CV by Luca D'Onghia
Sommario (1) Informazioni generali (2) Formazione (3) Impiego, abilitazioni, competenze linguisti... more Sommario (1) Informazioni generali (2) Formazione (3) Impiego, abilitazioni, competenze linguistiche (4) Didattica (4.1) Attività didattica universitaria (4.2) Tesi di laurea, di dottorato e colloqui di passaggio d'anno SNS seguiti in qualità di relatore o correlatore (4.3) Incarichi collegati all'attività didattica (selezione) (5) Ricerca (5.1) Principali interessi di ricerca (5.2) Progetti di ricerca finanziati (selezione) (5.3) Partecipazione a convegni; lezioni, seminari e presentazioni (5.4) Partecipazione a comitati editoriali, gruppi di ricerca, associazioni accademiche; attività di valutatore anonimo (selezione) (6) Pubblicazioni (6.1) Libri (6.2) Articoli e parti di libro (6.3) Recensioni (1) INFORMAZIONI GENERALI
Libri by Luca D'Onghia
by Luca D'Onghia, Emanuele Arioli, Federico Baricci, Francesco Giancane, Carlo Alberto Girotto, Marco Landi, Cristiano Lorenzi, Cristiano Lorenzi Biondi, Paolo Marini, Ilaria Morresi, Valentina Nieri, Fiammetta Papi, Giulio Vaccaro, Selene Vatteroni, and Anna Zago
Quaderni Veneti. Nuova serie digitale. Vol. 6 – Num. 1 – Giugno 2017
In copertina: Ritratto di Giulio Cesare Croce (xilografia tratta da un'incisione di Agostino Carr... more In copertina: Ritratto di Giulio Cesare Croce (xilografia tratta da un'incisione di Agostino Carracci). € 25,00 ISBN 978-88-6274-757-8 LINGUA, CULTURA, TERRITORIO Collana diretta da TULLIO TELMON GIULIO CESARE CROCE AUTORE PLURILINGUE a cura di Luca D'Onghia cover donghia_Bigliazzi cover.qxd 06/12/17 20:03 Pagina 1
Così il lessicografo imbelle e impotente annota e spiega sulla scorta dei testi parole come: sang... more Così il lessicografo imbelle e impotente annota e spiega sulla scorta dei testi parole come: sangue, guerra, femmina, culo, cunno e membro! Finché la sua vita non verrà sconvolta da un genitale da due soldi, un articolo di fondo patriottico, un boccale di birra tiepida e scadente.
Volume pubblicato con il contributo della Scuola Normale Superiore di Pisa 0030.colophon.qxp 12-0... more Volume pubblicato con il contributo della Scuola Normale Superiore di Pisa 0030.colophon.qxp 12-05-2010 9:50 Pagina 4 (Nero/Process Black pellicola) INTRODUZIONE «Non ti conoscerà se tu non vuoi...» L. Da Ponte, Il Don Giovanni, II, ii
Rispetto alla serie di edizioni teatrali che comincia con il Ruzante einaudiano di Ludovico Zorzi... more Rispetto alla serie di edizioni teatrali che comincia con il Ruzante einaudiano di Ludovico Zorzi e continua fino ai più recenti lavori che Lucia Lazzerini e Piermario Vescovo hanno dedicato a Giancarli e Calmo, questo Saltuzza si differenzia per la scelta di non proporre una traduzione a fronte. Si tratta, è bene dirlo, di una soluzione che sarebbe impraticabile per commedie come la Zingana di Giancarli o la Rodiana di Calmo, nelle quali la consistenza degli inserti alloglotti rende indispensabile una versione che faccia da salvagente al lettore, altrimenti costretto al paradosso -e al tormento -di una lettura a singhiozzo continuamente interrotta dall'ispezione delle note esplicative a danno del testo e della sua coesione. La più semplice pluridialettalità del Saltuzza consente invece di fare a meno della versione a fronte, cui vorrebbe supplire qui un'annotazione volta a spiegare ogni lemma potenzialmente oscuro o problematico anche per un lettore completamente digiuno di filologia veneta. Nel proporre riscontri ho preferito abbondare, condividendo pienamente quanto sostenuto da Mario Chiesa a proposito di Ruzante e Folengo: «Un commento di questi autori, anche a costo di appesantirsi, mi pare non possa esimersi dal produrre citazioni da quei testi che permettono di rivelare tutta la forza connotativa (non solo, sia chiaro, in direzione oscena o scatologica) del lessico: saranno in primis quelli dell''espressionismo veneto', ma anche, più in generale, quelli settentrionali, dai maggiori, di fama consolidata, ai minimi