Books by Fulvio Delle Donne
Imperialiter, 3, 2023
Is the vastness of territory a necessary attribute of imperialism? Is an empire simply a larger k... more Is the vastness of territory a necessary attribute of imperialism? Is an empire simply a larger kingdom? By reworking the interventions presented at the scientific conference held at Maison Française in Oxford in June 2018, this book critically examines the connections established since the Middle Ages between the concept of an empire and its geographical manifestation. Specifically, it reflects upon the relationship between imperial political rationality and territorial configuration through a selection of case studies derived from the realms of Sicily, France, Hungary, Spain, and England.
Edizione critica, traduzione e commento a cura di F. Delle Donne. Con la collaborazione di V. Riv... more Edizione critica, traduzione e commento a cura di F. Delle Donne. Con la collaborazione di V. Rivera Magos, F. Violante e M. Zabbia
🔗Per acquistare il volume: https://bit.ly/3HDlRce
Racconto di guerra, di politica internazionale, di intrighi, di sofferenze: scritto tra il 1349 e il 1351 dal notaio Domenico di Gravina, il Chronicon è il vivace resoconto di un testimone diretto degli eventi che sconvolsero l’Italia meridionale tra il 1333 e il 1350. Muovendosi lungo le strade che vanno da Gravina a Barletta, dalla Murgia a Castel del Monte, descrive minuziosamente le zuffe, le battaglie e gli assedi che punteggiarono il conflitto tra la regina di Napoli Giovanna I e suo cognato Luigi d’Ungheria, venuto per vendicare l’assassinio del giovane fratello Andrea e per conquistare un territorio ricchissimo. Fu una guerra tra due rami della medesima stirpe angioina, ma offrì l’occasione per riassestare le strutture cittadine e aristocratiche del Mezzogiorno. Questa edizione rilegge criticamente il testo dell’unico ms. esistente, offrendo anche un’attenta traduzione italiana e ricche note di commento. Nell’articolata introduzione, ridefinisce i tratti della storiografia ‘notarile’ del Trecento, ponendo al centro dell’attenzione i concetti sempre scivolosi di autorialità e letterarietà, di oggettività e di attendibilità.
📚 The Chronicon, written between 1349 and 1351 by the notary Domenico di Gravina, is the lively recount of a witness – or better, a protagonist – of the war between Joanna I of Sicily and Louis of Hungary; in those years the conflict devastated Southern Italy, contended by two opposing branches of the Angevin family. This critical edition, preceded by a comprehensive introduction, also features an Italian translation and a rich commentary.
📽️ E' disponibile, sul canale di "Italia Medievale", la video presentazione del volume ➡️ https://www.youtube.com/watch?v=66rU8XNQH3k
1224, Federico II, 2022
1224, Frederick II. The foundation of the oldest state university in history.
This volume provide... more 1224, Frederick II. The foundation of the oldest state university in history.
This volume provides the edition and the Italian translation of the letter in which Frederick II of Hohenstaufen, King of Sicily and Emperor, invited students to come to the University of Naples: founded in 1224, is the oldest state University in history. Text and translation are accompanied by a narrative discussion about the date of establishment; the outstanding features; the promises still relevant today. With the foundation of that University, Frederick revolutionized the way of looking at knowledge and learning: for the first time, it is formally and concretely stated that through study the wretch can become noble. Nobility of soul is put before nobility of blood: the most noble and powerful man on earth declares it.
Federico II e la crociata della pace, 2022
[ENG]The crusade of Frederick II of Hohenstaufen (1228-29) was extraordinary for several reasons.... more [ENG]The crusade of Frederick II of Hohenstaufen (1228-29) was extraordinary for several reasons. Contrary to the usual, the Holy Land was regained by Christianity without any bloodshed, but only by diplomatic agreements. Moreover, the entreprise was carried out by an excommunicated person, someone excluded from the Christian community. An exceptional mystical aura then enveloped the event in an era that awaited the end of time: the imminent arrival of the Antichrist would be preceded by the triumph of a last emperor, who, according to the prophecies, would reunite East and West and bring the Golden Age back to Earth. It was a peaceful and countercultural crusade: bringing it back to the memory of our contemporary times, full of tensions and clashes between religions and "civilisations" can help us understand the present through the study of the past. And vice versa.
[ITA] La crociata di Federico II di Svevia (1228-29) fu straordinaria per vari motivi. Contrariamente a quanto era sempre accaduto, la Terra Santa fu riacquisita alla cristianità senza alcuno spargimento di sangue, ma soltanto con accordi diplomatici, secondo i proclami imperiali. Inoltre, a compiere l’impresa fu uno scomunicato, un escluso dalla comunità dei cristiani. Un’eccezionale aura mistica avvolse poi l’evento in un’epoca che attendeva la fine dei tempi: l’arrivo imminente dell’Anticristo sarebbe stato preceduto dal trionfo di un ultimo imperatore, che, secondo i vaticini, avrebbe riunito Oriente e Occidente riportando sulla Terra l’età dell’oro. Fu una crociata pacifica e controcorrente: ricondurla alla memoria della nostra contemporaneità carica di tensioni e scontri tra religioni e “civiltà” può contribuire a comprendere il presente attraverso lo studio del passato. E viceversa.
[ITA] Imperatore: Federico II di Svevia (1194-1250) fu l’ultimo a dare un senso universale a quel... more [ITA] Imperatore: Federico II di Svevia (1194-1250) fu l’ultimo a dare un senso universale a quel titolo. Per circa un trentennio fu il signore più potente d’Europa, rivelando in ogni gesto piena consapevolezza del proprio ruolo: consapevolezza che acquisì in maniera graduale e sempre più netta mentre divampava il fuoco del violentissimo scontro con il papato. È qui la radice primigenia che lo portò a farsi fautore di uno straordinario rinnovamento ideologico, del quale furono artefici i letterati e i funzionari che lo circondarono. La sua corte divenne così polo attrattivo di tradizioni culturali multiformi (latina, volgare, occitanica, greca, araba, ebraica) e centro propulsore di innovazioni letterarie e scientifiche destinate a esercitare decisiva influenza per i secoli a venire.
In questo libro si indagano compiutamente i caratteri e l’elaborazione di una dirompente concezione culturale: per la prima volta nella storia, la conoscenza derivata dallo studio approfondito fu rappresentata come una scalinata che conduce al sapere, unica porta di accesso alla nobiltà: sia quella spirituale delle virtù, sia quella più concreta delle professioni funzionali all’amministrazione dello stato.
[ENG] Emperor: Frederick II Hohenstaufen (1194-1250) was the last one to give a universal meaning to that title. For about thirty years he was the most powerful ruler in Europe, revealing in every gesture full awareness of his own role: an awareness that he acquired gradually and more and more clearly as the fire of his violent clash with the papacy flared up. This is the primordial root that led him to become the supporter of an extraordinary ideological renewal, of which the literati and the officials who surrounded him were the architects. His court thus became an attractive center for multiform cultural traditions (Latin, vernacular, Occitan, Greek, Arabic, and Hebrew) and a driving force for literary and scientific innovations destined to exert decisive influence for centuries to come.
In this book the characters and the elaboration of a disruptive cultural conception are fully investigated: for the first time in history, the knowledge derived from in-depth study was represented as a stairway leading to wisdom, the only gateway to nobility: both the spiritual one, and the more concrete one (functional to the administration of the state).
La porte du savoir, 2021
Frédéric II Hohenstaufen (1194-1250) est le dernier empereur à donner une valeur universelle à ce... more Frédéric II Hohenstaufen (1194-1250) est le dernier empereur à donner une valeur universelle à ce titre. Pendant une trentaine d’années, il est le souverain le plus puissant de l’Europe. Le violent affrontement avec la papauté le conduit à devenir le promoteur d’un extraordinaire renouveau idéologique, dont les principaux auteurs sont les hommes de lettres et les fonctionnaires qui l’entourent. Sa cour est ainsi devenue un centre d’attraction pour des traditions culturelles multiformes et un moteur d’innovations littéraires et scientifiques destinées à exercer une influence décisive pour les siècles à venir. Le livre examine en profondeur les personnages et l’élaboration d’une conception culturelle inédite. Pour la première fois dans l’histoire, le savoir issu de l’étude approfondie est représenté comme le moyen pour parvenir à la connaissance, seule porte d’accès à la noblesse : à la fois aux vertus spirituelles et aux hautes fonctions de l’État.
Fulvio Delle Donne, Tredici contro tredici. La Disfida di Barletta tra storia e mito nazionale, 2020
13 febbraio 1503: tredici Italiani provenienti da ogni parte della nostra penisola, tutti esperti... more 13 febbraio 1503: tredici Italiani provenienti da ogni parte della nostra penisola, tutti esperti soldati di ventura al servizio degli Spagnoli, sotto la guida del valoroso Ettore Fieramosca si scontrarono con altrettanti Francesi. Mentre infuriavano i combattimenti delle sanguinose guerre d’Italia, la disfida di Barletta fu un duello cavalleresco e un’ordalia. In gioco non c’erano solo la vita o la morte, la vittoria o la sconfitta: la posta più alta era l’onore di un intero popolo, di una nazione ancora inesistente. Con grande acclamazione della popolazione vinsero gli Italiani e la notizia rimbalzò per ogni dove, arricchendosi ogni volta di dettagli più o meno veri, più o meno verosimili, più o meno fantasiosi. Già a distanza di pochi giorni, il mito aveva preso il posto dell’evento, contribuendo a definire fino al Novecento un concetto di patria italiana, fino ad allora ancora incerto. Amplificata dalla letteratura, dal cinema (quello serio di Blasetti o quello comico di Bud Spencer) e persino dai fumetti (memorabile la Disfida di Paperetta per gli albi di Topolino), la Disfida è un inestimabile patrimonio della memoria collettiva.
[ENG] Alfonso of Aragon, the Magnanimous (1394-1458), became king of the southern part of Italy a... more [ENG] Alfonso of Aragon, the Magnanimous (1394-1458), became king of the southern part of Italy after a twenty years long war. He was the Catalan King who completed the “trajectòria mediterrània” started by his ancestors in previous centuries and he reunited the two parts of the Kingdom of southern Italy, separated after the Sicilian Vespers (1282). After his conquest of Naples (1442), for about half a century the western Mediterranean became a “Catalan lake”. It was a short period, but it left an indelible mark in the institutional and cultural history of Europe. At his court, in fact, he gathered around himself the most learned intellectuals of the time, from any place: the concept of literature was completely renovated, and was adapted to the imperial aspirations of the new ruler. The cultural legitimacy of the new kingdom followed the different roads which are explored in this volume. The result was the invention of the “Monarchical Humanism”: a Humanism that has identifying characters, absolutely innovative, alternative or totally opposed to, but certainly no less important than those of the “Civil Humanism” developed in other places.
[ITA] Alfonso d’Aragona, il Magnanimo (1394-1458), divenne re dell’Italia meridionale dopo una più che ventennale guerra di conquista. Fu il re catalano che portò a compimento la “trajectòria mediterrània” avviata dai suoi avi nei secoli precedenti e fu colui che ricongiunse le due parti del Regno dell’Italia meridionale, separate dopo lo scoppio dei Vespri (1282). A partire dalla sua conquista di Napoli (1442), per circa mezzo secolo il Mediterraneo occidentale fu trasformato in un “lago catalano”. Fu un periodo breve, ma che ha lasciato il segno nella storia europea, dal punto di vista non solo istituzionale, ma anche culturale. Alla sua corte, infatti, si raccolsero i più dotti intellettuali dell’epoca, provenienti da ogni luogo, e si rinnovò completamente il concetto di letteratura, che fu adeguata alle aspirazioni cesaree del nuovo sovrano. La legittimazione culturale di quelle altissime ambizioni seguì le diverse strade che vengono indagate in questo volume. Il risultato fu l’invenzione dell’“Umanesimo monarchico”: un Umanesimo che presenta aspetti assolutamente propri e innovativi, alternativi o del tutto opposti, ma certamente non inferiori a quelli che caratterizzano l’Umanesimo cosiddetto “civile” sviluppatosi in altri centri.
