Seicento

La passione per il mondo delle piante, il collezionismo floreale e l'arte del giardino sono fenomeni dalla portata europea nel Seicento. Fra le carte di Federico Borromeo compaiono varie testimonianze di interesse botanico, fra le quali un'inedita lista di fiori, sulla quale si concentra il presente articolo. Il documento è di interesse anche storico-linguistico: conserva infatti una nomenclatura botanica pre-linneana che viene indagata facendo riferimento alla trattatistica di settore, alla lessicografia botanica del Sette e Ottocento e ad altre testimonianze manoscritte del XVII secolo che attestano il ricorso all'italiano come lingua della comunicazione internazionale fra botanici, floricoltori e collezionisti del Seicento.

La curiosità intellettuale di Federico Borromeo unita al concomitante desiderio di arricchire culturalmente Milano portarono il cardinale a intrattenere una fitta corrispondenza con studiosi, artisti e letterati d'Italia e d'Europa, facendo della sua città e in particolare dell'Ambrosiana il centro nevralgico di una viva rete di contatti di continuo alimentata. Tra i suoi nodi trovano posto anche illustri personalità provenienti dalle terre di Fiandra: nel 1594 all'incirca iniziò la corrispondenza con l'umanista fiammingo Giusto Lipsio, consultato da Borromeo nella fase precedente la creazione del Collegio dei Dottori dell'Ambrosiana. Anche un altro erudito fiammingo allievo di Lipsio, Hendrik Van der Putten italianizzato Ericio Puteano, professore di eloquenza dal 1600 presso le Scuole Palatine di Milano, fu fondamentale aiuto di Borromeo nel reperimento di testi manoscritti e a stampa durante gli anni della fondazione della Biblioteca Ambrosiana e continuò a intrattenere stretti rapporti con il cardinale anche dopo il ritorno a Lovanio 1 . Se i due umanisti usavano comunicare con il cardinale nella lingua dei dotti, dunque il latino, l'artista fiammingo più apprezzato da Borromeo, il pittore Jan Brueghel il Vecchio, molto probabilmente non avviato agli studi delle lingue classiche, a partire dal 1596 scrisse al cardinale ricorrendo sempre all'italiano. La Biblioteca Ambrosiana conserva ventidue lettere italiane di Brueghel a Borromeo, a cui si aggiungono una lettera al nipote del cardinale, il conte Giovanni Borromeo, e ben cinquantaquattro inviate dal pittore a Ercole Bianchi, un mercante d'arte e collezionista appartenente alla cerchia borromaica il quale fece da intermediario per Brueghel nelle trattative con il cardinale (cfr. cap. II §1).

Oggetto del seguente elaborato è l’analisi della realtà educativa della didattica del greco antico online. La domanda che muove la ricerca è la stessa che dà il titolo all’elaborato ovvero: la didattica delle lingue online e il greco antico hanno una possibilità di incontro o questo incontro costituisce un’illusione? Nel corso della trattazione cercheremo di trovare una risposta esaustiva al quesito. Nel primo capitolo ci occuperemo di offrire una breve panoramica di cosa significhi oggi fare didattica delle lingue online, soffermandoci su tre dei quattro parametri che modificano questa realtà rispetto alla didattica d’aula. Nel secondo capitolo ci concentreremo invece sulla dimensione della didattica delle lingue classiche (d’ora in poi LC) e nello specifico alla didattica della lingua greca antica. Ci soffermeremo dunque su alcuni fattori cruciali nell’apprendimento del greco antico, i quali assieme ad altri già analizzati nel Capitolo 1 andranno a costituire un piccolo prontuario per l’analisi dei progetti reperiti online per il greco antico. L’analisi dei progetti sarà argomento del Capitolo 4. Nel terzo capitolo osserveremo da vicino il quarto parametro che si modifica nel passaggio dal presenziale all’online ovvero l’ambiente didattico. Evidenzieremo man mano gli aspetti che potrebbero risultare più interessanti per la didattica del greco online. Nell’ultimo capitolo, infine, offriremo una visione d’insieme dello stato dell’arte dei progetti presenti online al momento della stesura del seguente elaborato (marzo 2022), analizzandoli con due lenti d’ingrandimento: una macroscopica e una microscopica. I progetti infatti verranno descritti globalmente e successivamente analizzati a partire dalle quattro categorie da noi selezionate ovvero la presenza o assenza di attività rivolte allo sviluppo della comprensione scritta, dell’acquisizione del lessico, delle abilità traduttive e il grado di autonomia dell’apprendente.