affidati alle stampe popolari» (CHIESA 1988: 223-224). Come è noto, per la letteratura dialettale del Rinascimento italiano quasi ogni confer implica ricerche pazienti condotte spesso su testi inediti. Questo stato dell'arte ha determinato -pressoché inevitabilmente -che anche alcuni punti del Saltuzza continuino a resistere a ogni mio tentativo di illustrazione: forse tra i lettori non mancherà chi riesca a colmare i vuoti davanti ai quali mi sono arreso. Ringrazio Mirko Tavoni e Angela Guidotti, relatori della tesi di laurea -discussa presso l'Università di Pisa nel marzo 2004 -che ha segnato l'avvio del lavoro qui pubblicato. Devo suggerimenti preziosi e aiuti concreti a Gino Belloni, Riccardo Drusi, Neil Harris, Renata Lavagnini e Vincenzo Rotolo, Emilio Lippi, Ivano Paccagnella, Armando Petrucci, Max Pfister, Alberto Zamboni. Con straordinaria disponibilità Lucia Lazzerini e Piermario Vescovo hanno letto e discusso con me la maggior parte di questo lavoro, migliorandolo con innumerevoli osservazioni, proposte, suggerimenti: li ringrazio di cuore. I partecipanti al seminario di Storia della Lingua Italiana tenuto alla Scuola Normale Superiore nell'anno accademico 2004-2005 hanno avuto la pazienza di ascoltarmi esporre molti dei problemi toccati qui: a tutti sono riconoscente e, per i loro importanti suggerimenti, in modo particolare a Nello Bertoletti, Serena Rovere, Lorenzo Tomasin. Vorrei poter esprimere infine, fuori da ogni ritualità, la mia profonda gratitudine ad Alfredo Stussi, che mi ha proposto questo lavoro e lo ha seguito passo passo con infinita pazienza. Dedico il libro a mio padre e alla memoria di mia madre. Saltuzza 19-12-2006, 11:12 6
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Si dichiara che i contenuti del presente volume sono la versione a stampa totalmente corrisponden... more Si dichiara che i contenuti del presente volume sono la versione a stampa totalmente corrispondente alla versione online della Rivista, disponibile in open access all'indirizzo: http://www.engramma.it/ eOS/index.php?issue=208 e ciò a valere ad ogni effetto di legge. L'editore dichiara di avere posto in essere le dovute attività di ricerca delle titolarità dei diritti sui contenuti qui pubblicati e di aver impegnato ogni ragionevole sforzo per tale finalità, come richiesto dalla prassi e dalle normative di settore.
Luca D'Onghia Una conversazione infinita e una fonte mancata (per Luigi Blasucci) Antefatto perso... more Luca D'Onghia Una conversazione infinita e una fonte mancata (per Luigi Blasucci) Antefatto personale: Pisa 2022, marzo (o maggio). Esco di casa a piedi, via spezzata in due da uno stradone a scorrimento veloce, e intitolata al primo egittologo italiano, morto nel giugno 1843 all'età che ho adesso, mentre scrivo queste righe. Guadato lo stradone, attraversato uno spiazzo informe che il tacere è bello, mi trovo all'imbocco di largo Sebastiano Timpanaro (junior, precisa notarilmente l'insegna)-Blasucci, sornione: «Timpanaro ha preso il largo» (sorrido). Nei giorni di acredine adolescenziale mi chiedo come si possa intitolare a qualcuno una striscia di prato riarso che corre tra due catene non interrotte di condomini rossicci (il massimo, in termini di simmetria, che abbia mai visto realizzato a Pisa). Ma lascio perdere e proseguo, anche questa mattina proseguo, non ricordo se schivando le pozze d'acqua che costellano i camminamenti sfondati o le merde dei cani che anche di notte si aggirano per il ritaglio pseudoprativo (nel buio baluginano, eterni, i telefoni dei padroni). Poco dopo una biforcazione: a destra via Pasquale Landi, nuovo manto stradale tendente al nero bituminoso, a sinistra via Cisanello, con un ultimo tratto leggendariamente sconnesso, racchiuso tra scuole di ogni grado e timide villette, essudati di una borghesia incapace di pensare in grande. Qui tutto mi parla di Blasucci, perché le due strade hanno un solo sbocco: la sua via Gioberti. Passavamo da via Cisanello (la prendo tenendomi a sinistra, lato