Cristina Di Svezia

Dès son arrivée à Rome, Christine de Suède a visité l’Académie des Humoristes, institution renommée, fondée au début du XVIIe siècle et placée au centre d’un vaste réseau de relations savantes et politiques. Le renouveau de l’atomisme, avec les diverses nuances apportées par Gassendi, Descartes et Boyle, soulevait des débats philosophiques et scientifiques parmi les humoristes. La devise lucrétienne de  l’Académie  Redit  agmine  dulci  (adoptée  autour  de  1611)  semblait  en  effet  indiquer  un  penchant « institutionnel » des humoristes dans cette direction. Une source manuscrite nouvellement mise au jour, les  Dialoghi eruditi rédigés  par  l’humoriste  Giuseppe  Giusto  Guaccimanni  dans  les  années  1698-1705, jette  une  certaine  lumière  sur  l’intérêt  précoce  de  l’académie  pour  la  théorie  séminale  de  la  matière proposée par l’iatrochimiste Van Helmont, tout en  révélant comment Christine de Suède a pris avec assurance la défense de l’atomisme comme une théorie très apte à expliquer les phénomènes naturels, en  accord  avec  les  résultats  de  la  physique  expérimentale  de  son  temps.  En  outre,  à  partir  de  la proximité de cette dernière avec  les  processus  à  l’œuvre  dans  les  laboratoires  alchimiques,  la  reine  y apparaît  soutenant  une  tentative,  audacieuse  et  sans  précédent,  de  conciliation  de  la  philosophie hermétique tant avec l’atomisme de Démocrite qu’avec la religion chrétienne

in Marca/Marche nr. 13  (2019) pp. 231-273
Un gran numero di cortigiani della regina Cristina di Svezia erano originari della Marca Fermana perché legati al Cardinale Decio Azzolino il Giovane. Galleria di personaggi e loro rete di patronato.

Cristina e gli Archivi Vaticani // Cristina dopo Cristina negli Archivi Vaticani // La strano destino dei documenti di Cristina nell’Archivio di Castel Sant’Angelo // Censimento della documentazione “cristiniana” nell’Archivio Segreto Vaticano: Archivum Arcis; Armadi; Segreteria di Stato (epoca moderna); Miscellanea Armadi; Bandi sciolti; Epistolae ad Principes; Segreteria dei Brevi; Palazzo Apostolico; Archivio Concistoriale; Archivi di famiglia e di singoli personaggi; Instrumenta Miscellanea // Indice cronologico dei singoli pezzi d’archivio relativi a Cristina regestati nel “Censimento”

A slightly extended version of the M.A. Thesis, Boğaziçi University, History Department, 2015.


The main concern of this study is to make a foreign policy analysis of the Ottomans, and to try demonstrating how policy-making might have affected the Ottoman take during the Thirty Years War (1618-1648). Under light of former studies and primary evidence, I will try to prove that there were concrete instances of Ottoman military intervention in the war. Second, I’ll try to answer why the Ottoman Empire should be regarded as a player on the scene of this continental political crisis, even though they remained largely non-participant, by pointing out to the psychological effect of the Ottoman power on the European states, relying on contemporary diplomatic reports. Lastly, I present the study of a primary source:  The final ambassadorial report of Paul Strassburg, the envoy of Swedish King Gustav II Adolph in Constantinople in 1632 and 1633, is translated from its original Latin transcription and evaluated in its historical setting.

Il cardinale Decio Azzolino ebbe un ruolo di primo piano nelle vicende
politiche e culturali della Chiesa e della Roma del Seicento. Legato a eminenti
personaggi del tempo, lo fu particolarmente alla regina Cristina di Svezia, della
quale fu erede universale, venendo così in possesso anche della straordinaria
biblioteca di lei, oggi presso la Biblioteca Vaticana, e di cui si ipotizza sia stato il
deus ex machina. Azzolino nel corso della sua vita possedette, individuò e acquisì
anche altre raccolte, tra cui quella mai rintracciata del cardinale e matematico
Michelangelo Ricci, tutte destinate al progetto di una grande biblioteca pubblica
nella sua città natale di Fermo. Il saggio, oltre a fornire maggiori dettagli
biografici su Azzolino, porta alla luce l’evidenza di una sua speciale attenzione
alle biblioteche, attestando per la prima volta l’esistenza di sue raccolte personali,
tutte collocate a Fermo.

