letters from Ammannati to Giovanni Caccini and his agent Francesco Busini during the period from 1563 to 1578. This edition is accompanied by a linguistic analysis and a glossary of words related to the artistic-architectural environment, or to the discovery, transportation, and processing of raw materials.
The sixteenth-century Florentine linguistic system had several pairs of phonetic and morphologica... more The sixteenth-century Florentine linguistic system had several pairs of phonetic and morphological features in diastratic and/or diaphasic opposition: indeed, for each ‘literary’, written form, there was a ‘popular’, spoken equivalent. For example, the m.pl. written forms ending with -lli (alberelli) had their spoken counterpart in the ones ending with -gli (alberegli); for the first conjugation, the indicative present VI p. -ano ([essi] lavano) was often replaced, orally, by -ono or -eno ([essi] lavono, laveno), and so on.
Michelangelo Buonarroti, born and raised in Florence (1475–1564), lived in this era of linguistic uncertainty. Nevertheless, all studies focused on the artist’s handwritten documents suggest that the literary model did not influence him, and that he constantly wrote according to the popular system. However, those conclusions do not take into consideration that, in his life, Michelangelo immensely raised his social status: from being a simple ‘garzone’ in Ghirlandaio’s studio, he became one of the most influential and powerful people of his time. It is hard to believe that—in step with his growing reputation—he did not do any effort to smooth his language. However, up to now, nobody has justified these assumptions with a quantitative study, based on documents written by the Italian artist.
After performing correspondence analysis and correspondence regression on Michelangelo’s entire epistolary corpus (about 500 letters), I verified an interesting evolution over time in his use of the language, and I provided a historical explanation to the outcomes of the statistical tests.
Nell’orizzonte epistemologico che intende indagare la lingua dei semicolti e delle cosiddette ‘va... more Nell’orizzonte epistemologico che intende indagare la lingua dei semicolti e delle cosiddette ‘varietà intermedie’ di scriventi peninsulari, molte sono le questioni che ancora attendono di essere affrontate più in profondità, fra cui quella relativa alle funzioni pragmatiche del linguaggio epistolare degli artisti / artigiani che, fra il Quattro e il Cinquecento, si cimentarono con la scrittura in volgare di documenti di vario tipo e natura. Nel solco di questa tradizione si propone un’indagine sociopragmatica sulle strategie della richiesta impiegate da Bartolomeo Ammannati in un nucleo di 54 lettere inviate a Giovanni Caccini fra il 1563 e il 1578. Viene qui sperimentato un nuovo metodo di analisi, nell’ottica di una sempre maggiore approssimazione a un modello quantitativo che permetta di misurare in modo quanto più possibilmente formale il grado di imposizione di una richiesta.
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Books by Gianluca Valenti
La ricerca si concentra su due monumenti della storia grammaticale italiana, le Regole di Fortunio e le Prose di Bembo, da cui è partita la grande riflessione linguistica del XVI secolo. In questo libro viene infatti esaminata una selezione di documenti composta dalle due principes e da tutte le edizioni anteriori al 1550, incluse le stampe delle Regole successive alla morte di Fortunio e le versioni contraffatte o non autorizzate delle Prose.
L’analisi di tale corpus permette non solo di comprendere meglio alcuni aspetti relativi alla funzione, all’ubicazione e alla tipologia grafica delle glosse ai testi a stampa, per le quali viene tra l’altro formulata una nuova proposta tassonomica. Più in generale, attraverso la medesima analisi si perviene a delle informazioni che consentono di delineare i profili linguistici, culturali e sociali dei lettori delle prime grammatiche del volgare.
Tutto questo nella consapevolezza di una specificità forte di materiali nei quali il Cinquecento, e cioè il secolo dei libri di lettere e delle trattazioni sul segretario, vide dei modelli e che oggi può rappresentare oltre che un argomento di indagine privilegiato anche un filo d’Arianna cui ricorrere con fiducia sia per muovere alla ricostruzione e alla lettura unitaria di una vicenda segnata ancora a fondo dalla frammentazione geografica, sia per avviare una narrazione piena della storia del casato e attraverso di essa delle stagioni e delle società nelle quali – dalla Tuscia a Roma, dall’Emilia a Napoli, e anche nelle Fiandre e in Spagna – i Farnese svolsero la loro azione di governo.