Federico II di Svevia (1194-1250) è un personaggio dotato di un fascino imperituro, che lo ha por... more Federico II di Svevia (1194-1250) è un personaggio dotato di un fascino imperituro, che lo ha portato a godere di una doppia vita: una nel mondo, contingente, l’altra nel mito, immortale. Essere ricordati è il desiderio di tutti i grandi, ma per Federico II – l’eccelso imperatore, l’unico degno di quel nome vissuto nel XIII secolo – è quasi una damnatio, una condanna, ancora maggiore dell’oblio, perché la sua esistenza reale ha finito con l’essere sepolta sotto le concrezioni della memoria trasfigurata. Nel libro si seguirà il percorso che ha portato Federico II dalla storia al mito, e che, viceversa, ha ricondotto nella storia il protagonista dell’anonimo Itinerarium, il poeta-imperatore capace di improvvisare i motti in versi che ancora oggi identificano molte città pugliesi. Se la figura storica è ricostruibile con l’attenta lettura delle fonti, accanto ad essa si è venuta costantemente a collocare quella mitizzata, che lo stesso Svevo ha ampiamente contribuito a creare, ma che l’ha spesso reso indistinguibile nei tratti autentici. Affrontare l’immagine di Federico II attraverso le attestazioni del suo mito serve a definirne i contorni, ma impone, al tempo stesso, un termine perentorio alle invenzioni fantastiche che l’hanno immersa in una strumentale dimensione atemporale, trasformando tutto ciò che le è correlato – e innanzitutto Castel del Monte – in oscuri e irrazionali simboli esoterici.
[ITA] Intorno alla figura dell’imperatore Federico II di Svevia (1194-1250) si sono sedimentate t... more [ITA] Intorno alla figura dell’imperatore Federico II di Svevia (1194-1250) si sono sedimentate tante e tali leggende, da renderne quasi del tutto indistinguibili i tratti reali e autentici. Già al momento della sua nascita fu salutato come l’apportatore dell’età dell’oro, di quella felice età, agli albori del mondo, in cui uomini e animali potevano vivere liberamente senza temersi a vicenda e senza fatica. Poi venne identificato con l’Imperatore messianico della fine dei tempi e con l’Anticristo; fu scomunicato e venne acclamato come il liberatore della cristianità; fu accusato di aver pronunciato immonde bestemmie e fu celebrato come il nuovo David liberatore del Santo Sepolcro. Dunque, la sua fisionomia storica si è persa e confusa entro le linee evanescenti di una mitizzazione che ha cominciato ben presto la sua opera pervasiva e corrosiva.
Esaminando i testi encomiastici di Pietro da Eboli, di Pier della Vigna, di Nicola da Bari e di Terrisio di Atina, si ricostruisce e si ridisegna la complessa ideologia politica che guidò le azioni del grande Svevo attraverso inquiete attese millenaristiche, elaborate progettazioni culturali e ineludibili tradizioni giuridico- istituzionali. Ne risulta che i suoi atti e i suoi gesti furono costantemente guidati da intricate strategie propagandistiche, alle quali fu affidato il compito di rivelare e diffondere i misteri inspiegabili di quel supremo ente politico e spirituale che fu l’impero medievale.
[ENG] The legends about the figure of the emperor Frederick II of Hohenstaufen (1194-1250) make almost indistinguishable his real and authentic features. His birth was hailed as the new golden age, in which men and animals could live freely without fear and without effort. Then he was identified with the messianic Emperor of the end of the times and with the Antichrist; he was excommunicated and was hailed as the savior of Christianity; he was accused of blasphemy and was celebrated as the new David liberator of the Holy Sepulchre. Therefore, his historical appearance was confused by the myth which began soon his pervasive and corrosive work.
Examining the laudatory texts by Petrus de Ebulo, Petrus de Vinea, Nicholas of Bari and Terrisio of Atina, the book rebuilds and reshapes the complex political ideology that guided the actions of the great emperor through hrough millenarian expectations, cultural projects and juridical traditions. His acts and his actions were always guided by intricate propaganda strategies, to which was given the task to disclose and disseminate the unexplained mysteries of the supreme political and spiritual body which was the medieval empire.
«Per scientiarum haustum et seminarium doctrinarum». Storia dello "Studium" di Napoli in età sveva, 2010
[ENG] The title of the volume takes up the beginning of the letter by the Emperor Frederick II, w... more [ENG] The title of the volume takes up the beginning of the letter by the Emperor Frederick II, who in 1224 announced the foundation of the Studium of Naples: the oldest "state university".
The book consists of two sections. The first one focuses on the troubled older history of the Studium; the reasons why Naples was chosen as the seat of that institution; the guarantees and protections for teachers and students. In the second part, all the texts connected with the events of the Studium in the era of Frederick II and his sons and successors, Conrad IV and Manfred are collected and critically edited.
The edition adopts a particular system calibrated on the double nature of the texts, which are, at the same time, chancery documents and rhetorical-literary models: epistles (or "dictamina") transmitted by the letter-collection attributed to Petrus de Vinea, which had large European diffusion for some centuries.
[ITA] Il titolo del volume riprende l'inizio della lettera dell'imperatore Federico II, con la quale nel 1224 fu annunciata la fondazione dello Studium di Napoli: la più antica "università statale".
Il libro si compone di due sezioni. Il primo si concentra sulla travagliata storia più antica dello "Studium"; sui motivi per cui Napoli fu scelta come sede di quell'istituzione; sulle garanzie e le tutele per docenti e studenti. Nella seconda parte sono raccolti ed editi criticamente tutti i testi legati alle vicende dello "Studium" al tempo di Federico II e dei suoi figli e successori, Corrado IV e Manfredi.
L'edizione adotta un particolare sistema tarato sulla duplice natura dei testi, che sono, al tempo stesso, documenti cancellereschi e modelli retorico-letterari: epistole (o "dictamina") trasmesse dalla raccolta epistolare attribuita a Pier della Vigna, che ebbe assai ampia diffusione in Europa per diversi secoli.
Il re e le sue lingue = = Le roi et ses langues (Imperialiter 2), 2023
[ENG] Was there ever an imperial ideology connected with linguistic communication in late medieva... more [ENG] Was there ever an imperial ideology connected with linguistic communication in late medieval and early modern Europe? And, if so, were there rulers outside the Germanic or Byzantine empires who attempted to define or impose a “linguistic imperiality”? By exploring the recovery in different contexts of an imperial Latin, Greek or even Arabic "syntax", this volume offers an in-depth investigation into the management of multilingualism in political spaces located outside or on the fringes of the Empire. From Sicily to England, from Poland to the Serbian-Hungarian borders, from the 12th to the 17th century, the articles of this book follow the jagged lines of the complex dialectical relationships between pragmatic uses and ideological representations of languages, which cooperate, in the long run, in the construction of suggestive forms of “derived” or “secondary” imperiality.
[ITA] È mai esistita un’ideologia imperiale connessa con la comunicazione linguistica nell’Europa del tardo Medio Evo e della prima modernità? E, in tal caso, all’esterno dell’impero germanico o bizantino, vi furono sovrani che tentarono di definire o imporre una “imperialità linguistica”? Attraverso l’esplorazione dal recupero in diversi contesti di una “sintassi” imperiale latina, greca o anche araba, questo volume offre un’indagine approfondita sulla gestione del multilinguismo negli spazi politici posti fuori o ai margini dell’Impero. Dalla Sicilia all’Inghilterra, dalla Polonia ai confini serbo-ungheresi, dal xii al xvii secolo, sono percorse le linee frastagliate dei complessi rapporti dialettici tra usi pragmatici e rappresentazioni ideologiche delle lingue che cooperano, sul lungo periodo, alla costruzione di suggestive forme di imperialità “derivata” o “seconda”.
Il sovrano e la Chiesa (Imperialiter 1), 2022
[ENG] This volume investigates the relations that each sovereign entertains with the Church, to w... more [ENG] This volume investigates the relations that each sovereign entertains with the Church, to which he is joined by a relationship of integration or biunivocal dependence. Such complex and intrinsic connections are at the heart of recurring Christian imperial dynamics and clearly express some of the characteristic features of “derived” or “second” imperiality. Deeply rooted in biblical and historical examples, such as those of David, of the Moses/Aaron couple, of Constantine, of Theodosius, of Justinian, this form of imperiality reveals the sovereign’s influence on the religious system, but, at the same time, also his own submission to the clergy. The aim of the book is therefore to explore the various forms of interaction between kingship and the ecclesiastical structure: from the competitive conflict that ensued in different epochs also resulted the emulation of the imperial theological-political model by monarchical, princely and even papal institutions.
[ITA] In questo volume si indagano le relazioni che ogni sovrano intrattiene con la Chiesa, cui è legato da un rapporto di integrazione o dipendenza biunivoca. Tali complesse e intrinseche connessioni risultano al centro delle ricorrenti dinamiche imperiali cristiane ed esprimono in maniera evidente alcuni tratti caratterizzanti della “imperialità derivata” o “seconda”. Profondamente radicata negli esempi biblici e storici, come quelli di Davide, della coppia Mosè/Aronne, di Costantino, di Teodosio, di Giustiniano, questa forma di imperialità rivela l’influenza del sovrano sul sistema religioso, ma, al contempo, anche la propria sottomissione ai suoi sacerdoti. L’obiettivo del libro è quindi quello di esplorare le varie forme di interazione tra la regalità e la struttura ecclesiastica: dal conflitto competitivo che ne è scaturito in diverse epoche è derivata anche l’emulazione del modello teologico-politico imperiale da parte delle istituzioni di tipo monarchico, principesco e persino pontificio.
Imperialiter. Il sovrano e la Chiesa. Le souverain et l'Eglise, 2022
In questo volume si indagano le relazioni che ogni sovrano intrattiene con la Chiesa, cui è legat... more In questo volume si indagano le relazioni che ogni sovrano intrattiene con la Chiesa, cui è legato da un rapporto di integrazione o dipendenza biunivoca. Tali complesse e intrinseche connessioni risultano al centro delle ricorrenti dinamiche imperiali cristiane ed esprimono in maniera evidente alcuni tratti caratterizzanti della “imperialità derivata” o “seconda”. Profondamente radicata negli esempi biblici e storici, come quelli di Davide, della coppia Mosè/Aronne, di Costantino, di Teodosio, di Giustiniano, questa forma di imperialità rivela l’influenza del sovrano sul sistema religioso, ma, al contempo, anche la propria sottomissione ai suoi sacerdoti. L’obiettivo del libro è quindi quello di esplorare le varie forme di interazione tra la regalità e la struttura ecclesiastica: dal conflitto competitivo che ne è scaturito in diverse epoche è derivata anche l’emulazione del modello teologico-politico imperiale da parte delle istituzioni di tipo monarchico, principesco e persino pontificio.
Quali sono gli elementi che caratterizzano una scrittura storica? Cosa rende peculiare il lavoro... more Quali sono gli elementi che caratterizzano una scrittura storica? Cosa rende peculiare il lavoro del cronista? E quando l’attività storiografica diventa una professione dalle caratteristiche definite e condivise?
La linea di indagine è stata guidata dalla convinzione che soprattutto dalla fine del XII secolo, e poi in maniera più netta dalla metà del XIII, la produzione storiografica e cronachistica assume caratteri ben precisi. Mancando, per il mondo latino, trattati antichi che insegnassero come scrivere un testo storiografico, è in questo periodo che si fissano le pratiche e si definiscono le regole che poi sarebbero state sancite formalmente solo nel XV secolo.
L’Umanesimo “monarchico” della corte aragonese di Napoli (1442-1501) incise profondamente sulle t... more L’Umanesimo “monarchico” della corte aragonese di Napoli (1442-1501) incise profondamente sulle tradizioni intellettuali dell’intera Europa, in un periodo di grandi rivolgimenti istituzionali e culturali. I suoi caratteri furono eccezionalmente innovativi e non meno originali di quelli “repubblicani” sviluppati altrove. Il libro indaga per la prima volta in maniera organica e compiuta i dispositivi ideologici che permisero la legittimazione e l’affermazione di un potere che già prefigura lo Stato moderno
Scrivere storia nel Medioevo - Writing history in the Middle Ages, 2021
[ITA] Quali sono gli elementi che caratterizzano una scrittura storica?
Cosa rende peculiare il l... more [ITA] Quali sono gli elementi che caratterizzano una scrittura storica?
Cosa rende peculiare il lavoro del cronista? E quando
l’attività storiografica diventa una professione dalle caratteristiche
definite e condivise?
La linea di indagine è stata guidata dalla convinzione che
soprattutto dalla fine del XII secolo, e poi in maniera più netta
dalla metà del XIII, la produzione storiografica e cronachistica
assume caratteri ben precisi. Mancando, per il mondo
latino, trattati antichi che insegnassero come scrivere un testo
storiografico, è in questo periodo che si fissano le pratiche e si
definiscono le regole che poi sarebbero state sancite formalmente
solo nel XV secolo.
Contributi di: F. Bautista Pérez, D. Cappi, P. Colletta, A. Cotza,
A. Cotza, S. Crea, C. De Caprio, F. Delle Donne, E. Faini,
F. Favero, P. Garbini, B. Grévin, C. Iannella, M.T. Kretschmer,
J. Kujawinski, C. Mabboux, R. Modonutti, M. Pavoni,
M. Petoletti, M. Zabbia.
[ENG] What are the elements that characterize historical writing?