La relazione, presentata nella Giornata di studio “Per Vilmo Cappi a dieci anni dalla morte”, tenuta a Mirandola il 18 novembre 2023, intende ricostruire il profilo dello studioso mirandolese che molto contribuì alla storiografia dell’antica capitale dei Pico. Questo a partire dalla mostra  “Iconografia dei principi Pico”, nei saloni del quattrocentesco Palazzo Comunale di Mirandola. Qui Cappi espose il corpus dei ritratti dei Pico, con preponderanti opere cinque-seicentesche, in un momento in cui la storiografia artistica stava recuperando i valori della “ritrattistica internazionale”, dei secoli XVI e XVII, da poco “rivelata” dall’illuminante volume di Federico Zeri Pittura e Controriforma, edito nel 1957. E in quel filone rientravano a pieno titolo molti fra i dipinti esposti, quelli di Sante Peranda in primis. Nonostante i limiti cogenti imposti dai prestiti – dal Palazzo Ducale di Mantova, dal Palazzo dei Diamanti di Ferrara - la mostra non solo palesò per la prima volta, in una pur ridotta campionatura, i fasti di una splendida corte, ma suggerì l’opportunità di mantenere i beni artistici ancora in loco in una sede appositamente dedicata, a cui affidare l’identità storica e culturale della città. Si formò così il moderno Museo Civico di Mirandola. Se la mostra del 1963 fu il primo atto, seguirono tanti altri episodi con cui Vilmo Cappi contribuì alla ricostruzione dell’eccezionale patrimonio artistico dei Pico. Un ventennio più tardi, fu la volta del volume Sante Peranda. I tesori d’arte della reggia della Mirandola al Palazzo Ducale di Mantova, pubblicato nel 1984, con presentazione di Roberto Salvini. Quindi, Cappi estenderà la sua attenzione ai dipinti di soggetto sacro di Peranda in ambito mirandolese. Altro tema a cui Cappi dedicherà i suoi studi è quello dell’iconografia del celebre umanista e filosofo Giovanni Pico della Mirandola, svolto e approfondito in numerosi saggi. 

The report, presented at the Study Day “For Vilmo Cappi ten years after his death”, held in Mirandola on 18 November 2023, intends to reconstruct the profile of the scholar from Mirandola who contributed greatly to the historiography of the ancient capital of the Picos. This starting from the exhibition “Iconography of the Pico princes”, in the halls of the fifteenth-century Palazzo Comunale in Mirandola. Here Cappi exhibited the corpus of the Pico portraits, with predominantly sixteenth-seventeenth-century works, at a time when artistic historiography was recovering the values ​​of “international portraiture”, of the sixteenth and seventeenth centuries, recently “revealed” by the illuminating volume by Federico Zeri Pittura e Controriforma, published in 1957. And many of the paintings exhibited fully belonged to that trend, those of Sante Peranda first and foremost. Despite the stringent limitations imposed by the loans – from the Palazzo Ducale in Mantua, from the Palazzo dei Diamanti in Ferrara – the exhibition not only revealed for the first time, in a small sample, the splendor of a splendid court, but suggested the opportunity to maintain the artistic assets still in situ in a specially dedicated location, to which to entrust the historical and cultural identity of the city. Thus the modern Civic Museum of Mirandola was formed. If the 1963 exhibition was the first act, many other episodes followed with which Vilmo Cappi contributed to the reconstruction of the exceptional artistic heritage of the Pico family. Twenty years later, it was the turn of the volume Sante Peranda. I tesoro d’arte della reggia della Mirandola al Palazzo Ducale di Mantova, published in 1984, with a presentation by Roberto Salvini. Then, Cappi extended his attention to Peranda’s paintings of sacred subjects in the Mirandola area. Another theme to which Cappi dedicated his studies was the iconography of the famous humanist and philosopher Giovanni Pico della Mirandola, developed and explored in numerous essays.

This essay considers the relation between the Catholic faith and sovereignty in the construction of Elias Ashmole’s public persona. Its aim is twofold. First, it shows that the absence of any reference to Ashmole’s interest in Catholicism from his so-called autobiographies is directly related to the link between social success and membership of the established Church in early modern England. Secondly, and by contrast to the previous point, the presence among Ashmole’s papers of a number of early prints about the Catholic devotion to the Holy Heart of Jesus strongly suggests the antiquary’s interest in Catholic theology. His strong patriotism, however, along with his will to rise socially, explain the reasons for staying in the Anglican Church. From a historiographical point of view this essay fits in with the recent works by John Morrill, Anthony Milton and Alexandra Walsham, while positioning itself against Jesuit historiography, whose aim is to portray as true Catholics only those British people who chose martyrdom for the political powers of the Pope. Ashmole’s case study, on the other hand, illustrates the existence of a category of English Crown’s subjects who, despite their theological affinities with (when not downright beliefs in) Catholic theology, opted for the Church of England, because the Roman insistence on the Pope’s political powers left them with no other choice. They believed that their country’s sovereignty would guarantee their freedom and social rise. This implied the will to live their faith in an intimate manner, and not nicodemistically, as Catholic historians have argued so far.