Nel volume figurano contributi di Lorenzana Bracciotti, Michele Comelli, Andrea Donati, Angela Lanconelli, Paolo Marini, Enrico Parlato, Paolo Procaccioli, Emilio Russo, Marcello Simonetta, Lorenzo Terzi, Franco Tomasi, Gianluca Valenti.
Les deux premières parties, dédiées à l’examen des choix linguistiques effectués par différents auteurs et aux modifications subies par les lexiques techniques pour s’adapter à un monde en pleine mutation, rendent compte des multiples facettes de ce phénomène complexe.
La troisième partie teste la fonctionnalité d’une interprétation linguistique de la norme pour expliquer certaines tendances normatives qui opèrent, à la même époque, également dans les arts. L’analyse de cas relevant d’autres champs de l’activité humaine que la langue permet d’aborder, entre autres, l’œuvre de Parmigianino et le « style » de Raphaël, les écrits de Lomazzo, les dessins de Francesco di Giorgio, ou encore la fondation de l’Accademia della Virtù.
Il cinquecentenario della pubblicazione delle Regole grammaticali della volgar lingua è stata così l’occasione per riflettere di nuovo su un testo che troppo spesso è stato ingiustamente considerato, dagli studiosi, solo nell’ottica di un confronto con il modello bembiano delle Prose della volgar lingua.
In questo volume, che convoca alcuni fra i maggiori esperti della storia della lingua e della grammatica italiane, si è voluto mettere Fortunio al centro della discussione e lasciare che gli altri attori del dibattito grammaticale cinquecentesco gli ruotassero attorno. Ne emerge un ritratto in costante evoluzione, che viene progressivamente arricchito da nuovi dettagli, i quali affiorano dalla sovrapposizione di singole focalizzazioni su alcuni dei principali nodi irrisolti dell’ideazione, della scrittura e della ricezione delle Regole. Partendo dunque dallo studio delle interazioni con il Trissino, con il Bembo, con i teorici cortigiani e altri; dall’esame delle fonti, tanto letterarie quanto giuridiche e storiche dell’opera fortuniana; dall’analisi della sua ricezione nei decenni successivi alla prima stampa, si è avviata una riflessione comune su quei processi che condussero, nel XVI secolo, alla costituzione di una norma grammaticale accettata – seppure lentamente e certo non linearmente – da quasi tutti gli scriventi della Penisola.
Lo studio è diviso in sezioni che mirano a proporre una panoramica esaustiva tanto della liturgia medievale, quanto del fenomeno della fin’amors. Nello specifico, l’analisi mostra: l’influsso su Guglielmo IX della struttura metrico-melodica di inni e prosule, nonché del culto dei santi nel limosino; il riuso di formule liturgiche, preghiere e letture bibliche in Marcabru e Peire d’Alvernhe; la sovrapposizione fra la gestualità del fedele a messa e quella di Gaucelm Faidit nell’atto di pregare la domna; l’influsso dei sacramenti, e in particolare la penitenza, su alcuni dei principali trovatori; infine, il ricorrente impiego in ambito cortese di metafore di origine liturgica, come quella del ‘fuoco d’amore’.
Editions by Gianluca Valenti
Un codice manoscritto allestito agli inizi del Cinquecento, e attualmente conservato presso una collezione privata, trasmette un testo databile tra il 1464 e il 1471 della cui esistenza si era fino a oggi persa ogni traccia, la cui riscoperta permette di scorgere il lato più ludico e leggero dell’austero Battista. Questi mette in scena un dialogo fittizio che lo vede protagonista, assieme al cortigiano Teofilo Calcagnini, di un brillante ragionamento sulle caratteristiche, le virtù e i metodi di allevamento di cani e cavalli. Nonostante l’esistenza di molteplici opere – greche, latine, arabe e romanze – dedicate alla cura di tali animali, l’autore mostra di saper sviluppare l’argomento in modo originale: infatti, lungi dall’inserirsi in un genere letterario predefinito, il Sermone si situa al crocevia fra un testo enciclopedico, un trattato di caccia e un manuale di veterinaria.
Fonti letterarie e tecniche, fonti classiche e contemporanee si trovano sapientemente mescidate a formare un’opera organica, rispettosa della tradizione ma al tempo stesso profondamente innovativa: un’opera in cui convivono storie di un passato ormai remoto, storie mitologiche e storie della realtà quotidiana della corte d’Este, le quali si sovrappongono, convergono e infine si fondono con estrema naturalezza in un’unica vicenda lineare.