What makes the chronicler's work unique? And when does historiography become a profession with defined and shared characteristics?
We are convinced that only from the end of the 12th century, and then more clearly from the middle of the 13th century, the historiographical and chronicle production takes on very specific characters. In the Latin world there is a lack of ancient treatises that taught how to write a historiographical text. Therefore it is in this period that the practices are established and the rules are defined that would later be formally sanctioned only in the fifteenth century.
Contributions by: F. Bautista Pérez, D. Cappi, P. Colletta, A. Cotza,
A. Cotza, S. Crea, C. De Caprio, F. Delle Donne, E. Faini,
F. Favero, P. Garbini, B. Grévin, C. Iannella, M.T. Kretschmer,
J. Kujawinski, C. Mabboux, R. Modonutti, M. Pavoni,
M. Petoletti, M. Zabbia.
1. De Sanctis, Storia della letteratura, p. 367. Fulvio Delle Donne 8 viziava la storia italiana ... more 1. De Sanctis, Storia della letteratura, p. 367. Fulvio Delle Donne 8 viziava la storia italiana sin dalle sue origini, dalla corte di Federico II di Svevia, dove nei prodotti dei poeti siciliani che lì operarono non si trovano «le preoccupazioni o le agitazioni della loro vita: vi trovi il solito codice d'amore, con le stesse generalità. L'arte diviene un mestiere, il poeta diviene un dilettante; tutto è convenzionale». 2 Naturalmente, quel giudizio, per non dire pregiudizio, era frutto di un'epoca in cui l'Italia andava ancora in cerca di identità e riconoscibilità, soprattutto politica: la sua matrice era evidentemente risorgimentale. Tuttavia, non variò col mutare della situazione contingente. Ancora nel Novecento avanzato, parlando della produzione culturale della corte aragonese di Napoli (che qui ci interessa in maniera specifica), e in particolare di quella storiografica, Eduard Fueter commentava che «la circostanza dovuta al carattere dello stato napoletano e grazie al quale le... opere dovevano avere una impronta non semplicemente ufficiosa, ma ufficioso-dinastica, fa occupare loro... un posto meno importante degli altri». Così, procedendo su questo crinale, in maniera ancora più netta e categorica, concludeva che, rispetto a quella prodotta altrove, «la storiografia umanistica di Napoli ha ancor minori contatti colla vera storia». 3 In altri termini, era proprio il suo carattere "cortigiano" a rendere quella letteratura poco significativa e interessante, perché inammissibilmente addomesticata ai detentori del potere.
Tra la fine del xiv e l’inizio del xvi secolo in diversi centri dell’Italia meridionale si svilup... more Tra la fine del xiv e l’inizio del xvi secolo in diversi centri dell’Italia meridionale si sviluppò una vita letteraria e artistica di grande rilievo. Oltre alla corte regia della capitale, ineludibile modello di riferimento e centro di attrazione, ne esistevano numerose altre, che costituivano altrettanti poli culturali, disseminati anche nelle province più remote. Poli rappresentati non solo da luoghi fisici di residenza, ovvero da palazzi o castelli, ma anche da fitte e straordinariamente ampie reti di relazioni, committenze, movimenti di persone e oggetti. Un particolare rilievo viene qui riservato ai Caetani, che fissarono la sede del loro potere tra Fondi e Sermoneta; ma trovano spazio per analisi approfondite anche altre corti, che ebbero radicamento cittadino, regionale o sovraregionale.
La Disfida di Barletta non fu solo un torneo cavalleresco tra tredici francesi e altrettanti it... more La Disfida di Barletta non fu solo un torneo cavalleresco tra tredici francesi e altrettanti italiani; fu anche la metafora, o meglio la sineddoche, di quanto stava avvenendo in quegli anni. Svoltasi il 13 febbraio 1503, durante la Seconda Guerra d’Italia, si tenne a ridosso della caduta della dinastia aragonese che dominò l’Italia meridionale per tutta la seconda metà del XV secolo. Anzi, si può dire che le Guerre d’Italia furono, allo stesso tempo, la causa e la conseguenza della fine del Regno, che da allora in poi fu a lungo ridotto a Viceregno.
Ci fu coscienza del cambiamento? Quale fu la percezione dei mutamenti? Si visse nella nostalgia di un glorioso passato o nella consapevolezza dell’avvento di una nuova epoca? A queste domande si risponde in questo volume, che mette la Disfida sullo sfondo del più ampio contesto politico e culturale europeo.
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Racconto di guerra, di politica internazionale, di intrighi, di sofferenze: scritto tra il 1349 e il 1351 dal notaio Domenico di Gravina, il Chronicon è il vivace resoconto di un testimone diretto degli eventi che sconvolsero l’Italia meridionale tra il 1333 e il 1350. Muovendosi lungo le strade che vanno da Gravina a Barletta, dalla Murgia a Castel del Monte, descrive minuziosamente le zuffe, le battaglie e gli assedi che punteggiarono il conflitto tra la regina di Napoli Giovanna I e suo cognato Luigi d’Ungheria, venuto per vendicare l’assassinio del giovane fratello Andrea e per conquistare un territorio ricchissimo. Fu una guerra tra due rami della medesima stirpe angioina, ma offrì l’occasione per riassestare le strutture cittadine e aristocratiche del Mezzogiorno. Questa edizione rilegge criticamente il testo dell’unico ms. esistente, offrendo anche un’attenta traduzione italiana e ricche note di commento. Nell’articolata introduzione, ridefinisce i tratti della storiografia ‘notarile’ del Trecento, ponendo al centro dell’attenzione i concetti sempre scivolosi di autorialità e letterarietà, di oggettività e di attendibilità.
📚 The Chronicon, written between 1349 and 1351 by the notary Domenico di Gravina, is the lively recount of a witness – or better, a protagonist – of the war between Joanna I of Sicily and Louis of Hungary; in those years the conflict devastated Southern Italy, contended by two opposing branches of the Angevin family. This critical edition, preceded by a comprehensive introduction, also features an Italian translation and a rich commentary.
📽️ E' disponibile, sul canale di "Italia Medievale", la video presentazione del volume ➡️ https://www.youtube.com/watch?v=66rU8XNQH3k
This volume provides the edition and the Italian translation of the letter in which Frederick II of Hohenstaufen, King of Sicily and Emperor, invited students to come to the University of Naples: founded in 1224, is the oldest state University in history. Text and translation are accompanied by a narrative discussion about the date of establishment; the outstanding features; the promises still relevant today. With the foundation of that University, Frederick revolutionized the way of looking at knowledge and learning: for the first time, it is formally and concretely stated that through study the wretch can become noble. Nobility of soul is put before nobility of blood: the most noble and powerful man on earth declares it.
[ITA] La crociata di Federico II di Svevia (1228-29) fu straordinaria per vari motivi. Contrariamente a quanto era sempre accaduto, la Terra Santa fu riacquisita alla cristianità senza alcuno spargimento di sangue, ma soltanto con accordi diplomatici, secondo i proclami imperiali. Inoltre, a compiere l’impresa fu uno scomunicato, un escluso dalla comunità dei cristiani. Un’eccezionale aura mistica avvolse poi l’evento in un’epoca che attendeva la fine dei tempi: l’arrivo imminente dell’Anticristo sarebbe stato preceduto dal trionfo di un ultimo imperatore, che, secondo i vaticini, avrebbe riunito Oriente e Occidente riportando sulla Terra l’età dell’oro. Fu una crociata pacifica e controcorrente: ricondurla alla memoria della nostra contemporaneità carica di tensioni e scontri tra religioni e “civiltà” può contribuire a comprendere il presente attraverso lo studio del passato. E viceversa.
In questo libro si indagano compiutamente i caratteri e l’elaborazione di una dirompente concezione culturale: per la prima volta nella storia, la conoscenza derivata dallo studio approfondito fu rappresentata come una scalinata che conduce al sapere, unica porta di accesso alla nobiltà: sia quella spirituale delle virtù, sia quella più concreta delle professioni funzionali all’amministrazione dello stato.
[ENG] Emperor: Frederick II Hohenstaufen (1194-1250) was the last one to give a universal meaning to that title. For about thirty years he was the most powerful ruler in Europe, revealing in every gesture full awareness of his own role: an awareness that he acquired gradually and more and more clearly as the fire of his violent clash with the papacy flared up. This is the primordial root that led him to become the supporter of an extraordinary ideological renewal, of which the literati and the officials who surrounded him were the architects. His court thus became an attractive center for multiform cultural traditions (Latin, vernacular, Occitan, Greek, Arabic, and Hebrew) and a driving force for literary and scientific innovations destined to exert decisive influence for centuries to come.
In this book the characters and the elaboration of a disruptive cultural conception are fully investigated: for the first time in history, the knowledge derived from in-depth study was represented as a stairway leading to wisdom, the only gateway to nobility: both the spiritual one, and the more concrete one (functional to the administration of the state).
[ITA] Alfonso d’Aragona, il Magnanimo (1394-1458), divenne re dell’Italia meridionale dopo una più che ventennale guerra di conquista. Fu il re catalano che portò a compimento la “trajectòria mediterrània” avviata dai suoi avi nei secoli precedenti e fu colui che ricongiunse le due parti del Regno dell’Italia meridionale, separate dopo lo scoppio dei Vespri (1282). A partire dalla sua conquista di Napoli (1442), per circa mezzo secolo il Mediterraneo occidentale fu trasformato in un “lago catalano”. Fu un periodo breve, ma che ha lasciato il segno nella storia europea, dal punto di vista non solo istituzionale, ma anche culturale. Alla sua corte, infatti, si raccolsero i più dotti intellettuali dell’epoca, provenienti da ogni luogo, e si rinnovò completamente il concetto di letteratura, che fu adeguata alle aspirazioni cesaree del nuovo sovrano. La legittimazione culturale di quelle altissime ambizioni seguì le diverse strade che vengono indagate in questo volume. Il risultato fu l’invenzione dell’“Umanesimo monarchico”: un Umanesimo che presenta aspetti assolutamente propri e innovativi, alternativi o del tutto opposti, ma certamente non inferiori a quelli che caratterizzano l’Umanesimo cosiddetto “civile” sviluppatosi in altri centri.
Esaminando i testi encomiastici di Pietro da Eboli, di Pier della Vigna, di Nicola da Bari e di Terrisio di Atina, si ricostruisce e si ridisegna la complessa ideologia politica che guidò le azioni del grande Svevo attraverso inquiete attese millenaristiche, elaborate progettazioni culturali e ineludibili tradizioni giuridico- istituzionali. Ne risulta che i suoi atti e i suoi gesti furono costantemente guidati da intricate strategie propagandistiche, alle quali fu affidato il compito di rivelare e diffondere i misteri inspiegabili di quel supremo ente politico e spirituale che fu l’impero medievale.
[ENG] The legends about the figure of the emperor Frederick II of Hohenstaufen (1194-1250) make almost indistinguishable his real and authentic features. His birth was hailed as the new golden age, in which men and animals could live freely without fear and without effort. Then he was identified with the messianic Emperor of the end of the times and with the Antichrist; he was excommunicated and was hailed as the savior of Christianity; he was accused of blasphemy and was celebrated as the new David liberator of the Holy Sepulchre. Therefore, his historical appearance was confused by the myth which began soon his pervasive and corrosive work.
Examining the laudatory texts by Petrus de Ebulo, Petrus de Vinea, Nicholas of Bari and Terrisio of Atina, the book rebuilds and reshapes the complex political ideology that guided the actions of the great emperor through hrough millenarian expectations, cultural projects and juridical traditions. His acts and his actions were always guided by intricate propaganda strategies, to which was given the task to disclose and disseminate the unexplained mysteries of the supreme political and spiritual body which was the medieval empire.
The book consists of two sections. The first one focuses on the troubled older history of the Studium; the reasons why Naples was chosen as the seat of that institution; the guarantees and protections for teachers and students. In the second part, all the texts connected with the events of the Studium in the era of Frederick II and his sons and successors, Conrad IV and Manfred are collected and critically edited.
The edition adopts a particular system calibrated on the double nature of the texts, which are, at the same time, chancery documents and rhetorical-literary models: epistles (or "dictamina") transmitted by the letter-collection attributed to Petrus de Vinea, which had large European diffusion for some centuries.
[ITA] Il titolo del volume riprende l'inizio della lettera dell'imperatore Federico II, con la quale nel 1224 fu annunciata la fondazione dello Studium di Napoli: la più antica "università statale".