«Che ne dice della lingua italiana? / è una lingua veramente piacevole,
amorosa, e piena di leggiadria. / è molto facile da impararsi, ed è in oggi di
gran moda. / è vero, e dove vado sento che quasi tutti parlano Italiano».
Così recita un dialogo settecentesco di italiano per apprendenti inglesi.
Se non stupiscono le qualità enumerate, né la fortuna riconosciuta all’idioma
gentile, può però sorprendere il riferirsi all’italiano parlato come una realtà
diffusa, in un’epoca in cui una lingua conversazionale comune nella Penisola
era ancora di là da venire.
Eppure numerose grammatiche e manuali di italiano per stranieri offrono
esempi di dialoghi, inerenti a situazioni di vita quotidiana, in cui si individuano
le tracce di un parlato superregionale spendibile nella Penisola ben prima
dell’Unificazione.
Sulla base di un corpus di oltre cento testi, editi tra Seicento e primo Novecento,
il libro intende delineare la fisionomia dell’italiano parlato proposto,
integrando tre prospettive di analisi: quella glottodidattica, per meglio situare
i dialoghi nella storia dell’insegnamento dell’italiano come lingua straniera;
quella storico-linguistica, per individuare le caratteristiche strutturali del modello
linguistico proposto e del suo evolversi nel periodo considerato; infine,
quella pragmatica-conversazionale, per documentare l’emersione, la trasformazione
o la scomparsa di alcuni atti linguistici connessi a specifici eventi e
situazioni comunicative.

The presented dissertation is a report on a multilayered project that zooms in on a significant year in the history of Western music, the birth of opera as a modern genre, with Claudio Monteverdi in its centre.
We could categorise it as an inquiry into the narrative of Monteverdi, but I suggest labelling it as dramatised artistic research. It is based on Michael Polanyi’s epistemological theory of tacit (implicit) knowing and simultaneously addresses that kind of knowledge. The latter, for instance, manifests itself in compiling the libretto, composing new music for the production and the creative work of the Commedia dell’arte actors, as can be seen in rehearsal videos.
La Tragedia di Claudio M is an experiment to embody historical highlights in the first development of opera as a genre. In Polanyian terms the project is an interpretative framework, functioning as an artistic probe to reach over four centuries in time. It stages Monteverdi, his patron, librettist, and his singers using the verbatim theatre technique based on letters, treatises, and other documents.
The story spans approximately one year, from the aftermath of the premiere of Orfeo in the summer of 1607 to the performance of Arianna in the spring of 1608. The libretto has four layers: historical, mythological, allegorical, and dramatic. All these are interwoven during the action, which is mainly dictated by the sequence of events during the year at stake. The depth of the four layers and their interconnection are commented on and documented in several subsidiary chapters of the dissertation.
A special position is selected in the opera for the controversy between the rational defence of traditional composition models by theorist Giovanni Maria Artusi and the intuition-based innovations of theatrical music which marked the style of the practitioner Monteverdi. In the chapter ‘The Narrative’ it is made clear what role Monteverdi played in the narrative that was created about him and which lasted for centuries to come, even after his music had surfaced and started a new life from 1900 onwards. It is no coincidence that the core of the conflict is situated in the labyrinth of the Minotaur. It was the ‘year of truth’, a year of transformation for Monteverdi, which he confirmed later by stating that it almost took his life, but also that he found ‘la via naturale alla imitatione’ by composing the Lamento d’Arianna. Though he promised to explain himself and his style in a treatise about the Seconda Prattica, revealing what had been a tacit process of creation, the book was never written, and the ineffable kept its proper position.
The making of La Tragedia di Claudio M was a collective process. In this process, the role of text (oratione in Monteverdi’s terms) mirrored, where possible, the original ideology. This meant a challenge for the team of five composers and just as much for the five singers to allow the text its generating potential. The influence of seven Italian actors and their embodied knowledge enabled the project to function as an indwelling experience from the first rehearsal to the last performance. Polanyi’s conditions, such as passion, commitment, belief and truth to reach new knowledge by immersion, have been found on all levels, resulting in a comprehensive coherence of details. The deliberate choice of small-scale chamber opera staging enhanced the immediacy and intimacy that were sought to accentuate embodiment literarily. Consequently, the audience's proximity did not require extra communicative projection, but on the contrary, invited participation on a tacit level.