scolastico), e più di rado dalla parte di Santa Croce in Fossabanda, per andare a trovarlo anche durante la pandemia: chiacchierate in forma di serenata, Ida e io in piedi davanti a casa sua e lui affacciato alla finestra del primo piano, divertito («Io sto benissimo, è il mondo che sta male»). La sorte ha voluto che i suoi ultimi anni di vita fossero anche i miei ultimi anni a Pisa: la sua presenza è stata tra le non molte cose che hanno reso questi luoghi quasi sopportabili; e ora la sua assenza me li fa sembrare ancora più estranei. In cima a via Gioberti, dal lato di casa sua (du côte de chez lui-Louis), ecco via Silvio Luschi, da cui si raggiunge la nostra 'prima' pizzeria; e una volta, proprio lungo via Luschi satura di innaturali fiori fucsia, una stupenda cronaca su Montale e Contini e Solmi (Montale preferiva Solmi, e di molto). All'altro capo via Gioberti mette invece su via Garibaldi: lì la 'seconda' pizzeria, dove siamo andati tante volte, dove tutti lo adoravano e dove dava indefettibilmente prova delle sue energie, della sua intelligenza, soprattutto della sua eccezionale curiosità verso gli esseri umani. E quindi a tavola, per strada o a casa moltissimi suoi discorsi che si vorrebbe poter riascoltare: su Pisa, certo, sulla Normale, certo, su Russo su Pasquali su Fubini su Leopardi su Contini, certo, ma anche sul matrimonio (il suo, il nostro, il matrimonio in generale), sull'amore e sul desiderio, su
L'articolo propone una serie di note di approfondimento relative ad alcuni luoghi o aspetti probl... more L'articolo propone una serie di note di approfondimento relative ad alcuni luoghi o aspetti problematici del Parlamento di Ruzante, cercando di metterne in luce volta per volta la complessità storico-letteraria e culturale.
2022, pp. 123-140 (volume ad accesso aperto: https://spartacus-idh.com/liseuse/110) [p. 123] Luca... more 2022, pp. 123-140 (volume ad accesso aperto: https://spartacus-idh.com/liseuse/110) [p. 123] Luca D'Onghia « Questo diavol de dialogo »: le lingue del Candelaio* [p. 124] Il Candelaio è la commedia di un filosofo: un testo dallo statuto ibrido, sul quale soprattutto negli ultimi sessant'anni si è scritto molto, mettendo l'accento ora sulla sua letterarietà, ora sulla sua densità gnoseologica 1. Qui proverò a illustrarne con qualche scheda lo straordinario impasto linguistico ed espressivo, non prima però di aver preliminarmente osservato che la ciclica contesa tra brunisti 'filosofi' e brunisti 'letterati' è in sostanza il frutto di un equivoco: Bruno può essere studiato in molti modi diversi, e se separare il pensatore dallo scrittore è doloroso, si tratta pur sempre di una scelta operativamente legittima e talvolta persino necessaria, a patto di riconoscere la natura parziale dei risultati di volta in volta raggiunti-e parzialissime si dichiarano fin d'ora anche queste note. Uno studio specificamente linguistico della prosa bruniana non ha perciò bisogno di giustificazioni, basandosi sull'assunto assai semplice che Bruno è un filosofo di statura europea, ma anche uno scrittore di genio, che ha forgiato uno stile e una retorica inconfondibili: la letteratura non è per lui il propellente o l'involucro del pensiero; del pensiero essa è piuttosto la prima, imprescindibile forma 2. L'osservazione vale a maggior ragione per il Candelaio, la sua più antica opera italiana nota, che si aggancia a una tradizione letteraria precisa e non si presenta in via programmatica come depositaria di un pensiero o di una teoria della conoscenza, di cui potrebbe costituire tutt'al più l'urticante 'prologo' 3. Questo non vuol dire che il testo non veicoli una precisa visione del mondo, e che non sia a vari livelli intriso di elementi che saranno poi centrali nella 'nolana filosofia' (si pensi, su tutti, al grande tema della vicissitudine) 4 ; è piuttosto un invito a non dimenticare che il Candelaio èformalmente, stilisticamente, strutturalmente-prima di tutto una commedia volgare che appartiene alla stessa genealogia inaugurata con la