Il libro si compone di due sezioni. Il primo si concentra sulla travagliata storia più antica dello "Studium"; sui motivi per cui Napoli fu scelta come sede di quell'istituzione; sulle garanzie e le tutele per docenti e studenti. Nella seconda parte sono raccolti ed editi criticamente tutti i testi legati alle vicende dello "Studium" al tempo di Federico II e dei suoi figli e successori, Corrado IV e Manfredi.
L'edizione adotta un particolare sistema tarato sulla duplice natura dei testi, che sono, al tempo stesso, documenti cancellereschi e modelli retorico-letterari: epistole (o "dictamina") trasmesse dalla raccolta epistolare attribuita a Pier della Vigna, che ebbe assai ampia diffusione in Europa per diversi secoli.
[ITA] È mai esistita un’ideologia imperiale connessa con la comunicazione linguistica nell’Europa del tardo Medio Evo e della prima modernità? E, in tal caso, all’esterno dell’impero germanico o bizantino, vi furono sovrani che tentarono di definire o imporre una “imperialità linguistica”? Attraverso l’esplorazione dal recupero in diversi contesti di una “sintassi” imperiale latina, greca o anche araba, questo volume offre un’indagine approfondita sulla gestione del multilinguismo negli spazi politici posti fuori o ai margini dell’Impero. Dalla Sicilia all’Inghilterra, dalla Polonia ai confini serbo-ungheresi, dal xii al xvii secolo, sono percorse le linee frastagliate dei complessi rapporti dialettici tra usi pragmatici e rappresentazioni ideologiche delle lingue che cooperano, sul lungo periodo, alla costruzione di suggestive forme di imperialità “derivata” o “seconda”.
[ITA] In questo volume si indagano le relazioni che ogni sovrano intrattiene con la Chiesa, cui è legato da un rapporto di integrazione o dipendenza biunivoca. Tali complesse e intrinseche connessioni risultano al centro delle ricorrenti dinamiche imperiali cristiane ed esprimono in maniera evidente alcuni tratti caratterizzanti della “imperialità derivata” o “seconda”. Profondamente radicata negli esempi biblici e storici, come quelli di Davide, della coppia Mosè/Aronne, di Costantino, di Teodosio, di Giustiniano, questa forma di imperialità rivela l’influenza del sovrano sul sistema religioso, ma, al contempo, anche la propria sottomissione ai suoi sacerdoti. L’obiettivo del libro è quindi quello di esplorare le varie forme di interazione tra la regalità e la struttura ecclesiastica: dal conflitto competitivo che ne è scaturito in diverse epoche è derivata anche l’emulazione del modello teologico-politico imperiale da parte delle istituzioni di tipo monarchico, principesco e persino pontificio.
La linea di indagine è stata guidata dalla convinzione che soprattutto dalla fine del XII secolo, e poi in maniera più netta dalla metà del XIII, la produzione storiografica e cronachistica assume caratteri ben precisi. Mancando, per il mondo latino, trattati antichi che insegnassero come scrivere un testo storiografico, è in questo periodo che si fissano le pratiche e si definiscono le regole che poi sarebbero state sancite formalmente solo nel XV secolo.
Cosa rende peculiare il lavoro del cronista? E quando
l’attività storiografica diventa una professione dalle caratteristiche
definite e condivise?
La linea di indagine è stata guidata dalla convinzione che
soprattutto dalla fine del XII secolo, e poi in maniera più netta
dalla metà del XIII, la produzione storiografica e cronachistica
assume caratteri ben precisi. Mancando, per il mondo
latino, trattati antichi che insegnassero come scrivere un testo
storiografico, è in questo periodo che si fissano le pratiche e si
definiscono le regole che poi sarebbero state sancite formalmente
solo nel XV secolo.
Contributi di: F. Bautista Pérez, D. Cappi, P. Colletta, A. Cotza,
A. Cotza, S. Crea, C. De Caprio, F. Delle Donne, E. Faini,
F. Favero, P. Garbini, B. Grévin, C. Iannella, M.T. Kretschmer,
J. Kujawinski, C. Mabboux, R. Modonutti, M. Pavoni,
M. Petoletti, M. Zabbia.
[ENG] What are the elements that characterize historical writing?
What makes the chronicler's work unique? And when does historiography become a profession with defined and shared characteristics?
We are convinced that only from the end of the 12th century, and then more clearly from the middle of the 13th century, the historiographical and chronicle production takes on very specific characters. In the Latin world there is a lack of ancient treatises that taught how to write a historiographical text. Therefore it is in this period that the practices are established and the rules are defined that would later be formally sanctioned only in the fifteenth century.
Contributions by: F. Bautista Pérez, D. Cappi, P. Colletta, A. Cotza,
A. Cotza, S. Crea, C. De Caprio, F. Delle Donne, E. Faini,
F. Favero, P. Garbini, B. Grévin, C. Iannella, M.T. Kretschmer,
J. Kujawinski, C. Mabboux, R. Modonutti, M. Pavoni,
M. Petoletti, M. Zabbia.
Ci fu coscienza del cambiamento? Quale fu la percezione dei mutamenti? Si visse nella nostalgia di un glorioso passato o nella consapevolezza dell’avvento di una nuova epoca? A queste domande si risponde in questo volume, che mette la Disfida sullo sfondo del più ampio contesto politico e culturale europeo.
🔗Per acquistare il volume: https://bit.ly/3HDlRce
Racconto di guerra, di politica internazionale, di intrighi, di sofferenze: scritto tra il 1349 e il 1351 dal notaio Domenico di Gravina, il Chronicon è il vivace resoconto di un testimone diretto degli eventi che sconvolsero l’Italia meridionale tra il 1333 e il 1350. Muovendosi lungo le strade che vanno da Gravina a Barletta, dalla Murgia a Castel del Monte, descrive minuziosamente le zuffe, le battaglie e gli assedi che punteggiarono il conflitto tra la regina di Napoli Giovanna I e suo cognato Luigi d’Ungheria, venuto per vendicare l’assassinio del giovane fratello Andrea e per conquistare un territorio ricchissimo. Fu una guerra tra due rami della medesima stirpe angioina, ma offrì l’occasione per riassestare le strutture cittadine e aristocratiche del Mezzogiorno. Questa edizione rilegge criticamente il testo dell’unico ms. esistente, offrendo anche un’attenta traduzione italiana e ricche note di commento. Nell’articolata introduzione, ridefinisce i tratti della storiografia ‘notarile’ del Trecento, ponendo al centro dell’attenzione i concetti sempre scivolosi di autorialità e letterarietà, di oggettività e di attendibilità.
📚 The Chronicon, written between 1349 and 1351 by the notary Domenico di Gravina, is the lively recount of a witness – or better, a protagonist – of the war between Joanna I of Sicily and Louis of Hungary; in those years the conflict devastated Southern Italy, contended by two opposing branches of the Angevin family. This critical edition, preceded by a comprehensive introduction, also features an Italian translation and a rich commentary.
📽️ E' disponibile, sul canale di "Italia Medievale", la video presentazione del volume ➡️ https://www.youtube.com/watch?v=66rU8XNQH3k
This volume provides the edition and the Italian translation of the letter in which Frederick II of Hohenstaufen, King of Sicily and Emperor, invited students to come to the University of Naples: founded in 1224, is the oldest state University in history. Text and translation are accompanied by a narrative discussion about the date of establishment; the outstanding features; the promises still relevant today. With the foundation of that University, Frederick revolutionized the way of looking at knowledge and learning: for the first time, it is formally and concretely stated that through study the wretch can become noble. Nobility of soul is put before nobility of blood: the most noble and powerful man on earth declares it.
[ITA] La crociata di Federico II di Svevia (1228-29) fu straordinaria per vari motivi. Contrariamente a quanto era sempre accaduto, la Terra Santa fu riacquisita alla cristianità senza alcuno spargimento di sangue, ma soltanto con accordi diplomatici, secondo i proclami imperiali. Inoltre, a compiere l’impresa fu uno scomunicato, un escluso dalla comunità dei cristiani. Un’eccezionale aura mistica avvolse poi l’evento in un’epoca che attendeva la fine dei tempi: l’arrivo imminente dell’Anticristo sarebbe stato preceduto dal trionfo di un ultimo imperatore, che, secondo i vaticini, avrebbe riunito Oriente e Occidente riportando sulla Terra l’età dell’oro. Fu una crociata pacifica e controcorrente: ricondurla alla memoria della nostra contemporaneità carica di tensioni e scontri tra religioni e “civiltà” può contribuire a comprendere il presente attraverso lo studio del passato. E viceversa.
In questo libro si indagano compiutamente i caratteri e l’elaborazione di una dirompente concezione culturale: per la prima volta nella storia, la conoscenza derivata dallo studio approfondito fu rappresentata come una scalinata che conduce al sapere, unica porta di accesso alla nobiltà: sia quella spirituale delle virtù, sia quella più concreta delle professioni funzionali all’amministrazione dello stato.
[ENG] Emperor: Frederick II Hohenstaufen (1194-1250) was the last one to give a universal meaning to that title. For about thirty years he was the most powerful ruler in Europe, revealing in every gesture full awareness of his own role: an awareness that he acquired gradually and more and more clearly as the fire of his violent clash with the papacy flared up. This is the primordial root that led him to become the supporter of an extraordinary ideological renewal, of which the literati and the officials who surrounded him were the architects. His court thus became an attractive center for multiform cultural traditions (Latin, vernacular, Occitan, Greek, Arabic, and Hebrew) and a driving force for literary and scientific innovations destined to exert decisive influence for centuries to come.
In this book the characters and the elaboration of a disruptive cultural conception are fully investigated: for the first time in history, the knowledge derived from in-depth study was represented as a stairway leading to wisdom, the only gateway to nobility: both the spiritual one, and the more concrete one (functional to the administration of the state).
[ITA] Alfonso d’Aragona, il Magnanimo (1394-1458), divenne re dell’Italia meridionale dopo una più che ventennale guerra di conquista. Fu il re catalano che portò a compimento la “trajectòria mediterrània” avviata dai suoi avi nei secoli precedenti e fu colui che ricongiunse le due parti del Regno dell’Italia meridionale, separate dopo lo scoppio dei Vespri (1282). A partire dalla sua conquista di Napoli (1442), per circa mezzo secolo il Mediterraneo occidentale fu trasformato in un “lago catalano”. Fu un periodo breve, ma che ha lasciato il segno nella storia europea, dal punto di vista non solo istituzionale, ma anche culturale. Alla sua corte, infatti, si raccolsero i più dotti intellettuali dell’epoca, provenienti da ogni luogo, e si rinnovò completamente il concetto di letteratura, che fu adeguata alle aspirazioni cesaree del nuovo sovrano. La legittimazione culturale di quelle altissime ambizioni seguì le diverse strade che vengono indagate in questo volume. Il risultato fu l’invenzione dell’“Umanesimo monarchico”: un Umanesimo che presenta aspetti assolutamente propri e innovativi, alternativi o del tutto opposti, ma certamente non inferiori a quelli che caratterizzano l’Umanesimo cosiddetto “civile” sviluppatosi in altri centri.
Esaminando i testi encomiastici di Pietro da Eboli, di Pier della Vigna, di Nicola da Bari e di Terrisio di Atina, si ricostruisce e si ridisegna la complessa ideologia politica che guidò le azioni del grande Svevo attraverso inquiete attese millenaristiche, elaborate progettazioni culturali e ineludibili tradizioni giuridico- istituzionali. Ne risulta che i suoi atti e i suoi gesti furono costantemente guidati da intricate strategie propagandistiche, alle quali fu affidato il compito di rivelare e diffondere i misteri inspiegabili di quel supremo ente politico e spirituale che fu l’impero medievale.
[ENG] The legends about the figure of the emperor Frederick II of Hohenstaufen (1194-1250) make almost indistinguishable his real and authentic features. His birth was hailed as the new golden age, in which men and animals could live freely without fear and without effort. Then he was identified with the messianic Emperor of the end of the times and with the Antichrist; he was excommunicated and was hailed as the savior of Christianity; he was accused of blasphemy and was celebrated as the new David liberator of the Holy Sepulchre. Therefore, his historical appearance was confused by the myth which began soon his pervasive and corrosive work.
Examining the laudatory texts by Petrus de Ebulo, Petrus de Vinea, Nicholas of Bari and Terrisio of Atina, the book rebuilds and reshapes the complex political ideology that guided the actions of the great emperor through hrough millenarian expectations, cultural projects and juridical traditions. His acts and his actions were always guided by intricate propaganda strategies, to which was given the task to disclose and disseminate the unexplained mysteries of the supreme political and spiritual body which was the medieval empire.
The book consists of two sections. The first one focuses on the troubled older history of the Studium; the reasons why Naples was chosen as the seat of that institution; the guarantees and protections for teachers and students. In the second part, all the texts connected with the events of the Studium in the era of Frederick II and his sons and successors, Conrad IV and Manfred are collected and critically edited.