Battista Guarini (1538-1612) sin dagli anni della sua formazione partecipa attivamente alla vita culturale delle nascenti accademie, ha contatti stretti con scrittori, mecenati, artisti e intellettuali del suo tempo. Coltiva queste relazioni per tutto il corso della sua vita, venendo in contatto con diverse illustri personalità, e non sempre in termini amichevoli. In questo intervento, infatti, si parla nello specifico di alcune lettere dai toni accesi o contenenti giudizi sferzanti riguardo al lavoro, all'opera e al pensiero di altri intellettuali. Lo scopo è quello di inquadrare il ruolo di queste lettere nel dibattito letterario di fine Cinque e inizio Seicento, non solamente per fare chiarezza sulle dispute teoriche riguardanti l'eredità aristotelica, ma anche per focalizzare le modalità usate per comunicare il dissenso e le ragioni (personali e politiche oltre che filosofiche) alla base delle divergenze. Si confronta il contenuto delle missive con i due Verrati e con il Compendio della poesia tragicomica.

Juger les tableaux – évaluer leur qualité, estimer leur prix – relève de nos jours d’une expertise spécifique, aux mains d’acteurs lesquels se tournent les salles de ventes, les musées ou les propriétaires de collections. Mais cela n’a pas toujours été le cas. À Rome, au XVIIIe siècle, cette compétence fait en effet l’objet d'une farouche concurrence entre différents groupes qui s’affrontent notamment en vue d’accéder au statut de conseiller à la cour des grands collectionneurs. Alors qu’émerge progressivement un marché des tableaux et que la circulation des œuvres s’amplifie, savoir mesurer leur valeur devient une qualité essentielle. Si l’évaluation du prix est traditionnellement un rôle dévolu aux peintres, qui s’estiment les uns les autres au sein de leur corporation, l’émergence de critères commerciaux nouveaux tend à saper l’autorité de la profession en matière de jugement. Cet ouvrage s’intéresse au processus de captation de cette expertise, qui se détache du savoir-faire des peintres au profit de courtisans spécialisés dans le conseil en matière de peinture. À la croisée de l’histoire, de l’histoire de l’art et de la littérature, il vient analyser, à travers l’exemple romain, la manière dont le jugement artistique s’est formalisé dans l'histoire, en s’éloignant de la pratique pour reconfigurer les critères de valeur et d’appréciation des œuvres d’art.

Il presente intervento esamina la prima diffusione dell’oratorio a Ferrara tra gli anni Cinquanta e Settanta del XVII secolo. L’indagine verte sulle condizioni politiche, istituzionali e sociali del fenomeno.  Sebbene le prime attestazioni documentarie siano quelle riferite all’attività promossa dall’Accademia della Morte nel 1652, centro d’irradiazione del genere fu il Castello estense, sede del Legato pontificio, a comprovarne l’ascendenza romana. Dopo il primo impulso ‘istituzionale’ dato dal cardinal Giovan Battista Spada (1654-1657), decisiva fu, nel decretare la rigogliosa fioritura oratoriale, la stagione promossa tra il dicembre 1673 e il 1675 dal legato Nicolò Acciaioli. Nei decenni successivi i ceti ferraresi più elevati, raccolti intorno alle accademie musicali della Morte e dello Spirito Santo, in cerca di un’affermazione anche culturale, sostennero, seppure in perduranti condizioni di ristrettezze economiche, l’esecuzione di oratorii e attivarono tutte le forze produttive musicali ed extramusicali coinvolte nelle ‘produzioni’. Così, già dalla seconda metà degli anni Settanta, il genere assunse una rilevanza centrale nel palinsesto devozionale-spettacolare della legazione, realizzando connessioni dinamiche fra fondamentali gangli vitali della società.

L’Accademia della Morte di Ferrara, emanazione dell’omonima Confraternita, costituisce una delle istituzioni laicali meglio documentate del Seicento italiano. Questo volume, avvalendosi di numerose fonti inedite, propone la prima ricostruzione della sua storia, dagli esordi cinquecenteschi alla dissoluzione settecentesca. Essendo andato disperso l’archivio delle composizioni liturgiche, l’indagine musicologica è stata rivolta all’ingente corpus di libretti oratoriali pervenuti. Tre delle rare partiture superstiti sono di pugno del maestro di cappella Giovanni Battista Bassani che, seppur tra i più importanti compositori del secolo, resta ad oggi ancora una figura da approfondire. Il saggio contribuisce in modo significativo ad arricchire il quadro dell’associazionismo musicale laicale dell’Italia barocca e a rivalutare la posizione della Ferrara papale nel panorama musicale seicentesco della penisola, in particolare nel processo di diffusione dell’oratorio in area padana.