Il testo, apparentemente caduto nell’oblio già a partire dalla metà del XVI secolo, viene qui presentato in un’edizione critica corredata di ampia introduzione storica (in cui particolare risalto è dato al rinvenimento delle fonti), commento linguistico e glossario.
Papers by Gianluca Valenti
Michelangelo Buonarroti, born and raised in Florence (1475–1564), lived in this era of linguistic uncertainty. Nevertheless, all studies focused on the artist’s handwritten documents suggest that the literary model did not influence him, and that he constantly wrote according to the popular system. However, those conclusions do not take into consideration that, in his life, Michelangelo immensely raised his social status: from being a simple ‘garzone’ in Ghirlandaio’s studio, he became one of the most influential and powerful people of his time. It is hard to believe that—in step with his growing reputation—he did not do any effort to smooth his language. However, up to now, nobody has justified these assumptions with a quantitative study, based on documents written by the Italian artist.
After performing correspondence analysis and correspondence regression on Michelangelo’s entire epistolary corpus (about 500 letters), I verified an interesting evolution over time in his use of the language, and I provided a historical explanation to the outcomes of the statistical tests.
La ricerca si concentra su due monumenti della storia grammaticale italiana, le Regole di Fortunio e le Prose di Bembo, da cui è partita la grande riflessione linguistica del XVI secolo. In questo libro viene infatti esaminata una selezione di documenti composta dalle due principes e da tutte le edizioni anteriori al 1550, incluse le stampe delle Regole successive alla morte di Fortunio e le versioni contraffatte o non autorizzate delle Prose.
L’analisi di tale corpus permette non solo di comprendere meglio alcuni aspetti relativi alla funzione, all’ubicazione e alla tipologia grafica delle glosse ai testi a stampa, per le quali viene tra l’altro formulata una nuova proposta tassonomica. Più in generale, attraverso la medesima analisi si perviene a delle informazioni che consentono di delineare i profili linguistici, culturali e sociali dei lettori delle prime grammatiche del volgare.
Tutto questo nella consapevolezza di una specificità forte di materiali nei quali il Cinquecento, e cioè il secolo dei libri di lettere e delle trattazioni sul segretario, vide dei modelli e che oggi può rappresentare oltre che un argomento di indagine privilegiato anche un filo d’Arianna cui ricorrere con fiducia sia per muovere alla ricostruzione e alla lettura unitaria di una vicenda segnata ancora a fondo dalla frammentazione geografica, sia per avviare una narrazione piena della storia del casato e attraverso di essa delle stagioni e delle società nelle quali – dalla Tuscia a Roma, dall’Emilia a Napoli, e anche nelle Fiandre e in Spagna – i Farnese svolsero la loro azione di governo.
Nel volume figurano contributi di Lorenzana Bracciotti, Michele Comelli, Andrea Donati, Angela Lanconelli, Paolo Marini, Enrico Parlato, Paolo Procaccioli, Emilio Russo, Marcello Simonetta, Lorenzo Terzi, Franco Tomasi, Gianluca Valenti.
Les deux premières parties, dédiées à l’examen des choix linguistiques effectués par différents auteurs et aux modifications subies par les lexiques techniques pour s’adapter à un monde en pleine mutation, rendent compte des multiples facettes de ce phénomène complexe.
La troisième partie teste la fonctionnalité d’une interprétation linguistique de la norme pour expliquer certaines tendances normatives qui opèrent, à la même époque, également dans les arts. L’analyse de cas relevant d’autres champs de l’activité humaine que la langue permet d’aborder, entre autres, l’œuvre de Parmigianino et le « style » de Raphaël, les écrits de Lomazzo, les dessins de Francesco di Giorgio, ou encore la fondation de l’Accademia della Virtù.
Il cinquecentenario della pubblicazione delle Regole grammaticali della volgar lingua è stata così l’occasione per riflettere di nuovo su un testo che troppo spesso è stato ingiustamente considerato, dagli studiosi, solo nell’ottica di un confronto con il modello bembiano delle Prose della volgar lingua.