Atti del Convegno Internazionale "La regina Cristina di Svezia, il cardinale Decio Azzolino jr e Fermo neIl'arte e la politica della seconda meta del Seicento" tenuto a Permo nell' Auditorium di San Martino nei giorni 3 e 4 ottobre 1995 a cura di VERA NIGRISOLI WARNHJELM FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI FERMO 2001 105 I Fermani alla corte della regina Cristina di Svezia* Vera Nigrisoli Warnhjelm

Among the main undertakings of Francesco I, the Teatro Ducale Grande, destined to musical drama, satisfied a vital need for the social life of a city home to a royal court. Created by the d’Este architect Gaspare Vigarani by enlarging the 13th-century Sala della Ragione ‒ a grandiose construction inside the buildings of the municipality on which new light is shed by documents that have emerged – the theatre opened its curtains in the spring of 1656, the start of a sparkling yet short-lived period up to 1658, the year of death of the Duke: “Non miraro i Teatri opre maggiori / Di quelle, ch’innalzò sù queste arene / Il gran Francesco, ne di feste, ò Scene (...) Macchine immense onde ciascun stupì.” And while shows continued in the Teatro Valentini “for comedies” on the Via Emilia, it would not be until 1674 that musical dramas were staged once more in the Dukedom, under the drive of the theatre-lover Francesco II. Proposals soon followed from impresarios such as Leone Parisetti and Antonio Cottini; famous sopranos and acclaimed virtuosos performed in shows often from Venice, the central hub of musical theatre. The detailed in-ventories of scenery, machinery and devices for the performance of the Germanico sul Reno with music by Legrenzi, in November 1677, spon-sored by the Marquis Decio Fontanelli, made it possible to cast a gaze not only ‘behind the scenes’, but also over the perspective telescope of ‘canvases’ and ‘horizons’, as well as below the stage, where a great cen-tral winch allowed for simultaneous changes of scenery.
Tra le maggiori imprese di Francesco I, il Teatro Ducale Grande destinato al dramma in musica rispondeva a un’esigenza imprescindibile per la vita sociale di una città sede di corte. Ricavato dall’architetto estense Gaspare Vigarani ampliando la duecentesca Sala della Ragione ‒ un grandioso cantiere all’interno dei palazzi comunali sul quale documenti gettano nuova luce ‒ il teatro apre il suo sipario nella primavera del
1656, per un brillante ma breve periodo sino al 1658, anno di morte del duca: «Non miraro i Teatri opre maggiori / Di quelle, ch’innalzò sù queste arene / Il gran Francesco, ne di feste, ò Scene (...) Macchine immense onde ciascun stupì». E mentre proseguono gli spettacoli nel Teatro Valentini «delle commedie» sulla via Emilia, si dovrà attendere il 1674 perché nel Ducale si riallestiscano drammi in musica, sotto
l’impulso del melomane Francesco II. Si susseguono le proposte di impresari come Leone Parisetti e Antonio Cottini; si esibiscono rinomati sopranisti e acclamate «virtuose» in spettacoli spesso provenienti da Venezia, polo d’irradiazione dell’opera in musica. I dettagliati inventari di scene, macchine e congegni stilati per la mise en scéne del Germanico sul Reno su musiche di Legrenzi, nel novembre del 1677, impresario il marchese Decio Fontanelli, permettono di gettare uno sguardo non solo «dietro le quinte», ma al di sopra del cannocchiale prospettico di «teloni» e «orizzonti», e sotto il palco dove un grande argano centrale consentiva il cambio di scena simultaneo.