Maggiori informazioni:
https://www.lim.it/it/saggi/6866-laccademia-della-morte-di-ferrara-9788855432627.html#/1-tipo_prodotto-pdf_lim

L’articolo presenta i risultati dell’analisi di due manuali di italiano LS che sono da tempo presenti sul mercato editoriale russo, ciascuno figlio della propria tradizione glottodidattica, quella russo-sovietica e quella italiana. Si riflette sulle ragioni per le quali il manuale tradizionale russo ha ancora tanto successo tra gli insegnanti di rilievo mentre invece quello italiano, nonostante i suoi numerosi meriti, stenta a diffondersi nelle cattedre più prestigiose. Per l’analisi comparativa è stata elaborata una lista di criteri che, per mancanza di fonti italofone, prende spunto da lavori di autori russi, britannici e polacchi e può essere utilizzata per la valutazione di qualsiasi manuale di lingua straniera. Alla fine dell’articolo si propone una soluzione per poter riconciliare le due tradizioni glottodidattiche in modo che gli studenti russi possano godere pienamente di materiali aggiornati, autentici e altamente motivanti senza dover rinunciare al meglio della tradizione russo-sovietica radicata così profondamente sul territorio nazionale.

Intervento tenuto al Colloque international "Gentillesse, grâce et charme: civilités italienne et française en miroir (XVI e-XVII e siècle) / Gentilezza, grazia e incanto: buone maniere italiane e francesi a confronto (XVI-XVII secolo)" 26-27 septembre 2024, Bordeaux, Bibliothèque municipale de Mériadeck

CLIL can play an important role in enhancing multilingualism and international mobility. In order to efficiently integrate language and content in the learning process, multilingualism should not be conceived as using the foreign language as a vehicular tool rather by establishing a sound relationship between language and the typical discipline discourse(s) and genre(s). Such approach would imply the ability to work on content in several languages and across cultures (pluriculturalism). Currently, however, CLIL teaching is still mainly adopting a structuralist conception of language, which is a limited one as compared to the long-term goals of the CLIL methodology. It is the authors’s opinion that shifting CLIL teaching towards a genre-based approach could offer a virtuous development of the methodology and promote a truly integrated content-language framework within a ‘different’ language-culture that takes into account the socio-pragmatic aspects of communication in any text. Not to mention that it would represent a better match with the glottodidactic references of the CEFR that have been a shared European standard since 2000. By proposing textuality in its specific identity (genres), which includes communicative factors linked to the addressed audience, one immediately presents discourse as an affordance: a special form with peculiar features that affords and favours a particular kind of communication over others through a language-culture shaped by and shaping a specific community otherwise inaccessible. The essay presents and discusses a case study (CLIL course 2021): a teacher-training course in which the concept of gender played a central role in introducing and guiding into CLIL methodology. In particular, it is intended to reflect on both the positive potential and the critical issues that emerged from adopting a genre-based approach in order to address some of the implications, between advantages and disadvantages as emerged in the case study or those that can be expected in preparing teachers for CLIL methodology.

Un momento interessante nella parabola storica dell’oratorio musicale, anche in relazione alla riflessione sul tramonto del XVII secolo in Italia, emerge proprio fra gli anni Novanta del Seicento e i primi anni del Settecento, quando si ravvisa l’influenza arcadica nella produzione oratoriale ferrarese che già vantava una rigogliosa tradizione.
Sebbene sia stato messo in luce il ruolo ricoperto dai modelli degli autori del teatro classico francese (primi tra tutti Racine) nel processo di rinnovamento del dramma per musica, fino all’opera seria di stampo arcadico-metastasiano, meno indagato è stato l’oratorio quale ‘cimento’ nel quale il movimento arcadico infuse il suo spirito di rinascita artistica e culturale. I letterati ferraresi che orbitarono introno alla colonia del Po accolsero senza indugi le tendenze arcadiche irradiatesi da Roma, promuovendo l’esecuzione di oratori riferibili a questa nuova sensibilità, quali: S. Giorgio tragedia spirituale per musica (1699), La Giuditta (1700), L’empietà di Atalia punita dalla Giustizia (1703), L’Atalia (1704), il Faraone (1705) – replica del Mosè risorto dall’acque (1694), Il Martirio di S. Margherita (1706), La Regina Ester (1706), il S. Lorenzo tragedia spirituale (1708).
L’analisi di questo corpus è stata condotta attraverso la dialettica ‘opera’ − ‘evento’: se da un lato le singole composizioni e, ancor più, i nessi che si realizzano tra queste hanno consentito di mettere in luce i principali tratti estetico-formali riconducibili all’esperienza arcadia, la ricerca condotta intorno agli ‘eventi’ ha rischiarato alcune peculiarità del contesto socio-culturale, attraverso le biografie di alcuni protagonisti. In particolare, come si mostrerà, fra gli artefici di questa ultima stagione dell’oratorio a Ferrara dominante è la presenza di figure di spicco dell’attività letteraria e musicale cittadina: Antonio Trotti, Scipione Sacrati e Giulio Cesare Grazzini come librettisti, Giovanni Battista Bassani come compositore, Pinamonte Bonacossi come ‘impresario’.