In questo volume, che convoca alcuni fra i maggiori esperti della storia della lingua e della grammatica italiane, si è voluto mettere Fortunio al centro della discussione e lasciare che gli altri attori del dibattito grammaticale cinquecentesco gli ruotassero attorno. Ne emerge un ritratto in costante evoluzione, che viene progressivamente arricchito da nuovi dettagli, i quali affiorano dalla sovrapposizione di singole focalizzazioni su alcuni dei principali nodi irrisolti dell’ideazione, della scrittura e della ricezione delle Regole. Partendo dunque dallo studio delle interazioni con il Trissino, con il Bembo, con i teorici cortigiani e altri; dall’esame delle fonti, tanto letterarie quanto giuridiche e storiche dell’opera fortuniana; dall’analisi della sua ricezione nei decenni successivi alla prima stampa, si è avviata una riflessione comune su quei processi che condussero, nel XVI secolo, alla costituzione di una norma grammaticale accettata – seppure lentamente e certo non linearmente – da quasi tutti gli scriventi della Penisola.
Lo studio è diviso in sezioni che mirano a proporre una panoramica esaustiva tanto della liturgia medievale, quanto del fenomeno della fin’amors. Nello specifico, l’analisi mostra: l’influsso su Guglielmo IX della struttura metrico-melodica di inni e prosule, nonché del culto dei santi nel limosino; il riuso di formule liturgiche, preghiere e letture bibliche in Marcabru e Peire d’Alvernhe; la sovrapposizione fra la gestualità del fedele a messa e quella di Gaucelm Faidit nell’atto di pregare la domna; l’influsso dei sacramenti, e in particolare la penitenza, su alcuni dei principali trovatori; infine, il ricorrente impiego in ambito cortese di metafore di origine liturgica, come quella del ‘fuoco d’amore’.
Un codice manoscritto allestito agli inizi del Cinquecento, e attualmente conservato presso una collezione privata, trasmette un testo databile tra il 1464 e il 1471 della cui esistenza si era fino a oggi persa ogni traccia, la cui riscoperta permette di scorgere il lato più ludico e leggero dell’austero Battista. Questi mette in scena un dialogo fittizio che lo vede protagonista, assieme al cortigiano Teofilo Calcagnini, di un brillante ragionamento sulle caratteristiche, le virtù e i metodi di allevamento di cani e cavalli. Nonostante l’esistenza di molteplici opere – greche, latine, arabe e romanze – dedicate alla cura di tali animali, l’autore mostra di saper sviluppare l’argomento in modo originale: infatti, lungi dall’inserirsi in un genere letterario predefinito, il Sermone si situa al crocevia fra un testo enciclopedico, un trattato di caccia e un manuale di veterinaria.
Fonti letterarie e tecniche, fonti classiche e contemporanee si trovano sapientemente mescidate a formare un’opera organica, rispettosa della tradizione ma al tempo stesso profondamente innovativa: un’opera in cui convivono storie di un passato ormai remoto, storie mitologiche e storie della realtà quotidiana della corte d’Este, le quali si sovrappongono, convergono e infine si fondono con estrema naturalezza in un’unica vicenda lineare.
Il testo, apparentemente caduto nell’oblio già a partire dalla metà del XVI secolo, viene qui presentato in un’edizione critica corredata di ampia introduzione storica (in cui particolare risalto è dato al rinvenimento delle fonti), commento linguistico e glossario.
Michelangelo Buonarroti, born and raised in Florence (1475–1564), lived in this era of linguistic uncertainty. Nevertheless, all studies focused on the artist’s handwritten documents suggest that the literary model did not influence him, and that he constantly wrote according to the popular system. However, those conclusions do not take into consideration that, in his life, Michelangelo immensely raised his social status: from being a simple ‘garzone’ in Ghirlandaio’s studio, he became one of the most influential and powerful people of his time. It is hard to believe that—in step with his growing reputation—he did not do any effort to smooth his language. However, up to now, nobody has justified these assumptions with a quantitative study, based on documents written by the Italian artist.
After performing correspondence analysis and correspondence regression on Michelangelo’s entire epistolary corpus (about 500 letters), I verified an interesting evolution over time in his use of the language, and I provided a historical explanation to the outcomes of the statistical tests.
If you don't know where to begin, we will help you visualize your data, communicate your results and make use of easy tools to take your research to a higher level.
Join the Online Summer School for Literary Studies & Digital Humanities 2022 organised by Universiteit Leiden, KU Leuven, UR «Transitions» ULiège, LUCAS Centre for Arts in Society and LUCDH. The focus will be on recent academic research in Literary Studies at the intersection with Digital Humanities and lectures and interactive workshops will be given by experts in the field.
The summer school is primarily intended for early-career researchers in Literature Studies (ResMa, pre- and postdocs)
More info: https://www.arts.kuleuven.be/digitalhumanities/english/dh-training/DH_summer_school_Leuven_Leiden_Liege