Carte di viaggio. Studi di lingua e letteratura italiana, Pisa-Roma (Italy), nr. 6, pp.67-98.
Edizione commentata di 16 lettere inviate dal marchese Orazio Del Monte e dal protomedico Cesare Macchiati al cardinale Decio Azzolino junior durante il secondo viaggio (1666-1668) in Svezia della regina Cristina. Le lettere editate descrivono il viaggio da Amburgo in Svezia e ritorno della corte della regina (aprile-giugno 1667).

Com'e ben noto, Ia regina Cristina fondo due volte a Roma una propria accademia chiamandola Accademia Reale: Ia prima volta ne! gennaio del 1656, neanche un mese dopo del suo arrivo neJIa capitale 1, e Ia seconda, in maniera pili artkolata, nel 1674 2 • Non si trattava pero d'iniziative nate dal contatto deJIa sovrana con l'ambiente culturale rom~no, perche, e questa forse e meno conosciuto dal pubblico italiano, la Regina aveva cercato gi1i di istituire deJIe accademie in Svezia prima della sua abdicazione. Si trattava, per Ia cultura svedere, di tentativi antesignani che avrebbero preceduto di un secolo la fondazione deJIe grandi e tuttora rigogliose accademie di questo paese.

Trascrizione commentata del Testamento e dell'Inventario (1689) della regina Cristina di Svezia, versione originale dall'Archivio di Stato di Roma. https://www.lulu.com/it/shop/maria-gemma-paviolo/aristocratici-inventari-cristina-di-svezia-1626-1689/paperback/product-149ydyw9.html

Nonostante la predilezione per una vita ritirata, solitaria, lontana dai clamori e insofferente alle convenzioni cortigiane, la biografia di Massimiliano Palombara, quando potrà essere scritta, si rivelerà straordinariamente ricca, come gli episodi scelti per questo libro lasciano presagire. Ecco una sintesi dei temi affrontati: gli studi presso il Seminario Romano; il rapporto con l'Accademia degli Umoristi; la corrispondenza con Pierre-Jean Fabre, un Adepto, nel 1646; l'acquisto degli arcani ermetici e l'amico "Lesbio Lintuatici"; il viaggio a Venezia del 1677 e la relazione tra ingegneria idraulica, alchimia e ambienti rosacrociani; il "cerotto" Palombara che il figlio Zenobio somministrava a Castel S. Angelo, forse un'eredità del marchese Massimiliano.

Il cardinale Decio Azzolino ebbe un ruolo di primo piano nelle vicende
politiche e culturali della Chiesa e della Roma del Seicento. Legato a eminenti
personaggi del tempo, lo fu particolarmente alla regina Cristina di Svezia, della
quale fu erede universale, venendo così in possesso anche della straordinaria
biblioteca di lei, oggi presso la Biblioteca Vaticana, e di cui si ipotizza sia stato il
deus ex machina. Azzolino nel corso della sua vita possedette, individuò e acquisì
anche altre raccolte, tra cui quella mai rintracciata del cardinale e matematico
Michelangelo Ricci, tutte destinate al progetto di una grande biblioteca pubblica
nella sua città natale di Fermo. Il saggio, oltre a fornire maggiori dettagli
biografici su Azzolino, porta alla luce l’evidenza di una sua speciale attenzione
alle biblioteche, attestando per la prima volta l’esistenza di sue raccolte personali,
tutte collocate a Fermo.