Il contributo delinea panoramicamente gli ampi e molteplici aspetti storico-linguistici compresi entro il tema generale della scrittura e della lettura dall'Unità ai nostri giorni, in cui si possono distinguere tre grandi fasi: le "parole di carta" fino all'inizio del Novecento, poi anche l'italiano "trasmesso" e infine l'taliano "digitato".

Nell’era della didattica digitale, l’insegnamento delle lingue e delle rispettive culture straniere rappresenta una sfida significativa per gli insegnanti che sono chiamati a ricercare e adottare nuovi metodi didattici, al fine di promuovere un coinvolgimento attivo e interattivo con gli studenti. Una strategia interessante riguarda l'uso dei meme: contenuti facilmente realizzabili utilizzando varie app disponibili su qualsiasi dispositivo, che utilizzano un linguaggio universale composto da immagini (frame di film, opere d'arte, riferimenti alla cultura pop e mainstream, scatti virali, ecc.) con la finalità di esprimere liberamente e in modo originale la propria interpretazione su un determinata area semantica di riferimento. Sebbene i meme siano usualmente considerati semplici contenuti umoristici o satirici, grazie alla loro struttura poliedrica possono essere utilizzati in modo efficace per facilitare l'apprendimento interculturale. In termini pragmatici e semiotici, i meme rappresentano uno strumento ideale per l'insegnamento dell'italiano, grazie all’approccio multimodale che permette di trasmettere e veicolare fenomeni sociali e culturali in modo innovativo. Nel quadro dell'insegnamento della lingua e cultura italiana, i meme possono (e devono) essere usati come materiali didattici innovativi perché offrono la possibilità di sintetizzare concetti in modo ironico, efficace ed accessibile a tutti per favorire una cultura orientata alla partecipazione e all’interazione.

L’immagine tradizionale del Seicento italiano come un’età di stagnazione politica e di decadenza culturale, segnata dal malgoverno spagnolo, è stata oramai superata dalla storiografia grazie a un rinnovato e ancora vivo interesse per le dinamiche politiche e sociali dell’epoca. Linee di indagine più o meno recenti hanno riconsiderato il rapporto Italia-Spagna in età barocca e i motivi della sua lunga durata individuando, tra i fattori che permisero il perdurare della presenza iberica nella penisola, anche l’ampio utilizzo, da parte della Monarquía, del proprio sistema degli onori per premiare vecchie e nuove fedeltà. Tra le onorificenze simboliche del sovrano cattolico più ambite dalle élite italiane vi furono gli abiti degli Ordini militari castigliani che nel presente studio vengono esaminati per mostrare come l’accesso a questi Ordini potesse trasformarsi in un terreno di scontro e competizione, influenzato da relazioni personali, gelosie e rivalità familiari e politiche.

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Historiography has overcome the view of seventeenth-century Italy as an era of political stagnation and cultural decadence, marked by Spanish misrule, due to a renewed and still lively interest in the political and social dynamics of the period. More or less recent research have reconsidered the Italy-Spain relationship in the Baroque age and the reasons for its long duration. One of the factors that allowed the persistence of the Iberian presence on the Peninsula was the strategic use of the honours system by the Spanish Monarchy to reward old and new loyalties. Among the Catholic sovereign’s symbolic honours most coveted by the Italian elites were the crosses of the Castilian Military Orders. The paper exposes how access to these Orders could turn into a field of confrontation and competition, influenced by personal relationships, jealousies and family and political rivalries.

Depicted in Castiglione's "Book of the Courtier" as a model of perfection for all people living at court, Giuliano de' Medici (1479-1516) surrounded himself with the most talented men of the period, involving both Leonardo da Vinci and Raphael in commissions meant to shape his courtly dream of emulation.
Thanks to an unpublished list of bills in the Archivio Salviati in Pisa, drawn up for Domenico Canigiani in 1515, the paper casts new light on the composition of Giuliano's household in Rome, at the time of his royal match with Philiberte of Savoy in 1515, and confirms the provisioni paid to Leonardo da Vinci for eight months in that year. The palaeographic analysis of folios in the Carte Strozziane, where two lists of people are generally considered to be related to Raphael, leads instead to definitely deny the artist's presence in the evidences concerning Giuliano's household in Rome.