rifondazione ferrarese di Ariosto e culminata con i fasti europei di Andreini 5. Anche dal punto di vista storico-linguistico e filologico il lavoro ancora da fare non è del resto né piccolo né irrilevante: perché del Candelaio mancano sia un'edizione debitamente commentata, sia uno studio linguistico sistematico 6. La prima circostanza è la più lamentevole: si direbbe che, per essere troppo poco 'filosofica', la commedia non si sia guadagnata le attenzioni esegetiche toccate ai dialoghi londinesi (oltre che alle opere latine); per contro, proprio perché è troppo 'filosofica', essa è rimasta anche per gli storici della letteratura e del teatro un oggetto dal quale promana l'alone del tabù. Non si può che auspicare l'unione delle forze e la messa a frutto [p. 125] delle diverse specializzazioni: il commento ideale al Candelaio è un commento a (almeno) quattro mani 7. Ciò premesso, è un fatto che la lingua e lo stile della commedia si siano guadagnati qualificate attenzioni, anche se il testo è rimasto con buoni motivi fuori dal recente studio di Giacomo Morbiato che ho già rammentato 8 ; in linea generale vale la diagnosi di Giovanni Aquilecchia, il quale ha potuto scrivere-proprio in conclusione della sua nota filologica ai testi italiani del Nolano-che l'opera volgare di Bruno, « mescolando alla letteratura anticonformista le parodie della retorica antica o dell'arte oratoria ecclesiastica e a formulazioni scientifiche talvolta immature l'esaltazione ditirambica delle scoperte intuitive dello spirito, rappresenta uno dei documenti letterari più stimolanti del tardo Rinascimento europeo » 9. Si tratta di un giudizio ben ponderato, che allude alla eccezionale qualità e quantità di umori e suggestioni, talvolta contrastanti, che abitano la prosa bruniana, a partire da quella comica del Candelaio, come proverò a mostrare tra poco. Converrà a questo punto richiamare alcuni importanti fatti esterni: la commedia è stampata a Parigi nella seconda metà del 1582 dalla tipografia di Guillaume Julian figlio, da poco succeduto
Esperienze di filologia dialettale, in Le filologie della letteratura italiana. Modelli, esperienze, prospettive, a c. di M. Berisso, M. Berté, S. Brambilla, C. Calenda, C. Corfiati, D. Gionta, C. Vela, Roma, Società dei Filologi della Letteratura Italiana, 2021, pp. 205-221. La collana «il testo nel tempo» è sottoposta a peer review. «il testo nel tempo» is a peer-review... more La collana «il testo nel tempo» è sottoposta a peer review. «il testo nel tempo» is a peer-reviewed series.
C'est toujours mieux d'avoir une théorie, au bout du compte.
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5 dicembre (15:00) – Sala Azzurra
Presiede: Claudia Berra (Università di Milano)
Saluti/Introduzione
Paolo Procaccioli (Università della Tuscia) (15:30) – Per un profilo di Francesco Sansovino.
Ida Caiazza (Ricercatrice Indipendente) (16:00) – «Fino a qui non si legge cosa che bona sia, se non quel tanto ch’è uscito dalla mie mani». Sansovino e le Lettere amorose.
pausa (16:30)
Maiko Favaro (Université de Fribourg) (17:00) – Anatomia di un plagio. La Lettera a Francesco Longo di Bernardino Tomitano (1550) e il Dialogo del perfetto gentiluomo di Francesco Sansovino (1566).
Federica Rando (Università di Messina) (17:30) – Strategie autoriali e riscritture nelle Cento novelle scelte da i più nobili scrittori di Francesco Sansovino.
discussione (18:00)
6 dicembre (9:30) – Sala Azzurra
Presiede: Paolo Procaccioli (Università della Tuscia)
Giancarlo Petrella (Università di Napoli Federico II) (9:30) – Dalla penna al torchio. Tra le pieghe degli annali di Francesco Sansovino imprenditore del libro.
Massimiliano Celaschi (Ricercatore Indipendente) (10:00) – Le vite parallele e i percorsi intrecciati di Sansovino e Ruscelli.
Gaia Tomazzoli (Université Paris 3 Sorbonne Nouvelle) (10:30) – Sansovino editore di Dante: la Commedia del 1564.
pausa (11:00)
Valeria Guarna (Ricercatrice Indipendente) (11:30) – Le dediche di Francesco Sansovino. Tempi e forme.