Gli Argonauti sbarcano nella Roma del Seicento, tornati dalla spedizione in Colchide con un vello d’oro che stavolta è la Pietra Filosofale. E intorno a loro prende forma un incredibile circuito di nomi, volti, saperi, intuizioni alchemiche e filosofiche in grado di riscrivere le nostre conoscenze sulle cerchie ermetiche del XVII secolo. L’epopea dei nuovi Argonauti è tutta nei quarantadue Dialoghi Eruditi di Giuseppe Giusto Guaccimanni, monumentale opera scritta tra il 1698 e il 1705 e suddivisa in quattro tomi, che per tre secoli è rimasta misconosciuta benché sotto gli occhi di tutti. Alla scrittrice e libera ricercatrice Maria Fiammetta Iovine va il merito di averne intuito l’enorme potenziale: nasce così, da una sua scoperta ormai inattesa e quindi tanto più clamorosa, Gli Argonauti a Roma, il saggio che fa riemergere finalmente dall’oblio la testimonianza diretta di Guaccimanni e chiarisce circostanze storiche che finora erano state solo oggetto di ipotesi, a cominciare dal ruolo svolto nel panorama culturale italiano ed europeo dall’Accademia degli Umoristi.
Il nuovo libro di Maria Fiammetta Iovine ci introduce come ospiti o discepoli di riguardo nell’eccezionale parterre degli Argonauti seicenteschi, uomini e donne tutti in viaggio verso le “colonne d’Ercole” della conoscenza. Guaccimanni, Argonauta egli stesso, si ispira alle conversazioni accademiche alle quali ha assistito, e che forse in qualche caso trascrive, e sembra così di ascoltare le voci di Cristina di Svezia, Francesco Maria Santinelli, Athanasius Kircher e Robert Boyle, insieme a quelle dei principali esponenti della nobiltà romana (Acciaioli, Albani, Aldobrandini, Altemps, Cesarini, Colonna, Massimo, Orsini, Ottoboni, Pamphilj, Sforza...). Nei Dialoghi si disquisisce con disarmante naturalezza di atomismo e trasmutazioni, o delle vicende di Federico Gualdi e dei Rosacroce, di Sendivogio e di Filalete. Abbiamo perfino il privilegio di visitare gli horti di Villa Palombara nell’anno 1701, per guardare da vicino geroglifici e figure della Porta Magica: si tratta della prima, inedita testimonianza del celebre monumento alchemico, finora documentato solo a partire dai primi dell’Ottocento. Gli Argonauti a Roma, prima sintesi commentata dei Dialoghi Eruditi di Guaccimanni, è anche la testimonianza di un ritrovamento straordinario, che apre nuovi orizzonti agli storici e agli studiosi di esoterismo: grazie a Maria Fiammetta Iovine d’ora in poi la “Roma segreta” del Seicento ci sarà senza dubbio più familiare.

Nel luglio del 1652, Gaspare Vigarani (Reggio E. 1588-Modena 1663) veniva richiesto al duca Francesco I d'Este da Alessandro II Pico, duca di Mirandola, per pareri in merito all'ampliamento del suo palazzo di Concordia. Il 25 luglio lo stesso Vigarani informa Francesco I che il duca di Mirandola gli ha mostrato "certi suoi disegni di una Fabbrica già principiata. Volse sentire il mio parere, li mostrai un mio pensiero et poco fa lo mandò a pigliare". Alessandro II dovette con ogni probabilità accontentarsi dei soli disegni che Vigarani gli inviò da Modena. Sontuosa "delizia" che accolse anche Cristina di Svezia, cadde in degrado e venne distrutta nel Settecento. L'unico documento visivo a tutt'oggi noto, nell'atlante di Vincenzo Coronelli, ne mostra le affinità con un'altra dimora estiva principesca progettata da Vigrani, la Villa estense delle Pentetorri che un tempo sorgeva nelle vicinanze di Modena.

La tavola dei Pico, duchi di Mirandola, nell'aurea stagione seicentesca, doveva essere tra le più sontuosamente imbandite, emulando un costume cortigiano che nella vicina Mantova annoverava splendidi episodi. Eventi effimeri, ma di gran prestigio, per rinsaldare il prestigio della casata, i banchetti più solenni allestiti dai Pico sono tramandati in resoconti ricchi di annotazioni, alla stregua di una rappresentazione spettacolare. E' il caso del pranzo in occasione del matrimonio dell'erede del ducato, Francesco, primogenito di Alessandro II e di Anna Beatrice d'Este, con la romana Anna Camilla Borghese, figlia del principe Giovan Battista, il 15 maggio del 1685. In simili eventi, l'aspetto gastronomico appare secondario, nonostante la raffinatezza, la rarità e l'abbondanza delle vivande, rispetto alla scenografia dell'apparato, concepita come una sorta di rappresentazione teatrale, dove ogni portata doveva suscitare lo stesso stupore di una "apparenza di scena". Un preciso cerimoniale codificato da una abbondante produzione trattatistica.