The edition adopts a particular system calibrated on the double nature of the texts, which are, at the same time, chancery documents and rhetorical-literary models: epistles (or "dictamina") transmitted by the letter-collection attributed to Petrus de Vinea, which had large European diffusion for some centuries.
[ITA] Il titolo del volume riprende l'inizio della lettera dell'imperatore Federico II, con la quale nel 1224 fu annunciata la fondazione dello Studium di Napoli: la più antica "università statale".
Il libro si compone di due sezioni. Il primo si concentra sulla travagliata storia più antica dello "Studium"; sui motivi per cui Napoli fu scelta come sede di quell'istituzione; sulle garanzie e le tutele per docenti e studenti. Nella seconda parte sono raccolti ed editi criticamente tutti i testi legati alle vicende dello "Studium" al tempo di Federico II e dei suoi figli e successori, Corrado IV e Manfredi.
L'edizione adotta un particolare sistema tarato sulla duplice natura dei testi, che sono, al tempo stesso, documenti cancellereschi e modelli retorico-letterari: epistole (o "dictamina") trasmesse dalla raccolta epistolare attribuita a Pier della Vigna, che ebbe assai ampia diffusione in Europa per diversi secoli.
[ITA] È mai esistita un’ideologia imperiale connessa con la comunicazione linguistica nell’Europa del tardo Medio Evo e della prima modernità? E, in tal caso, all’esterno dell’impero germanico o bizantino, vi furono sovrani che tentarono di definire o imporre una “imperialità linguistica”? Attraverso l’esplorazione dal recupero in diversi contesti di una “sintassi” imperiale latina, greca o anche araba, questo volume offre un’indagine approfondita sulla gestione del multilinguismo negli spazi politici posti fuori o ai margini dell’Impero. Dalla Sicilia all’Inghilterra, dalla Polonia ai confini serbo-ungheresi, dal xii al xvii secolo, sono percorse le linee frastagliate dei complessi rapporti dialettici tra usi pragmatici e rappresentazioni ideologiche delle lingue che cooperano, sul lungo periodo, alla costruzione di suggestive forme di imperialità “derivata” o “seconda”.
[ITA] In questo volume si indagano le relazioni che ogni sovrano intrattiene con la Chiesa, cui è legato da un rapporto di integrazione o dipendenza biunivoca. Tali complesse e intrinseche connessioni risultano al centro delle ricorrenti dinamiche imperiali cristiane ed esprimono in maniera evidente alcuni tratti caratterizzanti della “imperialità derivata” o “seconda”. Profondamente radicata negli esempi biblici e storici, come quelli di Davide, della coppia Mosè/Aronne, di Costantino, di Teodosio, di Giustiniano, questa forma di imperialità rivela l’influenza del sovrano sul sistema religioso, ma, al contempo, anche la propria sottomissione ai suoi sacerdoti. L’obiettivo del libro è quindi quello di esplorare le varie forme di interazione tra la regalità e la struttura ecclesiastica: dal conflitto competitivo che ne è scaturito in diverse epoche è derivata anche l’emulazione del modello teologico-politico imperiale da parte delle istituzioni di tipo monarchico, principesco e persino pontificio.
La linea di indagine è stata guidata dalla convinzione che soprattutto dalla fine del XII secolo, e poi in maniera più netta dalla metà del XIII, la produzione storiografica e cronachistica assume caratteri ben precisi. Mancando, per il mondo latino, trattati antichi che insegnassero come scrivere un testo storiografico, è in questo periodo che si fissano le pratiche e si definiscono le regole che poi sarebbero state sancite formalmente solo nel XV secolo.
Cosa rende peculiare il lavoro del cronista? E quando
l’attività storiografica diventa una professione dalle caratteristiche
definite e condivise?
La linea di indagine è stata guidata dalla convinzione che
soprattutto dalla fine del XII secolo, e poi in maniera più netta
dalla metà del XIII, la produzione storiografica e cronachistica
assume caratteri ben precisi. Mancando, per il mondo
latino, trattati antichi che insegnassero come scrivere un testo
storiografico, è in questo periodo che si fissano le pratiche e si
definiscono le regole che poi sarebbero state sancite formalmente
solo nel XV secolo.
Contributi di: F. Bautista Pérez, D. Cappi, P. Colletta, A. Cotza,
A. Cotza, S. Crea, C. De Caprio, F. Delle Donne, E. Faini,
F. Favero, P. Garbini, B. Grévin, C. Iannella, M.T. Kretschmer,
J. Kujawinski, C. Mabboux, R. Modonutti, M. Pavoni,
M. Petoletti, M. Zabbia.
[ENG] What are the elements that characterize historical writing?
What makes the chronicler's work unique? And when does historiography become a profession with defined and shared characteristics?
We are convinced that only from the end of the 12th century, and then more clearly from the middle of the 13th century, the historiographical and chronicle production takes on very specific characters. In the Latin world there is a lack of ancient treatises that taught how to write a historiographical text. Therefore it is in this period that the practices are established and the rules are defined that would later be formally sanctioned only in the fifteenth century.
Contributions by: F. Bautista Pérez, D. Cappi, P. Colletta, A. Cotza,
A. Cotza, S. Crea, C. De Caprio, F. Delle Donne, E. Faini,
F. Favero, P. Garbini, B. Grévin, C. Iannella, M.T. Kretschmer,
J. Kujawinski, C. Mabboux, R. Modonutti, M. Pavoni,
M. Petoletti, M. Zabbia.
Ci fu coscienza del cambiamento? Quale fu la percezione dei mutamenti? Si visse nella nostalgia di un glorioso passato o nella consapevolezza dell’avvento di una nuova epoca? A queste domande si risponde in questo volume, che mette la Disfida sullo sfondo del più ampio contesto politico e culturale europeo.
This edition is based on the ms. of the Vatican Apostolic Library, Urb. lat. 1185, written by Petrus Ursuleus († 1483), renowned copyist of the library of the Aragonese kings of Naples, for the Duke of Urbino Federico da Montefeltro.
XML: http://web.unibas.it/bup/evt2/pantrionfo/index.html
XML: http://web.unibas.it/bup/evt2/pde/index.html
La presente edizione è basata sul ms. della Biblioteca Apostolica Vaticana, Urb. lat. 1185, vergato da Pietro Ursuleo († 1483), rinomato copista della biblioteca dei re aragonesi di Napoli, per il duca di Urbino Federico da Montefeltro.
[ENG] The Alfonsi Regis Triumphus describes the triumph celebrated in Naples by Alfonso the Magnanimous on February 26th, 1443, after the conquest of the Kingdom, completed in June of the previous year. Probably written close to the event, but completed in 1455, together with the De dictis et factis Alfonsi Regis and the Oratio in expeditionem contra Turcos is a masterpiece of the “monarchical” Humanism, which flourished at the royal court of Naples.
This edition is based on the ms. of the Vatican Apostolic Library, Urb. lat. 1185, written by Petrus Ursuleus († 1483), renowned copyist of the library of the Aragonese kings of Naples, for the Duke of Urbino Federico da Montefeltro.
🔗 https://www.sismel.it/pubblicazioni/1901-i-dictamina-del-codice-fitalia-tra-retorica-letteratura-e-storia
Il Codice Fitalia (Palermo, Società siciliana per la storia patria, ms. I.B.25) contiene una delle più importanti raccolte di dictamina (cioè di testi retorico-esemplari) del periodo che va dalla prima metà del XIII al primo trentennio del XIV secolo. I componimenti epistolari e poetici qui editi permettono di ricostruire non solo la storia d’Europa tra l’età sveva e il Vespro siciliano, ma anche la raffinata letteratura espressa dalle cancellerie e dalle scuole dell’Italia meridionale. Essi sono pienamente e chiaramente rappresentativi della forma di scrittura più peculiare di quei secoli: l’ars dictandi o ars dictaminis. Lo stile connesso con questo tipo di trattatistica retorica e con le sue esemplificazioni applicative influenzò profondamente il gusto letterario e la cultura di un’intera epoca; negli ultimi secoli del Medioevo divenne egemonico e lasciò un’impronta evidente anche in alcuni indiscussi padri della letteratura che, come Dante, a esso si educarono.
📚
The Fitalia Codex contains one of the most important collections of 13th and 14th century dictamina (texts that served as models of Rethoric). The letters and the poems preserved in the manuscript provide an insight into both the history of Europe in that timeframe and the refined culture of Southern-Italian chanceries and schools, which exerted an influence on every intellectual of the era, including Dante.
This edition is based on the ms. of the Vatican Apostolic Library, Vat. lat. 4933, the only ms. that contains the fully first draft of the work: controlled directly by the author, the text is dotted with explanatory glosses attributable to the same Stefaneschi.
XML: http://web.unibas.it/bup/evt2/stefaneschi/index.html#/imgTxt?d=text_De_coronatione&p=frontespizio&s=frontediz&e=interpretative
ENG: The Codex Fitalia (Palermo, Sicilian Society for the History of the Country, ms. I.B.25) contains one of the most important collections of dictamina (i.e., rhetorical-exemplary texts) from the period from the first half of the 13th to the first thirty years of the 14th century. The epistolary and poetic compositions edited here make it possible to reconstruct not only the history of Europe between the Swabian age and the Sicilian Vespers, but also the refined literature expressed by the chancelleries and schools of southern Italy. They are fully and clearly representative of the most distinctive form of writing of those centuries: the ars dictandi or ars dictaminis. The style connected with this type of rhetorical treatise and its applied exemplifications profoundly influenced the literary taste and culture of an entire epoch; in the last centuries of the Middle Ages it became hegemonic and left a clear imprint even on some undisputed fathers of literature who, like Dante, were educated to it.
In questo contesto risulta fondamentale la fase iniziale del lungo processo di valorizzazione della memoria storiografica, che trova un ineludibile punto di snodo nei 𝐺𝑒𝑠𝑡𝑎 𝐴𝑙𝑓𝑜𝑛𝑠𝑖 𝑟𝑒𝑔𝑖𝑠 di Tommaso Chaula (scritti nel 1423-1424), un’opera cui a torto era stato assegnato finora un ruolo marginale, soprattutto a causa di una problematica trascrizione, che ne rendeva quasi impossibile la lettura e la comprensione. In questo volume si fornisce la prima edizione critica, con traduzione italiana e note di commento del testo, cui è restituita la giusta dimensione e importanza.
[ENG] Interest in the Latin historiography of the Aragonese Kingdom of southern Italy at the time of Alfonso the Magnanimous (1394-1458) has grown considerably in recent years: it has generated a sort of "Copernican revolution" which has brought out fully its great importance. The most recent research has improved our knowledge of the numerous texts of that type, which spread far beyond the borders of Italy. In Alfonso's entourage a shrewd meditation developed on the close connections between description of contemporaneity, rhetorical reflection, need for celebration and legitimacy of royal majesty. There, a new discipline in historical writing found a privileged space that led, at the same time, to its professional recognition and to the definition of a precise regulation of topics, forms and methods.
In this context, the initial phase of this long development finds a fundamental point of junction in the 𝐺𝑒𝑠𝑡𝑎 𝐴𝑙𝑓𝑜𝑛𝑠𝑖 𝑟𝑒𝑔𝑖𝑠 by Tommaso Chaula (written in 1423-1424): this work was considered marginal, due to a problematic transcription, which made it almost impossible to read and understand. This volume provides the first critical edition, with an Italian translation and commentary: in this way, the right dimension and importance is restored to the text.
[ITA] Il De rebus Siculis carmen o Carmen de motibus Siculis o Liber ad honorem Augusti, trasmesso da un solo testimone manoscritto, Bern Burgerbibliothek, Codex 120 II (siglato B), è una delle tre opere attribuite a Pietro da Eboli ed è databile agli anni 1194-1197. Racconta in distici elegiaci la conquista del Regno di Sicilia da parte dell'imperatore Enrico VI di Svevia.Una delle principali caratteristiche del ms. è quella di essere miniato. A differenza degli altri codici dell’epoca, dove le miniature vengono utilizzate per ornare il testo, qui rappresentano un aiuto alla comprensione, facendo da supporto a ciò che viene narrato poeticamente e completandone a volte le lacune. Le immagini sono poste sul recto di ogni carta e illustrano i versi che sono posti di fronte, sul verso della carta accanto. L'edizione digitale in xml è all'indirizzo web: http://web.unibas.it/bup/evt2/pde/index.html.