Il contributo indaga le sculture lignee ubicate nella chiesa di Santa Maria la Porta di Geraci Siculo. Si tratta di opere eseguite dal XVI al XVII secolo da scultori attestati non solo nel borgo madonita ma anche in altre realtà isolane. Ogni manufatto è collocato nella pertinente temperie culturale

Il dovizioso retaggio musicale ferrarese potrà costituire una risorsa di rilevanza strategica per la Ferrara del prossimo futuro. La conoscenza delle vicende musicali cittadine a partire dal XV secolo, ambito di studi frequentato da eminenti musicologi, lungi da alimentare uno sterile orgoglio identitario, rappresenterà il primo passo per una conservativa e feconda ‘messa a valore’ di un patrimonio materiale e immateriale. Attraverso una migliore collaborazione tra ambito accademico e operatori culturali (amministrazioni, associazioni, fondazioni, conservatorio, scuole) sarà possibile concepire e realizzare nuove politiche culturali che rendano il savoir savant una esperienza viva per tutti i cittadini, con una ricaduta economica nelle attività turistiche.
Come annotava a metà Seicento Agostino Faustini, negli ultimi anni del ducato di Alfonso II «nelle case de’ cittadini si cantò et suonò in guisa ch’ogni padre havea quasi tutti li suoi figlioli cantori et la città si potea dire una sola Academia». Sebbene tale ‘mondo sonoro’ sia oggi estinto, nei palazzi, chiese, monasteri, conventi, oratori e sinagoghe è ancora possibile apprezzare le tracce dell’attività musicale di donne e uomini che vissero in questa stessa città. Potrà affiorare una Ferrara nascosta ai più: angeli canori e allegorie ci presentano idee, suggestioni, prassi e strumenti; organi, cantorie e palchi testimoniano le tappe della storia della musica, dal madrigale all’opera nei teatri pubblici; biblioteche e fondi archivistici i repertori e tutti gli aspetti sociologici del fare e ascoltare musica; balconi e finestre le sagome degli «eroi dell’arte dei suoni» che soggiornarono o lavorarono a Ferrara (Monteverdi e Vivaldi).
Sarà dunque possibile arricchire il profilo culturale e turistico della città rendendolo disponibile in diverse forme di fruizione il ricco patrimonio musicale.

La digitalizzazione della grammatica italiana rappresenta un campo di studio e di applicazione sempre più rilevante, data la crescente necessità di strumenti e risorse tecnologiche che facilitino l'apprendimento e l'insegnamento della lingua italiana a stranieri, sia come lingua seconda che come lingua straniera. La digitalizzazione non solo rende la grammatica più accessibile, ma permette anche l'integrazione di approcci glottodidattici innovativi, offrendo un'ampia gamma di tecniche e di metodi nuovi e appartenenti esclusivamente all'universo digitale. Questo progetto di ricerca esplorerà ed analizzerà dettagliatamente le risorse digitali attualmente disponibili, le tecniche, gli approcci e i metodi glottodidattici. Inoltre, verrà trattata la questione della linguistica, come la parte lessicale, grammaticale e morfosintattica, oltre ad alcune curiosità linguistiche legate ai dialetti italiani. Infine, verranno forniti consigli pratici sulla traduzione da e verso la lingua italiana, in quanto il mondo delle lingue è vasto e ogni lingua segue il proprio "pensiero" strutturale o morfosintattico. La lingua italiana e la lingua franca del web, l'inglese, sono entrambe lingue indoeuropee, ma appartengono a due famiglie linguistiche differenti. Infatti, l'italiano è una lingua romanza, mentre l'inglese è una lingua germanica. Ciò significa che, quando trattiamo di insegnare la nostra lingua, come ad esempio agli anglofoni, è necessario comprendere le differenze linguistiche per trasmettere i concetti con chiarezza. Inoltre, il presente progetto intende approfondire la questione del progresso tecnologico che i libri di testo di grammatica delle lingue straniere hanno ricevuto nel corso di questi ultimi decenni, ma soprattutto, verte a rispondere alle questioni inerenti alla digitalizzazione dei contenuti e il fatto di renderli accessibili alla maggior parte degli utenti, indipendentemente dal proprio background 1 linguistico-culturale. Nello specifico, sarà approfondita la storia dei testi di grammatica in modo da comprendere l'evoluzione dei testi, sia per quanto riguarda l'aspetto linguistico e della glottodidattica, fino ad arrivare alle tecniche odierne. Il tutto sarà esposto in modo cronologico, comparando anche fonti letterarie e storiche affini alla ricerca, a partire dalle prime fonti che testimoniano la nascita della lingua italiana, come lascito Capuano, passando dalla medievale Divina Commedia, menzionando la grammatica di Bembo e in più un evento storico, come l'unità d'Italia, dove è stato possibile osservare il più grande e influente cambiamento linguistico fino ad arrivare ai giorni nostri, dove la tecnologia ha acquisito la sua notorietà. Oltre a questo aspetto, attraverso lo studio degli approcci, dei metodi e delle tecniche glottodidattiche, che verranno anch'essi descritti in modo cronologico, sarà possibile avere un quadro definito per comprendere come la nostra generazione è arrivata ad usare le tecnologie a scopo didattico, in questo specifico caso ai fini di fornire un buon libro di grammatica italiana e, da tali aspetti menzionati, descrivere un'eventuale e predittiva evoluzione futura dei sistemi di apprendimento con le tecnologie, basandosi sulla storia di essi.