Pier Francesco Mola’s principality (1662-1663) is the
beginning of an incisive reform aimed at relaunching
the institutional role of Academy. With biting
criticism, Mola and a large group of academicians
recall the institution to observe that ‘’Academy ideal
name” who had led the foundation and to restore
the original didactic functions. The Academy’s
“Studi” included the teaching activity consists of
the design courses and academic competitions. The
documents show, in contrast to the discontinuity of
the competitions, a constant teaching activity until
the end of the century. The Academy of Disegno in
Rome sought to establish itself as public “Studio”
(Statutes 1607; Statutes 1675) tying each teacher
and each speaker of the speeches made in contest
awards, to submit their materials and the proposed
content to the review of academics. Each professor
elaborated the autonomous educational compendia,
including anatomical tables of Giovanni Battista
Passeri (1674), to translate complex issues into a
simple didactic of art. The relaunch of the “Studi”
is accompanied by a strong theoretical development
promoted by individual members. In theSeventies
at the opening of the courses were provided some
theoretical introductions called “Parts of Painting”.
These speeches belonged to the teachers responsible
for education and academicians of “grace”,
intellectuals mostly members of the Academy of
Umoristi, proposing the model of academic dispute
between art professors and persons of letters.
In “Parts of the Painting” we can recognize the
conceptual skeleton of academic aesthetics that those
“dogmas” systematized in “academic doctrine”
which orient both the pedagogical methodology
and the formulation of critical judgment in the Vite,
written in contemporary by academicians Bellori
and Passeri.

"Tra Oratino e Arcadia. Giorgio Gizzarone, poeta del Seicento", è il titolo del libro scritto a quattro mani da Dante Gentile Lorusso e Giovanni Mascia (Regia Edizioni, Campobasso 2012, 138 pagg. € 19).

Un lavoro “particolarmente interessante ed encomiabile” –  scrive Sebastiano Martelli nella Introduzione al volume  ‑ con il quale i due autori hanno recuperato un personaggio, Giorgio Gizzarone, di cui restava traccia solo in repertori sia pure importanti come quelli del Crescimbeni e del Gimma. E lo hanno fatto in un contesto, come quello molisano, dove molto si è indagato dal secondo Settecento in poi e dove molto scarsa è stata invece l’attenzione fino ad oggi rivolta alla cultura letteraria dal Rinascimento alla prima metà del Settecento, giustificata anche dalla scarsità e dal difficile reperimento di materiale documentario ma anche dalla ritenuta assenza di protagonisti degni di rilievo.
Attraverso un accurato scavo archivistico e bibliografico i due autori hanno fatto riemergere dal silenzio una figura che tra fine Seicento e primi anni del Settecento, aveva avuto una certa notorietà come letterato, soprattutto grazie alla sua affiliazione alla Accademia dell’Arcadia, che a partire dal 1690, anno della sua fondazione, elabora un nuovo gusto letterario destinato ad emarginare il barocco e ad aprire nuove strade alla pratica letteraria.
Pregio particolare dell’opera la scoperta e la puntigliosa illustrazione di un fascicolo di composizioni inedite, scritte in un vernacolo napoletano gustoso e divertente, che rendono assai simpatico l’abate Gizzarone, il protagonista dimenticato della vita letteraria della Roma del tempo che fu, nel terzo centenario della morte prematura avvenuta nel “natio borgo selvaggio”, a Oratino, il 15 agosto 1712.

Saggio incentrato sulla figura del cardinale fermano Decio Azzolino il Giovane, amico ed erede della regina Cristina di Svezia, e sull'influenza politica e sociale avuta da lui e dalla sua famiglia sia nella Curia romana sia sul piano locale.