Scritta in forma dialogica nel 1450, quando l’autore aveva già settant’anni, l’«Historia disceptativa tripartita convivalis» di Poggio Bracciolini è composta da tre distinte questioni (disceptationes): la prima è su quale tra i due, chi ha invitato o chi è stato invitato, debba ringraziare l’altro per un pranzo che è stato offerto; la seconda è una “disputa delle arti” (assai controversa all’epoca) per determinare se sia più nobile e utile il diritto civile o la medicina; la terza (connessa con un dibattito assai acceso in quei decenni) intende determinare se nell’antichità i Romani usassero una sola lingua, oppure se a parlare il latino fossero anche allora solo i dotti. Completa l’edizione un ricco apparato di note di commento che mette in risalto l’ampia conoscenza dell’autore e consente una maggiore comprensione della cultura del XV secolo.
Written in 1450, when Poggio was already 70 years old, this dialogue debates three different disceptationes, that characterize the culture of the Humanistic age: which of the two, who invited or who has been invited, should thank the other for an offered lunch; whether civil law is more noble and useful than medicine; whether the ancient Romans used only one language, or if only learned people spoke Latin.
Il volume contiene la rinnovata edizione e la prima traduzione italiana di un testo molto importante per lo sviluppo della cultura storiografica e della propaganda presso la corte di Alfonso I d’Aragona, il Magnanimo. Questo sovrano fu tra i primi – se non il primo in assoluto – signori che, in territorio italico, si dotò di storiografi stipendiati apposta per scrivere delle sue imprese, secondo una prassi che, con ogni evidenza, sembra essere stata importata dalla Catalogna e dalla Castiglia (terra d’origine della dinastia di Trastàmara, a cui apparteneva). Dunque, risulta molto probabile che sia stato proprio Alfonso a imporre una tradizione storiografico-celebrativa di matrice “ispanica” anche in Italia meridionale (dove da secoli non venivano più scritte opere di quel tipo), e che da lì si sia irradiata anche altrove, fecondando quei primitivi germi con le attente e approfondite riflessioni sulla historia conscribenda che infiammano le discussioni dei più illustri umanisti dell’epoca. Proprio alla corte di Alfonso, infatti, ebbe luogo uno dei più complessi confronti ideologici sul significato della storia e sul modo in cui essa debba essere scritta. Questo processo di evoluzione della storiografia celebrativa trovò uno snodo importantissimo nella figura di Gaspare Pellegrino (o, alla catalana, Gaspar Pelegrí), medico personale di Alfonso, che per primo provò ad adattare i modelli storiografici catalani alla memoria della classicità radicata in Italia."
Il «Breve chronicon de rebus Siculis» (di cui qui si fornisce l’edizione e la prima traduzione italiana) è una fonte particolarmente importante, ricca di preziosissime informazioni per la storia dell’Italia meridionale. Inizia con brevi medaglioni dei signori normanni e arriva sino alla fine della dinastia sveva, talvolta offrendo descrizioni molto minuziose. In particolare, a proposito delle vicende di Federico II di Svevia, a partire dal giugno del 1228, il racconto diventa addirittura diaristico, perché il compilatore, che si dichiara testimone oculare, descrive giorno per giorno le tappe che – in circa due mesi – condussero l’imperatore da Brindisi alla Terra Santa: lì sarebbe stata portata a compimento quella crociata incruenta che, con toni messianici, viene caratterizzata come una sorta di miracolo. Il testo mostra in maniera esemplare le tipiche evoluzioni compositive di una scrittura cronachistica. È tràdito da due manoscritti principali, che trasmettono testi molto diversi in alcuni punti. Non solo la parte finale è totalmente discordante (un manoscritto finisce con il testamento di Federico II del 1250, l’altro arriva, invece, alla battaglia di Benevento del 1266 e, quindi, alla morte di Manfredi e alla conquista del Regno da parte di Carlo d’Angiò), ma anche alcune informazioni sono rielaborate in modo completamente contrastante, tanto da far variare in maniera irrimediabile, sebbene coerente, nomi e computi cronologici. Come vanno interpretate tali differenze? Quale delle due versioni è più vicina all’“originale”? E si può parlare di “originale”? Su tali domande si riflette in questo volume, affrontando il problema da un più ampio punto di vista metodologico. La pubblicazione esce in coedizione con l'Istituto Storico Italiano per il Medioevo.
[ITA] Spiegazione del significato dell'ambiguo epiteto "Stupor mundi" che identifica Federico II.
The section Discussions (monographic), which characterizes our Journal, in this first issue is dedicated to: Pontano and the war: the De bello Neapolitano in its historical, ideological and literary context. Papers by Francesco Storti, Davide Morra, Fulvio Delle Donne, Guido Cappelli and Antonietta Iacono.
CESURA - Rivista is an expression of the critical and historiographical positions of CESURA, in its double organization of association and international inter-university center. It reflects the vocation to interdisciplinarity and the integration of different forms of knowledge (in particular literature, philology, linguistics, history, art) that CESURA has demonstrated in the workshops of recent years. In this perspective, literary expression, documentary sources, artistic representation are always integrated, and the artistic-cultural dimension is never separated from the ideological and doctrinal one. The Journal, therefore, synthetically reproduces the intrinsic variety and cohesive interaction of the models and historical-cultural attestations of Humanism and the Renaissance that developed in the Kingdom of southern Italy and in the Crown of Aragon.
CESURA - Rivista Journal adopts rigorous publication and scientific quality control procedures, with a verifiable double blind peer review process: we send anonymous articles to two anonymous readers (referees), who are selected among high-profile international scientists. Each article is also rigorously read and scientifically approved by the members of the Scientific Committee. Our Publication Ethics is compliant with the COPE Best Practice Guidelines for Journal Editors.
[ITA] Il primo numero è aperto da un Editoriale di Guido Cappelli e Fulvio Delle Donne sulle finalità e sull’impegno metodologico della Rivista.
La sezione Confronti (monografica), che caratterizza la Rivista, in questo primo numero è dedicata a: Pontano e la guerra: il De bello Neapolitano nel suo contesto storico, ideologico e letterario. Raccoglie i contributi di Francesco Storti, Davide Morra, Fulvio Delle Donne, Guido Cappelli e Antonietta Iacono.
CESURA - Rivista è espressione delle posizioni critiche e storiografiche del Centro Europeo di Studi su Umanesimo e Rinascimento Aragonese – CESURA, nella sua duplice configurazione di associazione e di centro interuniversitario internazionale. Riflette la vocazione all’interdisciplinarietà e all’integrazione di diverse discipline (in particolare letteratura, filologia, linguistica, storia, arte) dimostrata negli incontri seminariali degli ultimi anni: nel più alto sguardo prospettico che li ha caratterizzati, l’espressione letteraria, la testimonianza documentale, la rappresentazione artistica si sono sempre integrate e la dimensione artistico-culturale non si è mai separata da quella ideologica e dottrinale. La vocazione della rivista, dunque, è riprodurre sinteticamente l’intrinseca varietà e la coesa interazione dei modelli e delle attestazioni storico-culturali dell’Umanesimo e del Rinascimento che si generarono nel Regno dell’Italia meridionale e nella Corona d’Aragona.
CESURA - Rivista adotta rigorose procedure di pubblicazione e di verifica della qualità scientifica, con un verificabile sistema di revisione tra pari con doppia lettura anonima: l’articolo, reso anonimo, viene inviato a non meno di due lettori (referees) scelti tra i più noti specialisti internazionali della disciplina. Ogni articolo viene altresì letto rigorosamente a approvato scientificamente anche dai componenti del Comitato scientifico. Il nostro Codice etico è conforme alle COPE Best Practice Guidelines for Journal Editors.
Après avoir étudié respectivement les relations entre souverain et Église (Rome, 2017), les stratégies et rythmes de l’impérialité (Oxford, 2018), les langues des pseudo-empires (Madrid, 2018), et l’eschatologie impériale du souverain (Paris, 2019), le programme s’achève, en juin 2021, avec ce colloque sur « La gloire impériale du souverain ». Parce qu’elle touche à la manifestation de la Majestas, la gloire du souverain mobilise toute une économie spectaculaire propre à mettre en œuvre les éléments d’une culture impériale largement partagée, confondant l’expression légitime de la publicité de l’empereur avec les appropriations par des princes et des rois du large spectre de l’impérialité. Si la Majesté n’est véritablement saisie, juridiquement, qu’à travers les gestes qui la blessent, il appartient au monde des phénomènes d’en faire connaître la grandeur et la dignité par le déploiement de ces fastes ou par la mobilisation d’une esthétique particulière. Le spectacle de la gloire et toute l’encomiastique impériale concourent en effet à rendre plus perméables les différentes strates de la publicité impériale en donnant à voir, à ressentir, à entendre et à connaître l’expression d’une suprématie apte à se parer dès lors de l’ample costume de l’impérialité. Car comme le dit Robert Hariman, « le pouvoir est une question de style » qui met en jeu une rhétorique du spectaculaire et manifeste la gloire souveraine et l’empire du prince dans toute son épiphanie.
Comitato scientifico:
Cristina Acucella, Paolo Conte, Teofilo De Angelis, Fulvio Delle Donne, Maria Pia Ellero, Antonio Lerra, Francesco Panarelli Link meet: https://meet.google.com/hfe-gooi-qjf Contatti: convegnointellettualiepotere@gmail.com
Incerta fu la definizione del "genere" storiografico fino all'età umanistica, quando venne elaborata una specifica ars de historia conscribenda, che, facendo ricorso alle regole della narratio giudiziaria, adattò la tecnica retorica a un rinnovato senso etico. Tuttavia, la "rivoluzione" umanistica fu preannunciata da un lungo percorso, in cui gli storiografi rivelarono auto-consapevolezza "autoriale" nella scrittura di opere dotate di specifici caratteri formali e caratterizzate da particolare abilità tecnica nella gestione delle fonti. In effetti, soprattutto tra la fine del XII e la seconda metà del XIII sec., sempre più intensa si fece la produzione storiografica e cronachistica, frutto, allo stesso tempo, della progressiva acquisizione di auto-consapevolezza, di una sempre più diffusa e approfondita formazione professionale, di una cosciente percezione del mutamento dei tempi. È, dunque, in questo periodo che si riscontra la creazione di intricate reti (o di costellazioni) di scrittori che svolgono la medesima professione o che appartengono al medesimo ordine religioso, che spesso influenzano e indirizzano la ricerca, la trasmissione e la contaminazione di informazioni utili alla scrittura della storia. Su queste basi, il convegno intende ricostruire:-il sistema di regole che nella prassi permetta la definizione del "genere" storiografico.-i processi di graduale professionalizzazione del cronista, che acquista sempre maggiore auto-consapevolezza "autoriale";-le dinamiche che conducono a una sempre più intensa esigenza di preservare e organizzare la memoria del trascorrere dei tempi;-le linee di consapevolezza storiografica che uniscono tra loro reti di scrittori.
COMITATO SCIENTIFICO Fulvio Delle Donne (Università della Basilicata), Paolo Garbini (Sapienza Università di Roma), Marino Zabbia (Università di Torino).
Il convegno rientra nella linea di indagine sviluppata nell'ambito del Progetto di rilevante interesse nazionale (PRIN) «A.L.I.M. (Archivio digitale della Latinità Italiana del Medioevo: http://www.alim.unisi.it). Prassi e teoria dell'archiviazione informatica e del trattamento filologico-ecdotico dei testi medievali». Unità di ricerca dell'Università della Basilicata.
SCUOLA DOTTORALE DI ALTA FORMAZIONE
Mondi mediterranei e Italia meridionale nel Medioevo
VIII Seminario Internazionale
Teorie e pratiche della sovranità: forme e fonti del potere
Salerno, campus universitario di Fisciano
17-21 giugno 2019
La Scuola dottorale Mondi mediterranei e Italia meridionale nel Medioevo, organizzata dall’Università degli Studi di Salerno (Dipartimenti di Scienze del patrimonio culturale e di Scienze umane, filosofiche e della formazione, Dottorato di ricerca Ricerche e studi sull'Antichità, il Medioevo e l'Umanesimo. Salerno/RAMUS), dall’Università della Basilicata (Dipartimento di Scienze Umane), dall’Università degli Studi di Napoli Federico II (Dottorato di ricerca in Scienze storiche, archeologiche e storico-artistiche), dalla Sapienza Università di Roma (Dottorato di ricerca in Storia, antropologia, religioni) e dall’École Française de Rome, ha lo scopo di fornire alta formazione per affrontare tematiche legate alla storia, alla civiltà e alla cultura dell’Italia meridionale e del più ampio ambiente mediterraneo in età medievale.
La Scuola, pertanto, riunisce docenti esperti e giovani ricercatori al fine di offrire un’occasione di riflessione, di discussione, di approfondimento metodologico e di aggiornamento storiografico sulle diverse fonti storiche e sulle modalità di una loro corretta e proficua utilizzazione.