Nell'episodio che apre l'Atto IV della Bradamante gelosa di Alessandro Guarini-una tragedia a lieto fine rappresentata a Ferrara nel 1616 e rimasta inedita-il soldato Alcasto (già «Anselmo di Liguria») propone ad Agramante, trincerato ad Arles, di spezzare l'assedio posto da Carlo Magno con una potente mina. L'episodio, finora mai considerato dalla critica, apre una finestra sull'arte della guerra contemporanea all'autore e rielabora lungo i suoi 171 versi un particolare momento dell'assedio di Ostenda (1601-1604), episodio rilevante della Guerra degli Ottant'anni, di cui Guarini fu testimone: l'espediente delle mine introdotte sotto le mura per ordine del generale genovese Ambrogio Spinola. Il presente contributo, oltre a individuare il ricorso storico soggiacente al testo, studia i modi attraverso cui l'autore lo trasporta in letteratura: la comparsa della storia contemporanea nella favola tragica passa per una riappropriazione del modello ariostesco del canto IX, grazie al quale l'autore sviluppa una condanna dell'«abominoso ordigno» e dei moderni mezzi di conduzione della guerra, considerati diabolici.

a cura di Vita Segreto VITA SEGRETO Introduzione pp. 113-124 GENEVIEVE WARWICK Filarete's Compass: Renaissance Technologies of Disegno pp. 125-151 ANNA MARIA SIEKIERA Vasari, Armenini, Zuccari pittori e scrittori pp. 152-162 CRISTINA GALASSI «A l'arte vera e perfetta fu molto vicino»: Pietro Perugino in Vasari, Armenini e Zuccari pp. 163-185 MARCO RUFFINI Caravaggio e Giorgione, a partire da Vasari pp. 186-206 EVA STRUHAL Precetti: Reflections on the relationship between artistic practice and theory pp. 207-219 ELISA ACANFORA La teoria artistica di Armenini attraverso il mito di Michelangelo pp. 220-238 SALVATORE CARANNANTE La «vera filosofia d'Aristotele». Forme e significati della presenza aristotelica nell'Idea di Federico Zuccari pp. 239-250 MARIA GIULIA AURIGEMMA Pareri in postille, per gli avvii critici di Federico Zuccari pp. 251-279 FRANCA VARALLO Tra Idea e disegno: la narrazione di sé nel Passaggio per Italia di Federico Zuccari pp. 280-303 MACARENA MORALEJO ORTEGA Ripensare l'Idea: scrittura e pittura nel soggiorno spagnolo di Federico Zuccari (1585-1589) pp. 304-348 VITA SEGRETO Circa 1605, Zuccari e Rubens in Mantova: la Lettera a' Prencipi e la Santissima Trinità Gonzaga pp. 349-398

Villani's article examines Ombre Parlanti ("Talking Shadows"), a 1669 political treatise published anonymously and republished by Gregorio Leti in 1671 as part of his Visioni Politiche collection. Ombre Parlanti critiques the politics of European rulers—such as Louis XIV of France, Leopold I of the Holy Roman Empire, and Charles II of England—through imagined dialogues, primarily with their deceased predecessors. These spectral encounters serve to admonish the living rulers for their political failures, ranging from neglecting alliances to allowing religious corruption and Ottoman expansion. The article highlights the treatise's Baroque theatricality and its role as a political satire, which circulated widely in both print and manuscript form, even after its inclusion in the Index of Forbidden Books in 1672. Villani emphasizes the text's lack of originality, noting its reliance on erudite but disorganized references to ancient history and moralistic critiques of Machiavellianism. Despite this, Ombre Parlanti found a considerable audience, reflecting the demand for politically charged literature in 17th-century Italy.

Lo scopo di questo elaborato si basa sull’analisi dei tempi verbali della lingua tedesca all’interno di alcune grammatiche didattiche, sia internazionali che per discenti italofoni.
L’attenzione verrà riservata, in particolar modo, ai tempi verbali del passato, ovvero il Perfekt, il Präteritum e il Plusquamperfekt.
Secondo quanto affermato dalla grammatica scientifica Duden (2016), il tedesco ha due tempi verbali per esprimere eventi al passato, il Präteritum, di tipo sintetico, e il Perfekt, di tipo analitico, caratterizzato dai verbi ausiliari sein/haben e dal participio passato del verbo principale. A ciò si aggiunge che il Perfekt è pressoché un tempo verbale dall’uso notevolmente ambivalente, in quanto a volte può sostituire il Präteritum sia nell’orale che nello scritto, così come anche il Plusquamperfetkt. (...)