Franco Tomasi (Università di Padova) (12:00) – Sansovino e le antologie di orazioni.
discussione (12:30)
6 dicembre (15:00) – Sala Azzurra
Presiede: Stefano Carrai (Scuola Normale Superiore)
Daniele Musto (Scuola Normale Superiore) (15:00) – «Essendo riuscita quest’opera assai grata al mondo». Appunti sulla vicenda redazionale del Secretario.
Maria Cristina Panzera (Université Bordeaux Montaigne) (15:30) – Dai libri di storia al libro di lettere: su qualche fonte umanistica dell’antologia epistolare sansoviniana.
Luca Mondin (Università Ca’ Foscari di Venezia) (16:00) – La genesi del Secretario.
pausa (16:30)
Salvatore Lo Re (Ricercatore Indipendente) (17:00) – Sansovino e la storia.
Antonio Corsaro (Università di Urbino Carlo Bo) (17:30) – L’utopia nella storia. Da Thomas More a Lando a Sansovino nel Governo de’ regni.
discussione (18:00)
7 dicembre (9:30) – Sala Azzurra
Presiede: Franco Tomasi (Università di Padova)
Sonia Maffei (Università di Pisa) (9:30) – Francesco Sansovino tra guidistica e descrizione d’arte.
Eugenio Refini (Johns Hopkins University) (10:00) – «La compositura delle parole»: la virtù dell’eloquenza tra retorica e oratoria.
pausa (10:30)
Stefano Telve (Università della Tuscia) (11:00) – L’Avvocato: osservazioni linguistiche.
Luca D’Onghia (Scuola Normale Superiore) (11:30) – Note su Sansovino grammatico.
Discussione e conclusioni (12:00)
Il Vocabolario storico-etimologico del veneziano (VEV) si fonda sulla ricognizione di diversi insiemi di fonti: per il periodo medievale, il corpus veneziano raccolto dall'Opera del vocabolario italiano del Cnr di Firenze per il Tesoro della lingua italiana delle origini (CorpusVEV); per il periodo successivo, la ricca tradizione lessicografica del veneziano, cioè la lunga serie di vocabolari e glossari che, a partire dalle soglie del Medioevo, hanno descritto il veneziano (Corpus lessicografico). La testimonianza di questi due corpora è integrata dall'accesso diretto a un insieme di testi antichi e moderni (Testi in veneziano), impiegati soprattutto per il recupero di materiale raro o particolarmente rappresentativo. Il VEV è frutto della collaborazione tra studiose e studiosi di varie università europee (principalmente l'Università di Losanna e la Scuola Normale Superiore di Pisa) e si giova della consulenza scientifica di un gruppo di esperti lessicografi e dialettologi attivi in Italia, Germania e Svizzera.
Sul versante letterario, Luca D’Onghia mostra come Fo ami evocare Ruzante, citandolo in forme anche liberamente ricreative; Pietro Trifone analizza la lingua di "Aveva due pistole con gli occhi bianchi e neri"; Angelo Romano riflette sulle rivisitazioni della maschera di Arlecchino; Stefania Stefanelli fornisce un inquadramento sociolinguistico all’uso di dialetto e italiano.
In ambito teatrale, Eva Marinai illustra le strategie mimiche di Fo, dalla bande mimée di Jacques Lecoq al sermo corporis di "Mistero buffo"; Marisa Pizza evidenzia la dimensione militante delle rappresentazioni di Fo e come Franca Rame ne abbia documentato le fasi; Marco De Marinis indaga la dimensione drammaturgica e registica dell’arte attoriale di Fo; Paolo Puppa individua gli aspetti dei monologhi di Fo poi presenti anche nel teatro di narrazione; Simone Soriani sviluppa un confronto tra Fo e Petrolini; Roberto Cuppone, infine, studia la nascita del giullare e della sua lingua 'infernale'.
Il seminario si pone l’obiettivo di indagare - prevalentemente in prospettiva storico-linguistica - il rapporto fra pubblico e mercato del libro a stampa, generi e scelte stilistiche dell’ampio ventaglio di testi (diari, relazioni, giornali di bordo; cronache; prediche; poemetti e raccolte di componimenti poetici) cui era affidata, attraverso le categorie del meraviglioso e dell’inaudito, la descrizione e la narrazione delle civiltà lontane e della natura.
Scopo del seminario è mettere a fuoco il nesso fra elementi fra loro interrelati: i campi concettuali attraverso cui era espressa l’alterità, i temi legati alla scoperta di terre, popolazioni, e fenomeni naturali, nonché le forme testuali e i generi della comunicazione pubblica e della letteratura di consumo.