Nell’edizione di quest’anno si intende affrontare lo studio di alcuni aspetti della cultura politica, istituzionale, culturale connessi con le idee della sovranità regia o territoriale, che hanno particolarmente caratterizzato l’Italia meridionale e il mondo mediterraneo ed analizzare a vari livelli le fonti che consentano di ricostruirne specificità e valori.
[FR] APPEL À CANDIDATURES
ATELIER DOCTORAL DE SPÉCIALISATION
Mondes méditerranéens et Italie méridionale au Moyen Âge
VIIIe Séminaire International
Théories et pratiques de la souveraineté : formes et sources du pouvoir
Salerne, campus universitaire de Fisciano
17-21 juin 2019
L’Atelier doctoral Mondes méditerranéens et Italie méridionale au Moyen Âge, organisé par l’Università degli Studi di Salerno (Dipartimenti di Scienze del patrimonio culturale e di Scienze umane, filosofiche e della formazione, Dottorato di ricerca Ricerche e studi sull'Antichità, il Medioevo e l'Umanesimo. Salerno/RAMUS), l’Università della Basilicata (Dipartimento di Scienze Umane), l’Università degli Studi di Napoli Federico II (Dottorato di ricerca in Scienze storiche, archeologiche e storico-artistiche), la Sapienza Università di Roma (Dottorato di ricerca in Storia, antropologia, religioni) et l’École française de Rome, a pour but de fournir une formation spécialisée dans les domaines de l’histoire, de la civilisation et de la culture de l’Italie méridionale et de son environnement méditerranéen au Moyen Âge.
Dans cet esprit, l’Atelier réunit des enseignants spécialisés et de jeunes chercheurs pour offrir une occasion de réflexion, de discussion, d’approfondissement méthodologique et de mise au point historiographique concernant les différentes sources historiques et les conditions convenables de leur utilisation.
Le Séminaire de cette année s’attachera particulièrement à l’étude de certains aspects de la culture politique, institutionnelle et culturelle liés aux idées de souveraineté royale ou territoriale qui paraissent propres au sud de l’Italie et à la Méditerranée médiévale. Comme les années précédentes, le thème sera abordé sous l’angle de la lecture et de l’analyse des sources.
Mientras que la historia de los Imperios vuelve a suscitar un gran interés, el estudio de la cuestión de la «imperialidad», es decir, el enfoque del Imperio como el ho-rizonte de posibles construcciones políticas medievales y modernas aparece como incompleto. No obstante, cabe destacar que el éxito de la ideología imperial también se mide por su influencia en las construcciones políticas no imperialistas. Por este motivo, el programa Imperialiter (2017-2021) pretende realizar un análisis exhaus-tivo de las reapropiaciones del Imperio en la Edad Media y en la época moderna. La cuarta reunión del programa se centrará en «El rey y sus lenguas: comunicación e imperialidad». La cuestión lingüística parece ser al mismo tiempo decisiva, revelado-ra y constitutiva de una realidad imperial de los reinos. Nuestro planteamiento incluye cuestiones jurídicas (leyes que se promulguen en varias lenguas, pero ¿para qué usos y usuarios?), culturales (bibliotecas curiales, traducciones), el ámbito de las políticas internas (actos soberanos plurilingües) así como el de la lengua diplomática. También estudiaremos una posible distribución funcional de las lenguas (tal lengua para tal campo de enunciación de la palabra soberana), la división entre la palabra del poder y la palabra pragmática (la de la organización administrativa) y la caracterización de ciertas lenguas como «imperiales».
L’Associazione del Centro Studi Normanno-Svevi organizza un primo importante convegno internazionale di studi dal titolo “La Disfida di Barletta. Storia, Fortuna, Rappresentazione”, che si svolgerà a Barletta, nella Sala Rossa del Castello e a Palazzo Della Marra, i prossimi 11 e 12 febbraio 2017.
Al convegno prenderanno parte alcuni tra i più noti storici e storici dell’arte italiani, francesi e spagnoli, per discutere di Disfida per la prima volta a più voci e in una prospettiva eurometiterranea. Ad essi sarà affidato il compito di discutere gli eventi dell’inizio del Cinquecento, ma anche di elaborare una prima coerente analisi della vicenda letteraria e artistica legata alla Disfida di Barletta e al suo mito, alla base dell’Unità d’Italia.
Il convegno è organizzato in collaborazione con il Comune di Barletta e con il Centro di Studi Normanno-Svevi di Bari, l’École française de Rome, l’Escuela Española de Historia y Arqueología en Roma, l’Istituto Storico Italiano per il Medioevo, la Società di Storia Patria per la Puglia - sezione “S. Santeramo” di Barletta, e gode dei patrocini scientifici delle Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, dell’Università degli Studi della Basilicata e dell’Università degli Studi di Foggia.
__________________________
Programma
Sabato 11 febbraio 2017
Sala Rossa del Castello
ore 8.45
Saluti
Michele Emiliano
Presidente della Regione Puglia
Pasquale Cascella
Sindaco di Barletta
Sergio Chiaffarata
Presidente Associazione del Centro Studi Normanno-Svevi
ore 9.15
Fulvio Delle Donne, Luisa Derosa, Victor Rivera Magos
Introduzione ai lavori
I sezione
La storia
Presiede
Massimo Miglio
Istituto Storico Italiano per il Medioevo
ore 9.30
Angelantonio Spagnoletti
Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”
Il Regno di Napoli e la Puglia nel gioco delle grandi potenze tra XV e XVI secolo
ore 10.00
Victor Rivera Magos
Università degli Studi della Basilicata
Barletta 1503: fonti e problemi per lo studio della città della Disfida
ore 10.30
Pausa
Presiede
Raffaele Licinio
Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”
ore 11.00
Marco Pellegrini
Università degli Studi di Bergamo
Armi italiane e armi oltremontane
ore 11.30
Francesco Storti
Università degli Studi di Napoli Federico II
Barletta, il Regno, la Puglia: appunti per una sociologia della guerra in età aragonese
II sezione
La fortuna
Presiede
Alejandra Franganillo Álvarez
Escuela Española de Historia y Arqueología en Roma
ore 12.00
Sebastiano Valerio
Università degli Studi di Foggia
Antonio Galateo e il “mito” umanistico della Disfida
ore 12.30
Jean-Louis Fournel
Université Paris-8 Vincennes-Saint Denis
La disfida di Barletta secondo Francesco Guicciardini o la retorica delle nazioni
ore 13.00
Pausa pranzo
Presiede
Francesco Panarelli
Università degli Studi della Basilicata
ore 15.30
Fulvio Delle Donne
Università degli Studi della Basilicata
“Ibat in his Hector Campanae gloria gentis”. Cantalicio e la dimensione epica
ore 16.00
Guido Cappelli
Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”
“Col tropheo innanze del superato inimico vivo”. Analisi e significato di alcune versioni cinquecentesche della Disfida
ore 16.30
Pausa
III sezione
La rappresentazione
Presiede
Pasquale Cordasco
Centro di Studi Normanno-Svevi di Bari
ore 16.45
Duccio Balestracci
Università degli Studi di Siena
Un Risorgimento in anticipo di trecento anni. La disfida di Barletta e la galleria degli antenati dell'Unità d’Italia
ore 17.15
Beatrice Stasi
Università del Salento
“Febbre del bello e fede di far bene”: l’Ettore Fieramosca di Massimo d’Azeglio
ore 17.45
Manuela Gieri
Università degli Studi della Basilicata
Le tre vite cinematografiche di Ettore Fieramosca. 1909-1938
18.15
Discussione
Domenica 12 febbraio 2017
Palazzo Della Marra
IV sezione
La dimensione artistica, politica e sociale
Presiede
Cécile Troadec
École française de Rome
ore 9.00
Rosa Lorusso Romito
Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Città metropolitana di Bari
La “Madonna della Disfida”. Paolo di Serafino dei Serafini “pictor de Mutina” e l’icona doppia della Cattedrale di Barletta
ore 9.30
Sauro Casadei
Pinacoteca Civica di Faenza
Tommaso Minardi e la Disfida di Barletta
ore 10.00
pausa
Presiede
Ugo Villani
Università degli Studi LUISS “Guido Carli” di Roma
Società Italiana di Diritto internazionale e di Diritto dell’Unione europea
ore 10.30
Adriano Antonucci
Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”
I fatti del 1931. Tra municipalismo identitario e microconflittualità politica
ore 11.00
Antonietta Magliocca
Società di Storia Patria per la Puglia
La Disfida e la rievocazione: dal Comitato della Disfida al Parco Letterario “Massimo d’Azeglio”
ore 11.30
Discussione
ore 12.00
Saverio Russo
Università degli Studi di Foggia
Conclusioni
_________________________________
Il convegno è organizzato dall'Associazione del Centro Studi Normanno-Svevi
in collaborazione con
Comune di Barletta
Città della Disfida
con il patrocinio di
Regione Puglia
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Università degli Studi della Basilicata
Università degli Studi di Foggia
con il contributo di
Centro di Studi Normanno-Svevi. Università di Bari
Ecole française de Rome
Escuela Española de Historia y Arqueología en Roma - CISC
Istituto Storico Medioevo
Società di Storia Patria per la Puglia, sezione di Barletta "S. Santeramo"
con il sostegno di
Agenzia Tessile Corvasce
Eumakers
Saint Patrick - Ristopub - Irish Jazz Club
comitato scientifico
Fulvio Delle Donne (Università degli Studi della Basilicata, coordinatore), Guido Cappelli (Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”), Sergio Chiaffarata (Associazione del Centro di Studi Normanno-Svevi), Pasquale Cordasco (Università degli Studi di Bari; direttore Centro di Studi Normanno-Svevi), Luisa Derosa (Università degli Studi di Bari), Francesco Panarelli (Università degli Studi della Basilicata), Victor Rivera Magos (Università degli Studi della Basilicata), Saverio Russo (Università degli Studi di Foggia), Angelantonio Spagnoletti (Università degli Studi di Bari).
organizzazione
per l’Associazione del Centro Studi Normanno-Svevi
Victor Rivera Magos
ass.centrostudinormannosvevi@gmail.com
segreteria organizzativa
Desirè Parente
desiparente@gmail.com
ufficio stampa
Giuseppe Losapio
giuseppe.losapio@gmail.com
mob. 3487514788
per il Comune di Barletta
Federica Dibenedetto
Ufficio Staff del Sindaco
portavoce.sindaco@comune.barletta.bt.it
Santa Scommegna
Dirigente settore Beni e Servizi Culturali
scommegna.s@comune.barletta.bt.it
ufficio stampa
Paolo Tolve, Stefano Paciolla
Ufficio Comunicazione
ufficiostampa@comune.barletta.bt.it
Il convegno è inserito nel programma di studio del dottorato di ricerca in Storia, cultura e saperi dell’Europa mediterranea dall’Antichità all’Età contemporanea dell’Università degli Studi della Basilicata.
A coloro che ne faranno richiesta verrà rilasciato un attestato di partecipazione.
Ci fu coscienza del cambiamento? Quale fu la percezione dei mutamenti? Si visse nella nostalgia di un glorioso passato o nella consapevolezza dell’avvento di una nuova epoca?
A queste domande si cercherà di trovare risposte in un convegno internazionale intitolato "La coscienza del presente e la percezione del mutamento. La Disfida di Barletta e la fine nel Regno".
Il convegno è stato fortemente voluto dall'Amministrazione comunale di Barletta, che ha voluto fosse parte del programma candidato al finanziamento del bando cultura della Regione Puglia, ed è organizzato con la consulenza scientifica del Centro Europeo di Studi su Umanesimo e Rinascimento Aragonese (CESURA). Vi parteciperanno numerosi e importanti nomi della storiografia italiana, spagnola e francese e si terrà a Barletta il 12 febbraio prossimo nelle sale di Palazzo San Domenico.
Sarà preceduto, nella serata dell'11 febbraio, dalla presentazione di due importanti libri usciti recentemente per i tipi di Cafagna Editore (L'esercizio della guerra, i duelli e i giochi cavallereschi) e Ed Viella (La Disfida di Barletta. Storia, fortuna, rappresentazione). Quest'ultimo in particolare è appena uscito ed è attualmente in distribuzione nelle librerie di tutta Italia.
Prosegue dunque il laboratorio di ricerca sulla Disfida di Barletta osservata come elemento causa della più complessa indagine sul Regno di Napoli alla fine del Medioevo e, più in generale, come mitomotore tutt'ora attivo nella elaborazione della complessa conoscenza delle molteplici identità del nostro Paese tra passato e presente.
Si tratta di una buona pratica di internazionalizzazione compresa dal Comune di Barletta, al quale va il ringraziamento della comunità scientifica interessata e la responsabilità perché la costruzione di questo patrimonio di conoscenze prosegua nei prossimi anni.
