Scultura Rinascimentale

Text que analitza les dues vessants d'una missatge artístic: 1) el context històric del comitent, Ramon Folc de Cardona i Anglesola, virrei de Nàpols educat sota la protecció del rei Catòlic; i 2) el context artístic que va forjar la tomba, la ciutat de Nàpols del primer terç del segle XVI, amb el protagonisme de Giovanni da Nola. Una obra italiana importada, una escultura aliena al context artístic català del moment (encara ancorat dins la tradició medieval), però que ha esdevingut un emblema català i hispà de l'assumpció del gust renaixentista.

Sul numero 178/2016 di "Arte lombarda" è stato pubblicato un intervento dello storico dell'arte Giuseppe Merlo relativo al recupero, da lui stesso effettuato, di un documento datato 18 giugno 1496 in cui viene saldata a Filippo de Grassi, architetto e "picapreda" bresciano, l'esecuzione della cappella Caprioli nella chiesa di San Giorgio di Brescia. Muovendo dal documento rinvenuto, il dott. Merlo procede a ricontestualizzare la figura di Filippo de Grassi e, soprattutto, gli attribuisce l'Adorazione Caprioli, principale scultura tra quelle conservatesi relative all'assetto quattrocentesco della cappella, formulando una serie di considerazioni a riguardo.
Non concordando con l'opinione di Giuseppe Merlo, con questo contributo intendo fornire una lettura diversa del documento rinvenuto, basandomi su una serie di dati oggettivi osservabili sui manufatti e deducibili dai documenti e dalla storiografia. In particolare, reputo che il documento recuperato non sia condizione necessaria per togliere l'Adorazione Caprioli dal catalogo di Gasparo Cairano assemblato da Vito Zani nel 2010 e che un'interpretazione differente del suo contenuto possa colmare i vari punti interrogativi che esso stesso solleva circa lo sviluppo della scultura rinascimentale bresciana.

Grazie all'iscrizione letta sul retro di una vecchia fotografia conservata presso l'Archivio di Stato di Cremona è forse possibile risalire al luogo di provenienza di un tabernacolo rinascimentale eseguito dallo scultore luganese Giovanni Gaspare Pedoni. L'opera, in pietra arenaria, fino a pochi anni fa conservata presso le raccolte d'arte europea del Brooklyn Museum di New York, dopo essere stata venduta dal museo newyorkese e battutta all'asta da Christie's il 22 novembre 2011, è approdata nella collezione di un privato commerciante.

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Si tratta di parte di un più ampio lavoro condotto con gli studenti del Liceo Artistico Statale "Carlo Levi" di Eboli nell'anno scolastico 2014-2015, con il patrocinio del Rotary Club e del Servizio Educativo della Soprintendenza di Salerno e Avellino. Il lavoro di catalogazione delle opere d'arte è stato condotto dagli studenti e studentesse del liceo artistico ebolitano, con la supervisione dei docenti di storia dell'arte Gerardo Pecci e Anna Soldivieri.

Cenni sull'attività scultorea di Andrea i Lazzaro Cavalcanti  detto "Il Buggiano", figlio adottivo di Filippo Brunelleschi, erede e continuatore, in chiave  banalizzante, dei progetti architettonici del padre. Ricostruzione delle vicende sociali, culturali, politiche,organizzative che hanno interessato il tempio della Madonna di Piè di Piazza in Pescia dopo il secondo dopoguerra

L' articolo analizza le fonti stilistiche e iconografiche di alcune opere di Baccio Bandinelli e del suo rivale Benvenuto Cellini.
La loro azione creativa, volta anche alla fondazione di una scuola "medicea" di scultura, prevedeva  riferimenti moderni alla bottega romana di Raffaello, per esempio Polidoro da Caravaggio.
Questi riferimenti si mischiavano con altri, più diretti e nazionali, a Donatello e a Michelangelo. Tutto ciò avveniva come una disputa davanti agli occhi del duca Cosimo de' Medici, alla cui effige i Nostri contribuirono, soprattutto durante la gioventù e la prima maturità del signore di Firenze.
Altre annotazioni vagliano il rapporto di alcuni "giovani" scultori,  tra cui Vincenzo de' Rossi e Giovanni Bandini, con i due mostri sacri Baccio e Benvenuto.

Tra scultura, pittura e scrittura poetica, la storia di Michelangelo.
Testo di un reading musicale scritto e letto da Noemi Ghetti con l’accompagnamento di Marika Lombardi (oboe e oboe d’amore) nella Loggia del Romanino del Castello del Buon Consiglio di Trento il 31 luglio 2008, nell’ambito del VII Festival Risonanze Armoniche.

JACOPINO SALEMI NELLA SCULTURA DEL MANIERISMO IN SICILIA.
VINCENZO SCUDERI
Negli studi più recenti la figura dello scultore-architetto Jacopo o Jacopino Salemi (com’è chiamato a volte anche nei documenti) è stata focalizzata più nella seconda che nella prima delle qualità anzidette. Come scultore la sua figura emerge la prima voita, nebulosamente (“un oscuro Giacomo Pino da Salemi”) nel Di Marzo (1883) poi, più chiaramente, con un articolo di Francesco Mirabella (1892). Nel Novecento e in questi primi anni del Duemila si è guardato, come accennavo, prevalentemente alla sua opera da architetto.
[...] È evidente che per una migliore comprensione dell’apporto di Jacopino Salemi alla cultura e al gusto della stagione del Manierismo in Sicilia, occorrerebbe “leggere” contestualmente i suoi manufatti e progetti scultorei ed architettonici; magari previo, in quest’ultimo campo, un migliore studio di quella straordinaria “Galleria palladiana” che può considerarsi, a mio avviso, il progetto - al 99% suo - per i coassiali “sacristia nova” e “saluni” (Aula capitolare e Studio) per i Carmelitani di Trapani.
Spero, frattanto, che a tale “miglior comprensione” possano essere anche minimamente utili le scarne note qui riunite.

O. SERGI, La cappella del Protettore S. Vitaliano. Interventi nel Duomo di Catanzaro dopo il Concilio di Trento; in M. PANARELLO, Artisti della tarda maniera nel Viceregno di Napoli. Mastri scultori, marmorari e architetti, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2010, pp. 267-278.

Nella prima parte della scheda vengono passate in rassegna le fonti archivistiche, la letteratura artistica e scientifica relative alla Testa femminile attribuibile a uno scultore centroitaliano di fine Quattrocento, probabile elemento di una serie di teste all'antica. Nella seconda parte della scheda, oltre alla descrizione e alla lettura stilistica, sono discusse l'iconografia e l'attribuzione della Testa, con qualche annotazione su questa tipologia di sculture molto diffusa in Italia centrale e settentrionale nel corso del Rinascimento.

Il fenomeno delle 'pasquinate' nate a Roma nei primi decenni del XVI sec. è documentato a Brescello già nel 1554, utilizzando a supporto dapprima un reperto di epoca romana (Il personaggio che indossa la lacerna) e poi una statua rinascimentale di Ercole, opera (1550-53) del Tatti, detto il Sansovino