"La Regina Cristina e la sua corte italiana. Documenti presenti nell'Archivio di Stato di Stoccolma e in altri archivi esteri".  Presentazione su invito tenuta  all'Archivio di Stato di Stoccolma all'interno della conferenza "Järngallusbläck och italiensk hovkultur" (L'inchiostro ferrogallico e la cultura italiana delle corti).

Private writing as a journey through history: Orazio Del Monte’s letters (1666-1668)
The paper considers private writing as a tool to tell a story from a privileged perspective, namely that of the first to live and act in a given context: specifically it aims to illustrate the work that the authors are making on the letters of Orazio del Monte, a dignitary at the court of Christina of Sweden, in light of contemporary research on the correspondence of other characters gravitating around the queen (Cesare Macchiati, Cardinal Decio Azzolino).
Therefore, the paper analyzes both the assumptions and the approach (historical, philological, literary and critical) that underlie the work of the critical edition of del Monte’s letters, part of a larger project, which aims to reconstruct Cristina’s court as faithfully as possible in its historical and social implications. Likewise, the private missive becomes a breeding ground for linguistic studies and for travel literature, fields that need to be taken into account when settling publishing criteria: the paper gives the reasons for the choices made by the authors in charge of the work on del Monte’s letters.

La Fontana della palla di cannone di Trinità dei Monti
Cosa c’entra la regina Cristina di Svezia con la Fontana di Trinità dei Monti? Hanno in comune delle palle di cannone e una curiosa vicenda.

Link all'articolo: http://www.romatoday.it/eventi/cultura/fontana-della-palla-di-cannone.html

LiberiLibri - Video presentazione dell'8 aprile 2022 del volume di Giuseppe Bonaccorso, Il Tempio dei Martiri al Colosseo. Un progetto «già in pronto» di Carlo Fontana, Texmat, ed. aggiornata, Roma 2020, con Sergio Pace, Giuseppe Bonaccorso, Alberto Bianco, Alessandro Ippoliti, Federica Rinaldi, Piermario Vescovo

Il 2 giugno 1665 era partito in missione da Roma verso Stoccolma il conte fermano Lorenzo Adami (1630-1685) 1 , capitano delle guardie svizzere della regina Cristina di Svezia (che da una decina d'anni, dopo essersi convertita al cattolicesimo, risiedeva a Roma). Lo scopo del viaggio riguardava ufficialmente l'economia di Cristina, ma ne nascondeva anche un altro, quello della libera professione cattolica per la regina in caso di una sua visita in Svezia 2 .

In this paper the authors amended Cesare Macchiati`s birth-date (1629-1675), personal physician at the Roman court of the Queen Christina of Sweden. Some local  historians focused on 1597 as his year birth-date indicated in Macchiati`s family tree, a manuscript written in the last Ninenteenth century. This birth-date was accepted without any revision by all the scholars researching about Queen Christina and the history of the Studium Urbis where Cesare Macchiati was lecturer in Natural Philosophy and Medicine. The research published in this paper is based on the  analysis of archival documents and unpublished letters and it allows indisputably to put Cesare Macchiati`s birth-date off until the next three decades, exactly in 1629.

Nell'articolo si rettifica la data di nascita di Cesare Macchiati (1629-1675), protomedico della regina Cristina di Svezia. Precedentemente alcuni storici locali avevano posto la sua nascita al 1597 usando, come unica fonte, un albero genealogico della famiglia Macchiati compilato negli ultimi decenni dell'Ottocento. Questa data era, quindi, stata accettata automaticamente da tutti gli studiosi occupatesi della monarca svedese o della storia della antico Studio romano "Sapienza" dove Macchiati era stato lettore di Filosofia e Medicina. L'attuale ricerca basata, invece, su documenti d'archivio e lettere inedite, permette con sicurezza di posticipare di ben tre decenni la data di nascita del protomedico della regina.