INTERVENGONO Duccio Balestracci • Guido Cappelli • Fulvio Delle Donne • Antonietta Iacono • Lorenzo Miletti • Giovanni Muto Francesco Panarelli • Giulia Perrino • Victor Rivera Magos • José Enrique Ruiz-Domènec • Alessio Russo • Saverio Russo Monica Santangelo • Pierre Savy • Francesco Senatore • Angelantonio Spagnoletti • Francesco Storti • Ugo Villani • Giuliano Volpe
The enduring success of the Imperial idea in Europe cannot be gauged strictly by the strength and longevity of the empires themselves. Many humbler states strove to emulate the Imperial grandeur to legitimate themselves and further their claims in various spheres. And ultimately, the assertion that “each king is emperor in his own kingdom” paved the way to the birth of the nation-state. This claim to a modicum of the Imperial legacy concerned most of Europe, from the so-called “Plantagenet Empire” heir to Saxon kings who styled themselves basileus, to the Norman kingdom of Sicily, so deeply marked by Byzantine models, and the Iberian Peninsula, regions where Christians kingship had to adapt to a largely multi-confessional situation and the memory of former Imperial states, whether Christian or Muslim, through the astonishing mosaics of German states living under the aegis of an ever more notional empire. And the kingdoms were not the only polities to pursue such a program and ambition: many German and Italian City-states followed the same path, as did the Church itself, obviously through the Pontifical state, but in a subtler way, in the whole ecclesiastical structure of Western Europe after the Gregorian reform, culminating in the proclamation of Innocent III as verus imperator.
An in-depth comparative study of the “Imperiality” of the various European states calls for a multi-pronged approach staging methods as varied as linguistic, iconography, history of law, history of rhetoric, administrative history, Church history and regional history, hence the necessity of a wide synergy between specialists of various countries who have too few opportunities to confront their results and questioned them.
In questa occasione si riuniscono con un approccio ampio e comparativo i lavori di studiosi italiani e stranieri che hanno condotto ricerche sull’Italia meridionale e che provengono da ambiti disciplinari e contesti accademici diversi. L’obiettivo è di creare un confronto su aspetti specifici dell’Italia meridionale e su temi ampi come i fenomeni di continuità e discontinuità tra Quattrocento e Cinquecento, gli effetti dei cambiamenti dinastici tra i regni, l’esistenza di forme dei Rinascimenti locali.
[ENG] In the fifteenth century, southern Italy corresponded to the Kingdom of Naples: this was the one and only monarchy in the entire Italian peninsula, and the dependent territories of the Neapolitan sovereigns alone formed more than a third of the present-day national territory. This territorial coherence and political unity continued throughout the sixteenth century and beyond, when southern Italy was included in the possessions of the Spanish Empire. Despite its uninterrupted political importance during the fifteenth and sixteenth centuries, southern Italy has long remained at the margins of international historiography on the Italian and European Renaissance. This neglect is mainly due to an abstract image of this vast area as being uniformly monarchical, baronial and rural, inhabited by sub jects, rather than citizens, and incapable of contributing to the development of the new humanistic culture. In the last thirty years, historical studies have begun to dismantle such an out-dated and damaging vision of southern Italy between the fifteenth and sixteenth centuries, shedding new light on the exceptional vitality of its urban network and reconnecting the long-standing and negative rift in our vision of the history of local centres and the Kingdom as a whole, as well as with that of the rest of Italy and Europe. This international meeting aims to present both a general survey of the most recent researches on the history and culture of the centres of southern Italy between the fifteenth and sixteenth centuries, as well as an account of the ground-breakings debate on major themes.
La Scuola, pertanto, riunisce docenti esperti e giovani ricercatori al fine di offrire un’occasione di riflessione, di discussione, di approfondimento metodologico e di aggiornamento storiografico sulle diverse fonti storiche e sulle modalità di una loro corretta e proficua utilizzazione.
Nell’edizione di quest’anno si intende affrontare lo studio di alcuni aspetti della concezione politica, ideologica, istituzionale, religiosa, culturale, letteraria, artistica connessi con le idee della giustizia, che hanno particolarmente caratterizzato l’Italia meridionale e il mondo mediterraneo, e analizzare a vari livelli le fonti che consentano di ricostruirne specificità e valori.
Mientras que la historia de los Imperios vuelve a suscitar un gran interés, el estudio de la cuestión de la «imperialidad», es decir, el enfoque del Imperio como el ho-rizonte de posibles construcciones políticas medievales y modernas aparece como incompleto. No obstante, cabe destacar que el éxito de la ideología imperial también se mide por su influencia en las construcciones políticas no imperialistas. Por este motivo, el programa Imperialiter (2017-2021) pretende realizar un análisis exhaus-tivo de las reapropiaciones del Imperio en la Edad Media y en la época moderna. La cuarta reunión del programa se centrará en «El rey y sus lenguas: comunicación e imperialidad». La cuestión lingüística parece ser al mismo tiempo decisiva, revelado-ra y constitutiva de una realidad imperial de los reinos. Nuestro planteamiento incluye cuestiones jurídicas (leyes que se promulguen en varias lenguas, pero ¿para qué usos y usuarios?), culturales (bibliotecas curiales, traducciones), el ámbito de las políticas internas (actos soberanos plurilingües) así como el de la lengua diplomática. También estudiaremos una posible distribución funcional de las lenguas (tal lengua para tal campo de enunciación de la palabra soberana), la división entre la palabra del poder y la palabra pragmática (la de la organización administrativa) y la caracterización de ciertas lenguas como «imperiales».
Napoli, via monte di Dio 14 (Palazzo Serra di Cassano) - 1 e 2 dicembre 2017
Ce sujet a pour caractéristique d’unir des champs d’approche variés (rhétoriques, iconographiques, linguistiques, discursifs, administratifs, religieux) au service d’une vraie transdisciplinarité qui ne soit pas seulement une juxtaposition des modalités de traitement et d’analyse des problèmes, et qui s’ancre dans une diversité géographique, mettant en lumière les adaptations variées d’un modèle impérial réinterprété régionalement, et qui ne fut d’ailleurs pas forcément univoque lui-même. On distinguera donc les constructions royales qui usent, au Moyen Âge ou à l’époque moderne, de références et de pratiques explicitement rattachées à l’Empire (on pense aux rois de Sicile, ou de Leon) de celles qui, pour des raisons diverses, sont actuellement désignées comme des Empires (l’Empire Plantagenêt) ce qui ne reflète ni la même situation, ni le même visage historiographique. Pour les unes comme pour les autres, la question majeure sera : pourquoi leurs souverains n’ont-ils pas prétendu, comme Otton Ier le fit en 962, au titre impérial ? La question, centrale, de ce qui est à plus d’un titre surprenant (l’absence de prétention au titre impérial) intègrera ainsi l’histoire politique médiévale et moderne dans un champ audacieux : celui de la théologie du politique.
Le programme Imperialiter permet également une approche en biais de la nature du pouvoir impérial, dans ses aspects idéologiques et pratiques (économie, culture, religion, société, armée et violence…). Elle permet, par ailleurs, de poser une question méthodologique cruciale : comment appréhender sans anachronisme la nature du pouvoir impérial médiéval ? Est-il alors associé, comme on le fait de nos jours, à la conquête et l’expansion territoriale, à la domination violente, au « colonialisme » (ce qui implique que ces traits sont absents des royaumes médiévaux) ? L’Empire est-il une structure politique qui existe vraiment – au sens d’une institution politique qui a des caractéristiques administratives et politiques propres – ou un réservoir de références, d’images, de rituels et d’attitudes liés au souverain, dont toute construction politique peut s’emparer impunément ? Est-ce (pour reprendre les catégories de Giorgio Agamben) le gouvernement ou/et la gloire ? Ne pourrait-on pas aussi faire de l’empire une « question de style », dans la lignée des interrogations de Robert Hariman ?
Enfin, associée à cette question de la nature des Empires (ou des empereurs, car la construction politique ne reçoit souvent, au Moyen Âge, son identité que par transfert de celle du souverain), se pose aussi la question de la nature des royaumes médiévaux : existe-t-il une idéologie royale qui soit distincte et autonome de l’idéologie impériale ? Il conviendra de dresser l’inventaire des stratégies utilisées par les rois (recours aux attitudes, rituels et triomphes antiques, remploi d’éléments artistiques, recours à une titulature augustéenne) pour revêtir l’aspect d’un empereur ; et, parallèlement, de trouver d’éventuelles stratégies qui ne sont pas assimilables à des emprunts impériaux. Quel rapport spécifique au(x) peuple(s), au(x) droit(s), à la ou aux langue(s), à la ou aux religion(s), à la parole et à l’image du souverain caractérise le roi par rapport à l’empereur ?
Ce programme représente une coordination entre l'Université de Nantes (France) et l'Università della Basilicata (Italie). a été accepté parmi les programmes de recherche de l'Ecole française de Rome et de la Casa de Velázquez. Il est également soutenu par le Collège de France, le LAMOP (Laboratoire de Médiévistique occidentale de Paris, UMR 8589), l'UMR 8167 (Orient et Méditerranée), le LabEx RESMED (Religion et Société en Méditerranée) et diverses autres institutions de recherche européennes.
La Scuola, pertanto, riunisce docenti esperti e giovani ricercatori al fine di offrire un’occasione di riflessione, di discussione, di approfondimento metodologico e di aggiornamento storiografico sulle diverse fonti storiche e sulle modalità di una loro corretta e proficua utilizzazione.
Nell’edizione di quest’anno si intende affrontare lo studio di alcuni aspetti della storia religiosa che hanno particolarmente caratterizzato il mondo mediterraneo ed analizzare a vari livelli le fonti che consentano di ricostruirne specificità e valori.
[FR] alerno (Dipartimenti di Scienze del patrimonio culturale e di Scienze umane, filosofiche e della formazione), l’Università degli Studi della Basilicata (Dipartimento di Scienze Umane), l’Università degli Studi di Napoli Federico II (Dottorato di ricerca in Scienze storiche, archeologiche e storico-artistiche) et l’École française de Rome, a pour but de fournir une formation spécialisée dans le domaine de l’histoire, de la civilisation et de la culture de l’Italie méridionale et de son environnement méditerranéen au Moyen Âge.
Dans cet esprit, l’Atelier réunit des enseignants spécialisés et de jeunes chercheurs pour offrir une occasion de réflexion, de discussion, d’approfondissement méthodologique et de mise au point historiographique concernant les différentes sources historiques et les conditions convenables de leur utilisation.
Dans l’édition de cette année, on abordera l’étude de certains aspects de l’histoire religieuse particulièrement caractéristiques du monde méditerranéen et on analysera, à divers niveaux, les sources qui permettent d’en reconstituer la spécificité et les valeurs.
Il Corso annuale della Scuola è organizzato in incontri da tenersi a Roma, presso la sede dell’Istituto storico italiano per il medio evo, con cadenza mensile da novembre a giugno, per complessive sessanta ore circa di attività didattica in lingua italiana.
L’attività didattica è strutturata in due livelli, uno pratico e uno teorico, strettamente interrelati.
La frequenza alle lezioni è obbligatoria. Per l’intera durata del Corso, inoltre, ciascun iscritto è tenuto a svolgere l’attività assegnata dai docenti. Alla fine del Corso gli iscritti che hanno seguito assiduamente le lezioni e svolto per intero l’attività prevista, con risultato giudicato positivamente dai docenti, ricevono un attestato rilasciato dall’Istituto storico italiano per il medio evo.
Possono accedere ai corsi coloro che sono in possesso di un diploma di laurea quadriennale oppure della laurea specialistica, di quella magistrale o di un analogo titolo accademico conseguito all’estero, equiparabile per durata e contenuto al titolo italiano.
Direttore della Scuola è il Presidente dell’Istituto storico italiano per il medio evo.
Del Consiglio scientifico della Scuola fanno parte i proff.:
Gian Mario Giusto Anselmi;
Francesco Bruni;
Fulvio Delle Donne (con funzioni di coordinamento scientifico);
Mario De Nonno;
Paolo Garbini;
Giorgio Inglese;
Marco Mancini;
Alberto Varvaro (†).
Il corpo docente della Scuola è costituito dai componenti del Consiglio scientifico, coadiuvati ogni anno da altri docenti selezionati tra i migliori e più esperti studiosi italiani e stranieri.
Le attività, a partire dall'a.a. 2015/2016, sono sospese fino a nuova comunicazione.
La mia recensione sull'"Indice dei libri del mese" (settembre 2012) del volume di Fulvio delle Donne "Federico II, la condanna delle memoria. Metamorfosi di un mito".